Passio Christi – Passio Hominis: il pellegrinaggio a Torino, Ars e Parigi 29.4-3.5.2010

PASSIO CHRISTI-PASSIO HOMINIS:

IL PELLEGRINAGGIO A TORINO, ARS E PARIGI 29 APRILE – 3 MAGGIO 2010

 

  

 

Questa versione del Diario in internet è interattiva. Sono stati posti qui 19 brevi videoclips che si possono comodamente vedere semplicemente cliccando per poi contestualizzare la parte che viene proposta. Oltre a leggere, si può così gustare la scena nel suo vivo scegliendo i video che più interessano. Questa sorta di diario interattivo ha avuto molto successo e per questo motivo ve lo riproponiamo augurandovi buona visione!

 

INTRODUZIONE. IL SOGNO DELLA MISERICORDIA DI PIETRO Talvolta penso di avere addirittura un rapporto esagerato con il mio Nuovo Testamento in greco. Nel libro La Speranza non delude se ne parla in un lungo capitolo e in appendice, nella lettura psicanalitica dell’opera, si parla di oggetto transizionale, riferendosi alla teca con il sangue di mamma che porto al collo, ma anche implicitamente al mio Nuovo Testamento che è compagno fedele della mia vita dai tempi dei miei studi universitari alla Gregoriana. Giuseppe Fojeni definisce questo oggetto transizionale come “un’immagine-energia che infonde forza e coraggio nell’affrontare la quotidianità” (cf p. 380 La Speranza non delude).Questo libro consunto ed usato mi segue in ogni momento della mia giornata, provo per esso una sorta di dipendenza fisica, esso descrive pagina per pagina avvenimenti importanti della mia vita, sono annotazioni a margine del testo sacro che scrivo io o alcuni amici o persone significative della mia vita. Quel libro per me ha un valore immenso è forse l’oggetto più caro della mia vita… Esso ritma il mio vivere, mi accompagna in ufficio, a casa e anche trova posto ogni notte sul mio comodino, in quel libro trovo la pace   E’ la vigilia della partenza, mi trovo al termine di una giornata piena di impegni e anche di errori. Nell’esame di coscienza esamino accuratamente le mie azioni e vi scopro il peccato, la mancanza; più mi impegno e più cado, più cerco di non commetter più e più commetto ancora, cado nello sconforto e recito con fede un atto di dolore nel cuore della notte. Mi sento angosciato e non riesco a prendere sonno, accendo e spengo la luce cercando di dormire, ma alla mia mente tornano le mie mancanze, vado in camera di mamma, la donna dorme serena. Mi avvicino a Lei e le do un bacio: “Santina il tuo dolore di espiazione mi aiuti a diventare più buono!” Torno in camera mia, devo dormire perché domani devo guidare tutto il giorno… ma non ci riesco. Accendo la luce, guardo la Bibbia, la prendo e le do un bacio, me la stringo forte, forte al cuore e sussurro: “Gesù abbi pietà di me!” Mi addormento, il sonno non è quieto e nel sonno nella mia testa risuonano forte e chiari dei numeri 184-185 e 189. Mi potrei vergognare a raccontare queste cose molto intime e personali, invece no: è il gioco che faccio da cinque anni, quello di scoprire puntualmente i miei pensieri… La notte trascorre con questi numeri che si ripetono nel sonno, quasi come una ossessione 184-185-189. Si è fatto giorno, mi sveglio con la Bibbia vicino al cuore, la apro e recito come ogni mattino il brano della risurrezione, do un bacio alla pagina sacra e sto per rimettere la Bibbia sul comodino. Mi fermo, guardo la Bibbia e ripeto 184-185-189. Mi chiedo con un forte impeto: ma non saranno le pagine del Nuovo Testamento? Apro d’istinto le pagine 184 e 185: “Prima che il gallo canti due volte mi rinnegherai tre volte” (Mc 14, 30) questa è la frase sottolineata a pagina 185 ed il contesto di pagina 184-185 è quello dell’annuncio di Gesù del tradimento di Pietro nel cuore della notte, come i miei tradimenti… In un lampo mi trovo a pagina 189: si narra del tradimento di Pietro (Mc 14, 66-71) e la frase sottolineata è quella in cui si dice che Pietro pianse amaramente. In fondo alla pagina l’augurio di Mamma inizia così: Carissimo don Gigi, Gesù sia sempre nel tuo cuore.. Rimango profondamente colpito e sorpreso su come questa successione di numeri – stampatasi nel cervello durante il sonno della notte – corrispondano a pagine della mia Bibbia che hanno in questo momento un grande significato per il mio vivere. Anche io come Pietro tradisco Gesù, ed anche io come Pietro ho bisogno di piangere amaramente sui miei peccati. Rimango fermo con lo sguardo nel vuoto tra l’addormentato e l’estasiato da quella singolare e bruciante coincidenza che mi mostra come il Signore mi sia vicino nonostante il peccato. Mi turbo profondamente e mi chiedo, ma il mio tradimento è come quello di Pietro o come quello di Giuda? La risposta la cerco nella mia Bibbia,e aprendo a caso trovo questa risposta: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Mi commuovo profondamente, e dico a Gesù il mio grazie: “Grazie Gesù per questo segno della tua vicinanza così forte e così circostanziato quest’oggi, all’inizio del viaggio alla Sindone, grazie per essere sempre vicino a me nel mio cuore anche quando sbaglio per provocare in me la conversione, sono sicuro che proprio nel mio peccato tu usi misericordia e anche io come Pietro posso sperare di far qualcosa di utile per la tua Chiesa e di poterti come Lui dire: Signore tu sai tutto, tu sai che ti amo!  Sono questi i fatti che precedono il nuovo pellegrinaggio – che con mamma e Olinda sto per vivere – e questi fatti mi conducono fino al contemplare l’uomo della Sindone, quell’uomo che proprio per i miei peccati è morto per me in croce! Santina è vicina a me e mi tiene la mano, con la sua guida potrò venerare il Sacro Lino.

 I. PASSIO CHRISTI –PASSIO HOMINIS TORINO, 29 APRILE 2010Cari fratelli, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità. E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazareth ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini (Meditazione del Santo Padre davanti alla Sacra Sindone 2 maggio 2010).Riflettendo sulle parole del Pontefice, pronunciate davanti alla Sindone la domenica seguente la nostra visita, siamo andati pellegrini a Torino e con Santina abbiamo sostato in silenzio davanti al Santo Sudario di Gesù. Questa visita a Torino è stata per noi una sorta di preparazione al Pellegrinaggio a Gerusalemme che avremmo svolto dal 3 al 10 Giugno 2010. Guardiamo il seguente breve video per prepararci alla lettura: http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/67/vdaKVRAOdG4      Veneraredevotamente quel Sacro Lenzuolo è stata la nostra preparazione remota al cammino della Via Crucis svolto poi con Mamma per le strade di Gerusalemme. Il duomo era gremito di moltissime persone venute da ogni parte d’Italia a pregare davanti a quel telo che racconta la Passione di Gesù. Santina aveva già visto la reliquia, ma era la prima volta che giungeva lì dopo aver sopportato la sua dura passione i cui segni permangono e sono ancora visibili. Il Papa parla del sabato santo, del silenzio di Dio, di un vuoto nel cuore… Quante volte ho interrogato Dio sulla Passione di Santina, sulla Passio Hominis che Lei ha vissuto nel suo corpo. Davanti alle sofferenze della terapia intensiva, davanti alla piaga di decubito, davanti ai tubi infilati in gola, davanti al dolore acido e cattivo, mi sono chiesto molte volte: ma Dio non parla? Ma questa donna schiacciata dalla sua sofferenza cosa significa per me: cosa significa Santina che richiede vicino a se un’altra vita 24 ore su 24, quella di Olinda e chiede vita e sacrificio a ciascuno di noi, ma ne vale la pena? E’ una vita inutile! Sto sbagliando tutto? Nessuno più è vicino, forse la storia di Mamma non interessa più, oppure io non sono più capace di farla parlare, forse la stanchezza giunge in me, in Olinda, in Carolina. Guardo il Sacro Telo, guardo Mamma e Olinda… Una donna lontana con tre figli che vive 24 ore in casa, si sarà stancata? Come fa a resistere? Santina come fa a resistere invalida al 100%, senza possibilità di decidere, di compiere qualche cosa in autonomia, ma che tipo di esistenza è questa? Guardo il sacro telo, Dio non risponde, guardo Santina, non risponde, guardo Olinda non risponde. Tutti e tre mi danno una eloquente risposta è il silenzio!Devo a lungo riflettere su questo silenzio, devo a lungo pregare su questo loro silenzio, mi devo commuovere, devo anche io interpretare il silenzio e regalare alla mia vita silenzio, quel silenzio che sembra essere il nuovo sposo di Santina, quel silenzio che è in grado di trapassare il tempo e giungere all’immortalità, quel silenzio imbevuto di lacrime e sofferenza, di sangue e di dolore è l’unico sentiero che è in grado di portarmi verso il rifugio di una sorriso, quello di mamma, che si apre a me per regalare speranza. Leggiamo le parole del Papa: Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità. E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazareth ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini (Meditazione del Santo Padre davanti alla Sacra Sindone 2 maggio 2010).E’ la prima tappa del nostro pellegrinaggio, per alcuni aspetti la più suggestiva e certamente il cuore del viaggio. Guardo Santina sostare in silenzio davanti alla reliquia, è una scena molto forte per me perché la Passione di Cristo sembra incontrare la Passione di Santina., la Passione dell’uomo e le sue sofferenze. Dal 2005 mi interrogo ogni giorno su questa esperienza, ed ogni giorno nelle preghiere con Santina, nel chiamarla al telefono e nel vederla con Skype contemplo una donna che vive in un’altra dimensione, assorta in Dio nella sua contemplazione, nella preghiera e nella penitenza di una vita che sembra non essere più vita. Proprio in tutto questo risiede il senso del vivere, l’orizzonte in cui collocare il significato più profondo dell’essere vivi. Provo ammirazione per Lei, la sua esistenza non provoca più in Lei il peccato, ma solo espiazione, non provoca più distacco da Dio, ma profonda unione con Lui.Quando commetto qualche errore o peccato mi reco vicino a mamma e dico a Lei: prega per me, preghiamo insieme, offri la tua sofferenza per la mia santificazione. Allora, Santina, e solo allora, mia Madre si fa presente davanti a me con una capacità di scrutare l’anima, mi guarda dritto nel cuore, coglie ogni mio respiro e dalla sua bocca poche sillabe scandiscono consigli di fuoco: prega, sta con il Signore, umiltà e soprattutto obbedienza! Davanti alla Sindone, ringrazio il Signore per avermi concesso questa mamma, e questa porzione di anni della sua esistenza, l’unica capace di interpretare e spiegare appieno il Vangelo e la Passione di Cristo.Usciamo dalla Basilica commossi, abbiamo concluso la nostra visita, pranziamo in un ristorante vicino e poi partiamo per la Francia, in serata dobbiamo giungere ad Ars!

 II. LA PREGHIERA E’ L’ELEVAZIONE DEL NOSTRO CUORE A DIO, ARS 29- 30 APRILE 2010Siamo quasi al termine dell’Anno sacerdotale, l’anno in cui la Chiesa per volere del Santo Padre ha pregato e riflettuto sull’importanza del sacerdozio cattolico. In un periodo di grande crisi, in cui pedofilia, omosessualità e scandali finanziari hanno coinvolto un grande numero di preti, il Papa chiede di vivere con particolare intensità un anno sacerdotale ed indica due esempi di santità presbiterale: San Pio da Pietrelcina e il Santo Curato d’Ars.Avevamo già fatto visita in pellegrinaggio a San Pio, il Santo cappuccino, ci mancava invece la grande figura del Parroco di Ars. Attraversiamo il traforo del Monte Bianco, un panorama alpino meraviglioso allieta le nostre ore di viaggio, varchiamo il confine e così giungiamo in Francia. Il piccolo paese di Ars (Cfr.http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/74/Z9F3MsULtZ8 ) si trova vicino alla grande città di Lione. Le montagne lasciano il posto alla verde campagna e dopo molti chilometri per l’ora della cena giungiamo al piccolissimo Paese di Ars.(http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/85/xGGf8JOZ5ok )Siamo ospiti del Foyer Sacerdotal Jean Paul II, Santina è molto stanca e dopo cena sprofonda nel sonno.Sono pieno di meraviglia e mi dirigo in cappella: sono ad Ars con Mamma durante l’anno sacerdotale: è davvero una grande grazia di Dio che non posso proprio dimenticare.( cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/78/RNxLPYib8pk ) Il San Giovanni Maria Vianney in una sua omelia sulla preghiera parla del particolarissimo rapporto tra madre e figlio sacerdote, tra Monica ed Agostino! Questo paragone non è certamente nuovo alla mia mente, mi ero trovato a leggere le pagine delle Confessioni che narrano di Agostino e Monica proprio a Ostia Antica e nell’estate avrò la fortuna di giungere con Mamma fino a Cartagine, la patria dei due santi. Ecco come parla di Agostino e Monica il Santo Curato di Ars: In secondo luogo, diciamo che tutti i peccatori debbono, senza un miracolo straordinario che accade rarissimamente, la loro conversione soltanto alla preghiera. Vedete santa Monica, ciò che fa per chiedere la conversione di suo figlio: ora essa è al piede del suo crocifisso a pregare e piangere; ora si trova presso persone che sono sagge, per chiedere il soccorso delle loro preghiere. Guardate lo stesso sant’Agostino, quando volle seriamente convertirsi… Si, per quanto fossimo peccatori, se avessimo fatto ricorso alla preghiera e se pregassimo come si deve, saremmo sicuri che il buon Dio ci perdonerebbe. (Omelia per la V domenica dopo Pasqua) Il tema della preghiera… Se a Torino ho avuto la possibilità di conoscere il nuovo sposo di Mamma che si chiama silenzio, ad Ars riscopro che Santina ha una grande amica che si chiama preghiera! Questo Santo sembra essere davvero un gran specialista della preghiera e i suoi testi sono eccelsi a riguardo. Nella medesima omelia, prima citata, il santo parroco si esprime così riguardo alla orazione: Per mostrarvi il potere della preghiera e le grazie che essa vi attira dal cielo, vi dirò che è soltanto con la preghiera che tutti i giusti hanno avuto la fortuna di perseverare. La preghiera è per la nostra anima ciò che la pioggia è per la terra. Concimate una terra quanto volete, se manca la pioggia, tutto ciò che farete non servirà a nulla. Così, fate opere buone quanto volete, se non pregate spesso e come si deve, non sarete mai salvati; perché la preghiera apre gli occhi della nostra anima, le fa sentire la grandezza della sua miseria, la necessità di fare ricorso a Dio; le fa temere la sua debolezza (Omelia per la V domenica dopo Pasqua). Ad Ars il nostro pellegrinaggio diventa preghiera. E così la mattina ci svegliamo abbastanza presto e dopo la colazione facciamo una passeggiata in Paese a piedi. Moltissimi pellegrini sono arrivati ad Ars, molti di loro sono sacerdoti. (http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/84/tuf6tEFyPw4 ) Visitiamo con cura il piccolo villaggio, posiamo per alcune foto davanti alla statua fuori dalla chiesa parrocchiale e poi entriamo. Santina è piena di gioia, capisce benissimo dove si trova ed è piena di pace. (Cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/80/yd6w6XqvVA8 ) Ci dirigiamo alla tomba del Santo Curato e lì pongo a mia madre la domanda che è divenuto il ritornello continuo di questi anni, una sorta di personale ossessione, forse mi dovrei far curare da uno psichiatra, ogni tanto mi dico, ma poi so che la cura è solo Dio e la medicina sono i consigli di mia Madre.Pongo lentamente ed in modo misurato davanti alla tomba del parroco di Ars la prima domanda: “Mamma sarò sempre un bravo sacerdote?” E la sua risposta arriva puntuale e certa: “Sì!” e da qui parte la seconda conosciuta domanda mia: “Mamma cosa devo fare per essere un santo sacerdote?” “Devi pregare sempre!” Le domande hanno il sapore di un rito più che della curiosità! Chiedo a Santina puntualmente questo perché so che lei ha risposte autentiche perché conosce bene Dio e conosce bene anche la mia miseria. Quelle due risposte hanno sempre la capacità di riportare nel mio cuore la pace e la serenità. Il rito di queste due domande si conclude sempre con una mia carezza al suo volto sorridente, ed un grande bacio sulla fronte. (Cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/70/IUG0GZ1ibjg ) Siamo arrivati a metà mattina è ora della messa, all’altare della Madonna celebro per la mia vocazione l’Eucaristia e chiediamo al Santo di prepararci devotamente al prossimo importante viaggio a Gerusalemme. Siamo pieni di commozione per la visita di questo Paese, e chiediamo a Dio di lasciare nel cuore un’impronta indelebile! Dopo la messa il Signore mi concede la grande fortuna di poter amministrare il sacramento della Confessione a due persone. Era da molto tempo che non confessavo più e mentre amministravo quel Sacramento penso alle innumerevoli confessioni ascoltate dal Santo Curato di Ars. Terminate le due confessioni ritorno nei banchi dove si trova Mamma ed Olinda. E mi viene in mente nuovamente l’insistente richiamo alla preghiera da parte di mia mamma. Ho studiato con molta cura molte della frasi pronunciate da Santina in questi anni. Le mie riflessioni non son state ancora pubblicate, ma posso anticipare che dal 18 Luglio 2005 al 24 febbraio 2010 ho raccolto, catalogato ed ordinato meticolosamente ben 229 frasi di mamma. Ben il 30% di queste frasi, ed esattamente 70 frasi riguardano il valore della preghiera! In altre parole la preghiera è il primo insegnamento di questi anni di mamma, ed il secondo: è l’obbedienza, ben 46 frasi riguardano l’obbedienza per il 20% del totale. Preghiera ed obbedienza insieme occupano metà delle espressioni di Mamma, per il resto delle frasi, lascio tutto ad una prossima pubblicazione dei quaderni di Santina!Alla luce dell’insegnamento di questi anni dato da Santina, nel mio cuore riecheggia l’insegnamento del Santo Curato d’Ars che conclude così la sua omelia sulla preghiera: Diciamo che la preghiera è una elevazione del nostro cuore verso Dio. Diciamo meglio, è il dolce colloquio di un bambino con il padre suo, di un suddito con il suo re, di un servo con il suo padrone, di un amico con il suo amico, nel cui cuore depone i suoi dispiaceri e le sue pene. (Omelia per la V domenica dopo Pasqua). Pieni di commozione e di gratitudine al Signore concludiamo la nostra visita ai luoghi cari del Santo, visitando la sua modesta e povera abitazione, facciamo ritorno al nostro albergo, da dove, dopo aver pranzato partiamo per la terza tappa del nostro pellegrinaggio: Parigi.

 

 III. IO HO DATO TUTTO AL CUORE DIVINO CHE TRABOCCA DI TENEREZZA, PARIGI 30 APRILE – 3 MAGGIO 2010.Dopo un viaggio di circa quattro ore, da Ars giungiamo a Parigi. Ci accoglie il caotico traffico della sera e spendiamo più di un’ora per giungere a Montmartre. Ma l’emozione è davvero grande, vediamo la Tour Eiffel, vediamo l’inconfondibile profilo della Capitale francese percorso dalla Senna. Siamo pieni di emozione! Chi avrebbe mai detto che Santina avrebbe visitato questa bellissima città… e in questo stato? Ringrazio nel mio cuore Dio che mi concede di provare al mondo che una vita come quella di Santina può compiere cose grandi e belle: una povera disabile sta visitando Parigi, ha visitato grandi capitali europee come Vienna, Madrid e Roma, grandi città del mondo come Cracovia, Cairo e Gerusalemme… Siamo a Parigi e con lo scopo principale di venerare il grande Santuario del Sacre Coeur a Montmartre. La nostra visita è breve, ma abbiamo intenzione di compiere tre tappe: la Basilica di Montmartre, la Tour Eiffel, e la Cattedrale di Notre Dame con la Senna. Sono giornate brevi, ma intense.Le suore benedettine della comunità Benedectines de Montmartre, Saint Efrem, (Cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/61/QBefz2UWRzM) ci accolgono con grande ospitalità. Santina è un po’ stanca e purtroppo la coglie un conato di vomito che intristisce un po’ la nostra serata. Ma poi mia Madre prontamente si riprende con un gran sorrisone e nella serenità e quiete della sera andiamo a dormire, fuori centinaia di turisti sono giunti per gustare la meravigliosa vista di Parigi  che lo spiazzo della Basilica offre:(cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/83/_c2Z0cL8pe8 ).

 LA BASILICA DI MONTMATRE 1°MAGGIO 2010La mattina del 1° Maggio usciamo sulla piazza antistante la Basilica del Sacro Cuore e ci godiamo la meravigliosa vista di Parigi. Santina è piena di gioia e con noi gusta la vista della città. Moltissimi turisti sono giunti lì per vedere il panorama. Montmartre è stato per lungo tempo un villaggio separato da Parigi. Sull’origine del nome si fanno due ipotesi; potrebbe derivare da Mont Martis (il monte di Marte), poiché la collina fu la sede di un tempio dedicato a Marte, dio della guerra, sotto il periodo romano (sulla collina si trova anche un tempio dedicato a Mercurio); secondo un’altra ipotesi il nome deriva dalla notazione le mont du martyre (il monte del martirio), perché, secondo la leggenda, fu il posto in cui fu decapitato Saint Denis, primo vescovo di Parigi, attorno al 250 d.C. L’idea originale della costruzione di una chiesa dedicata al Sacro Cuore si sviluppò in Francia dopo la Guerra Franco-Prussiana (1870). La costruzione fu decretata da una votazione dell’Assemblea nazionale il 23 luglio 1873 dopo la sconfitta del 1871 per « espiare i crimini dei Comunardi », e anche per rendere omaggio alla memoria dei numerosi cittadini francesi che persero la vita durante la guerra. L’architetto Paul Abadie progettò la basilica dopo aver vinto una competizione contro altri 77 architetti, ma morì nel 1884, e quindi altri architetti continuarono il lavoro. La prima pietra fu posata il 16 giugno 1875, ma la chiesa fu conclusa solo nel 1914 e consacrata nel 1919, dopo la fine della Prima guerra mondiale.Il santuario del Sacré-Cœur è costruito in una pietra bianca proveniente dalla cave di Château-Landon, una pietra che resiste all’inquinamento. Ciò assicura alla basilica un abbacinante colore bianco che rende il santuario ancor più visibile da lontano (anche perché esso si erge su Montmartre, la collina più alta tra quelle che circondano la Cité di Parigi). Il complesso della basilica include un giardino per la meditazione. La cupola è aperta ai turisti e offre una spettacolare vista panoramica della città, che si estende a sud della basilica.All’interno di questa basilica ci attende una grande sorpresa: vi è la reliquia di Santa Teresina di Lisieux, di cui abbiamo ripreso in questo diario parte di una sua bella poesia. Santa Teresina, voleva essere il cuore della Chiesa, e il suo corpo ora si trova in questa basilica per alcuni giorni! (Cfr. http://www.youtube.com/watch?v=aWzwAduB9Yo) Sembra voler attendere Santina, che ha dato a Dio il suo cuore nel terribile intervento dell’anno 2005. Entriamo nella grande Basilica che ha come sua caratteristica l’adorazione eucaristica continua notte e giorno. Ci raccogliamo in preghiera e poi ci rechiamo davanti all’urna della Santa di Lisieux, lentamente leggo una sua poesia che diviene per me, Mamma ed Olinda un bella preghiera, riascoltiamola insieme nei suoi passaggi più suggestivi:Nella sera d’amore Gesù, fuor di parabole, disse: Chi vuole amarmi osservi la mia parola fedelmente, ed io e il Padre mio verremo a visitarlo: prenderemo dimora nel suo cuore, ne faremo la nostra reggia, il nostro vivente soggiorno, perché vogliamo ch’egli resti nel nostro amore. Vivere d’amore è custodirti, Verbo increato! Parola del mio Dio! Io t’amo, e tu lo sai, divino Gesù! Lo Spirito d’amore m’incendia col suo fuoco. Amando Te attiro il Padre, che il mio debole cuore conserva, senza scampo. O Trinità! Sei prigioniera del mio amore. Vivere d’amore è vivere della tua vita, Re glorioso, delizia degli eletti! Tu vivi per me nascosto in un’ostia… Ed io voglio nascondermi per te, Gesù mio! Occorre solitudine agli amanti, un cuore a cuore che duri notte e giorno: il solo tuo sguardo mi fa beata: io vivo d’amore! Viver d’amore non è già piantar sulla terra, sulla vetta del Tabor, la propria tenda: ma salire con Gesù sul Calvario, ed ambire il tesoro della Croce! Vivrò in cielo esultante quando ogni prova sarà per sempre trascorsa. Ma quaggiù voglio viver d’amore nella sofferenza. Vivere d’amore, quaggiù, è un darsi smisurato, senza chieder salario; senza far conti io mi dò, sicura come sono che quando s’ama non si fanno calcoli. Io ho dato tutto al Cuore divino che trabocca di tenerezza! e corro leggermente… Non ho più nulla, e la mia sola ricchezza è vivere d’amore. Recito con calma questa preghiera molto bella, Santina sembra con il suo faccino commuoversi, è molto attenta e guarda alla reliquia di Santa Teresina e all’Eucaristia esposta nel grande ostensorio artistico posto sopra l’altare! Sono le ore 11,30: è giunta l’ora della Messa, mi dirigo in sagrestia per prepararmi alla solenne concelebrazione. Inizia la Celebrazione Eucaristica presieduta da un Vescovo maltese: la solennità del rito con incenso e candelabri, la processione ed i canti della monache benedettine costituiscono per noi un grande momento di preghiere.Mi raccolgo e ringrazio Gesù per essere riuscito a portare mamma in questo meraviglioso santuario tanto lontano da Bergamo! E’ un momento di grande preghiera e raccoglimento e provo la gioia profonda di essere con Santina in preghiera davanti alle reliquie della Santa e alla presenza di Gesù eucaristia nella bella città di Parigi! Terminata la Messa, dopo il ringraziamento, ci rechiamo al refettorio del Monastero e dopo un pranzo consumato in letizia con altri ospiti e serviti dalle monache benedettine che fanno dell’ospitalità una regola di vita, ci prepariamo per la seconda visita di Parigi, che è la monumentale Torre Eiffel!

 LA TOUR EIFFEL, SABATO 1°MAGGIOIl pomeriggio, di sabato 1° maggio, prendiamo la nostra auto e ci dirigiamo al centro di Parigi, attraversiamo la Senna e giungiamo nei pressi del grande monumento. ( Cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/64/5LbHfpBduuM ) Siamo tutti e tre molto euforici: giungere a Parigi non era minimamente immaginabile nel 2005, quando con molta paura portai mamma al mare di Marina di Massa e mi sembrò già quello un grande successo… figuriamoci giungere a Parigi. Mamma sorride compiaciuta e guarda con molta curiosità le strade della metropoli, ascolta le voci in francese, appare divertita, come anche Olinda. Sono questi dei momenti che riempiono di entusiasmo la vita e danno grande carica per vivere poi il quotidiano. Parcheggiamo la mitica Rav4 ed iniziamo la nostra passeggiata a piedi che ci condurrà fino alla torre.Abbiamo paura di esserci persi, domandiamo informazioni e finalmente, da una delle strade laterali scorgiamo per la prima volta l’altissima torre, che emozione! Guarda Santina quanto è alta! E Mamma esclama: “E’ altissima!” Le regalo un bacio sulla fronte. Acceleriamo il passo. La giornata non è tra le più belle e vogliamo sicuramente salire fino a dove è possibile giungere un disabile. Chiediamo nuovamente informazioni, acquistiamo i biglietti e entriamo nella folla che sale sull’ascensore.La Torre Eiffel è il monumento più famoso di Parigi ed è conosciuta in tutto il mondo come simbolo della città stessa e della Francia. Fu chiamata così dal nome del suo progettista, l’ingegnere Gustave Eiffel, che costruì anche la struttura interna della Statua della libertà. È visitata mediamente ogni anno da cinque milioni e mezzo di turisti. La sua manutenzione è curata dalla Societé Nouvelle d’Exploitation de la Tour Eiffel. La struttura, che con i suoi 324 metri di altezza è la più alta di Parigi, venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889; sarebbe dovuta servire da entrata all’Esposizione Universale del 1889, una Fiera Mondiale organizzata per celebrare il centenario della Rivoluzione francese. Inaugurata il 31 marzo del 1889, venne ufficialmente aperta il 6 maggio dello stesso anno. Trecento metalmeccanici assemblarono i 18.038 pezzi di ferro forgiato, utilizzando mezzo milione di bulloni (che furono sostituiti, durante la costruzione stessa, con rivetti incandescenti). La torre è alta con la sua antenna 324 metri (le antenne della televisione sulla sommità sono alte 20 metri) e pesa 10.000 tonnellate. Per 40 anni è stata la struttura più alta del mondo. Per salire fino in cima vi sono due possibilità: i 1665 scalini oppure due ascensori trasparenti. La struttura è divisa in tre livelli aperti al pubblico, raggiungibili sia con l’ascensore sia con le scale..Siamo saliti!(cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/87/pTSrNLkjqT4 ) Dal piano a noi accessibile gustiamo una vista incantevole: tutta la città appare ai nostri sguardi, giriamo lentamente attorno e ci soffermiamo per numerose fotografie e qualche spezzone video da inserire in Youtube. Guardiamo con grande emozione la città, nel video di youtube, dirò con molta emozione: “Non ci crede nessuno, Olinda!” E Santina sorride felice. L’esperienza di dolore di Santina per noi sempre è stata una sfida a dichiarare che la sua vita poteva ancora avere dignità e insegnare ad abbattere barriere costituite da paure o dubbi: Mamma ha vissuto con intensità la sua vita in questi anni ed è divenuta maestra per tante persone che la reputano una minorata. Proprio con ostinatezza giriamo il mondo per mostrare a tutti che la Santina ha ancora dignità, forza e coraggio per compiere cose grandi, e giungere alla Tour Eiffel ha un valore simbolico enorme: come quella torre sfida il cielo così Santina sfida la sua disabilità e racconta senso e significato a tante persone disperate! Olinda chiama il suo bambino lontano in Perù, è per lei una grande emozione parlare da quel luogo singolare, E’ tempo di tornare al nostro monastero. Il traffico di Parigi sul far della sera è più intenso ed impieghiamo così più di un’ora per giungere dalle suore. Dovremmo partire il 2 Maggio, ma la città è troppo bella e così prendiamo tutti e tre la decisione di partire per Bergamo lunedì 3 Maggio. Domani visiteremo la Cattedrale di Notre Dame!

LA CATTEDRALE DI NOTRE DAME, DOMENICA 2 MAGGIO 2010Dopo la mattinata trascorsa a Montmartre, dove alle ore 11,30 abbiamo celebrato la Messa Domenicale, nel pomeriggio ci siamo diretti per la seconda volta in centro di Parigi, il tempo ancora non è buono e un acquazzone ci sorprende all’uscita del parcheggio sulla grande piazza della Cattedrale, una veloce corsa con la carrozzina e ci troviamo all’ingresso di una della più belle chiese del mondo, molto cara a Victor Hugo.(cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/82/JenSRnmSz5o) La fondazione di questa chiesa è davvero anticaPreceduta da un tempio gallo-romano dedicato a Giove, da una basilica cristiana e da una chiesa romanica, la costruzione della cattedrale di Notre-Dame di Parigi iniziò nel 1163, durante il regno di Luigi VII e per volontà del vescovo Maurice de Sully, che non esitò a far demolire la preesistente cattedrale di Santo Stefano, fondata nel 528 da Childeberto I, re dei Franchi. La leggenda vuole che de Sully ebbe una visione della nuova cattedrale e ne tracciò un abbozzo nella polvere all’esterno della chiesa precedente. Per iniziare la costruzione, il vescovo fece abbattere diverse case e costruire una nuova strada per trasportare i materiali necessari per innalzare il nuovo edificio. Alla cerimonia per la posa della prima pietra partecipò anche papa Alessandro III e, a tal proposito, sussistono teorie discordanti: secondo alcuni fu lo stesso papa a porre la prima pietra, mentre, per altri, fu proprio il vescovo Maurice de Sully; mentre Victor Hugo, autore del celeberrimo romanzo Notre Dame de Paris, afferma nel suo libro che la prima pietra fu posata da Carlo Magno in persona. La costruzione fu avviata nel 1163, grazie alle risorse fornite dalla Chiesa e dal sovrano, ai fondi raccolti da de Sully e all’aiuto dei cittadini che lavoravano come fabbri, muratori e carpentieri. I lavori cominciarono dal coro, che fu terminato nel 1182 insieme ai due deambulatori. Tra il 1182 ed il 1190 furono realizzate le campate delle navate e le navate stesse, dopo la consacrazione del coro e dell’altare maggiore. I lavori furono interrotti, lasciando la struttura centrale incompleta. Nei successivi 35 anni, fino al 1225, fu ultimata la navata ed iniziò la costruzione della facciata (1208). Durante l’edificazione della facciata iniziò la lavorazione e la decorazione dei tre portali occidentali, ed in seguito la realizzazione del rosone. La facciata principale, rivolta verso ovest, fu portata a termine intorno al 1250, con le torri campanarie gemelle completate tra il 1225 e il 1250. In quel periodo gli architetti si accorsero che i due portali del transetto, realizzati in stile romanico, male si accostavano allo stile gotico dell’intera cattedrale. La ricostruzione dei due portali laterali e degli altri particolari romanici fu autorizzata dal vescovo Renaud de Corbeil ed ultimata nel 1268. L’architetto Jean de Chelles procedette all’allungamento del transetto, dapprima verso la facciata nord ed in seguito verso quella meridionale. Egli curò quindi la ricostruzione del “portale del chiostro” con il relativo rosone, ed avviò parte del “portale di Santo Stefano”, posto sul lato sud. In seguito alla sua morte, nel 1267, il lavoro fu ultimato da Pierre de Montreuil, già architetto della Sainte-Chapelle. Egli si preoccupò inoltre di avviare il consolidamento degli archi rampanti attorno al coro, che manifestavano segni di cedimento, dovuti all’imponente struttura da reggere. Gli archi furono completati da Jean Ravy, che estese l’opera di rafforzamento all’intero coro ed alle facciate laterali; una volta ultimati avevano, ed hanno tuttora, un’apertura di 15 metri. Intorno alla metà del XIII secolo furono aggiunte una serie di cappelle alla navata e, tra il 1296 ed il 1330, all’abside ad opera di Pierre de Chelles, Jean Ravhoey e Raymond du Temple. (cf. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/79/3cehHDd6tu0 )E’ una cattedrale dalla lunga e gloriosa storia. All’interno della chiesa dedicata alla Madonna ci disponiamo alla visita. I rosoni e le vetrate conferiscono all’ambiente un tono magico, colori, giochi di ombre e luci, la splendida architettura: tutto ci fa pensare di essere in uno scrigno sacro. (Cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/78/RNxLPYib8pk ) Dopo l’accurata visita decidiamo di trasformare la nostra visita artistico-culturale in momento di preghiera. E’ impossibile non pregare quando Santina è con me, Lei sa trasformare ogni opera d’arte in un autentico strumento di preghiera e contemplazione! Mamma diciamo il rosario? Risponde forte Sì! Ci sediamo e nella calma del pomeriggio ed iniziamo la recita della corona onorando così Nostra Signora di Parigi! (cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/81/SBRfzoGZgZ8 ) Mi rimarrà nel cuore quel rosario recitato nella cattedrale di Parigi, come la Messa di Natale partecipata a Madrid nella Cattedrale dedicata ancora alla Madonna, o la Messa celebrata da me nella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna… quanti ricordi legati alle capitali europee ed alla visita di Santina trasformata in occasione di preghiera e momento di riflessione sul capolavoro ammirato. Il tempo passa velocemente e così ci concediamo una breve passeggiata a l’Ile de la Citè. Camminiamo lungo i bei giardini della Senna (cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/59/NsNhGxC-j0o), e giungiamo ad un parco verde posto dove si trova l’abside della Chiesa gotica (http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/86/jQPqZUB3yr8 e confronta anche il video: http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/63/M6g_tt7sUcU ) , attraversiamo un ponte, vediamo sulla calma Senna un caratteristico battello, entriamo a prendere un aperitivo in un bistrò parigino, è ora di tornare al monastero, il giorno seguente ci attenderà il lungo viaggio di ritorno. Scende la sera su Montmartre e dopo aver recitato la preghiera della notte nella Basilica del Sacro Cuore andiamo a dormire felici  Lunedì 3 Maggio, dopo aver ringraziato e salutato le suore, alle ore 8,30 la nostra macchina lascia il monastero e dopo aver affrontato il traffico caotico di Parigi imbocchiamo l’autostrada alla volta di Lione, da Lione ci dirigiamo a Ginevra dove pranziamo e cambiamo Mamma. Nel pomeriggio – attraversando il suggestivo massiccio del Monte Bianco – giungiamo ad Aosta, da Aosta l’autostrada ci porta a Milano ed alla sera alle ore 19,30 giungiamo in Città Alta a Bergamo. Santina è felice ha affrontato un viaggio lungo, ma non sembra essere troppo stanca, il lungo riposo della notte darà a Lei un’ottima forma. Martedì 4 Maggio, nel pomeriggio, farò ritorno a Roma con nel cuore una grande gioia e una grande forza ricevuta dal venerare a Torino la Santa Sindone, la tomba del Santo Curato ad Ars, le reliquie di S. Teresa di Lisieux a Parigi.

PROGRAMMA DEL PELLEGRINAGGIO

GIORNO MATTINA SERA
Giovedì 29 Aprile TORINO, Sindone Telefono per visitare sindone: cell. 349.1643417 (parcheggio S. Stefano) Ars: Foyer Sacerdotal Jean Paul II, tel. 0033.04.74081900
Venerdì 30 Aprile ARS, Basilica e luoghi cari al Santo, Messa Parigi: Benedectines de Montmartre, Saint Efrem, Parigi tel 0033.01.53418909
Sabato1° Maggio PARIGI Montmartre e Messa PARIGI Tour Eiffel
Domenica 2 maggio PARIGI Montmartre e Messa PARIGI Notre Dame e La Senna
Lunedì 3 Maggio Parigi – Ginevra Ginevra – Bergamo

 

In occasione della ostensione della Santa Sindone ci siamo recati pellegrini a Torino, abbiamo proseguito poi per Ars, essendo il Santo Curato d’Ars patrono di tutti i sacerdoti una visita a questo Santo era raccomandabile nell’anno dedicato da Benedetto XVI ai sacerdoti. Infine da Ars siamo giunti a Parigi alla Basilica del Sacro Cuore. La vicenda di Santina imponeva un pellegrinaggio a questa importante Basilica nel mondo. Li ci attendeva una sorpresa: le reliquie di Santa Teresa di Lisieux! Queste ed altre vicende saranno raccontate nel diario che stiamo producendo…

E’ il 22mo  viaggio di Santina e ringraziamo il Signore per le tante grazie spirituali che abbiamo ricevuto. Santina in questi anni ha così percorso circa 48.000 chilometri,  sembra impossibile per una donna che nessuno riteneva più in grado di uscire di casa… Questi 48.000 chilometri  fatti da Santina, Antonietta Boselli in facebook li ha paragonati ai chilometri fatti dal ragazzo nel video CHE VI CHIEDO DI VEDERE PRIMA DI LEGGERE IL DIARIO http://www.youtube.com/watch?v=uku8pnQ6jps  PER QUESTO PARAGONE LA RINGRAZIO DI CUORE !!!

Poniamo qui tre testi di riflessione: uno è di Benedetto XVI, uno del Santo Curato di Ars ed uno di Teresa di Lisieux. La pagina vi offre le prime fotografie del Viaggio e anche il corredo di alune videonews che commentano “dal vivo” il nostro viaggio.  ( cf http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/16/_c2Z0cL8pe8)  Potete trovare molti videoclip nella pagina youtube la speranza non delude http://www.youtube.com/user/21686gigi

Qui di seguito viene riportata l’intera raccolta di 490 fotografie, organizzate in 5 powerpoint.  Per poter accedere alla rassegna si consiglia di salvare il file nel computer prima di vedere. Non tutti i computer supportano file di dimensioni grandi. Dopo aver cliccato sul link, attendere la voce salva file, salvare e al termine dell’operazione (può durare anche alcuni minuti) aprire il contenuto. Buona visione

Torino, 29 Aprile 2010

Ars, 30 Aprile 2010

Montmartres, 1 Maggio 2010

Tour Eiffel 1 maggio 2010

Notre Dame de Paris 2 Maggio 2010

1. MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE DAVANTI ALLA SACRA SINDONE 2 MAGGIO 2010

Cari amici,

questo è per me un momento molto atteso. In un’altra occasione mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria Icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come Successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l’umanità. Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.

 

Si può dire che la Sindone sia l’Icona di questo mistero, l’Icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe d’Arimatea, un ricco e autorevole membro del Sinedrio, chiese coraggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Gesù nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota.

Ottenuto il permesso, comprò un lenzuolo e, deposto il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Così riferisce il Vangelo di Marco, e con lui concordano gli altri Evangelisti. Da quel momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.

Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica Omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme … Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”.

Cari fratelli, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.

E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini.

Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale.

In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio.

E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.

Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati – “Passio Christi. Passio hominis” – promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio.

 

Come parla la Sindone?

Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.

Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità. Grazie.

2. UN OMELIA DEL SANTO CURATO DI ARS LA PREGHIERA

Per mostrarvi il potere della preghiera e le grazie che essa vi attira dal cielo, vi dirò che è soltanto con la preghiera che tutti i giusti hanno avuto la fortuna di perseverare. La preghiera è per la nostra anima ciò che la pioggia è per la terra. Concimate una terra quanto volete, se manca la pioggia, tutto ciò che farete non servirà a nulla. Così, fate opere buone quanto volete, se non pregate spesso e come si deve, non sarete mai salvati; perché la preghiera apre gli occhi della nostra anima, le fa sentire la grandezza della sua miseria, la necessità di fare ricorso a Dio; le fa temere la sua debolezza.

http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/18/xGGf8JOZ5ok

 

Il cristiano conta per tutto su Dio solo, e niente su se stesso. Sì, è per mezzo della preghiera che tutti i giusti hanno perseverato… Del resto, ci accorgiamo noi stessi che appena trascuriamo le nostre preghiere, perdiamo subito il gusto delle cose del cielo: pensiamo solo alla terra; e se riprendiamola preghiera, sentiamo rinascere in noi il pensiero e il desiderio delle cose del cielo. Sì, se abbiamola fortuna di essere nella grazia di Dio, o faremo ricorso alla preghiera, o saremo certi di non perseverare per molto tempo nella via del cielo.

http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/17/tuf6tEFyPw4

In secondo luogo, diciamo che tutti i peccatori debbono, senza un miracolo straordinario che accade rarissimamente, la loro conversione soltanto alla preghiera. Vedete santa Monica, ciò che fa per chiedere la conversione di suo figlio: ora essa è al piede del suo crocifisso a pregare e piangere; ora si trova presso persone che sono sagge, per chiedere il soccorso delle loro preghiere. Guardate lo stesso sant’Agostino, quando volle seriamente convertirsi… Si, per quanto fossimo peccatori, se avessimo fatto ricorso alla preghiera e se pregassimo come si deve, saremmo sicuri che il buon Dio ci perdonerebbe.

http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/13/yd6w6XqvVA8

Ah!, fratelli miei, non meravigliamoci del fatto che il demonio fa tutto ciò che può per farci tralasciare le nostre preghiere, e farcele dire male; è che capisce molto meglio di noi quanto la preghiera è temibile nell’inferno, e che è impossibile che il buon Dio possa rifiutarci ciò che gli chiediamo per mezzo della preghiera…

http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/2/IUG0GZ1ibjg

Non sono né le lunghe né le belle preghiere che il buon Dio guarda, ma quelle che si fanno dal profondo del cuore, con un grande rispetto ed un vero desiderio di piacere a Dio. Eccovene un bell’esempio. Viene riferito nella vita di san Bonaventura, grande dottore della Chiesa, che un religioso assai semplice gli dice: «Padre, io che sono poco istruito, lei pensa che posso pregare il buon Dio e amarlo?».

San Bonaventura gli dice: «Ah, amico, sono questi principalmente che il buon Dio ama di più e che gli sono più graditi». Questo buon religioso, tutto meravigliato da una notizia così buona, va a mettersi alla porta del monastero, dicendo a tutti quelli che vedeva passare: « Venite, amici, ho una buona notizia da darvi; il dottore Bonaventura m’ha detto che noi altri, anche se ignoranti, possiamo amare il buon Dio quanto í dotti. Quale felicità per noi poter amare il buon Dio e piacergli, senza sapere niente!».

http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/13/yd6w6XqvVA8

Da questo, vi dirò che non c’è niente di più facile che i1 pregare il buon Dio, e che non c’è nulla di più consolante.

Diciamo che la preghiera è una elevazione del nostro cuore verso Dio. Diciamo meglio, è il dolce colloquio di un bambino con il padre suo, di un suddito con il suo re, di un servo con il suo padrone, di un amico con il suo amico, nel cui cuore depone i suoi dispiaceri e le sue pene. (Omelia per la V domenica dopo Pasqua)

3. UNA POESIA DI SANTA TERESA DI LISIEUX VIVERE D’AMORE

1. Nella sera d’amore Gesù, fuor di parabole, disse: Chi vuole amarmi osservi la mia parola fedelmente, ed io e il Padre mio verremo a visitarlo: prenderemo dimora nel suo cuore, ne faremo la nostra reggia, il nostro vivente soggiorno, perché voglianto ch’egli resti nel nostro amore.

http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/19/jQPqZUB3yr8

2. Vivere d’amore è custodirti, Verbo increato! Parola del mio Dio! Io t’amo, e tu lo sai, divino Gesù! Lo Spirito d’amore m’incendia col suo fuoco. Amando Te attiro il Padre, che il mio debole cuore conserva, senza scampo. O Trinità! Sei prigioniera del mio amore.

 

3. Vivere d’amore è vivere della tua vita, Re glorioso, delizia degli eletti! Tu vivi per me nascosto in un’ostia… Ed io voglio nascondermi per te, Gesù mio! Occorre solitudine agli amanti, un cuore a cuore che duri notte e giorno: il solo tuo sguardo mi fa beata: io vivo d’amore!

 

4. Viver d’amore non è già piantar sulla terra, sulla vetta del Tabor, la propria tenda: ma salire con Gesù sul Calvario, ed ambire il tesoro della Croce! Vivrò in cielo esultante quando ogni prova sarà per sempre trascorsa. Ma quaggiù voglio viver d’amore nella sofferenza.

5. Vivere d’amore, quaggiù, è un darsi smisurato, senza chieder salario; senza far conti io mi dò, sicura come sono che quando s’ama non si fanno calcoli. Io ho dato tutto al Cuore divino che trabocca di tenerezza! e corro leggermente… Non ho più nulla, e la mia sola ricchezza è vivere d’amore.

6. Vivere d’amore è sbandire ogni tema, ogni ricordo dei passati errori. Non vedo nemmeno l’impronta d’uno dei peccati, ciascuno è svanito nel fuoco divino. Fiamma sacra, dolcissima fornace, del tuo focolare io fo la mia stanza. E qui a mio piacere canto, Gesù, e vivo d’amore!

 

7. Vivere d’amore è custodire nel vaso mortale di sé un tesoro. Mio Benamato! debolissima io sono! E tutt’altro che un angelo del cielo. Ma se cado a ogni passo tu mi raggiungi, di volta in volta mi sollevi, mi avvolgi nel tuo abbraccio, e mi dai la tua grazia. Io vivo d’amore!

http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/20/pTSrNLkjqT4

8. Vivere d’amore è un navigare incessante, seminando nei cuori la gioia e la pace. Pilota amato! M’incita la carità, perché ti vedo in tutte le anime mie sorelle. La carità, ecco la sola mia stella; alla sua luce vogo diritta; e sulla vela è scritto il mio motto: Vivere d’amore!

9. Vivere d’amore, quando assopito è Gesù, è il riposo sui flutti in tempesta; ah non temere, Gesù, che ti svegli, io aspetto in pace l’approdo dei Cieli. Presto la fede squarcerà il suo velo, la mia speranza sarà d’un giorno solo: la carità gonfia e sospinge la mia vela. Ed io vivo d’amore!

10. Vivere d’amore, o mio Divino Maestro, è supplicarti di spandere i tuoi raggi nell’anima eletta e santa del sacerdote ch’egli sia più che un celeste serafino. Proteggi la tua Chiesa immortale, te ne scongiuro ad ogni attimo. Io, figlia sua, m’immolo per lei, e vivo d’amore!

11. Vivere d’amore è rasciugarti il volto e ottenere perdono ai peccatori: che rientrino nella tua grazia, o Dio di amore, e sempre benedicano il tuo nome! Ogni bestemmia mi rintocca nel cuore; e per cancellarla ridico ogni giorno: T’amo e t’adoro, o Nome sacro! e vivo d’amore.

12. Vivere d’amore è imitare Maria Maddalena che bagna di pianti e di preziose essenze i tuoi piedi divini, e li bacia rapita, li asciuga coi lunghi capelli, poi con santa audacia levandosi, anche il dolce tuo volto cosparge d’aroma… Per me, quell’olezzo che innalzo al tuo volto è il mio amore.

13. Vivere d’amore, che strana pazzia! Mi dice il mondo: smettila di cantare! e bada a non sprecare i tuoi aromi, la tua vita, impiegali utilmente! Ma amarti, Gesù, che feconda perdita! Ogni mio aroma è tuo, per sempre. E voglio cantare, lasciando il mondo: Io muoio d’amore!

14. Morir d’amore è il ben dolce martirio di cui vorrei soffrire. Cherubini, accordate i liuti, ché il mio esilio, lo sento, sta per finire… Dardo di fuoco, consumami senza tregua, e feriscimi il cuore in questo triste soggiorno. Divino Gesù, avvera il mio sogno, morir d’amore!

http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/15/JenSRnmSz5o

15. Morir d’amore, ecco la mia speranza: quando vedrò spezzati i miei lacci, Dio sarà la mia gran ricompensa: non voglio altri beni. Son tutta presa del suo amore, e venga, dunque, a stringermi a sé per sempre. Ecco il mio cielo, il mio destino: Vivere d’amore!

Ed un saluto dall’interno di Notre Dame: http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/14/SBRfzoGZgZ8


Lascia un commento