Pellegrinaggio Loreto-S.Giovanni Rotondo-Pompei-Roma 1-8 Novembre 2009

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Pellegrinaggio 1-8 Novembre 2009

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Per il momento sono disponibili solo le seguenti sequenze fotografiche che riguardano la Messa del 5 Novembre 2009 in cui Santina ha ricevuto la comunione dal Papa.

Come l’oro nel crogiolo

 Premessa I singoli eventi della giornata sono cenni che Dio ci rivolge, segni dell’attenzione che ha per ognuno di noi. Quanto spesso Dio ci fa percepire qualcosa del suo amore! Tenere, per così dire, un “diario interiore” di questo amore sarebbe un compito bello e salutare per la nostra vita! (…) La certezza della sua presenza non dovrebbe aiutarci a vedere il mondo con occhi diversi? Non dovrebbe aiutarci a considerare tutta la nostra esistenza come “visita”, come un modo in cui Egli può venire a noi e diventarci vicino, in ogni situazione? (Omelia di Benedetto XVI nei Primi Vespri di Avvento nella Basilica Vaticana, 28 Novembre 2009) Sospinto da questa considerazione del Santo Padre a tenere un diario interiore inizio la stesura di un nuovo diario al quale ho messo il titolo Come l’oro nel crogiuolo Santina non smette di essere per me una grande Maestra di Vita e non posso perdere quanto di significativo in questi anni vivo con Lei.

Introduzione Dall’anno 2005 la vita di mia Madre si è trasformata in dolore e debolezza, un dolore e una debolezza che esige un senso e questo senso lo offre solo la fede e la fede nel crocifisso. Questi importanti anni della nostra vita sembrano essere stati preparati dallo Spirito Santo con una sorta di piccole profezie che disseminano l’esistenza di Santina e precedono la terribile prova del 2005 e degli anni seguenti. Voglio raccontare questo simpatico episodio. Esso risale al 6 dicembre 1992 alle ore 19.10 della sera. Mamma ha una cultura e istruzione molto semplice ed elementare, ha fatto solo la terza elementare; vuol dire che più o meno la sua vita di istruzione scolastica era terminata alla tenera età di 8 anni con l’impegno di aiutare la numerosa famiglia contadina nei campi. Mamma non conosce quindi la lingua greca del Nuovo Testamento, ma il 16 Ottobre 1982, quando avevo 21 anni in una sua venuta a Roma – dove veniva a trovare me giovane studente di teologia alla Gregoriana – mi regalò il Nuovo Testamento in Greco, sul quale ha scritto numerose frasi ed esortazioni raccolte nel libro  La Speranza non delude. Ma torniamo alla sera del 6 dicembre 1992, siamo in cucina nella nostra casa in Città Alta e prima di cena prendo la Bibbia e dico a Santina: “Mamma mi fai un regalo?” “Cosa vuoi Luigi?” “Ascolta, aprì a caso la Bibbia che mi hai regalato e a caso scegli una frase, vorrei avere uno spunto di meditazione!” “ Ma io non capisco niente di greco, cosa vuoi che ti scelga io, una povera contadina che ha fatto solo la terza elementare tanti anni fa?” “Non fa nulla Mamma, prova. Ti prego”. Santina un po’ impacciata più per compiacermi che per altro, prende la Bibbia, apre e poi pone il suo dito sulla pagina di destra, proprio al centro. Quale frase avrà scelto Santina? Mi domando… con molta curiosità inizio a leggere: ou gar ekrina… “Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor 2,2). E l’intero brano è ancora più intrigante: Fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta scritto infatti: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito (1 Cor. 2, 1-10). Ma che scherzo incredibile dello Spirito Santo! Pensai quella sera, quando non conoscevo ancora l’autentico valore di quel testo e della profezia di Santina che mi si sarebbe ben rivelato nel 2005. Lo Spirito Santo utilizza mia mamma che non possiede sublimità di parola o di sapienza, che non ha alcuna cultura per indicarmi proprio questo brano, tra i tanti che a caso poteva scegliere… Mamma quella sera veniva a me nella sua ignoranza e anche nella sua perplessità, ma proprio Lei mi indicava un brano che riguarda proprio la sapienza di Dio, tanto lontana dalla sapienza degli uomini e …vicina invece alla semplice fede di Santina. Rimasi molto ammirato da questa folgorazione. Mamma mi chiese: “Mi dici che cosa c’è scritto?” Certo: Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso.  “Mi sembra di non aver scelto male, vero?” Presi una penna ed annotai a pagina 581: 1 Cor. 2,2 me lo ha indicato la mamma il 6 dicembre 1992 alle ore 19.10. Scrissi con una penna blu per non dimenticare quella sua citazione. Il risvolto simpatico avviene circa un anno dopo, siamo al 26 Ottobre 1993 a Collevalenza in una Assemblea Generale della CEI. Sono a tavola con il Card. Martini e stiamo parlando della mia Bibbia in greco e dell’utilità di imparare a memoria alcuni brani. Chiedo al Cardinale, esperto biblista, di commentarmi un versetto. Martini a conclusione della cena, mi dice: “Prendo la tua Bibbia e te la riporto domani a colazione”. Passata la notte il giorno dopo ci troviamo per la colazione. Il Cardinale giunge con il Nuovo Testamento sotto braccio e mi dice: “Ho scelto la stessa frase di tua madre!” Non ricordo ormai più il fatto dell’anno precedente e dentro di me dico, come è possibile, mia madre non conosce il greco! Mi avvicino a Martini e Lui prosegue, non immaginavo che tua Madre conoscesse il greco, ed apre la Bibbia… Solo allora ricordo. Divento tutto rosso e dico: “Eminenza in effetti mia madre non conosce il greco, e non è per nulla istruita, ma penso che sia stato lo Spirito Santo con la Sua sapienza a guidare la mano di Santina nel scegliere una brano che riguarda l’autentica sapienza e la evanescenza della sublimità di parola e della sapienza del mondo. Il Cardinale mi guardo con un misto di curiosità e di stupore: “Vuoi dire che ha scelto quello che non conosceva?” Esattamente Eminenza! “Ti ho scritto un commento Fidarsi davvero della potenza di Dio e vivere nascosti in Lui (Cf Mt 6,4.6.18). In quello straordinario brano l’uomo erudito e colto e la vedova semplice ed ignorante si sono incontrati producendo una delle più potenti esegesi del brano per la mia vita e costruendo insieme una autentica profezia che si sarebbe realizzata per mamma anni dopo, nel 2005, quando Santina e il Padre Martini si sarebbero incontrati nuovamente in un anno per entrambi singolare e nel quale avrebbero realizzato la loro profezia: Martini entrando in conclave non con la sapienza del mondo con l’unica certezza di non conoscere altro se non Gesù Cristo e questi crocifisso e di vivere quell’appuntamento così importante della sua vita Fidandosi davvero della potenza di Dio e vivendo nascosto in Lui. E Santina invece entrando in sala operatoria ed iniziando un calvario nel quale con la vita oggi insegna a tutti “di non sapere altro in mezzo a noi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor 2,2).  Che potente profezia è contenuta nella mia usata Bibbia, è un sole dal quale oggi continuo a ricevere una forte e calda luce con la quale vedere e giudicare questi anni, che pur nel dolore sono i più profondi e densi di significato di tutta la mia vita.

1. Beati i puri di cuore (Loreto) E’ Domenica, 1° Novembre 2009, con Mamma ci troviamo per la terza volta nel Santuario di Loreto, ed è il giorno del suo onomastico. Oggi celebro la Messa per Lei, penso che Santina gradisca molto il regalo. Abbiamo già festeggiato con una buona torta con la scritta  Buon Onomastico Santina! Ed una bottiglia di spumante. La tradizionale gentilezza delle suore ha predisposto un buon pranzetto di festa. Dopo il meritato riposo pomeridiano entriamo in visita al Santuario mariano che custodisce la Santa Casa di Nazareth. Entriamo nella piccola casetta impreziosita da preziose sculture in marmo e in ginocchio preghiamo per la sua salute, per la mia vocazione, per Carolina e la sua famiglia, per Olinda ed i suoi cari, per i nostri benefattori e le nostre iniziative di beneficenza. Questi saranno i motivi di preghiera che ci accompagneranno in tutte le cinque tappe del nostro lungo pellegrinaggio per l’Italia di una settimana. Guardo gli occhi dolci di Mamma pieni di commozione per essere in quel luogo così sacro. Usciamo dalla Santa Casa e ci predisponiamo per la celebrazione della Santa Messa delle ore 17.30. Do un bacio a Santina e mi avvio alla sacrestia dove mi preparo per la concelebrazione con un padre cappuccino indiano. Giungiamo all’altare, la chiesa è gremita per la celebrazione della sera. Guardo Mamma che dai primi banchi mi sorride, orgogliosa di vedermi celebrare la santa messa con i paramenti bianchi per la solennità. Durante la celebrazione della Santa Messa avviene però una singolare curiosità che vi voglio riferire. In sacrestia provvedo a predispormi per la celebrazione della messa e così il cellulare viene impostato sulla funzione silenziosa che si chiama vibrazione. In tasca il cellulare non ci sta, nella mia camicia clergyman vi è una tasca a sinistra, dalla parte del cuore, inserisco il telefono in quella tasca e poi mi preparo per la messa dimenticandomi del cellulare. Inizia la celebrazione eucaristica e mi viene chiesto di proclamare il Vangelo, è il vangelo delle Beatitudini, inizio lentamente a leggere: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia… In quel momento, casualmente guardo i fedeli ed tra di essi scorgo Mamma ed Olinda, che mi stanno guardando, chino leggermente la testa individuo il versetto seguente che conosco a memoria e pronuncio la frase Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” guardando dritto negli occhi Santina che esplode in un silenzioso e bellissimo sorriso: sono catturato dalla luce di quei occhi di diamante, nel mentre anche Olinda con i suoi grandi occhi neri si illumina con un sorriso gioioso. La luce del sorriso di Mamma mentre pronuncio quelle parole crea in me una forte emozione ed il cuore lo sento battere forte: pronuncio quelle parole guardando Mamma, Santina mi regala un meraviglioso sorriso e proprio in quell’istante il telefono inizia a vibrare nella tasca sinistra della camicia!!! Vibrerà per il resto della lettura del Vangelo, ma mentre continuo a leggere la pagina sacra, la mia mente è bloccata, paralizzata dal concatenarsi di questi semplici fatti sulla frase Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Che grande dono di coincidenza Maria mi ha regalato nel suo Santuario. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio!  Mi sorgono nella mente alcune domande: perché casualmente ho guardato Mamma proprio in quell’istante, perché Mamma mi sorride in quell’istante, perché il cellulare vibra proprio in quel momento? Ed infine perché anche Olinda contemporaneamente mi regala un sorriso? La regola della purezza di cuore per vedere Dio è una regola vissuta profondamente da Mamma e penso anche da Olinda. Vivono ogni giorno in casa, una vita semplice e sobria fatta di lavoro e di preghiera. E’ proprio vero, Mamma ogni giorno vive una intensa vita di orazione, Lei si ha il cuore puro! Scosso da questi fatti mi interrogo profondamente durante la Comunione, ma tu Don Gigi hai il cuore puro? Perché se hai il cuore puro, allora vedi Dio, allora il tuo volto si apre al sorriso. Durante lo scambio della pace scendo in chiesa ed abbraccio forte ed affettuosamente Santina. “Buon Onomastico Mamma, e grazie per il bellissimo insegnamento che qui in chiesa mi hai saputo donare… non lo dimenticherò mai!” La sera mi raccolgo in preghiera e ringrazio Dio per il meraviglioso dono che oggi mia Madre mi ha fatto e prometto a Dio e a me stesso di vivere come Santina, con il cuore puro e limpido per Dio.

2. Ringraziamento dopo la Comunione (S. Giovanni Rotondo) Il Lunedì 2 Novembre giungiamo in Puglia a San Giovanni Rotondo. La nostra visita alla tomba di Padre Pio da Pietrelcina ha una storia molto lunga in cui si compongono diversi elementi che voglio elencare. Tra i nomi datimi il giorno del battesimo vi è anche il nome di Pio. Mi chiamo infatti Luigi Clemente Pio Alberto. Ognuno di questi nomi ha una storia e quello di Pio è legato intimamente a mio papà che sicuramente incontrò Padre Pio e probabilmente, dai nostri ricordi di famiglia, si confessò da Lui. Quando io nacqui Santina decise per me Luigi e Clemente mentre mio padre mi impose il nome di Pio, per ricordare il suo incontro con il padre cappuccino. Non potrò mai sapere il contenuto di quell’incontro, ma il fatto che papà Egidio mi volle chiamare Pio, dice il grande valore e la venerazione di Padre Pio, ancor prima della sua canonizzazione. Legato a questo antico motivo, ve ne è un secondo, quando Santina era in terapia intensiva andai a San Giovanni Rotondo per chiedere la grazia della sua vita in un periodo di tristezza e lacrime. La figura di Padre Pio è stata poi raccomandata dal Santo Padre Benedetto XVI quale esempio sacerdotale in questo anno sacerdotale, infine non posso dimenticare il sogno del 15 Agosto: Ti ho detto di guardare agli altri con gli occhi di Dio! Tanti importanti motivi mi spingono a San Giovanni Rotondo. E’ il giorno dei defunti e celebro la messa nel pomeriggio proprio per mio padre: sono lì perché mio padre mi ha dato questo nome Pio e mi sembra una bellissima coincidenza quella di celebrare la messa per Lui. Padre Pio era poi davvero devoto nel celebrare l’Eucaristia. La vita di Padre Pio ruota intorno al tabernacolo: l’Eucarestia è il suo centro di gravitazione. Da frate, per ragioni di salute, Fra Pio dovette restare per alcuni anni a Pietrelcina, in quanto i superiori speravano che l’aria nativa gli restituisse la sanità fisica, compromessa in un modo misterioso. La gente del paese testimonia che Fra Pio passava ogni giorno lunghissime ore dinnanzi a Gesù sacramentato, a volte intere nottate. A quelli che si raccomandavano alle sue preghiere era solito dire: « Lo dirò a Gesù sacramentato, quando sarò vicino al suo tabernacolo ». Innanzitutto egli sente una forza singolarissima, che lo spinge all’Eucarestia, mentre, nello stesso tempo, è divorato da una fame grandissima di ricevere Gesù. Il 29 marzo 1911 scrive a p. Benedetto: « Il cuore si sente come attratto da una forza superiore prima di unirsi a lui la mattina in sacramento. Ho tale fame e sete prima di riceverlo, che poco manca che non muoia di affanno. Ed appunto perché non posso di non unirmi a lui, alle volte colla febbre addosso sono costretto ad andarmi a cibare delle sue carni. E questa fame e sete anziché rimanere appagata, dopo che l’ho ricevuto in sacramento, si accresce sempre più. Allorché poi sono già in possesso di questo sommo bene allora sí che la piena della dolcezza è proprio grande che poco manca da non dire a Gesù: basta, che non ne posso quasi proprio più. Dimentico quasi di essere al mondo; la mente ed il cuore non desiderano più nulla e per molto tempo alle volte anche involontariamente non mi vien fatto di desiderare altre cose » (Espist. I, 217). Gesù è necessario a Padre Pio. Egli non sa vivere senza Gesù sacramentato, specialmente quando turbamenti di coscienza e afflizioni di ogni genere lo fanno martirizzare: «Mi sento… alle volte tentato di tralasciare la comunione quotidiana, ma per il passato mi sono sempre vinto. Tutto sia a gloria di Gesù. E come poi, o padre mio, potrei vivere senza accostarmi a Gesù anche per una sola mattina? » (Epist. 1, 185). « Ahimè, padre mio, – scrive 1’8 settembre 1913 a p. Agostino -, quante offese riceve Gesù dagli uomini! Mi sento agghiacciare il sangue in considerare tanto amore di Gesù sì mal corrisposto… Quante volte innalzo la voce al Padre celeste che per la mansuetudine di questo e per la riverenza dovuta a quest’adorabile persona o ponga termine al mondo o dia fine a questa iniquità. Egli è onnipotente, lo può. Supplicatelo incessantemente anche voi a questo fine. A me non basta l’animo, perché sono debole assai, di supplicare questo celeste Padre di togliere questo suo diletto Figliuolo da mezzo al mondo per sottrarlo a tanti oltraggi. Che sarebbe degli uomini senza aver Gesù in mezzo a loro; ma specialmente che ne sarebbe di me?! Sento tutta la mia debolezza e la mia impotenza. A questo luttuoso pensiero fremo e sono preso dall’orrore e dalla paura dei castighi che Iddio può mandare ai nostri sventurati fratelli » (Epist. I, 414s). Una pagina questa, che gronda zelo e amore per Gesù da ogni rigo. Sarebbe giusto che, per le tantissime offese che riceve, Gesù venisse sottratto agli uomini. Ma che sarebbe allora di Padre Pio, che sperimenta da ogni parte debolezza ed impotenza? È necessaria quindi per tutti, e in particolare per lui, la presenza eucaristica di Gesù in mezzo a noi. E’ proprio durante la celebrazione della Messa a San Giovanni Rotondo che Santina mi imparte la seconda lezione di teologia. Anche per Santina la comunione eucaristica è sempre stata un punto centrale della sua vita spirituale. E quando la Chiesa concesse di ricevere anche due volte al giorno la Santa Comunione a patto di partecipare alla Santa Messa dall’inizio, mia Mamma molto volentieri ha spesso ricevuto Gesù due volte al giorno. Questa bella tradizione continua anche in questo periodo di sua totale infermità. A San Giovanni Rotondo Mamma segue in raccoglimento e devozione la Santa Messa, al Vangelo si fa il triplice segno di croce sulla fronte, sulla bocca e sul cuore… Ma il momento che diviene per me una grande testimonianza di culto eucaristico è quando Santina riceve l’Eucaristia. Dopo aver ricevuto Gesù, Santina ritorna al suo posto in chiesa. Guardo l’anziana donna raccogliersi. Sulle sue mani ci sono i guanti di lana per proteggerla dal freddo di novembre. Santina porta la mano sinistra davanti ai suoi occhietti piccoli e li chiude in devoto raccoglimento. Quella sua studiata lentezza, questa concentrazione in Dio che traspare dal suo volto crea in me un sussulto. Sono seduto con i paramenti sacri all’altare, guardo nella navata la carrozzina e mi dico: “Don Gigi, guarda quella donna, disabile, martoriata, raccolta in Dio nel suo silenzio. E’ una meraviglia, è l’icona della persona raccolta in Dio e con lo sguardo rivolto all’eternità. Sono giunto qui con Lei da lontano per venerare la figura di Padre Pio e Lei mi insegna con la sua testimonianza quanto un sacerdote deve essere capace di vivere bene il momento dell’Eucaristia. Grazie Signore di queste giornate intense che per me si trasformano in un autentico corso di Esercizi Spirituali dettati da Santina. Rivado con il pensiero all’anno 2005, quando durante il mese di ottobre ero giunto a San Giovanni Rotondo, ora son qui con Lei. Mi confronto con Lei e con la mia incapacità di vivere con autentica concentrazione il momento di incontro con Gesù sacramentato. Gesù aiutami  a vivere l’incontro con te come lo sa vivere ogni giorno la Santina”. Nel frattempo Mamma apre gli occhi la sua mano torna al bracciolo della sedia a rotelle e devotamente riceve la benedizione finale della messa. Ci portiamo lentamente alla Chiesa antica e li vediamo il confessionale di Padre Pio zeppo di bigliettini di intenzione di preghiera, ne scriviamo uno anche noi e lo buttiamo nel grande mucchio di biglietti che assiepano il confessionale del Santo. La stanchezza comincia a farsi sentire e così, dopo aver acquistato qualche ricordino, torniamo al nostro albergo per il meritato riposo.

3. La Messa ed il rosario a Pompei  La mattina partiamo alla volta del Santuario mariano di Pompei, dobbiamo attraversare l’Italia in largo. Una simpatica battuta di Mamma apre la giornata. In macchina chiedo a Santina: “Mamma quale è la cosa più importante della vita? Mi risponde con un bel sorriso: “Fare da mangiare!” Mamma è davvero straordinaria e mi colpisce per la sua capacità di giungere all’essenziale. E’ capace di un totale raccoglimento in Dio, come di essere ancora ben presente in questo mondo e di capire quanto sia importante l’arte di cucinare, non per nulla è sempre stata un’ottima cuoca con al passione della cucina, dai tempi in cui serviva in casa del Dottor Gualteroni. Santina mi insegna l’arte di saper unire una profonda spiritualità con le esigenze primarie di ogni giorno. Dopo aver ascoltato un bel canto tolto dal musical di Carlo Tedeschi Un fremito d’ali  dedicato a Padre Pio, la nostra auto entra in un bellissimo panorama fatto di ulivi e fichi d’india, i contadini con grandi reti stanno raccogliendo le olive. Mamma ed Olinda guardano con molta attenzione e meraviglia, entriamo in autostrada, ci fermiamo a Benevento per il rifornimento di carburante e continuiamo per Pompei, dove arriviamo per l’ora di pranzo accolti dalla gentilezza di Don Enrico il segretario del Vescovo. Pranziamo e poi un’anziana suora ci racconta la storia del quadro miracoloso di Pompei. In questi anni abbiamo visitato diversi santuari mariani importanti: Lourdes, Czestochowa, Loreto, Pompei, il Divino Amore, Caravaggio, ed abbiamo tentato anche Fatima, con un insuccesso. Ora siamo giunti da lontano anche a Pompei e vogliamo ringraziare la Madonna. Ma ripercorriamo brevemente la storia del venerato quadro della Vergine di Pompei. Bartolo Longo, nel suo intento di propagandare la pratica del Rosario tra i Pompeiani, si recò a Napoli per comprare un quadro della Madonna del Rosario. L’idea era quella di acquistarne uno già visto in un negozio, ma le cose non andarono così. Per puro caso infatti incontrò in Via Toledo Padre Radente (suo confessore) che allo scopo gli suggerì di andare al Conservatorio del Rosario di Portamedina e di chiedere, in suo nome, a Suor Maria Concetta De Litala un vecchio quadro del Rosario che egli stesso le aveva affidato dieci anni prima. Bartolo seguì tale suggerimento, ma fu presto preso da sgomento quando la suora gli mostrò il quadro: una tela corrosa dalle tarme e logorata dal tempo, mancante di pezzi di colore, con la Madonna in atteggiamento antistorico, cioè con la Vergine che porge la corona a Santa Rosa, anziché a Santa Caterina Da Siena, come nella tradizione domenicana. Bartolo fu sul punto di declinare l’offerta, ma ritirò comunque il dono per l’insistenza della suora. Nel tardo pomeriggio del 13 novembre 1875, l’immagine della Madonna giunse così a Pompei, su un carretto guidato dal carrettiere Angelo Tortora e adibito al trasporto di letame. Fu scaricata con la sua consunta copertura di fronte alla fatiscente Parrocchia del SS. Salvatore, ove ad aspettarla c’erano l’anziano parroco Cirillo, Bartolo e altri abitanti. Lo sgomento che inizialmente aveva colto Bartolo, colse anche tutti gli altri presenti, quando tolta la coperta, fu mostrato il quadro. Furono tutti d’accordo che il quadro non si potesse esporre per timore di interdetto, prima di un restauro anche solo parziale. L’immagine della Madonna si coprì ben presto di pietre preziose, offerte quali attestazioni di grazie ricevute. Papa Leone XIII nel 1887 benedisse il meraviglioso diadema che cinse la fronte della Vergine. E tra i diamanti e gli zaffiri che formavano le aureole sul capo della Madonna e del Bambino si potevano notare quattro rarissimi smeraldi, dono di due ebrei beneficati. L’ultimo restauro fu effettuato nel 1965, al Pontificio Istituto dei Padri Benedettini Olivetani di Roma, un restauro altamente scientifico, durante il quale, sotto i colori sovrapposti nei precedenti interventi, furono scoperti i colori originali che svelarono la mano di un valente artista della scuola di Luca Giordano (XVII secolo). In tale restauro furono eliminate quasi tutte le pietre preziose, onde evitare danni e perforazioni alla tela. In quell’occasione l’immagine della Madonna rimase esposta alla venerazione dei fedeli per alcuni giorni nella Basilica di San Pietro e il 23 aprile, il Quadro fu incoronato da Papa Paolo VI. Il ritorno dell’Icona a Pompei, avvenne in maniera solenne, con un corteo di ecclesiastici e di fedeli che si ingigantiva man mano che si attraversavano le città, lungo il tragitto Roma-Pompei. A sera inoltrata, il Quadro giunse a Napoli ove fu accolto con luminarie e fiaccolate, per poi proseguire con un largo seguito di Napoletani fino a Pompei, ove il viaggio si concluse in modo trionfale con una grande manifestazione. Nel 2000, per il 125° anniversario, il Quadro ha sostato per cinque giorni nel Duomo di Napoli, dove è stato venerato da migliaia di fedeli. Il ritorno a Pompei è stato fatto a piedi, seguendo il tracciato del 1875, con diverse soste nelle città della provincia. Per tutto il giorno centinaia di migliaia di persone hanno affollato il percorso di trenta chilometri che separa Pompei dal capoluogo. Il 16 ottobre 2002, il Quadro è tornato a piazza San Pietro, per esplicita richiesta del Papa Giovanni Paolo II che, accanto alla “bella immagine venerata a Pompei”, ha firmato la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae. Questo pellegrinaggio a Pompei è per noi di un particolarissimo valore spirituale. In tutta la vicenda di Mamma, dal 2005 ad oggi la preghiera del Rosario è stata una delle colonne della nostra spiritualità. Il Rosario da tre anni costituisce l’appuntamento pomeridiano di un’ora. Al rosario ci siamo aggrappati nei momenti di disperazione, quando con le mani gonfie in terapia intensiva Mamma pregava la Madonna. Il Rosario è stato per noi sempre un sicuro riferimento. Che commozione essere giunti fino qui a venerare questo meraviglioso quadro. Un quadro tanto prezioso, ma purtroppo accostato dagli uomini indegnamente al letame, perché come abbiamo sentito è stato trasportato su un carro di letame fino a Pompei. Ma anche a Lourdes la Madonna non appare in una discarica? Sembra che Maria si umili nell’essere vicina agli uomini, ed Ella è particolarmente vicina alle persone semplici ed umili come è la Santina. Con gli occhi velati dalle lacrime di commozione ci viene concesso di celebrare la Messa all’altare maggiore dove si conserva il venerato quadro e poi di recitare il rosario davanti alla icona miracolosa. Che emozione! Portiamo lì tutto il nostro affetto per Maria, tutta la nostra considerazione per Lei, raccomandiamo alla sua intercessione i nostri cari lontani. Il tempo passa velocemente e dopo aver visitato la piazza, salutiamo i sacerdoti e ci mettiamo in macchina alla volta di Roma, attraversiamo il Golfo di Napoli mentre scende la sera vediamo il Vesuvio e poi Caserta, Montecassino, Frosinone per giungere alle ore 19.30 a Roma pieni di felicità e gratitudine per il Signore. Mamma e Olinda sono cariche di gioia e felicità, ringraziamo con le preghiere della sera la Madonna di Pompei.

4. Santina riceve la Comunione dal Santo Padre Santina ha incontrato alcune volte durante la sua malattia Papa Ratzinger: nell’Udienza Generale del 6 Dicembre dell’anno 2006, poi nell’Udienza Generale del 5 Novembre 2008, in seguito ha preso parte alle celebrazioni di Pasqua con il Santo Padre. Mancava forse l’incontro più importante, quello nel quale dal Papa si riceve la Comunione. Mamma è sempre stata convinta che l’incontro più importante della giornata, per Lei indispensabile è riceve Gesù nell’Eucaristia. Tale incontro è per il cristiano il più grande incontro possibile, altro che in incontrare il Pontefice, incontrare Gesù nella comunione eucaristia significa incontrare il Creatore, il Dio Onnisciente, Onnipotente, il Padrone del cielo e della terra. L’incontro con il Papa è bello e suggestivo ma deve assumere nella nostra spiritualità una corretta collocazione, significa sì incontrare il Vicario di Cristo in terra, ma nella Comunione eucaristica riceviamo Cristo stesso. Sarebbe bello che il cristiano avesse nella sua casa una fotografia di quando riceve la Comunione: quello è l’incontro più importante della Vita. Mercoledì mattina mi giunge una sorpresa, la suora dell’Ufficio cerimonie mi chiama e mi dice che il Maestro delle Cerimonie ha riservato per Mamma il biglietto per ricevere la Comunione dal Santo Padre il giovedì 5 Novembre, giornata nella quale il Papa avrebbe celebrato la Messa in San Pietro. Con commozione lo dico a Santina ed a Olinda. Decidiamo di far venir da Bergamo per l’occasione suor Clara che ogni giorno porta la Comunione a Mamma. Fervono febbrili i preparativi per il giorno seguente. Si devono predisporre tante cose del biglietto aereo per la suora, pensare ai trasferimenti in Vaticano ed a tutti minimi dettagli dell’evento. Vi è la tradizionale aria di festa dei grandi eventi. La suora giunge da Bergamo, con lei mi reco a casa a prendere Mamma ed Olinda che sono piene di gioia nei loro vestiti di festa. Saliamo in macchina e giungiamo a San Pietro. Io non potrò essere presente alla celebrazione perché lavoro. Mostriamo i nostri tre biglietti gialli e Santina, Suor Clara ed Olinda prendono posto nella prima fila. Sono molto emozionate. Giunge il Maestro delle Cerimonie ed indica alle tre donne come dovranno fare per ricevere l’Eucaristia dalle mani del Santo Padre. Mi congedo da loro per seguire dal mio studio tutte le parti della celebrazione eucaristica. Oltre il momento della Comunione, per ogni fedele partecipare alla Messa significa ascoltare bene le letture bibliche e l’omelia di commento. Sembra che la provvidenza abbia predisposto per noi una pagina stupenda di Papa Benedetto XVI per l’occasione, ascoltiamone un brano: Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,cari fratelli e sorelle!“Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!”. Le parole del Salmo 122, che abbiamo cantato poco fa, ci invitano ad elevare lo sguardo del cuore verso la “casa del Signore”, verso il Cielo dove è misteriosamente raccolta, nella visione beatifica di Dio, la schiera di tutti i Santi che la liturgia ci ha fatto contemplare qualche giorno fa. Alla solennità dei Santi è seguita la commemorazione di tutti i Fedeli defunti. Queste due celebrazioni, vissute in un profondo clima di fede e di preghiera, ci aiutano a meglio percepire il mistero della Chiesa nella sua totalità e a comprendere sempre più che la vita deve essere una continua vigile attesa, un pellegrinaggio verso la vita eterna, compimento ultimo che dà senso e pienezza al nostro cammino terreno. Alle porte della Gerusalemme celeste “già sono fermi i nostri piedi” (v. 2).  (….)  “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio” (Sap 3,1). La prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, parla di giusti perseguitati, messi ingiustamente a morte. Ma se anche la loro morte – sottolinea l’Autore sacro – avviene in circostanze umilianti e dolorose tali da sembrare una sciagura, in verità per chi ha fede non è così: “essi sono nella pace” e, se pur subirono castighi agli occhi degli uomini, “la loro speranza è piena di immortalità” (vv. 3-4). (…) Cari fratelli e sorelle, sappiamo bene e lo sperimentiamo nel nostro cammino che non mancano difficoltà e problemi in questa vita, ci sono situazioni di sofferenza e di dolore, momenti difficili da comprendere e accettare. Tutto però acquista valore e significato se viene considerato nella prospettiva dell’eternità. Ogni prova, infatti, accolta con perseverante pazienza ed offerta per il Regno di Dio, torna a nostro vantaggio spirituale già quaggiù e soprattutto nella vita futura, in Cielo. In questo mondo siamo di passaggio, saggiati nel crogiuolo come l’oro, afferma la Sacra Scrittura (cfr Sap 3,6). Misteriosamente associati alla passione di Cristo,  possiamo  fare della nostra esistenza un’offerta gradita al Signore, un volontario sacrificio di amore. Nel Salmo responsoriale e poi nella seconda lettura, tratta dalla prima Lettera di Pietro, troviamo come un’eco alle parole del libro della Sapienza. Mentre il Salmo 122, riprendendo il canto dei pellegrini che scendono alla Città santa e dopo un lungo cammino giungono pieni di gioia alle sue porte, ci proietta nel clima di festa del Paradiso, san Pietro ci esorta, durante il pellegrinaggio terreno, a tener viva nel cuore la prospettiva della speranza, di una “speranza viva” (1,3).  Di fronte all’inevitabile dissolversi della scena di questo mondo – egli annota – ci è data la promessa di un’“eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce” (v. 4), perché Dio ci ha rigenerati, nella sua grande misericordia, “mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti” (1,3). Ecco il motivo per cui dobbiamo essere “ricolmi di gioia”, anche se siamo afflitti da varie pene. Se, infatti, perseveriamo nel bene, la nostra fede, purificata da molte prove, risplenderà un giorno in tutto il suo fulgore e tornerà a nostra lode, gloria e onore quando Gesù si manifesterà nella sua gloria. Sta qui la ragione della nostra speranza, che già qui ci fa esultare “di gioia indicibile e gloriosa”, mentre siamo in cammino verso la meta della nostra fede: la salvezza delle anime (cfr vv. 6-8). (…) Aiuti la Vergine Maria anche noi, ancora viandanti sulla terra, a mantenere fisso lo sguardo verso la patria che ci attende; ci incoraggi a restare pronti “con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese” per accogliere il Signore “quando arriva e bussa” (Lc 12,35-36). A qualsiasi ora e in qualsiasi momento. Amen L’omelia mi pare, mentre l’ascolto dalla televisione in ufficio, una potente sintesi teologica di tutta la vicenda di sofferenza di Mamma, in cui Santina è stata provata come l’oro nel crogiolo. Papa Benedetto XI nelle sue parole ripercorre ogni momento della vicenda di Mamma, cosa dire ad esempio di questo passaggio dell’omelia pontificia interpretato alla luce dell’esperienza di dolore di Santina? Sappiamo bene e lo sperimentiamo nel nostro cammino che non mancano difficoltà e problemi in questa vita, ci sono situazioni di sofferenza e di dolore, momenti difficili da comprendere e accettare. Tutto però acquista valore e significato se viene considerato nella prospettiva dell’eternità. Ogni prova, infatti, accolta con perseverante pazienza ed offerta per il Regno di Dio, torna a nostro vantaggio spirituale già quaggiù e soprattutto nella vita futura, in Cielo. Questi ed altri passaggi sono per noi delle pietre preziose che ci aiutano a meglio vivere l’esperienza di Santina. Preparate all’incontro con Gesù da queste ricche meditazioni, giunge il momento della Comunione: Santina, Olinda e suor Clara si recano in centro alla Basilica. La prima a salire i gradini ed a genuflettersi con devozione è proprio suor Clara, il Pontefice dona a Lei la Comunione avvolto dai suoi paramenti rossi ed aiutato da un cerimoniere. E’ la volta di Olinda. Con molta calma la donna si inginocchia e riceve la Comunione, si alza e poi lentamente va verso Santina, seguita a pochi metri dal Santo Padre. Il Papa scende i gradini e si dirige verso la Santina. A differenza delle altre due volte in cui Mamma era piena di sorriso per l’incontro con il Santo Padre, questa volta il suo viso è serio e severo. Mia madre distingue perfettamente il valore del gesto e dell’incontro e privilegia, come Lei sa ben fare, l’incontro con Gesù. Santina non è triste, al contrario è piena di emozione e di tremore per l’incontro con Dio nella Comunione… poco importa se sia il Pontefice a dare a Lei l’Eucaristia. Proprio questa grande maturità spirituale conferisce al Romano Pontefice il suo alto valore nell’essere Vicario di Cristo in Terra. Santina puntualmente sceglie: e tra ogni cosa e Dio, sia pure il Papa, mia madre sceglie Dio!! Ancora una volta mia Madre diviene una Maestra di vita. Ricevere la Comunione non può essere strumentale all’incontro con il Papa, ma l’incontro con il Pontefice è solo un mezzo per ricevere Gesù e questo basta… Benedetto XVI si allontana, Olinda riporta Santina al suo posto, le tre donne si raccolgono in preghiera con tutta l’assemblea liturgica. Ho il tempo di lasciare l’ufficio e di raggiungerle nuovamente in chiesa. Sono alle loro spalle, Mamma si gira e mi mostra un meraviglioso sorriso di luce, una luce che viene dall’aver ricevuto Gesù e una profonda gioia che viene da aver ricevuto Gesù attraverso le mani del Santo Padre. In quel momento prendo la decisione che il nostro bigliettino natalizio sarà proprio al fotografia di quel momento in cui Mamma riceve dal Papa la Comunione e l’augurio il seguente: Buon Natale e Buon Anno 2010 con Gesù nel cuore! Usciamo pieni di commozione dalla Basilica di San Pietro, abbiamo vissuto il momento più commovente di tutto il pellegrinaggio.

5. Quattro scintille di luce La giornata di Venerdì 6 Novembre è caratterizzata da un pomeriggio di festa con gli amici. Quest’anno non sono molti, siamo in tutto una quindicina di persone. Esse vengono a trovarci per salutare Santina di passaggio a Roma e con questa scusa proiettiamo per la prima volta il DVD  Quattro scintille di luce. Alle ore 18.00 iniziamo con la Santa Messa che puntualmente Mamma segue con grande attenzione. Siamo a casa nostra in via di Bravetta 560. Dopo la celebrazione della Messa andiamo nel salone dove vien proiettato per la prima volta il DVD. Questo DVD Quattro scintille di luce  è frutto di grande sforzo da parte di molte persone ed in questo periodo natalizio ci impegniamo a divulgarlo con l’intento di raccoglier fondi per la beneficenza di Santina. Molta gente ha collaborato alla sua realizzazione, il risultato è un prodotto modesto, ma al quale teniamo moltissimo. Sono curioso di capire come reagirà Mamma nel vedere il DVD. Si spengono le luci ed inizia la proiezione, fotografie grandi di mamma appaiono sullo schermo, e Santina quando si guarda è incredula, non pensa di essere lei, è dubbiosa e poi infine ride felice con sonore risate, nel mio cuore ci sono sussulti di gioia. Alla fine della proiezione la cordialità degli amici offre a Lei rose rosse ed orchidee bianche. Andiamo a cena tra gli applausi e felici di aver visto il DVD. Santina si addormenta serena dopo i saluti affettuosi dei presenti

Conclusione: La povera vedova al tempio Padre Pio ha protetto Santina che nel riposo pomeridiano scivola dal mio letto e cade a terra senza però farsi niente di male. Meno male! Lasciamo Roma sabato pomeriggio, 7 novembre, alle ore 16,00 e ci dirigiamo a Marina di Massa, dove alla Casa FACI in riva la mare ci attendono i nostri vecchi amici Isa e Angelo. Ceniamo con loro e ci raccontiamo le vicende della nostra vita ed il bel pellegrinaggio che stiamo per concludere. Dopo il riposo quieto della notte la domenica 8 Novembre celebriamo la messa alle ore 9,00 nella cappellina delle suore. La liturgia del giorno ci offre una mirabile pagina di Vangelo che sembra compendiare tutto il nostro viaggio. E’ il Vangelo in cui si parla dell’obolo della Vedova, ascoltiamolo: In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave”. E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” (Marco 12,38-44). Tante volte avevo ascoltato questo brano, ma non avevo mai dato importanza. Recitare questa pagina del Vangelo con mia mamma davanti, una povera vedova che ha dato tutta la sua vita a Dio, mi ha commosso. Come la vedova del Vangelo, mia Mamma non ha dato a Dio, tanto o tantissimo, ha dato semplicemente tutto. Ed è proprio quel suo tutto che la fa gridare con il suo esempio e con la sua vita che Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Che bellissima esegesi del brano biblico. In questi viaggi e in questi anni spesso mi trovo a commentare la Parola di Dio con la vita di mia Madre: mi è capitato il 6 Dicembre del 1992, mi è capitato nel pellegrinaggio di questo anno a Gerusalemme, parlando della profetessa Anna e mi capita oggi leggendo con le lacrime agli occhi questa meravigliosa pagina che rivive in Santina, nel suo piedino che ritmicamente batte sul poggiapiedi della carrozzina, nelle sue asciutte mani giunte in preghiera, nei suoi vecchi occhi carichi di serenità, nei suoi capelli d’argento, nel suo labbro che gronda saliva, ma soprattutto nel suo meraviglioso sorriso. Santina come l’oro è stata da Dio provata nel crogiolo.

DIARIO DI VIAGGIO 1-8 NOVEMBRE 2009

Domenica1 Novembre Partiamo da Bergamo abbastanza presto, alle ore 8,15 e ci fermiamo per la colazione vicino a Verona. Mamma è molto contenta. Il viaggio procede molto bene e durante la mattina recitiamo il Rosario e facciamo alcune telefonate per salutare parenti ed amici. E’ l’onomastico di mamma e, come lo scorso anno, siamo di nuovo in pellegrinaggio dall’1 all’8 Novembre. Quando siamo vicini alla Basilica di Loreto intoniamo l’Ave Maria di Lourdes ed usciamo commossi dall’autostrada. Dopo esserci rinfrescati nelle camere Suor Egidia alla Casa del Clero ci prepara un buon pranzo con la torta di buon onomastico, oggi infatti è la Festa di Tutti i Santi. C’è scritto:  Buon Onomastico Santina!  Apriamo lo spumante e mamma si spaventa per lo scoppio e poi ride felice. Nel pomeriggio dopo aver riposato concelebro alla messa delle ore 17.00 e dopo la Messa sostiamo in ginocchio, raccolti in preghiera prolungata all’interno della Santa Casa. Usciti dalla Basilica passo nelle due librerie per alcuni accordi per la vendita del nuovo libro e DVD di Santina Quattro scintille di luce. Stanchi andiamo a dormire dopo aver recitato le preghiere della sera.
Lunedì2 Novembre Dopo colazione, carico la nostra Rav4 di tutti i numerosi bagagli e poi ci dirigiamo nuovamente al Santuario per un breve saluto alla Madonna. Sono le ore 9.30 e partiamo alla volta di San Giovanni Rotondo. Il paesaggio cambia e quando entriamo in Puglia molti ulivi e fichi d’india compongono il panorama. Ci fermiamo in un autogrill per il solito Caffè lungo. Mamma è felice. Lasciamo l’autostrada e per circa 40 chilometri saliamo fino a giungere a San Giovanni Rotondo. Il nuovo e funzionale Centro di Spiritualità di Padre Pio ci accoglie, prendiamo le stanze ed andiamo a pranzo. Alle ore 15,30 ci rechiamo a visitare le tre suggestive chiese ed i luoghi cari a Padre Pio. Con emozione sostiamo alla sua tomba, ci dirigiamo poi alla bella chiesa di Renzo Piano. Alle ore 17.00 partecipiamo alla messa per i defunti nella chiesa costruita a lato dell’antica chiesa di Padre Pio. Mamma è molto concentrata dopo la Comunione. Mio Padre era molto devoto ed io ho preso il mio terzo nome da questo santo. Dedico la messa al suffragio per l’anima di mio papà Egidio. Torniamo al nostro accogliente albergo e dopo una buona cenetta mi addormento felice.
Martedì3 Novembre Olinda vuole tornare a salutare Padre Pio. Io e mamma la attendiamo in macchina e poi partiamo. Salutiamo ascoltando un bel canto dal Musical di Carlo Tedeschi dedicato a Padre Pio. La strada è bellissima, un immenso panorama dal quale vediamo il Mar Adriatico, ulivi e fichi d’india. Dobbiamo attraversare l’Italia in largo e giungeremo così a vedere il mar Tirreno. Mi fermo per una sosta di benzina nei pressi di Benevento e poi ripartiamo. Giungiamo nelle vicinanze di Pompei e purtroppo il bel panorama è sporcato dai sacchi delle immondizie lasciati ai margini della strada. Al casello dell’autostrada una figura losca ci impaurisce un po’. Senza fermarci e con la vettura ben chiusa giungiamo al recinto sacro del Santuario di Pompei dove la gentilezza di don Enrico ci accoglie, ci attende un buon pasto caldo predisposto dalle suore. Alle ore 15.00 celebro con molta emozione la messa all’Altare della Madonna, e continuo a guardare con ammirazione mia mamma e Olinda. Non mi sembra vero che sono con me a Pompei. Ci viene concesso di recitare il Rosario. Lo recitiamo all’altare maggiore e poi visitiamo la chiesa e la piazza. Salutati i sacerdoti ci mettiamo in macchina alla volta di Roma. Mamma è molto felice in macchina e scambia qualche parola. Vediamo lo splendido golfo di Napoli, il Vesuvio, passiamo Caserta e poi Montecassino e felicemente alle ore 19.30 giungiamo alla nostra nuova casa di Via di Bravetta 554. E’ la prima volta che mamma entra nel suo nuovo appartamentino romano.
Mercoledì4 Novembre E’ la prima volta che mamma giunge nella mia nuova casa di Roma. La mia camera da letto è diventata la sua, per Olinda ho predisposto il divano letto nel salone e io ho preso una stanza dalle suore per lasciare a loro più comodità nello spazio di casa. Sembra molto contenta di vedere le grandi fotografie che la ritraggono. Mentre vado in ufficio Olinda e Mamma trascorrono una mattinata di riposo. Torno a casa per l’ora del pranzo con una grande sorpresa tre biglietti per ricevere la comunione dal Santo Padre il giorno seguente. Santina ed Olinda sono felici non hanno mai ricevuto la comunione dal Papa! Ci mancava proprio. Nel tardo pomeriggio ci rechiamo a Piazza San Pietro e facciamo una bella passeggiata in Piazza. Mamma è ben coperta e le luci della Basilica conferiscono alla Piazza un tono di magia. Siamo ospiti al ristorante di Bernardo, dove all’angolo Santina-Olinda mangiamo dopo cena castagne caldarroste e buon vino novello. Torniamo a casa e ci addormentiamo felici attendendo il giorno dopo in cui avrebbero ricevuto la Comunione dal Papa.
Giovedì5 Novembre Suor Clara arriva da Bergamo in aereo. E’ la suora brasiliana che porta la comunione da Mamma tutte le mattine. A Lei abbiamo fatto il regalo di venire a Roma e di incontrare Papa Benedetto XVI per ricevere da Lui la Comunione. La Messa inizia alle ore 10,30e le tre donne ricevono devotamente l’Eucaristia dalle mani del Santo Padre. Dopo la Messa Santina, Olinda e Suor Clara sono felicissime e lasciano contente la Basilica di San Pietro. Suor Clara riparte per Bergamo e io porto Mamma ed Olinda al ristorante da Bernardo per un grande pranzo di festa. Dopo il pranzo Mamma ed Olinda si dedicano al riposo mentre torno in ufficio. La sera trascorre serene, mentre guardiamo su Rai 1 don Matteo 7.
Venerdì6 Novembre La mattina Mamma si riposa nel mio appartamento, poi con Olinda fanno una piccola passeggiata nei negozi vicino a casa. Torno per pranzo ed inizio i preparativi per il debutto del DVD Quattro Scintille di Luce. Alle ore 18.00 iniziamo con la Santa Messa, fa seguito la prima proiezione del DVD di Carlo Tedeschi Quattro scintille di Luce che colpisce moltissimo mamma. Una belle cena di festa piena di fiori orchidee bianche e rose rosse con un buon rhum per finire. Santina assiste compiaciuta e poi in camera si addormenta contenta.
Sabato7 Novembre Olinda prepara le valige, mentre mamma si riposa: così trascorre la mattinata. Arrivo per pranzo e dopo un buon caffè portiamo Santina a dormire ed iniziamo a caricare la macchina. Apriamo la porta della mia camera e troviamo Santina per terra con un gran sorriso sulle labbra. Fortunatamente non si è fatta nulla, un piccolo miracolo regalato a noi da Padre Pio. Alle ore 16.15 passato lo spavento partiamo per Marina di Massa dove incontriamo i nostri amici Isa e Angelo. Consumiamo in gioia una buona cenetta e mamma è visibilmente contenta, vi è un po’ di nostalgia per l’ultimo giorno ormai vicino.
Domenica8 Novembre Dopo la colazione alle ore 8.00 celebriamo alle 9 la messa domenicale. Le letture sono bellissime e parlano della vedova di Zarepta di Sidone e della povera vedova al tempio. Sembra che tali letture riguardino proprio Mamma Santina. Alle ore 10 partiamo per Bergamo, dove giungiamo felici alle ore 13.30. Manca l’ultimo impegno del nostro pellegrinaggio: la condivisione festosa con Carolina della belle giornate di festa. Invitiamo tutta la famiglia a pranzo con noi al ristorante Pianone. Siamo felici di raccontare le meravigliose e semplici vicende dei giorni trascorsi insieme. Dopo il pranzo scarico tutte le valigie e alle ore 17.00 riparto per Roma, dove arrivo a notte fonda stanco ma pieno di felicità e gratitudine per Dio che ci ha concesso tanti benefici.

 

Come oro nel crogiolo

 

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