PASQUA 2010 – La direzione giusta è quella contraria: Settimana Santa a Roma dal 28 Marzo – 11 Aprile 2010

In questa pagina trovano posto per ora4 foto della Messa Crismale con Papa Benedetto XVI il 1 Aprile 2010

 

 I. INTRODUZIONE. LA DIREZIONE GIUSTA E’ QUELLA CONTRARIA“Dapprima impariamo, poi insegniamo, poi ci ritiriamo e impariamo a tacere. E nella quarta fase, l’uomo impara a mendicare” (Proverbio indiano)Inizio questo nuovo diario delle belle giornate vissute con Santina a Roma per la Settimana Santa 2010, e poi al mare di Fregene con questo proverbio indiano che il Cardinale Martini applica a se. Ma penso che questo proverbio in forma diversa io lo possa applicare all’esperienza di Santina in questi anni dopo la prova del 2005. Tutto il viaggio si è concluso con la data di sabato 10 Aprile, il giorno in cui mia madre nel 2006 era uscita dall’ospedale. Era il Lunedì santo e ci apprestavamo a celebrare la Pasqua dopo nove lunghi mesi di gestazione in ospedale; una lunga gestazione che ha prodotto una esistenza totalmente trasformata, una esistenza secondo i canoni del Paradiso, come molte volte mi sono sforzato di dire. Dopo i lunghi e dolorosi mesi passati in Terapia Intensiva e in Ospedale navigando in un mare di disperazione, l’Esistenza di Santina giunse al porto di una nuova esistenza di speranza. Se il sorriso e la pace sono le caratteristiche che immediatamente colpiscono di questa anziana Signora, vi sono caratteristiche nascoste che il proverbio indiano ci mostra nell’esistenza di Santina. Rileggiamolo con calma: “Dapprima impariamo, poi insegniamo, poi ci ritiriamo e impariamo a tacere. E nella quarta fase, l’uomo impara a mendicare”. E’ il percorso della vita umana. Bambino, adulto, anziano e anziano malato sono le tappe della vita nelle quali assumiamo diversi atteggiamenti, il fanciullo quello dell’imparare, l’adulto quello di insegnare, l’anziano quello del ritiro e del silenzio, e nell’ultima fase l’anziano malato è costretto a mendicare.In questo saggio proverbio l’efficienza ci insegna a vedere come la parte migliore dell’esistenza quella nella quale si insegna. La categoria dell’insegnante e dell’insegnamento racchiudono in se quella della forza intellettuale con la quale aiutiamo gli altri a crescere. Questa concezione porta a centrare l’esistenza sull’età adulta ed a mettere in ombra le altre età importanti della vita, addirittura i minorenni hanno la soglia dei 18 anni per poter manifestare la loro forza civile, vediamo ad esempio la possibilità di voto nella società. L’età adulta porta con se il mito dell’efficienza, della produttività, della capacità di pensare e progettare un presente ed un futuro: l’anziano ed il bambino non sembrano avere queste possibilità. In questa direzione si muove la società ed il mondo civile laico, meno male che Dio non si muove così… e nel vangelo troviamo che “se non tornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”. E le pagine della Sacra Scrittura destinano all’anziano pagine di grande valore e rispetto, lo stesso comandamento del decalogo dice di “onorare il padre e la madre” nella loro vecchiaia. Dunque il Vangelo predilige vecchi e bambini che vengono invece messi in secondo ordine dal mondo. Dunque la Bibbia ama l’atteggiamento di colui che vuole imparare, di coloro che vivono nel nascondimento e sono costretti a mendicare, a dipendere. Bene, Santina in questi giorni ed in questi anni per me ha incarnato questi atteggiamenti biblici e me li ripropone con il suo esempio. Sono ormai quattro anni che viviamo con mia madre questa avventura di credere che in questa età della vita si può nascondere anche nella malattia, nella dipendenza e nella fragilità, l’incredibile forza di Dio, perché proprio quando sono debole è allora che sono forte, ci dice Paolo! In questo meraviglioso cammino tante persone ci sono vicine: libri, articoli, sito internet, canale you tube ed ora anche un gruppo di Face Book, televisione, radio, giornali, un musical: sistematicamente cerchiamo di riproporre questa vicenda di fragilità. Alcune volte mi scoraggio, perché mentre aumenta a dismisura il numero delle persone che conoscono la vicenda di mia madre, aumenta anche il numero di persone che vedono con sospetto tutto quanto facciamo. E allora nasce in me la domanda prepotente: mi devo fermare? Devo abbandonare la strada della solidarietà, della preghiera, del pellegrinaggio? Devo fermare tutto, devo tacere, non devo più disturbare nessuno? Facendo così mi metto con le spalle al muro e mi denuncio fino in fondo. Metto insieme le critiche, le ordino per importanza e per categoria dai parenti, agli amici, ai sacerdoti e religiosi. Guardo con la lente di ingrandimento tutto e poi giungo ad un capolinea: cosa fare dopo aver fatto tutto questo? Devo rimettere ordine nel cervello e soprattutto nel cuore. Ma da dove parto? Il punto di partenza e di arrivo l’ho davanti è Santina e la sua vita ritirata, silenziosa e di mendicante. Quella è la roccia da cui partire quello il codice con cui interpretare quanto mi viene detto. Guardo anche con molta cura dove vivo e le sue normali difficoltà. Mi sembra di aver messo sul tavolo tutto: la grande avventura di Santina e delle sue innumerevoli positività, le critiche che forse ho volutamente inasprito, la bussola che si chiama Santina, e il territorio in cui sono chiamato a muovermi. Recupero serenità sul mio atteggiamento pensando alla settimana santa vissuta con Santina e ponendo davanti a me la vicenda della croce e del suo scandalo. La proposta di Gesù in croce ha sempre scandalizzato il mondo, come posso pensare che la vicenda di croce di Santina non scandalizzi anche oggi. Ma lo scandalo è la prova che vi è una croce vera che forse spaventa ed il sorriso con cui Santina brandisce la sua croce forse se da un lato crea in moltissimi venerazione e amore, in altri crea terrore, e allora si dice, la Santina non capisce, non è più quella di prima, ha perso il cervello…Tutto così torna al suo posto e copriamo la nostra paura e la rimandiamo ad un altro momento e così si torna a vivere in modo apparentemente quieto. Bene con molta lucidità io e Carolina dopo tutte queste lunghe riflessioni decidiamo non solo di continuare, ma che dobbiamo fare assolutamente di più e prendere forza da proprio queste critiche. La nostra testardaggine nel vivere con forza questa avventura non si ferma certo davanti a coloro che criticano, gli occhi di Carolina hanno visto gli occhi di morte di mia madre durante l’arresto cardiaco e i miei occhi hanno visto il suo cuore lacerato: figuriamoci se critiche sconnesse e superficiali ci intimidiscono! In questi giorni sto leggendo un libro di un autore brasiliano, che in una pagina scrive una frase che ha illuminato molto la mia esperienza, parlando di un protagonista Coelho dice così: Venne attaccato e criticato, ma lui sapeva che stava procedendo nella giusta direzione che è sempre quella contraria (Paulo Coelho, Il vincitore è solo, Bompiani 2009, 184). Noi ci sentiamo sicuri dietro il sorriso buono di mamma, dietro il suo silenzio, dietro il suo mendicare vita, questa è la strada che il Signore ci ha indicato per il Paradiso ed io e mia sorella vogliamo con Santina percorrerla tutta senza paure o ripensamenti ma con grande slancio e serenità. Ed abbiamo anche la presunzione di pensare che Dio stesso ci protegga, perché non cerchiamo niente di quello che il mondo propone successo, potere, carriera e denaro. La nostra forza è che proponiamo una Debolezza e che non abbiamo nulla da perdere, la nostra forza è che promuoviamo con gesti di carità una catechesi sul dolore. Ed il dolore è un omaggio alla vita, come dice lo scrittore peruviano Alonso Ceueto in un suo bel romanzo dal titolo L’ora azzurra. Un romanzo straordinario che descrive con lucidità e fantasia le conseguenze di dieci anni di guerra civile e terrorismo in Perù. La gente semplice ha sempre a che vedere con il dolore e la sofferenza più della gente ricca e piena di comodità. E allora nel romanzo peruviano la gente danza, “Perché la danza è il modo per guardare il dolore negli occhi. Tutte le danze sono una sfida al dolore. E’ la sconfitta del dolore. (…) Il dolore è omaggio alla vita (Alonso Cueto, L’ora azzurra, Bookever Editori Riuniti 2006, p. 170). Con Santina, essendo anche noi poveri, vogliamo continuare a danzare questa danza che affronta e guarda negli occhi il dolore e che propone Cristo come interprete di questo dolore. Infine crediamo che la nostra forza è quella di proporre – soprattutto a coloro che criticano – di camminare con noi! Noi siamo pronti all’abbraccio, e voi?

II. DIARIO DEL XXI VIAGGIO DI SANTINA. IN SOLLEMNITATE PASCHALI 2010 I quattordici giorni che Mamma trascorre con me per la Pasqua, sono una copia di quello che abbiamo vissuto lo scorso anno per la Pasqua. Impegnato per il mio servizio in Segreteria di Stato, Santina mi è stata vicina durante la Settimana Santa, dal 28 Marzo al 3 Aprile, e nella settimana di Pasqua ha trascorso giorni felici al mare di Fregene, all’Hotel Corallo. Le giornate della sua permanenza a Roma ed al mare hanno uno schema ormai divenuto classico: la mattina è più dedicata al riposo, mentre io lavoro in ufficio ed il pomeriggio invece lo trascorriamo insieme facendo cose semplici, ma di intenso valore per noi. Nella tavola sotto riportata potrete vedere come le giornate si sono articolate. In una breve pagina tento di riassumere le 14 giornate per dare uno sguardo di insieme, il cuore del diario sarà invece l’incontro con Papa Benedetto XVI, il Giovedì santo. Partiti da Bergamo la Domenica delle Palme 28 marzo 2010 abbiamo destinato al viaggio la mattinata e siamo giunti a Roma, in Via di Bravetta per l’ora di pranzo, dopo un prolungato riposo pomeridiano per Santina, nella serata, abbiamo celebrato in cappellina la Messa della Palme con la lettura del Passio fatta da Olinda.Il 29 Marzo, Lunedì santo la mattina mi sono recato in ufficio e nel pomeriggio siamo andati con il Dottor Attilio Iacovoni a Fiumicino per l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma di Mamma, parte degli esami di routine che abbiamo fatto in previsione del Pellegrinaggio a Gerusalemme del prossimo giugno.Il Martedì santo 30 Marzo abbiamo vissuto invece un pomeriggio simpatico e al tempo stesso impegnativo. La troupe di Tele Pace è venuta a casa ed abbiamo registrato con Santina due puntate televisive della rubrica  Scintille di luce, che l’emittente televisiva avrebbe trasmesso nel tempo pasquale, per Mamma ed Olinda è stata un’esperienza nuova e divertente. La sera sono venuti a cena da noi Giulio con la moglie Maria ed anche Francesca. Abbiamo passato una serata di grande serenità.Il Mercoledì Santo 31 Marzo, sono dovuto rientrare in ufficio dopo aver celebrato con Santina ed Olinda la quotidiana messa, la sera prima di dormire mamma riceve il sacramento della confessione e si prepara così devotamente al Triduo Santo.Giunge così il Giovedì Santo, 1° Aprile, la grande festa del sacerdozio cattolico, e dell’Eucaristia e del Servizio. A questa giornata abbiamo dedicato ampio spazio in questo quaderno. Dopo la Messa in Coena Domini e una cena di festa dall’amico Bernardo, andiamo a dormire, stanchi ma felici. Il Venerdì Santo, 2 Aprile, ci raccogliamo ancora in preghiera con Papa Benedetto XVI, questa volta siamo nella bella Basilica di San Pietro. Assistiamo con grande attenzione ai gesti liturgici solenni e significativi dell’Actio Liturgica: il Pontefice che cammina scalzo, la venerazione della Croce, la lettura del Passio e riceviamo con concentrazione la Comunione. Mamma è piena di emozione e sembra gustare ogni momento della celebrazione.Il Sabato Santo 3 Aprile, la Chiesa vive una giornata senza liturgia, il pomeriggio, complice anche la bella e azzurra giornata, ci rechiamo sulle rive del Lago di Bracciano, dove trascorriamo un pomeriggio di pace. A casa le suore ci hanno preparato un’ottima cena e prima di andare a dormire rompiamo l’uovo di cioccolata facendoci gli auguri. Purtroppo la Domenica di Pasqua, 4 Aprile, è caratterizzata da bruttissimo tempo e pur avendo preparato per Mamma ed Olinda due prestigiosi biglietti, non me la sento di portarle in Piazza San Pietro e così Santina segue la Santa Messa da casa. Pranziamo insieme in ristorante e poi scendiamo in Piazza San Pietro approfittando di un momento di sole per ammirare la Piazza adorna di fiori offerti come ogni anno da maestri floricoltori dell’Olanda: tanti colori e una incredibile varietà di fiori e profumi ci accoglie. Ritorniamo a casa e in cappella celebriamo con la dovuta calma la messa pasquale.Il Lunedì dell’Angelo 5 Aprile, Santina ed Olinda fanno le valige per il mare. Dopo aver celebrato la Messa alle ore 16.00 circa partiamo per Fregene, la Signora Paola proprietaria dell’Hotel Corallo ci attende. Le nostre sono pronte, disfiamo le valige ed andiamo a cena, una cena allietata da numerosi ragazzi presenti in albergo a motivo delle tradizionali gite scolastiche.Da Martedì 6 Aprile a Venerdì 9 Aprile le giornate trascorrono serene e tranquille con un ritmo semplice e di grande sollievo nel riposo e nello svago per Santina e Olinda raggiunte da me nei pomeriggi. Ogni nostro pomeriggio si componeva di una lunga passeggiata di un’ora, di rosario, un caffè o cappuccino, il ritorno verso l’albergo, la celebrazione della Messa, una buona cena a base di pesce e le preghiere della sera. Santina sembra rinascere con tutti gli stimoli che riceve nelle tiepide giornate del sole marino. La sua ampia terrazza domina il mare e Santina volentieri si lascia scaldare dal sole. Alla fine della settimana sul suo viso si noterà anche una leggera abbronzatura. Sabato 10 Aprile, è una data importante, Santina festeggia quattro anni dall’uscita dall’ospedale dove vi era rimasta per ben lunghi 9 mesi, una sorpresa ci attende: per festeggiare, Mons. Carlo Mazza Vescovo di Fidenza ci invita a cena nella sua città. Partiamo presto da Fregene per rientrare a Bergamo. Dopo aver ricevuto al Comunione alle ore 14,30 lasciamo il mare e trascorso un lungo viaggio di cinque ore giungiamo a Fidenza, dove con don Carlo ed Adelaide festeggiamo Santina, alle ore 22,30 ripartiamo per Bergamo e giungiamo in Città Alta alle ore 23.45. Un piccolo imprevisto mi attende, dopo esser salite in casa, Santina e Olinda, l’ascensore fa capricci… e passata la mezzanotte mi tocca portare a mano le valige fino all’ultimo piano della nostra mansardina di via Arena, un ottimo modo per aggiungere stanchezza al lungo viaggio e sprofondare in un lungo sonno ristoratore pieno di felicità per il Viaggio svolto e guardano mamma dormire serena e felice.

III. UNA RIFLESSIONE PIÙ ARTICOLATA SUI QUATTRO INCONTRI CON BENEDETTO XVI Questa meravigliosa quinta Settimana Santa vissuta con Mamma da quanto è uscita dall’Ospedale sarà caratterizzata dall’incontro con Papa Benedetto XVI a San Giovanni in Laterano la sera del Giovedì Santo dopo al Messa in Coena Domini. La Pasqua dell’anno 2006 l’abbiamo vissuta a Bergamo, in casa nostra in Città Alta, Santina infatti è uscita dall’Ospedale il 10 Aprile 2006, ed era proprio il Lunedì Santo. La seconda Settimana Santa era nell’anno 2007 e per quell’occasione ci siamo trasferiti al Mare di Marina di Massa dove siamo giunti la sera del Giovedì Santo. L’anno 2008 è stata una Pasqua molto speciale a Lourdes, e ci ricordiamo ancora molto bene la salita dura per la via Crucis vicino al Santuario Mariano. La quarta Pasqua con Santina è stata lo scorso anno qui a Roma, ma non avevamo avuto la possibilità di incontrare il Papa, questa quinta Pasqua insieme che il Signore ci ha concesso di vivere è caratterizzata dal quarto incontro con Papa Benedetto XVI. In questa quinta Settimana Santa vissuta insieme Mamma incontra per la quarta volta il Santo Padre. L’esperienza di vedere da vicino e di poter salutare Papa Benedetto diviene così quasi un’esperienza lunga ed articolata nel tempo e nei significati: infatti delle quattro volte, due incontri sono avvenuti al termine di due Udienze Generali del Mercoledì, e le altre due hanno avuto un tono più sacro e religioso, questa quarta volta è avvenuta il Giovedì Santo, nel contesto della Messa in Coena Domini e della lavanda dei piedi, e l’altro incontro lo abbiamo visto come forse il più alto di significato perché funzionale ad un incontro ben più importare che era quello di ricevere Gesù nella Comunione dalle mani del Pontefice.In questo diario voglio ricuperare il valore degli altri tre incontri nel tentativo di giungere ad una sintesi organica su Santina e Papa Bendetto XVI in questi anni. La breve storia dei nostri incontri con il Pontefice si ricostruisce a partire dall’Udienza Generale dell’anno 2006, era il Mercoledì 6 Dicembre 2006, poi abbiamo incontrato il Santo Padre in un’altra Udienza Generale nell’anno 2008, era il mercoledì 5 novembre. Poi Mamma riceve la Comunione dal Papa nell’anno 2009: è ancora il 5 Novembre, ma dell’anno 2009, ed infine incontra Benedetto XVI in occasione del Giovedì santo 1° Aprile 2010.

 Mercoledì 6 Dicembre 2006 Ecco un breve riassunto delle pagine del diario del primo incontro“Tra tutti i papi che hai conosciuto, quale ti è piaciuto di più Mamma? Per me tutti i papi sono uguali E’ una risposta che probabilmente piacerebbe molto a Papa Ratzinger. Non è molto importante quale sia il carattere del pontefice, quali doti abbia, oppure se sia santo o meno, ciò che è importante è che lui è il successore di Pietro e per questo va onorato con il massimo rispetto. Questa è la profonda teologia che sta dietro alla frase pronunciata quel giorno a tavola da Mamma dopo aver avuto la possibilità di incontrare Papa Ratzinger. E anche per me si è avverato un sogno, per il quale ho offerto in ringraziamento la celebrazione della messa. Durante il calvario di Mamma in terapia intensiva, avevo messo vicino al suo letto una fotografia del nuovo Papa mentre mi salutava e mi chiedevo se Mamma un giorno avesse potuto conoscere il nuovo pontefice. Non avrei mai immaginato che ben quattro fossero ad oggi le volte in cui Santina si è incontrata con Papa Benedetto XVI. Il duro cammino di Mamma ha bisogno di momenti forti di senso e significato, tanti ne abbiamo messi in cantiere e tanti li abbiamo realizzati: « Santità… è la mia mamma, è malata la benedica… » « Ah, è tua madre! Signora, la benedico di cuore, coraggio! » «Santo Padre le vogliamo donare questo libretto che raccoglie la sua sofferenza ». «Grazie di cuore, e lei, Signora, prenda questo rosario ». Sono schegge del discorso avvenuto con Papa Benedetto XVI… il resto si perde nella confusione generata dall’emozione, dove il vedere ha una prepotente forza sul parlare… dove l’essere lì ha più forza che il ragionare, per alcuni minuti entri in una dimensione diversa che è quella del contemplare con gli occhi della fede il successore di Pietro, il vicario di Cristo in terra. Queste cose Santina le conosce bene e assapora ogni istante del suo stare con il Papa, le sue mani stringono la mani del pontefice, i loro sguardi si incrociano e le parole coronano l’incontro di grande forza simbolica.

 Mercoledì 5 Novembre 2008Il 4 Novembre Carolina e Caterina giungono in albergo perché anche loro mercoledì 5 Novembre sono state invitate ad incontrare Papa Benedetto. Arriva così il mattino di mercoledì 5 novembre. Alle ore 10.30 raggiungo Mamma all’hotel Kaire si respira l’aria dei grandi momenti. Caterina, Olinda, Carolina e Mamma sono vestite molto bene e per la festa, si vede sui loro volti emozione, quella di poter parlare con Papa Benedetto XVI. E’ stato don Georg, il segretario privato del Santo Padre, il grande regista dell’incontro. Avevo chiamato il Monsignore alcune settimane prima e così avevamo ipotizzato un incontro dopo l’Udienza Generale del Mercoledì, all’arco delle campane, dove il Papa cambia macchina e passa dalla Papamobile all’auto nera di rappresentanza. Vado in camera da Santina e mi metto la veste talare filettata propria degli incontri con il Pontefice. Lasciamo il nostro hotel e e ci dirigiamo a San Pietro. Arriviamo al piazzale dell’Arco delle Campane, è ancora presto e così decidiamo di visitare la tomba di Papa Giovanni Paolo II. Siamo da soli, possiamo togliere il cordone di protezione che vieta l’accesso alla tomba e posso portare mamma fino alla lastra sepolcrale. Siamo emozionati e ci raccogliamo in silenziosa preghiera.Un gendarme ci raggiunge e ci dice che l’incontro avverrà in Piazza di San Pietro. Ci muoviamo veloci, Carolina ed Olinda hanno in mano delle lettere che i figli hanno scritto al Papa, Caterina porta dei purificatoi da Lei ricamati per il Pontefice. Io e Mamma abbiamo nelle mani la copia del nuovo libro La Speranza non delude, lo vogliamo dare al Papa. Siamo al’ingresso della Basilica di san Pietro, con passo svelto il Papa ci raggiunge! “Santità, Le ho portato nuovamente mia mamma ed il nuovo libro La Speranza non delude è un commento con il dolore di Santina della enciclica Spe salvi.Il Papa incuriosito prende tra le sue mani il volume e tra noi scambiamo brevi battute, si rivolge a Santina. “Signora prego per Lei e le voglio portare il conforto della mia benedizione” Sì!!! Risponde forte Santina, “mi benedica Santità”. Benedetto XVI scambia alcune battute con noi che si perdono nella voragine della emozione, presento mia sorella Carolina, “Viene da Bergamo per incontrarla” “Ah da Bergamo, ho incontrato la settimana scorsa un grande pellegrinaggio da Bergamo”. Mamma in quella mattina a Roma era felice e quella sua felicità la si può vedere da alcune belle fotografie che abbiamo dell’evento, guardo con attenzione i suoi vecchi occhi. Sono occhi stanchi, ma pieni di bontà, di luce e di pazienza. Quello sguardo crea meraviglia ed anche il Papa sussurra, “che occhi!” Sono occhi che hanno provato la sofferenza e la tortura, sono occhi che hanno passato la lacerazione della carne, il dolore lancinante, ammiro quegli occhi. E mentre mi ricordo di quello sguardo chiedo a Gesù: “Gesù perché questa infinita sofferenza?”

Giovedì 5 Novembre 2009 Mancava forse l’incontro più importante, quello nel quale dal Papa si riceve la Comunione. Mamma è sempre stata convinta che l’incontro più importante della giornata, per Lei indispensabile, è riceve Gesù nell’Eucaristia. Tale incontro è per il cristiano il più grande incontro possibile, altro che in incontrare il Pontefice, incontrare Gesù nella comunione eucaristia significa incontrare il Creatore, il Dio Onnisciente, Onnipotente, il Padrone del cielo e della terra. L’incontro con il Papa è bello e suggestivo ma deve assumere nella nostra spiritualità una corretta collocazione, significa sì incontrare il Vicario di Cristo in terra, ma nella Comunione eucaristica riceviamo Cristo stesso. Sarebbe bello che il cristiano avesse nella sua casa una fotografia di quando riceve la Comunione: quello è l’incontro più importante della Vita. Mercoledì mattina mi giunge una sorpresa, la suora dell’Ufficio cerimonie mi chiama e mi dice che il Maestro delle Cerimonie ha riservato per Mamma il biglietto per ricevere la Comunione dal Santo Padre il giovedì 5 Novembre, giornata nella quale il Papa avrebbe celebrato la Messa in San Pietro. Con commozione lo dico a Santina ed a Olinda. Si devono predisporre tante cose, pensare ai trasferimenti in Vaticano ed a tutti minimi dettagli dell’evento. Vi è la tradizionale aria di festa dei grandi eventi. Saliamo in macchina e giungiamo a San Pietro. Io non potrò essere presente alla celebrazione perché lavoro. Mostriamo i nostri tre biglietti gialli e Santina, Suor Clara ed Olinda prendono posto nella prima fila. Sono molto emozionate. Giunge il Maestro delle Cerimonie ed indica alle tre donne come dovranno fare per ricevere l’Eucaristia dalle mani del Santo Padre. Mi congedo da loro per seguire dal mio studio tutte le parti della celebrazione eucaristica. Oltre il momento della Comunione, per ogni fedele partecipare alla Messa significa ascoltare bene le letture bibliche e l’omelia di commento.L’omelia mi pare, mentre l’ascolto dalla televisione in ufficio, una potente sintesi teologica di tutta la vicenda di sofferenza di Mamma, in cui Santina è stata provata come l’oro nel crogiolo. Papa Benedetto XI nelle sue parole ripercorre ogni momento della vicenda di Mamma, cosa dire ad esempio di questo passaggio dell’omelia pontificia interpretato alla luce dell’esperienza di dolore di Santina? Sappiamo bene e lo sperimentiamo nel nostro cammino che non mancano difficoltà e problemi in questa vita, ci sono situazioni di sofferenza e di dolore, momenti difficili da comprendere e accettare. Tutto però acquista valore e significato se viene considerato nella prospettiva dell’eternità. Ogni prova, infatti, accolta con perseverante pazienza ed offerta per il Regno di Dio, torna a nostro vantaggio spirituale già quaggiù e soprattutto nella vita futura, in Cielo. Questo brano mi ricorda un passaggio del romanzo L’ora azzurra di Alonso Cueto prima citato: Non esiste migliore compagnia che quella di Dio. Quando sono sola, parlo con Dio. Mi dà molta pace. La solitudine ti avvicina a Dio (…) Chi parla da solo spera un giorno di parlare con Dio (Alonso Cueto, L’ora azzurra, Bookever Editori Riuniti 2006, p. 88). Preparate all’incontro con Gesù dalle ricche meditazioni di Benedetto XVI, giunge il momento della Comunione: Santina, Olinda e suor Clara si recano in centro alla Basilica. La prima a salire i gradini ed a genuflettersi con devozione è proprio suor Clara, il Pontefice dona a Lei la Comunione avvolto dai suoi paramenti rossi ed aiutato da un cerimoniere. E’ la volta di Olinda. Con molta calma la donna si inginocchia e riceve la Comunione, si alza e poi lentamente va verso Santina, seguita a pochi metri dal Santo Padre. Il Papa scende i gradini e si dirige verso la Santina. A differenza delle altre due volte in cui Mamma era piena di sorriso per l’incontro con il Santo Padre, questa volta il suo viso è serio e severo.

Mia madre distingue perfettamente il valore del gesto e dell’incontro e privilegia, come Lei sa ben fare, l’incontro con Gesù. Santina non è triste, al contrario è piena di emozione e di tremore per l’incontro con Dio nella Comunione… poco importa se sia il Pontefice a dare a Lei l’Eucaristia. Proprio questa grande maturità spirituale conferisce al Romano Pontefice il suo alto valore nell’essere Vicario di Cristo in Terra. Santina puntualmente sceglie: e tra ogni cosa e Dio, sia pure il Papa, mia madre sceglie Dio!!Ancora una volta mia Madre diviene una Maestra di vita. Ricevere la Comunione non può essere strumentale all’incontro con il Papa, ma l’incontro con il Pontefice è solo un mezzo per ricevere Gesù e questo basta… Benedetto XVI si allontana, Olinda riporta Santina al suo posto, le tre donne si raccolgono in preghiera con tutta l’assemblea liturgica.Ho il tempo di lasciare l’ufficio e di raggiungerle nuovamente in chiesa. Sono alle loro spalle, Mamma si gira e mi mostra un meraviglioso sorriso di luce, una luce che viene dall’aver ricevuto Gesù e una profonda gioia che viene da aver ricevuto Gesù attraverso le mani del Santo Padre.

 1 Aprile 2010 Preparati dai riassunti delle pagine degli altri incontri, giungiamo al recente incontro con Papa Benedetto XVI. Forse più della stretta di mano e di qualche parola, il valore dell’incontro viene dal contesto liturgico. Cosa significa incontrare il Papa nel giorno del Giovedì Santo? Santina ha vissuto tutta la sua vita con un grande rispetto ed una grande ammirazione per il sacerdozio cattolico, per il sacerdozio di suo fratello e per quello di suo figlio. Santina ha vissuto tutta la sua vita con una profonda devozione eucaristica ed ha fatto della Messa il centro della sua vita, infine mia madre ha vissuto come una serva pulendo pavimenti e lavando biancheria. Santina ha aiutato gli altri: i missionari, la parrocchia, ha pulito i pavimenti della chiesa, chi meglio di Lei conosce la dimensione del servizio?Sacerdozio, Eucaristia e Servizio sono i pilastri della vita spirituale di mamma, in queste tre colonne portanti dell’architettura della vita spirituale di Santina si inserisce in modo assolutamente armonico e lineare l’incontro con il Pontefice. Siamo in San Giovanni in Laterano, la chiesa nella quale sono stato ordinato diacono. Siamo in un’ottima posizione per la celebrazione, Mamma è vicino all’altare maggiore, proprio di fronte al corpo diplomatico e può osservare bene tutto e seguire con devozione la suggestiva celebrazione della messa in Coena Domini.  Ci si avvicina dopo l’omelia il capo dei servizi di sicurezza vaticani, il dottor Giani. Mamma lo saluta con un solare sorriso! “Monsignore, è la sua mamma?” “Certo!” “Che piacere conoscerla, cosa ne dice se le faccio salutare il Papa?” Santina illumina i suoi occhi di gioia, Olinda sorride… “Dottore non vorrei disturbare”. “Non si preoccupi ci penso io”. Si avvicina ai gendarmi e dispone tutto perché Mamma possa essere trasportata vicino alla Cappella del Santissimo dove il Pontefice si recherà al termine della Messa per la rituale adorazione dell’Eucaristia il Giovedì santo. Scendiamo piano, piano i gradini, ci disponiamo sul percorso del Papa. Giunge la processione, Cardinali e Vescovi accompagnano il Santissimo in processione. Silenzio e preghiera nella cappella della reposizione. Anche noi preghiamo, sono commosso e in quel silenzio sussurro all’orecchio di Santina: “Mamma prega per me Gesù, affinché io sia sempre un Santo sacerdote, fedele a Lui! Mamma, è l’anno sacerdotale, prega Gesù per me!” Che bel momento. Santina chiude i suoi occhi e si raccoglie silenziosa è assorta in preghiera, quella preghiera che ogni giorno trasforma il suo volto in quello di un angelo. Santina prega per me, ne sono convinto, come ha sempre fatto e lo fa con il suo cuore buono. In quel momento non mi commuovo per l’imminente incontro con il Papa, ma per essere a fianco di Santina in preghiera, nella Basilica in cui sono stato ordinato diacono, non avrei mai immaginato momenti di raccoglimento e di preghiera simili La commozione, come dicevo, mi fa dimenticare la presenza del Pontefice. Lentamente scorre la processione che ritorna alla sacrestia e cardinali e vescovi passano davanti a noi. Il Santo Padre esce dalla cappella è al centro del transetto, vede Santina e senza curarsi di essere in processione gira a destra verso di noi: la sua scelta la vedono tutti, si avvicina a Mamma e mi dice:E’ la mamma? Sì Santità! Auguri… Una benedizione, una carezza e continua lentamente la processione lasciando nei nostri cuori quell’emozione che ormai ben conosciamo: questa è stata la nostra Pasqua e ringrazio Dio per questo enorme e bellissimo regalo. Usciamo dalla chiesa felici raccogliendo l’eredità di quattro incontri con Benedetto XVI che si sono armonicamente intrecciati con questo meraviglioso momento: il Giovedì Santo più bello della mia vita.

 IV. CONCLUSIONI. UN MERAVIGLIOSO TRATTO DI GENEROSITA’ E LA LAVANDA DEI PIEDI Quella serata di grande intensità dove abbiamo celebrato insieme il più bel Giovedì santo della mia vita, ricordando il mio sacerdozio, l’istituzione dell’Eucaristia e la generosità del servizio, trova un suo epilogo e sviluppo in un piccolo fatto, quasi un piccolo fioretto, in cui Santina pur provata dalla malattia e dalla disabilità è ancora in grado di dimostrare la sua grande generosità. Quando nonna Santina, prima del 2005, incontrava i suoi nipotini era solita frugare nella sua borsa per trovare una buona caramella da dare a Paolo, Daniela e Martina. Era quasi un rito, la vecchia donna infilava la sua mano nella borsa e con molto scrupolo rovistava alla ricerca della caramella… dalla borsa usciva di tutto: chiavi, fazzoletto, rosario, portamonete ed alla fine, quasi come una sorta di magia arrivava l’attesa caramella. I bambini seguivano questo rito meticoloso con i loro occhioni grandi e concentrati sulle mani della nonna, sugli oggetti che Santina estraeva, ed il loro sorriso passava dagli occhi alle labbra quando nonna trovava la caramella, allora, prima ancora che il dolce uscisse dalla borsa, i bambini capivano dal sorriso di Santina che nonna aveva trovato! E quando la caramella usciva i bambini facevano ohh e dopo aver detto grazie regalavano a Santina un bel bacione. Lunedì 24 Maggio nel pomeriggio Carolina e Paolo fanno visita a Nonna. Entrano in cucina e Santina dalla sua sedia a rotelle posizionata vicino al tavolo saluta con un gran sorriso. Paolo dice: “Ciao nonna! E le manda un grande bacio” Santina guarda con attenzione la borsa di mia sorella, la prende e se la mette al braccio come faceva una volta, poi lentamente la toglie dal braccio e la apre, inizia a curiosare nella borsa e guarda Paolo; Carolina divertita osserva mamma sfilare cellulare, chiavi, documenti, portafoglio, foulard… fino a giungere al portacellulare. Cerca con grande attenzione, gli occhi sono tornati quelli di una volta molto concentrati e attenti, Paolo la guarda, la nonnina guarda Paolo, trova una piccola caramella e felice la regala al nipotino! Paolo pieno di gioia da un bacio alla sua amata nonna e Carolina ed Olinda scoppiano in una compiaciuta risata: “Grazie Nonna! Sei rimasta sempre la stessa, anche oggi non smetti mai di essere generosa, sono felice ed orgoglioso di avere una nonna così!” Paolo con la semplicità del ragazzino coglie nell’animo di Santina quel meraviglioso tratto di generosità che ancora oggi la contraddistingue e dona ai suoi occhi ed al suo sguardo la bontà propria degli amici di Dio, quella bontà con la quale Gesù ha servito i suoi apostoli la sera del Giovedì santo, quando a loro ha lavato i piedi.

 APPENDICE CALENDARIO VIAGGIO A ROMA

GIORNO MATTINA POMERIGGIO
Domenica

delle Palme

28 Marzo 2010

Viaggio Bergamo –Roma

Pranzo dalle Suore

a Via Bravetta 560

Riposo e celebrazione

vespertina messa delle palme con il Passio

Lunedì Santo

29 Marzo 2010

Riposo Es.elettrocardiogramma a Fiumicino e passeggiata a Piazza San Pietro Messa
Martedì Santo

30 Marzo 2010

Riposo Riprese televisive

per Telepace 5-6 puntata, Messa cena con Francesca e Giulio e Maria

Mercoledì Santo

31 Marzo 2010

Riposo Messa, Confessione di mamma prima di dormire
Giovedì Santo

1 Aprile 2010

Riposo Messa, in Coena Domini

e incontro con il Santo Padre

Venerdì Santo

2 Aprile 2010

Riposo Actio liturgica in San Pietro con il Santo Padre
Sabato Santo

3 Aprile 2010

Riposo Acquisto massaggiatore per la schiena. Visita al Lago di Bracciano

e cena di Pasqua

Domenica di Pasqua

4 Aprile 2010

Pioggia, Messa per televisione e pranzo da Bernardo Visita alla Piazza San Pietro fiori olandesi, Solenne Messa Pasquale
Lunedì dell’Angelo

5 Aprile 2010

Riposo Trasferimento al mare di Fregene e Messa
Martedì di Pasqua

6 Aprile 2010

Riposo Passeggiata in riva al mare, rosario per la strada messa prima di cena
Mercoledì di Pasqua

7 Aprile 2010

Riposo Passeggiata in riva al mare, acquisti e celebrazione Messa
Giovedì di Pasqua

8 Aprile 2010

Riposo Passeggiata, messa, ufficio e ritorno a Fregene pernottamento al mare
Venerdì di Pasqua

9 Aprile 2010

Riposo Passeggiata, caffè in riva al mare, messa e cena
Sabato di Pasqua

10 Aprile 20104° Anniversariouscita dall’ospedale

Riposo Partenza insieme per Fidenza, cena da Mons Mazza e arrivo a Bergamo con finale a sorpresa

 

Nelle sette settimane di Pasqua, su Tele Pace andranno in onda sette puntate dal titolo SCINTILLE DI LUCE. Una rubrica in cui si parlerà della vicenda di Santina. Per voi gli orari della trasmissione

MARTEDI’ ORE 18.30

MERCOLEDI’ ORE 14.20

DOMENICA ORE 21.30

Non mancate!!

Ecco i temi delle sette puntate:

Prima Puntata: La Sofferenza:

http://www.telepace.it/video.php?x=Scintille di luce/scintille_01.flv

 

Seconda Puntata: La generosità del servizio:

http://www.telepace.it/video.php?x=Scintille di luce/scintille_02.flv

 

Terza Puntata: Volontà Buona:

http://www.telepace.it/video.php?x=Scintille di luce/scintille_03.flv

 

Quarta Puntata: La preghiera:

http://www.telepace.it/video.php?x=Scintille di luce/scintille_04.flv

 

Quinta Puntata: L’obbedienza

http://www.telepace.it/video.php?x=Scintille di luce

 

Sesta Puntata: Onora il Padre e la Madre

Settima Puntata: Conclusioni, sconfinando lontano… 

le puntate sono disponibili anche in internet sul sito di Tele Pace, clicca: http://www.telepace.it

 

Omelia del Santo Padre durante la Veglia Pasquale

 Cari fratelli e sorelle, un’antica leggenda giudaica tratta dal libro apocrifo “La vita di Adamo ed Eva“ racconta che Adamo, nella sua ultima malattia, avrebbe mandato il figlio Set insieme con Eva nella regione del Paradiso a prendere l’olio della misericordia, per essere unto con questo e così guarito. Dopo tutto il pregare e il piangere dei due in cerca dell’albero della vita, appare l’Arcangelo Michele per dire loro che non avrebbero ottenuto l’olio dell’albero della misericordia e che Adamo sarebbe dovuto morire. In seguito, lettori cristiani hanno aggiunto a questa comunicazione dell’Arcangelo una parola di consolazione. L’Arcangelo avrebbe detto che dopo 5.500 anni sarebbe venuto l’amorevole Re Cristo, il Figlio di Dio, e avrebbe unto con l’olio della sua misericordia tutti coloro che avrebbero creduto in Lui. “L’olio della misericordia di eternità in eternità sarà dato a quanti dovranno rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo. Allora il Figlio di Dio ricco d’amore, Cristo, discenderà nelle profondità della terra e condurrà tuo padre nel Paradiso, presso l’albero della misericordia”. In questa leggenda diventa visibile tutta l’afflizione dell’uomo di fronte al destino di malattia, dolore e morte che ci è stato imposto. Si rende evidente la resistenza che l’uomo oppone alla morte: da qualche parte – hanno ripetutamente pensato gli uomini – dovrebbe pur esserci l’erba medicinale contro la morte. Prima o poi dovrebbe essere possibile trovare il farmaco non soltanto contro questa o quella malattia, ma contro la vera fatalità – contro la morte. Dovrebbe, insomma, esistere la medicina dell’immortalità. Anche oggi gli uomini sono alla ricerca di tale sostanza curativa. Pure la scienza medica attuale cerca, anche se non proprio di escludere la morte, di eliminare tuttavia il maggior numero possibile delle sue cause, di rimandarla sempre di più; di procurare una vita sempre migliore e più lunga.

Ma riflettiamo ancora un momento: come sarebbe veramente, se si riuscisse, magari non ad escludere totalmente la morte, ma a rimandarla indefinitamente, a raggiungere un’età di parecchie centinaia di anni? Sarebbe questa una cosa buona? L’umanità invecchierebbe in misura straordinaria, per la gioventù non ci sarebbe più posto. Si spegnerebbe la capacità dell’innovazione e una vita interminabile sarebbe non un paradiso, ma piuttosto una condanna. La vera erba medicinale contro la morte dovrebbe essere diversa. Non dovrebbe portare semplicemente un prolungamento indefinito di questa vita attuale. Dovrebbe trasformare la nostra vita dal di dentro. Dovrebbe creare in noi una vita nuova, veramente capace di eternità: dovrebbe trasformarci in modo tale da non finire con la morte, ma da iniziare solo con essa in pienezza.Ciò che è nuovo ed emozionante del messaggio cristiano, del Vangelo di Gesù Cristo, era ed è tuttora questo, che ci viene detto: sì, quest’erba medicinale contro la morte, questo vero farmaco dell’immortalità esiste. È stato trovato. È accessibile. Nel Battesimo questa medicina ci viene donata. Una vita nuova inizia in noi, una vita nuova che matura nella fede e non viene cancellata dalla morte della vecchia vita, ma che solo allora viene portata pienamente alla luce. A questo alcuni, forse molti risponderanno: il messaggio, certo, lo sento, però mi manca la fede. E anche chi vuole credere chiederà: ma è davvero così? Come dobbiamo immaginarcelo? Come si svolge questa trasformazione della vecchia vita, così che si formi in essa la vita nuova che non conosce la morte? Ancora una volta un antico scritto giudaico può aiutarci ad avere un’idea di quel processo misterioso che inizia in noi col Battesimo. Lì si racconta come il progenitore Enoch venne rapito fino al trono di Dio. Ma egli si spaventò di fronte alle gloriose potestà angeliche e, nella sua debolezza umana, non poté contemplare il Volto di Dio. “Allora Dio disse a Michele – così prosegue il libro di Enoch –: ‘Prendi Enoch e togligli le vesti terrene. Ungilo con olio soave e rivestilo con abiti di gloria!’ E Michele mi tolse le mie vesti, mi unse di olio soave, e quest’olio era più di una luce radiosa… Il suo splendore era simile ai raggi del sole. Quando mi guardai, ecco che ero come uno degli esseri gloriosi” (Ph. Rech, Inbild des Kosmos, II 524). Precisamente questo – l’essere rivestiti col nuovo abito di Dio – avviene nel Battesimo; così ci dice la fede cristiana. Certo, questo cambio delle vesti è un percorso che dura tutta la vita. Ciò che avviene nel Battesimo è l’inizio di un processo che abbraccia tutta la nostra vita – ci rende capaci di eternità, così che nell’abito di luce di Gesù Cristo possiamo apparire al cospetto di Dio e vivere con Lui per sempre. Nel rito del Battesimo ci sono due elementi in cui questo evento si esprime e diventa visibile anche come esigenza per la nostra ulteriore vita. C’è anzitutto il rito delle rinunce e delle promesse. Nella Chiesa antica, il battezzando si volgeva verso occidente, simbolo delle tenebre, del tramonto del sole, della morte e quindi del dominio del peccato. Il battezzando si volgeva in quella direzione e pronunciava un triplice “no”: al diavolo, alle sue pompe e al peccato. Con la strana parola “pompe”, cioè lo sfarzo del diavolo, si indicava lo splendore dell’antico culto degli dèi e dell’antico teatro, in cui si provava gusto vedendo persone vive sbranate da bestie feroci. Così questo era il rifiuto di un tipo di cultura che incatenava l’uomo all’adorazione del potere, al mondo della cupidigia, alla menzogna, alla crudeltà. Era un atto di liberazione dall’imposizione di una forma di vita, che si offriva come piacere e, tuttavia, spingeva verso la distruzione di ciò che nell’uomo sono le sue qualità migliori. Questa rinuncia – con un procedimento meno drammatico – costituisce anche oggi una parte essenziale del Battesimo. In esso leviamo le “vesti vecchie” con le quali non si può stare davanti a Dio. Detto meglio: cominciamo a deporle. Questa rinuncia è, infatti, una promessa in cui diamo la mano a Cristo, affinché Egli ci guidi e ci rivesta. Quali siano le “vesti” che deponiamo, quale sia la promessa che pronunciamo, si rende evidente quando leggiamo, nel quinto capitolo della Lettera ai Galati, che cosa Paolo chiami “opere della carne” – termine che significa precisamente le vesti vecchie da deporre. Paolo le designa così: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose  del genere” (Gal 5,19ss). Sono queste le vesti che deponiamo; sono vesti della morte. Poi il battezzando nella Chiesa antica si volgeva verso oriente – simbolo della luce, simbolo del nuovo sole della storia, nuovo sole che sorge, simbolo di Cristo. Il battezzando determina la nuova direzione della sua vita: la fede nel Dio trinitario al quale egli si consegna. Così Dio stesso ci veste dell’abito di luce, dell’abito della vita. Paolo chiama queste nuove “vesti” “frutto dello Spirito” e le descrive con le seguenti parole: “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).

Nella Chiesa antica, il battezzando veniva poi veramente spogliato delle sue vesti. Egli scendeva nel fonte battesimale e veniva immerso tre volte – un simbolo della morte che esprime tutta la radicalità di tale spogliazione e di tale cambio di veste. Questa vita, che comunque è votata alla morte, il battezzando la consegna alla morte, insieme con Cristo, e da Lui si lascia trascinare e tirare su nella vita nuova che lo trasforma per l’eternità. Poi, risalendo dalle acque battesimali, i neofiti venivano rivestiti con la veste bianca, la veste di luce di Dio, e ricevevano la candela accesa come segno della nuova vita nella luce che Dio stesso aveva accesa in essi. Lo sapevano: avevano ottenuto il farmaco dell’immortalità, che ora, nel momento di ricevere la santa Comunione, prendeva pienamente forma. In essa riceviamo il Corpo del Signore risorto e veniamo, noi stessi, attirati in questo Corpo, così che siamo già custoditi in Colui che ha vinto la morte e ci porta attraverso la morte. Nel corso dei secoli, i simboli sono diventati più scarsi, ma l’avvenimento essenziale del Battesimo è tuttavia rimasto lo stesso. Esso non è solo un lavacro, ancor meno un’accoglienza un po’ complicata in una nuova associazione. È morte e risurrezione, rinascita alla nuova vita. Sì, l’erba medicinale contro la morte esiste. Cristo è l’albero della vita reso nuovamente accessibile. Se ci atteniamo a Lui, allora siamo nella vita. Per questo canteremo in questa notte della risurrezione, con tutto il cuore, l’alleluia, il canto della gioia che non ha bisogno di parole. Per questo Paolo può dire ai Filippesi: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti!” (Fil 4,4). La gioia non la si può comandare. La si può solo donare. Il Signore risorto ci dona la gioia: la vera vita. Noi siamo ormai per sempre custoditi nell’amore di Colui al quale è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra (cfr Mt 28,18).

Messaggio pasquale del Santo Padre in occasione della Benedizione “Urbi et orbi”

“Cantemus Domino: gloriose enim magnificatus est”.“Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!”(Liturgia delle Ore, Pasqua, Ufficio di Lettura, Ant. 1) Cari fratelli e sorelle!Vi reco l’annuncio della Pasqua con queste parole della Liturgia, che riecheggiano l’antichissimo inno di lode degli ebrei dopo il passaggio del Mar Rosso. Narra il Libro dell’Esodo (cfr 15,19-21) che quando ebbero attraversato il mare all’asciutto e videro gli egiziani sommersi dalle acque, Miriam – la sorella di Mosè e di Aronne – e le altre donne intonarono danzando questo canto di esultanza: “Cantate al Signore, / perché ha mirabilmente trionfato: / cavallo e cavaliere / ha gettato nel mare!”. I cristiani, in tutto il mondo, ripetono questo cantico nella Veglia pasquale, ed una speciale preghiera ne spiega il significato; una preghiera che ora, nella piena luce della Risurrezione, con gioia facciamo nostra: “O Dio, anche ai nostri tempi vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi: ciò che facesti con la tua mano potente per liberare un solo popolo dall’oppressione del faraone, ora lo compi attraverso l’acqua del Battesimo per la salvezza di tutti i popoli; concedi che l’umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo e partecipi alla dignità del popolo eletto”.

 

Il Vangelo ci ha rivelato il compimento delle antiche figure: con la sua morte e risurrezione, Gesù Cristo ha liberato l’uomo dalla schiavitù radicale, quella del peccato, e gli ha aperto la strada verso la vera Terra promessa, il Regno di Dio, Regno universale di giustizia, di amore e di pace. Questo “esodo” avviene prima di tutto dentro l’uomo stesso, e consiste in una nuova nascita nello Spirito Santo, effetto del Battesimo che Cristo ci ha donato proprio nel mistero pasquale. L’uomo vecchio lascia il posto all’uomo nuovo; la vita di prima è alle spalle, si può camminare in una vita nuova (cfr Rm 6,4). Ma l’“esodo” spirituale è principio di una liberazione integrale, capace di rinnovare ogni dimensione umana, personale e sociale.

 

Sì, fratelli, la Pasqua è la vera salvezza dell’umanità! Se Cristo – l’Agnello di Dio – non avesse versato il suo Sangue per noi, non avremmo alcuna speranza, il destino nostro e del mondo intero sarebbe inevitabilmente la morte. Ma la Pasqua ha invertito la tendenza: la Risurrezione di Cristo è una nuova creazione, come un innesto che può rigenerare tutta la pianta. E’ un avvenimento che ha modificato l’orientamento profondo della storia, sbilanciandola una volta per tutte dalla parte del bene, della vita, del perdono. Siamo liberi, siamo salvi! Ecco perché dall’intimo del cuore esultiamo: “Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!”.

 

Il popolo cristiano, uscito dalle acque del Battesimo, è inviato in tutto il mondo a testimoniare questa salvezza, a portare a tutti il frutto della Pasqua, che consiste in una vita nuova, liberata dal peccato e restituita alla sua bellezza originaria, alla sua bontà e verità. Continuamente, nel corso di duemila anni, i cristiani – specialmente i santi – hanno fecondato la storia con l’esperienza viva della Pasqua. La Chiesa è il popolo dell’esodo, perché costantemente vive il mistero pasquale e diffonde la sua forza rinnovatrice in ogni tempo e in ogni luogo. Anche ai nostri giorni l’umanità ha bisogno di un “esodo”, non di aggiustamenti superficiali, ma di una conversione spirituale e morale. Ha bisogno della salvezza del Vangelo, per uscire da una crisi che è profonda e come tale richiede cambiamenti profondi, a partire dalle coscienze.

 

Al Signore Gesù chiedo che in Medio Oriente, ed in particolare nella Terra santificata dalla sua morte e risurrezione, i Popoli compiano un “esodo” vero e definitivo dalla guerra e dalla violenza alla pace ed alla concordia. Alle comunità cristiane, che, specialmente in Iraq, conoscono prove e sofferenze, il Risorto ripeta la parola carica di consolazione e di incoraggiamento che rivolse agli Apostoli nel Cenacolo: “Pace a voi!” (Gv 20,21).

 

Per quei Paesi Latino-americani e dei Caraibi che sperimentano una pericolosa recrudescenza dei crimini legati al narcotraffico, la Pasqua di Cristo segni la vittoria della convivenza pacifica e del rispetto per il bene comune. La diletta popolazione di Haiti, devastata dall’immane tragedia del terremoto, compia il suo “esodo” dal lutto e dalla disperazione ad una nuova speranza, sostenuta dalla solidarietà internazionale. Gli amati cittadini cileni, prostrati da un’altra grave catastrofe, ma sorretti dalla fede, affrontino con tenacia l’opera di ricostruzione.

 

Nella forza di Gesù risorto, in Africa si ponga fine ai conflitti che continuano a provocare distruzione e sofferenze e si raggiunga quella pace e quella riconciliazione che sono garanzie di sviluppo. In particolare, affido al Signore il futuro della Repubblica Democratica del Congo, della Guinea e della Nigeria.

 

Il Risorto sostenga i cristiani che, per la loro fede, soffrono la persecuzione e persino la morte, come in Pakistan. Ai Paesi afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni sociali o religiose, Egli conceda la forza di intraprendere percorsi di dialogo e di convivenza serena. Ai responsabili di tutte le Nazioni, la Pasqua di Cristo rechi luce e forza, perché l’attività economica e finanziaria sia finalmente impostata secondo criteri di verità, di giustizia e di aiuto fraterno. La potenza salvifica della risurrezione di Cristo investa tutta l’umanità, affinché essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una “cultura di morte” che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta.

 

            Cari fratelli e sorelle! La Pasqua non opera alcuna magia. Come al di là del Mar Rosso gli ebrei trovarono il deserto, così la Chiesa, dopo la Risurrezione, trova sempre la storia con le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce. E tuttavia, questa storia è cambiata, è segnata da un’alleanza nuova ed eterna, è realmente aperta al futuro. Per questo, salvati nella speranza, proseguiamo il nostro pellegrinaggio, portando nel cuore il canto antico e sempre nuovo: “Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!”.

Quarto anniversario dell’uscita dall’Ospedale di Santina. Il Sabato 10 Aprile siamo a Faenza ospiti di S.E. Mons. Carlo Mazza per una cena di festa e riceviamo la sua benedizione

 


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