Assisi – Roma – Loreto 1-8 Novembre 2008

 

p1010045

ONOMASTICO DI SANTINA

1 NOVEMBRE 2008

ALLA TOMBA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI

 

 

Ricordi e sogni nelle quieti notti di Gerusalemme

 

Ascolta il diario su you tube di Santina cliccando:

http://www.youtube.com/watch?v=b253ouQXCc8&feature=channel_page

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=hfnFU1OXLjg&feature=channel_page

 

http://www.youtube.com/watch?v=gwhAoBX5Ym8&feature=channel_page

 

 

I. INTRODUZIONE. RIFLETTERE A GERUSALEMME, CUORE DEL MONDO

 

La nuova porta del salone scricchiola e con un po’ di forza si apre, dalle luci della bella sala dalle pareti di pietra e dal pavimento in marmo, mi trovo nella oscurità della notte sul balcone di casa a Gerusalemme. Le lampade alogene lentamente si accendono e mettono in luce il pavimento di marmo, le colonne e la balconata di pietra.La parte più bella di casa mia nella Città vecchia è proprio l’ampio balcone che gira attorno all’appartamento, un attico sulla via dolorosa nel complesso dell’Esarcato armeno cattolico. Il fascino della Città santa mi avvolge, guardo questa “mia” città. Davanti a me sta la basilica del Santo Sepolcro, alla mia sinistra la cupola d’oro della moschea di Omar che risalta nella notte mediorientale, la strada è ancora popolata, ebrei osservanti vanno al muro occidentale a pregare, arabi seduti vicino ai negozi del bazar chiacchierano serenamente, mentre militari israeliani di ronda si siedono con le loro armi sulla gradinata che conduce all’hospice austriaco.Quella terrazza ha un fascino incredibile, per la vista meravigliosa che si gode, per la vicinanza delle tre religioni che si contendono Gerusalemme: gli ebrei che pregano e studiano nella yeshiva vicino all’esarcato, il minareto che è di fronte a casa ed i cattolici che sono presenti nella casa della Conferenza Episcopale austriaca ed infine anche per i suoni ed i rumori che si mescolano tra di loro e che parlano di Dio: il muezzin grida il suo richiamo alla preghiera nella notte e di giorno, i cristiani che passano in processione per la Via crucis cantano nel latino Adoramus te Christe et benedicimus tibi…Questa mia casa è nel cuore del mondo ed in questa casa mi ci ha messo la sofferenza di mamma. L’idea di comperare casa, di fare un vitalizio qui a Gerusalemme nasce dal desiderio di dare senso e trovare significato nell’orribile sofferenza da lei sopportata. E devo dire che quel terrazzo è un balcone che si apre sulla mia vita e dona pace e serenità. Proprio su quel balcone ho portato il mio computer per poter scrivere nella pace della sera le pagine del recente viaggio con mamma ad Assisi, Roma e Loreto.

Come faccio sempre, giro lentamente attorno a casa, gusto ogni squarcio che la terrazza mi offre e poi ritorno lentamente davanti al Santo Sepolcro, mi inginocchio e comincio a recitare a memoria nel greco il brano della risurrezione di Gesù… è irresistibile, ogni volta che mi trovo sul balcone per lavorare inizio sempre con questo brano e con questa preghiera. Spengo le luci alogene, troppo forti per lavorare, e accendo due lampade che illuminano la bella pietra di Gerusalemme con la quale è costruito l’appartamento, accarezzo quella pietra e sento tra le mani un leggero strato di polvere bianca. Sul tavolino è acceso il computer e così inizio a scrivere, è ormai tardi.

 

“Prima di andare a dormire devo iniziare a scrivere, sono passati un po’ di giorni, ma dall’1 all’8 novembre 2008 abbiamo vissuto un altro meraviglioso viaggio, un’altra occasione di grazia che ci parla di Dio, mamma ha potuto vedere Assisi: è stata alla tomba di Francesco; Mamma ha potuto incontrare a Roma Papa Benedetto XVI il 5 novembre, Santina ha potuto partecipare alla prima presentazione del nuovo libro che ho scritto e riscritto su di lei dal titolo La Speranza non delude; Mamma infine è entrata nella Casa di Maria, nella casa del mistero, nella casa in cui Dio si fa uomo in Maria, nella casa dell’incontro tra Dio e l’uomo. Alla Santa Casa di Loreto abbiamo fatto tappa prima di tornare felici a Bergamo: è il nono viaggio di Santina dopo la rinascita ad una vita angelica costata a lei nove mesi di ospedale ed una lunga e sofferente degenza in Terapia intensiva. Scrivo dopo aver quasi concluso la lettura del mio nuovo libro, scrivo dopo aver a lungo meditato sul senso autentico della vita sull’incantevole terrazzo del mio appartamento a Gerusalemme; scrivo in una notte quieta in questa meravigliosa Città santa. Queste semplici pagine vogliono ripercorrere una incantevole settimana che abbiamo vissuto con mamma. La settimana nella quale abbiamo festeggiato il suo onomastico ha avuto luce da quattro distinti momenti che costruiranno i quattro paragrafi di questo nostro diario. San Francesco d’Assisi e l’incontro con i luoghi a Lui cari, saranno il primo oggetto del nostro racconto; come poi dimenticare l’incontro personale con Papa Benedetto XVI, la presentazione del nuovo libro alla presenza di mamma e la visita alla Santa Casa di Loreto. Questi saranno gli altri tre paragrafi del nostro incantevole viaggio”. 

 Tento di scrivere altre parole, ma la vista della antica Città ha il soppravvento. Il rumore è scomparso, la notte ed il riposo notturno avvolgono le strade. Mi alzo nuovamente e guardo estasiato, la via dolorosa illuminata, ammiro la cinquecentesca moschea di Omar; da lontano scorgo le luci del muro orientale dove anche di notte gli hassidim pregano, guardo infine nuovamente il Santo Sepolcro. Il cielo è limpido, vi è la luna e vicino alla mezzaluna vi è una stella che risplende fulgida. Ho bisogno di comunicare e così scrivo un sms, che rivela il mio animo in quella notte: “Gerusalemme nella notte è poesia di preghiera. E’ sinfonia sacra a Dio. E’ profumo di mistero, quel mistero che regala a tutti gli uomini che credono in Lui la convinzione della risurrezione di Gesù. Respiro forte ed inghiotto saliva e lacrime cariche di riconoscenza per il prodigio della vita. Odo nei passi degli ebrei che passano sotto casa lo stesso forte desiderio di trascendenza. In questo paradiso che mi ubriaca prego per te” (Gerusalemme, 25-11-2008 ore 23.45). E’ tardi, la notte è inoltrata ed una brezza fresca e leggera si è levata. La giornata è stata asciutta e calda pur essendo ormai in autunno inoltrato e nel mese di novembre. Ripenso alla sofferenza di Mamma che mi è divenuta ormai compagna inseparabile, il suo dolore e il ricordo del suo dolore accompagna ogni istante del mio vivere. Immagino Santina riposare quieta e serena nel suo letto a Bergamo, con un respiro regolare, con un profondo sonno che sempre ha accompagnato la sua vita e che oggi è ritornato dopo lunghi giorni in cui la vita non aveva il ritmo sereno e calmo che oggi ha… Lei è lontana e riposa serena, penso anche a Olinda che da due anni è vigile sentinella sulla sua giornata. Penso a Carolina che con affetto grande si prende cura di ogni dettaglio del suo vivere e ringrazio Dio. Guardo il cielo stellato, cerco di concentrarmi nuovamente sulla settimana trascorsa recentemente con mia Madre e inizio a scrivere. Queste riflessioni notturne a Gerusalemme, ritornato a Roma, non le posso dimenticare, Gerusalemme in futuro dovrà essere una meta spesso e volentieri frequentata, per pensare, per studiare, per scrivere come faccio in questo momento.

 

 

II. LAUDATO SII’ O MI SIGNORE. ASSISI

 

“Voglio iniziare queste note che riguardano il nostro pellegrinaggio ad Assisi riportando la pagina della Divina Commedia che riguarda San Francesco d’Assisi:

Intra Tupino e l’acqua che discende /del colle eletto dal beato Ubaldo, /fertile costa d’alto monte pende, //onde Perugia sente freddo e caldo /da Porta Sole; e di rietro le piange /per grave giogo Nocera con Gualdo. Di questa costa, là dov’ ella frange /più sua rattezza, nacque al mondo un sole, /come fa questo talvolta di Gange. Però chi d’esso loco fa parole, /non dica Ascesi, ché direbbe corto, /ma Orïente, se proprio dir vuole. Non era ancor molto lontan da l’orto, /ch’el cominciò a far sentir la terra /de la sua gran virtute alcun conforto; ché per tal donna, giovinetto, in guerra /del padre corse, a cui, come a la morte, /la porta del piacer nessun diserra;]//e dinanzi a la sua spirital corte /et coram patre le si fece unito; /poscia di dì in dì l’amò più forte. //Questa, privata del primo marito, /millecent’ anni e più dispetta e scura /fino a costui si stette sanza invito; né valse udir che la trovò sicura /con Amiclate, al suon de la sua voce, /colui ch’a tutto ‘l mondo fé paura; né valse esser costante né feroce, /sì che, dove Maria rimase giuso, /ella con Cristo pianse in su la croce. Ma perch’ io non proceda troppo chiuso, /Francesco e Povertà per questi amanti /prendi oramai nel mio parlar diffuso.//La lor concordia e i lor lieti sembianti, /amore e maraviglia e dolce sguardo /facieno esser cagion di pensier santi; //tanto che ‘l venerabile Bernardo /si scalzò prima, e dietro a tanta pace /corse e, correndo, li parve esser tardo. Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! /Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro /dietro a lo sposo, sì la sposa piace. /Indi sen va quel padre e quel maestro /con la sua donna e con quella famiglia /che già legava l’umile capestro. Né li gravò viltà di cuor le ciglia /per esser fi’ di Pietro Bernardone, /né per parer dispetto a maraviglia; ma regalmente sua dura intenzione /ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe /primo sigillo a sua religïone. Poi che la gente poverella crebbe /dietro a costui, la cui mirabil vita /meglio in gloria del ciel si canterebbe,]//di seconda corona redimita /fu per Onorio da l’Etterno Spiro /la santa voglia d’esto archimandrita. E poi che, per la sete del martiro, /ne la presenza del Soldan superba /predicò Cristo e li altri che ‘l seguiro, //e per trovare a conversione acerba /troppo la gente e per non stare indarno, /redissi al frutto de l’italica erba, nel crudo sasso intra Tevero e Arno /da Cristo prese l’ultimo sigillo, /che le sue membra due anni portarno. Quando a colui ch’a tanto ben sortillo /piacque di trarlo suso a la mercede /ch’el meritò nel suo farsi pusillo, a’ frati suoi, sì com’ a giuste rede, /raccomandò la donna sua più cara, /e comandò che l’amassero a fede;//e del suo grembo l’anima preclara /mover si volle, tornando al suo regno, /e al suo corpo non volle altra bara (Paradiso Cantico XI)

Anche San Francesco aveva sentito il fascino della Terra Santa. Lo aveva sentito prima della sua conversione, quando aveva deciso, con i soldi del padre, di partire per le crociate. Lo aveva sentito dopo la conversione quando venne a Gerusalemme. La sua presenta è ancora viva oggi perché la Custodia di Terra Santa è una delle opere più grandi dei francescani.

          Sabato 1° Novembre è la festa di Tutti i Santi ed è l’onomastico di Santina. Alle ore otto, dopo aver caricato la macchina, partiamo per Assisi. Mia Madre è proprio contenta e con Olinda si gusta il panorama che invece è un po’ piovigginoso e freddo. Non vi è traffico e così riusciamo a giungere ad Assisi per l’ora di pranzo. I nostri amici ci attendono e Franco ci scorta con la macchina fino al nostro alloggio. Abbiamo scelto un albergo molto bello in centro alla città, vicino alla piazza comunale, l’hotel dei Priori. Faccio servire il pranzo in camera, dopo un buon riposo pomeridiano alle ore 17.00 usciamo per recarci alla Basilica di San Francesco. Olinda copre bene Santina e usciamo per le strade medievali di Assisi. Mamma mi raccontava di essere venuta in questa cittadina in viaggio di nozze con mio padre dopo aver visitato Roma. Ci siamo poi tornati insieme con Carolina quando andavamo al mare tutti e tre a Rivazzura di Rimini. Sono contento, ancora una volta il Signore ci concede di mostrare a Santina belle città e luoghi significativi per la nostra fede. Penso che sia proprio bello il regalo di celebrare l’onomastico sotto la protezione di San Francesco. Entriamo nella Basilica superiore, quella più bella, perché interamente affrescata da Giotto. Il restauro del terremoto ha ridato bellezza alla chiesa devastata, è incredibile! Mamma guarda i diversi affreschi con curiosità, nel frattempo ci raggiungono altri amici di Assisi. La sua curiosità si trasforma in grande attenzione e concentrazione quando le dico: “Mamma recitiamo il rosario?” Risponde di sì ed in mezzo a tanti turisti il nostro piccolo gruppo di una decina di persone sommessamente recita il rosario. Ad ogni decina imprimo sulla fronte di Santina un grande bacio e lei ricambia con il suo angelico sorriso. Termina il rosario ed è ora di prepararci per la messa. Scendiamo così alla Basilica inferiore e partecipiamo con devozione all’Eucaristia. Mamma riceve devotamente la Comunione e rimane alcuni istanti assorta in meditazione. Che bello poter essere ad Assisi con Lei, grazie Signore! Urlo nel mio cuore. E’ ancora per me un incanto il poter dire che mia Madre dopo tutto quello che ha passato viaggia con me e sopporta lunghi itinerari con molta gioia, anzi ogni viaggio sembra restituire a Lei una porzione di vita, strappata dalla terribile e lancinante malattia. La Tomba si San Francesco non è facilmente raggiungibile, si trova in una cripta separata dalla chiesa da irti gradini. Il mio pensiero si fa simile a quello di Betlemme, non è possibile proprio portala giù? Rispondo a me stesso, che questa volta non è proprio possibile e neppure ho chiesto ai frati tale possibilità. Metto da parte l’idea, è tardi, stanno per chiudere la chiesa, abbiamo detto il rosario, celebrato la messa e ammirato gli affreschi di Giotto, penso che sia più che sufficiente per una persona fragile e provata. Il pensiero di portarla giù si affaccia nuovamente alla porta del cuore e prontamente lo ricaccio nel profondo del mio animo, ma mentre comprimo spasmodicamente questo desiderio i miei occhi cercano un eventuale aiuto per l’impresa ardua. Vedo Franco, Mario e Fulvio tra gli amici. Senza rendermene conto dico: “Mi date una mano a portare giù Santina?” Fulvio risponde: “Gigi che ci vuole??? Andiamo!” Parlo con i custodi, drasticamente dicono che non è possibile e che stanno chiudendo, anzi dobbiamo fare in fretta ed uscire. Quel ferreo divieto, ottiene l’effetto contrario nel mio animo: il desiderio faticosamente represso spalanca le porte del cuore, ed esce con tutta la sua forza. “Aspettatemi qui, torno subito” dico agli amici, esco dalla Basilica entro nella portineria e chiedo con tono che non ammette discussione di parlare con il Padre Custode del Sacro Convento: “Padre Coli, sono un sacerdote e voglio portare mia Madre alla Tomba, ci sono tre amici; è difficile ma penso di farcela, mi assumo io la responsabilità di quanto accadrà!” Sembra una richiesta azzardata, sembra un tentativo fuori posto, il buon senso direbbe tutto il contrario, ma le esperienze di Betlemme, Gerusalemme e la prima visita a casa a Bergamo dall’Ospedale di Gussago, non erano nella stessa linea, se non peggio?” Il Padre Custode alza la cornetta del telefono, controlla la situazione alla cripta attraverso le telecamere interne e mi dice: “ Monsignore, se se la sente, scenda, ma faccia presto, mi ha capito?”Rientro esultante in chiesa, chiamo gli amici e mi rivolgo commosso a mia Madre, “Santina, non avere paura, ora ti porto giù, te la senti?” La sua risposta è un sorriso compiaciuto. Succede allora qualcosa di strano, Franco, Mario e Fulvio mi danno una mano, ma intervengono anche i custodi che si trasformano da strenui oppositori alla nostra impresa serale in un formidabile aiuto, ci fanno strada, ci indicano i gradini e così, lentamente, lentamente la carrozzina con mia Mamma inizia a scendere, ondeggia, viene sballottata, i volti si tendono nello sforzo di sollevare la pesante sedia a rotelle il rossore e la fatica appaiono evidenti, ma Mamma si trova nella cripta. Ancora una volta si avverte la commozione forte di chi ci ha aiutato, degli uomini della sicurezza e degli amici, tale commozione ci unisce tutti intorno a Santina, raccolta in preghiera alla Tomba del Poverello di Assisi. Istanti di silenzio inumiditi da lacrime di commozione e da gocce di sudore per lo sforzo fatto. Abbraccio Mamma e prego san Francesco. Recitiamo il gloria, rimaniamo in silenzio: guardo Santina che lentamente fa il Segno di croce, prende la testa tra le mani e chiude gli occhi, quanto vorrei carpire la sua preghiera! Quando vorrei entrare nel suo cuore per capire il suo dialogo con san Francesco. Guardo l’antica tomba meta di milioni di pellegrini che giungono qui da ogni parte del mondo per incontrare il Gigante di Santità. Quella fredda sera del 1° Novembre mi sono sentito ancor più piccolo davanti a Lui, ammirando mia madre in raccolta preghiera alla sua Tomba. Come prega bene, guarda quanto è raccolta, scruta i suoi occhi don Gigi e impara la sua maestria nel pregare, esci da questa chiesa con il forte desiderio di imitare la sua preghiera! Usciamo dalla Basilica, gli altri amici ci attendono in festa, e io con nel cuore una grande pace e tanta soddisfazione sono orgoglioso di quanto ho fatto e di avere una mamma così buona. Dopo essere tornati in albergo la sera, prima di addormentarmi, metto per scritto la preghiera nata nel mio cuore quel pomeriggio guardando Mamma e ricordando Francesco d’Assisi al suo sepolcro. Ecco quanto scritto: “Signore disperatamente e follemente ti amo! Pieno di contraddizioni e di peccati mi rivolgo a te per chiedere la forza della tua purezza. Dammi uno sguardo puro come quello della mia mamma; dammi un corpo puro come il suo, ma soprattutto crea in me un cuore puro. Io sono totalmente tuo e così voglio vivere per sempre seguendo l’esempio di mia madre e quello di Francesco e Chiara”.Stanco morto mi addormento nella comoda camera di albergo, ogni giornata con mamma si conclude con una grande stanchezza nel corpo, ma con negli occhi e nel cuore una luce di gioia profonda.

 Si è fatto tardi qui a Gerusalemme, la mezzanotte è passata da un bel pezzo e la stanchezza della lontana Assisi, si sovrappone a quella reale di questa notte gerosolimitana. E’ strano da quando ho casa a Gerusalemme e dormo qui, con grande fatica dico al mio corpo di andare a dormire, vorrei rimanere su questo balcone, bello durante il giorno, ma stupendo soprattutto di notte. Salvo il file, chiudo il computer e mi appresto a recitare compieta nella pace di questa casa da sogno che regala una magnifica visione sui luoghi santi della nostra fede. Spengo la luce e al chiarore della luna e delle stelle mi sorseggio ancora avidamente l’incanto notturno di Gerusalemme, respiro forte, riapro la porta e mi ritrovo tra le mura domestiche in pietra che custodiscono tanti pensieri e preghiere. Vado a dormire tranquillo: “Il Signore ci conceda una notte serena ed un riposo tranquillo”. Amen

 

III. LA SPERANZA NON DELUDE: IL SECONDO INCONTRO CON PAPA BENEDETTO XVI

      Il cielo è terso ed azzurro su Gerusalemme, mi sveglio alle otto. Il clima è secco e mite, scendo dal comodo letto della mia camera e dopo una calda doccia faccio colazione ancora in terrazza. Il sole è molto forte e pur nell’inverno ormai vicino scotta ancora. Il bel marmo giallo del pavimento riflette in un gioco di colori la luce ed illumina tutto il terrazzo. Dopo le preghiere di Lodi mi rimetto a scrivere con una tazza di tè alla menta vicino al computer ed il nuovo libro di mamma aperto sul tavolo. Rula, la donna di servizio giunge e sparecchia il tavolo e si accinge a pulire la casa. Io inizio a scrivere, dove eravamo arrivati?

 

La mattina di domenica 2 novembre, anche ad Assisi il sole era caldo come qui a Gerusalemme. Dopo la colazione usciamo con mamma per una piacevole passeggiata, visitiamo così San Rufino, la piazza di santa Chiara e gustiamo il panorama che si vede dalla piazza e che Dante ben descrive nella divina commedia Intra Tupino e l’acqua che discende /del colle eletto dal beato Ubaldo, /fertile costa d’alto monte pende, //onde Perugia sente freddo e caldo /da Porta Sole; e di rietro le piange /per grave giogo Nocera con Gualdo. Di questa costa, là dov’ ella frange /più sua rattezza, nacque al mondo un sole, /come fa questo talvolta di Gange”

Alle ore 11,30 partecipiamo alla messa domenicale in Santa Chiara ci rivolgiamo in preghiera alla santa e, dopo un buon pranzo con gli amici partiamo per Roma, dove ci attende l’incontro con Papa Benedetto XVI. Portiamo con noi una serie di fotografie che ci aiutano a ricordare i momenti belli vissuti.

          Mamma ed Olinda trascorrono con me il lunedì 3 e martedì 4 Novembre in serenità e pace. Il 4 Novembre Carolina e Caterina giungono in albergo perché anche loro mercoledì 5 Novembre sono state invitate ad incontrare Papa Benedetto. Arriva così il mattino di mercoledì 5 novembre. Alle ore 10.30 raggiungo Mamma all’hotel Kaire si respira l’aria dei grandi momenti. Caterina, Olinda, Carolina e Mamma sono vestite molto bene e per la festa, si vede sui loro volti emozione, quella di poter parlare con Papa Benedetto XVI. E’ stato don Georg, il segretario privato del Santo Padre, il grande regista dell’incontro. Avevo chiamato il Monsignore alcune settimane prima e così avevamo ipotizzato un incontro dopo l’Udienza Generale del Mercoledì, all’arco delle campane, dove il Papa cambia macchina e passa dalla Papamobile all’auto nera di rappresentanza. Vado in camera da Santina e mi metto la veste talare filettata propria degli incontri con il Pontefice. Lasciamo il nostro hotel e e ci dirigiamo a San Pietro. Arriviamo al piazzale dell’Arco delle Campane, è ancora presto e così decidiamo di visitare la tomba di Papa Giovanni Paolo II. Siamo da soli, possiamo togliere il cordone di protezione che vieta l’accesso alla tomba e posso portare mamma fino alla lastra sepolcrale. Siamo emozionati e ci raccogliamo in silenziosa preghiera. La più emozionata di tutte sembra essere la nostra Caterina, la badante che abbiamo avuto a Gussago durante la permanenza in ospedale di mamma per la riabilitazione. Dopo le preghiere alla Tomba di Giovanni Paolo II ed a quella di Pietro, ritorniamo all’Arco delle Campane. Un gendarme ci raggiunge e ci dice che il Papa ci aspetta per l’incontro alla Piazza di San Pietro. Ci muoviamo veloci, Carolina ed Olinda hanno in mano delle lettere che i figli hanno scritto al Papa, Caterina porta dei purificatoi da Lei ricamati per il Pontefice. Io e Mamma abbiamo nelle mani la copia del nuovo libro La Speranza non delude, lo vogliamo dare al Papa. Siamo al’ingresso della Basilica di san Pietro, con passo svelto il Papa ci raggiunge! “Santità, Le ho portato nuovamente mia mamma ed il nuovo libro La Speranza non delude è un commento con il dolore di Santina della enciclica  Spe salvi. Il Papa incuriosito prende tra le sue mani il volume e tra noi scambiamo brevi battute, si rivolge a Santina. “Signora prego per Lei e le voglio portare il conforto della mia benedizione” Sì!!! Risponde forte Santina, “mi benedica Santità”. Benedetto XVI scambia alcune battute con noi che si perdono nella voragine della emozione, presento mia sorella Carolina, “Viene da Bergamo per incontrarla” “Ah da Bergamo, ho incontrato la settimana scorsa un grande pellegrinaggio da Bergamo” Viene il momento di Olinda: “Santità questa Signora viene dal Perù ed ha tre figli” Olinda interviene: “Sì ho tre figli che si chiamano Josmel, Cynthia e Josfran, li benedica… “Caterina – Santo Padre – viene da Brescia la città di Paolo VI” Sono le frasi che diciamo al Papa, tutte piene di frastuono della grande emozione di stringere la mano al Successore di Pietro, di ricevere la sua benedizione e di avere in ricordo un corona del rosario, ed una tutta speciale per Santina. Passiamo così momenti di gioia che difficilmente si possono spiegare, e nel pomeriggio ci attende un bell’album con 40 fotografie scattate per noi. Carolina e Caterina piene di gioia torneranno a casa portando la grande emozione di essere state da Benedetto XVI.”

 

Mentre a Gerusalemme scrivo il mio diario di quelle giornate, il sole è giunto ad illuminare forte sul tavolino il volto sorridente di Santina che appare in copertina del nuovo libro. Guardo al Sepolcro, in quel momento il muezzin dal minareto vicino a casa intona il richiamo alla preghiera, “Allah è grande, Dio è grande!” Quel grido sembra una esegesi di quanto vissuto il mese prima a Roma, è proprio vero, Dio è stato grande con noi e dopo il terrore ci ha regalato momenti di pace e di serenità, come questa serenità che gusto sul terrazzo di casa a Gerusalemme.

 

Incontrare il Pontefice è incontrare il Successore di Pietro è avere la fortuna di poter ricevere una autorevole benedizione che riportiamo a Bergamo carichi di gratitudine. Mamma in quella mattina a Roma era felice e quella sua felicità la si può vedere da alcune belle fotografie che abbiamo dell’evento, guardo con attenzione i suoi vecchi occhi. Sono occhi stanchi, ma pieni di bontà, di luce e di pazienza. Quello sguardo crea meraviglia ed anche il Papa sussurra, “che occhi!” Sono occhi che hanno provato la sofferenza e la tortura, sono occhi che hanno passato la lacerazione della carne, il dolore lancinante, ammiro quegli occhi. E mentre mi ricordo di quello sguardo chiedo a Gesù: “Gesù perché questa infinita sofferenza?”

 

Mi fermo nello scrivere, vado al davanzale e mi inginocchio verso il Santo Sepolcro, prendo la mia testa tra le mani e calde lacrime scendono e bagnano il marmo e la pietra, dimmi il Senso Signore, dimmi il Significato: ho paura della solitudine, ho paura della mia solitudine. In questa confusione che provo nel cuore nasce dentro la convinzione che io sono nato come sacerdote: Tu es sacerdos in aeternum  e che al Sepolcro di Gerusalemme si trova il significato della vita. Passo alcuni istanti in raccoglimento e preghiera e poi prendo il cellulare e scrivo un altro SMS “Guardo il Santo Sepolcro e misuro al vita che passa e gocce di eternità mi piovono addosso, scavano i giorni, le ore ed i minuti, riempiono di senso il vortice di dolore della vita, regalando manciate di serenità e di pace che sigillo nel cuore in questa tranquilla mattina di Gerusalemme (Gerusalemme, 24.11.2008 ore 11.00). Faccio una sosta nello scrivere il diario e girando attorno a casa ammiro la Città Santa.

 

 

IV. SANTINA UNA SCINTILLA DI LUCE SULL’ESPERIENZA DRAMMATICA DELL’ESISTENZA. ROMA PRESENTAZIONE DEL LIBRO

 

Riprendo a scrivere. La settimana vissuta con Santina è una settimana impegnativa e dopo l’incontro con il Papa ci attende ora un pomeriggio meraviglioso con tanti amici: la presentazione del nuovo libro edito con Paoline: La Speranza non delude. Il titolo del libro è stato voluto da Mamma il 12 marzo 2008, Lei lo ha scelto, ed il sottotitolo è una parafrasi di una espressione del Cardinale Martini: Santina una scintilla di luce sull’esperienza drammatica dell’esistenza. Mamma in quei giorni continua a regalare la sua semplicità a tutti, come l’esclamazione innocente e buona davanti ad pezzo di focaccia al ristorante di Angela: “Che bel panino da mangiare!” Oppure il pianto commosso nell’ascoltare le note di una vecchia canzone del film Fratello sole e sorella luna, Ti è piaciuto Mamma? Mi risponde: “Bello, bello, bello!” ed è visibilmente commossa. Tutto questo mi dice che mamma è assolutamente presente e interprete della propria vita, proprio in questi giorni in cui in Italia si sta uccidendo Eluana Englaro. La presentazione del libro è proprio un gesto di celebrazione della vita. Ci siamo dati appuntamento per giovedì 6 Novembre alle ore 17.30 per la Messa all’hotel Kaire con gli amici che avevano con me vissuto l’esperienza di un bel pellegrinaggio al Sinai. Molte persone hanno cominciato a giungere e dopo la messa ha fatto seguito la presentazione del libro e la cena di festa, con Santina da protagonista. Gianfranco Verzaro ci introduce alla lettura del libro in modo articolato ed esaustivo, pongo qui di seguito alcuni passaggi significativi della sua relazione. “Il volume che presentiamo oggi è la quinta edizione, completamente rinnovata, dell’opera uscita per la prima volta col titolo “Roccia del mio cuore è Dio” alla fine del 2005 e replicata poi nel luglio 2006 e nell’aprile 2007 e tradotta in inglese nel dicembre 2007, in versione via, via sempre più estesa e ricca (dalle 142 pagine della prima alle circa 400 dell’attuale).Il titolo “La speranza non delude” è stato scelto e voluto da mamma Santina il 12 marzo 2008 e, come scrive don Gigi, è la regola di vita applicata alla dolorosa vicenda di sofferenza vissuta dalla mamma. È, in sintesi, il diario del periodo trascorso da don Gigi al fianco di sua madre durante la malattia, l’intervento chirurgico al cuore, la terapia intensiva, la convalescenza ed i numerosi pellegrinaggi (rif. pag. 31). Il libro, specie in quest’ultima edizione, è però anche e soprattutto il frutto del desiderio di don Gigi di mettere in comunione la terribile e meravigliosa esperienza di condivisione della sofferenza sopportata, con sorprendente serenità cristiana, dalla mamma Santina (rif. pag. 59). Il centro dell’opera è la Prova che nella presentazione del libro il Cardinal Martini definisce “fatto fondamentale nella vita”, perché “c’è e c’è per tutti, anche per i migliori” e richiede come risposta un atteggiamento di sottomissione, di accettazione e non di domanda. Perchè anzi, “nella prova corriamo il rischio della riflessione che è la prova più terribile”. Infatti, talora ci capita di accogliere – anche con sincerità, presi dall’entusiasmo e spinti anche dal sentimento – la prova che ci è richiesta. “Dopo un poco di riflessione, però, si fa strada un tumulto di pensieri e sperimentiamo la difficoltà di accettare ciò a cui abbiamo detto sì… La fatica è di perdurare per una vita in questo sì… La prima accettazione, dunque, che spesso è una grande grazia di Dio, non è ancora rivelativa completamente della gratuità della persona. Occorre sia passata per il lungo vaglio della quotidianità” (rif. pagg. 11 e 12).Proprio come è riuscita a fare mamma Santina di fronte alla sofferenza e al dolore che le sono stati donati durante tutta la sua esistenza(…) Altra contraddizione quella della forza insita nell’apparente debolezza: la frase di San Paolo “Quando sono debole è allora che sono forte” (2Cor 12,10) sembra davvero rivelarsi in mamma Santina, che – da donna fisicamente debole e bisognosa dell’aiuto di tanti – diviene ella stessa aiuto e sostegno che indica a tutti la via da seguire, facendosi esempio e modello di vita (rif. pag. 357). È lei a sciogliere i dubbi di don Gigi, ad indicargli – con semplicità, ma senza esitazioni – le cose da fare e come essere un bravo sacerdote! È lei a dirgli di voler bene più a Gesù che a lei stessa, introducendoci così all’altra “contraddizione” della nostra fede: il primo comandamento (Anokì adonài elòeka, lo jelokà eloìm, aerìm al panài: Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di Me) e il quarto (onora il padre e la madre), apparentemente inconciliabili. L’amore dimostrato da don Gigi per mamma Santina – espresso in particolare con la vicinanza, quasi simbiotica, dal sorgere della malattia e rivelato e ripetuto per ben cinque edizioni di quest’opera a lei dedicata – sembra così forte e profondo da non potersi far da parte per dar posto all’amore per Dio. Ma la soluzione che ci viene dal libro e dalla fede è, come al solito, la più semplice: l’amore per Dio non ci chiede di rinunciare a quello per i genitori, ma anzi ci comanda di onorarli, facendo semmai di ciò uno strumento, un mezzo, un viatico per amare Dio in maniera assoluta e radicale”.

Mentre rileggo queste note qui sul terrazzo di casa a Gerusalemme torno con la memoria a quella sera, al volto di mamma, alla sua timidezza, ma anche alla sua gioia di incontrare le persone con la sua solarità. Quella sera con Mamma abbiamo voluto nell’incontro fare qualche cosa di audace ed abbiamo riproposto la lettura del libro alla luce della presenza di mamma. Scelgo le pagine 283-289 vissute con mamma al Mare, sulla terrazza della sua camera che dava sul mare Tirreno. Durante la presentazione di Roma, riproponiamo alcuni momenti vissuti da me e mamma riascoltando anche la vicenda di Monica ed Agostino… Sono molto commosso, il tavolo degli oratori si è improvvisamente liberato, siamo soli io e mamma davanti al pubblico, abbassiamo le luci in sala, la copertina del libro con il mare e il volto sorridente di mamma appaiono nella proiezione della diapositiva, una musica dolce fa da sottofondo, lentamente inizio a recitare il brano vissuto con Mamma, Lei segue con interesse e attenzione, la gente in sala si fa silenziosa. Il nostro intervento dura dodici minuti e poi al termine le porgo una rosa… la gente esplode in un sentito applauso e con molta forza abbraccio teneramente Santina. Come dimenticare quella sera? Come dimenticare questi momenti? Mia madre diviene protagonista e testimone, la gente lo capisce, la gente le vuole bene, la gente la riempie di baci e in un clima di grande amicizia e familiarità andiamo a cena e nella cena il caro amico Giulio legge una lettera piena di affetto e gratitudine. E’ molto tardi e mamma appare stanca e affaticata, la dobbiamo portare a dormire, Mario Cantuti offre a Lei un grande mazzo di fiori e Mamma a tutti dice: “Grazie a tutti e buona notte”…

 Sto scrivendo quando Hamir e Jassin mi interrompono devo predisporre la tavola sul terrazzo. Mi sono dimenticato che avevo ospiti!!! Oggi viene a pranzo da me fra Andrew, il capo sagrestano della Basilica del Santo Sepolcro, e mio zio Padre Luigi che è in città per un corso di esercizi spirituali. Spengo il computer riprenderò a scrivere questa sera… devo solo parlare dell’ultima tappa del nostro viaggio che è il pellegrinaggio alla Madonna di Loreto. Un’altra meraviglia che ho negli occhi e nel cuore.

 

 

V. E’ BELLO AVERE UNA PREGHIERA SOFFERENTE CHE CI SOSTIENE NEL NOSTRO LAVORO. LORETO

 

          E’ di nuovo sera a Gerusalemme, mi trovo nel salone di casa, le potenti luci illuminano bene le pareti di pietra che nella loro sobria eleganza non sono ancora arredate. Molte cose mancano ancora a rendere l’appartamento vivibile: devono giungere dal porto di Ashod le undici casse di libri che ho spedito dall’Italia e che pesano ben 515 chili. Mezza tonnellata di libri che verranno ordinati in un deposito nella soffitta, libri di patristica, importanti commentari alla sacra Scrittura dovranno arredare ed attrezzare la mia casa per lo studio e la riflessione, mancano i mobili e si deve ancora disporre la cucina, ma nonostante tutto il pranzo che ci hanno portato e servito è stato ottimo, soprattutto perché consumato sulla bella terrazza. Ci vorranno ancora mesi, probabilmente un anno, per portare l’opera a conclusione e “blindarla” con un solido portone di acciaio all’ingresso che divide l’appartamento dal resto del convento esarcale. Riprendo a scrivere, le prime luci della Città si sono accese nella quieta sera a Gerusalemme.

 

          Nel pomeriggio di venerdì 7 novembre ci mettiamo in macchina e lasciamo la Capitale alla volta di Loreto. Non è la prima volta che visitiamo la città mariana. Il viaggio è comodo e per la cena giungiamo alla Casa del Pellegrino dove la superiora, Suor Egidia, ci accoglie. Dopo aver cenato, una notte tranquilla ci dona ristoro. La mattina di sabato 8 Novembre mi sveglio presto ed esco per una visita alla bellissima Basilica, al mio ritorno trovo Mamma ed Olinda a fare colazione. La temperatura è mite e così usciamo per una passeggiata nella vicina piazza. E’ una settimana meravigliosa, dove abbiamo visto e vissuto così tante emozioni e situazioni da essere inebriati, entriamo in chiesa e alle ore 11,00 partecipiamo alla celebrazione della santa Messa. Poi devotamente visitiamo la Santa Casa. L’emozione è sempre grande, pensare di essere nella Casa di Maria riempie il cuore di tanti pensieri. Ancora una volta Santina si raccoglie in preghiera. E’ proprio vero, questa donna accompagna tutta la sua vita con la preghiera ed ha accompagnato me con la sua preghiera, mi viene in mente il bel passaggio della Prefazione al nuovo libro di Mamma, scritta dal Card Zen. Il Porporato cinese così mi scrive: “E’ bello avere una preghiera sofferente che ci sostiene nel nostro lavoro” E’ proprio così e bene lo intuisco proprio in questo luogo santo, la Santa Casa di Loreto. Do un bacio a mamma e poi con Olinda tutti e tre recitiamo il Credo, è sempre una nostra consuetudine alla quale siamo felici di sottostare, usciamo dalla casetta di Nazareth e recitiamo un po’ di rosario. E’ già mezzogiorno dobbiamo tornare alla pensione per il pranzo. Il santuario della Madonna di Loreto è per noi un luogo molto caro. Quest’anno abbiamo visitato grandi santuari mariani come Lourdes, Cestokowa, ed ora Loreto. Nelle prossime settimane speriamo di poter tentare una grande impresa, quella di Fatima! Se la Madonna ci assiste, vedremo di poter concludere questo anno 2008 come anno mariano con la visita del Santuario in Portogallo. La Basilica di Loreto ha una storia affascinante; essa inizia nel sec. XIII (10 dicembre 1294) con l’arrivo della casa abitata dalla famiglia della Vergine Maria a Nazareth. Questa preziosa reliquia fu portata in Italia dopo la caduta del regno dei crociati in Terra Santa. Gli studi recenti delle pietre e dei graffiti e di altri documenti, purificando la tradizione da elementi leggendari, confermano e attestano l’autenticità della Santa Casa. Il santuario di Loreto è stato per secoli ed è ancora oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio tra i più importanti del mondo cattolico. E’ stato visitato da circa 200 santi e beati, e da numerosi Papi. La S. Casa, nel suo nucleo originario, è costituita da sole tre pareti, perché la parte dove sorge l’altare dava, a Nazareth, sulla bocca della Grotta e, quindi, non esisteva come muro. Delle tre pareti originarie le sezioni inferiori, per quasi tre metri di altezza, sono costituite prevalentemente da filari di pietre, per lo più arenarie, rintracciabili a Nazareth, e le sezioni superiori aggiunte successivamente e, quindi spurie, sono in mattoni locali, gli unici materiali edilizi usati nella zona. Alcune pietre risultano rifinite esternamente con tecnica che richiama quella dei nabatei, diffusa in Palestina e anche in Galilea fino ai tempi di Gesù. Vi sono stati individuati una sessantina di graffiti, molti dei quali giudicati dagli esperti riferibili a quelli giudeo-cristiani di epoca remota, esistenti in Terra Santa, compresa Nazareth. Questa è la bellissima Casa che la tradizione ci dice essere quella di Maria e qui abbiamo trascorso ore di riflessione e di serenità nella preghiera. Dopo un buon pranzo, carichiamo la nostra auto e partiamo per Bergamo. A Comun Nuovo (Bg) i cari amici Ivonne e Renzo ci aspettano per una squisita cenetta. Mamma ride felice, il viaggio ha dato a lei molta stanchezza, ma una grande gioia.

 Ed è proprio questa gioia che assaporo ancora nella mia casa di Gerusalemme. Guardo le belle pareti di pietra, dal salone entro nella mia camera che dà sul cortile interno e dalla quale vedo la yeshiva degli ebrei vicini, mi reco nella camera degli ospiti e guardo il grande letto ben rifatto, sono a casa mia! E’ una sensazione molto bella quella di sentirsi a casa a Gerusalemme. Se a Loreto avevo gustato la gioia di visitare la Santa Casa, qui a Gerusalemme provo l’emozione di guardare dalla finestra e dire: “Lì, proprio in quel luogo la fede mi dice che Gesù è risorto! Lì e proprio lì ho portato Santina in pellegrinaggio per conferire a Lei l’Unzione dei malati, lì e proprio lì guarda la vita di ogni uomo perché in quel luogo la Speranza non ha deluso e non deluderà mai il fedele che con gli occhi pieni di lacrime nel suo dolore o nella sua gioia rivendica una Vita che sia eterna”. A quella pietra del Santo Sepolcro fa riferimento tutta la sofferenza di Santina, a quella pietra di gioia Mamma attinge il suo sorriso, che secondo me è uguale al sorriso della Maddalena il giorno di Pasqua. Proprio nel giorno liturgico di Santa Maria Maddalena, il 22 Luglio 2005, un potente boato di eternità è entrato nel corpo di Santina, il suo cuore si è arrestato per vedere per alcuni istanti Lui, il Signore Risorto, in un profondo squarcio di eternità e di luce che toglie il respiro e ferma il cuore.” E così quello che l’umana scienza ha visto come il momento più brutto della sua sofferenza, la fede mi dice che forse sia stato il suo momento più alto di significato. Ora Lei vive così con l’impronta dell’eternità sul volto e negli occhi un meraviglioso sorriso che mi fa capire quanto sia bello vivere l’aldilà. Lei ora è qui tra noi con nel corpo martoriato dalla sua sofferenza, il segno indelebile di uno sguardo che audacemente ci annuncia quanto sia bello il Paradiso. Lei è qui in attesa del giorno in cui ci lascerà per entrare per sempre nella beatitudine eterna. Non possiamo sprecare i secondi della sua esistenza, la dobbiamo interrogare , sulla vita e sulla morte, sulla gioia e sul dolore, Santina ci risponderà con il suo sorriso e il suo silenzio, il Mistero non si può raccontare. E’ il suo esempio formidabile che invece parla e grida che nella sua debolezza sta la singolare forza della sua esistenza, gioiello incantevole che Dio ha donato ai suoi figli Luigi e Carolina, ma che dona a ciascuno di voi che leggete fino in fondo il suo libro nel quale si racconta di una speranza – quella di Cristo – che non delude e che ha trasformato un brutto arresto cardiaco in un momento di sublime estasi.

Gerusalemme, 23-26 Novembre 2008

 

 

 

; ; ; ;


Lascia un commento