Pellegrinaggio in Polonia 1-8 Giugno 2008

PELLEGRINI ALLA MONTAGNA

DELLA LUCE JASNA GORA

1-8 Giugno 2008

 

 

Ascolta un brano del diario tolto dal libro LA SPERANZA NON DELUDE ed ambientato a Gerusalemme. Esso appare sul canale youtube di Santina,puoi cliccare qui di seguito: http://www.youtube.com/watch?v=i7SOkRTf4f4&feature=channel_page

 

 

I. UN TOTALE APPROSSIMATIVO DI 21.300 CHILOMETRI

 

Una simpatica premessa

Bene, cerchiamo prima di parlare della Polonia di ricapitolare un po’… giusto per non fare confusione. Allora, la domanda: “Quanti viaggi ha fatto la Santina da quando è uscita dall’ospedale il 10 Aprile 2006? Siete pronti? Ecco la sequenza geografica, se avete una cartina provate ad immaginare: Marina di Massa al Mare e Roma (luglio 2006), Roma per incontrare Benedetto XVI (dicembre 2006), Marina di Massa (Pasqua 2007), Loreto e Roma (giugno-luglio 2007), Venezia (agosto 2007), Gerusalemme e Betlemme (ottobre 2007) Marina di Massa e Pisa (Natale 2007), Lourdes (Pasqua 2008) …e finalmente Polonia dall’1 all’8 Giugno 2008! Per un totale approssimativo di 21.300 chilometri: non è un miracolo???

 

Il Pellegrinaggio in Polonia

Dopo il riuscito pellegrinaggio a Lourdes per la Pasqua, essendo mamma in buone condizioni di salute, abbiamo progettato un altro più impegnativo pellegrinaggio in Polonia con l’intento di onorare l’immagine della Madonna di Czestokowa che sorge sulla collina di Jasna Gora, la Montagna della Luce. Ancora una volta la progettazione si è caricata di emozione, ma anche di preoccupazione per la distanza, l’incognita di un Paese di cui non conoscevamo lingua, costumi ed abitudini. Ma quasi a 3 anni dal 2 Agosto 2005, quando avevamo avvertito una benevola carezza di Giovanni Paolo II al cuore martoriato di mamma che minacciava tristemente di spegnersi, abbiamo voluto compiere il pellegrinaggio per ringraziare la Madonna e l’intercessione del Servo di Dio Giovanni Paolo II che aveva permesso a mamma di continuare a vivere una vita densa di significato e di preghiera. Ancora oggi non posso definire con determinazione che la celebrazione eucaristica del 2 Agosto 2005 abbia causato per intervento di Giovanni Paolo II la guarigione di Mamma, ma non ci interessa neppure di saperlo, noi siamo contenti così… e così ci siamo recati in pellegrinaggio anche ai luoghi cari del pontefice polacco, quali Cracovia, Wadowice, Kalvaria, e il santuario di Santa Faustina Kovalska.

 

 

Abbiamo avuto anche la fortuna di celebrare la Messa con il Card. Stanislaw Dziwisz e di incontrare suor Tobiana; due autorevoli testimoni della vita di Giovanni Paolo II. Ho goduto così la fortuna di portare mamma in questi luoghi. E Mamma come sempre ha vissuto queste meravigliose giornate a modo suo, con il suo solare sorriso, con il silenzio e con molta preghiera. Durante il viaggio il mio volto molte volte si è girato nei sedili posteriori alla ricerca del suo piccolo visino sorridente. La manina asciutta attaccata alla maniglia della portiera come faceva una volta, occhiali da sole ed uno sguardo vivace ed attento a cogliere tutti i particolari dei bellissimi panorami che si contemplano. Questi viaggi sembrano essere per Mamma meglio di fisioterapia e di sofisticate cure, la fanno sentire viva, le fanno gustare la bellezza del creato e la gioia di vivere alcuni giorni in compagnia del figlio prete nella preghiera, nella spensieratezza che non disdegna sane risate. Il nostro viaggio in macchina si è caratterizzato certamente per la recita del rosario completo, magari anche le tre corone intere, ma altresì da canti, da risate e da buoni spuntini. Un viaggio molto semplice, come il solito, ma che nella sua semplicità regala istanti di gioia e di pace, quella gioia e quella pace che hanno preparato e seguito la visita al grande Santuario mariano ed ai luoghi cari a Giovanni Paolo II. Le linee importanti di questo viaggio sono idealmente quattro e quattro sono i paragrafi di questo diario. In questo viaggio abbiamo potuto sperimentare la necessità della preghiera e l’importanza della preghiera nei momenti difficili della vita, un secondo paragrafo riguarda l’incontro con la vicenda umana di Giovanni Paolo II, un terzo momento tratterà invece dell’incontro con la Madonna Nera di Częstochowa ed un quarto ed ultimo paragrafo riguarda l’amore misericordioso di Dio al Santuario di Santa Faustina Kowalska.

 

 

 

II. TRASFORMARE OGNI PENSIERO IN PREGHIERA

 

Domenica 1 Giugno 2008

Dopo aver celebrato la Messa domenicale con Carolina e Martina alle ore 9,15 siamo partiti. Sull’autostrada per Verona abbiamo trovato una lunga colonna di automobili che si dirigevano al lago e così siamo arrivati per le 14.00 ad Udine dove abbiamo preso una camera all’Hotel Astoria. Mamma ha riposato e mangiato in camera con Olinda ed io mi sono dedicato alla visita della  bella cittadina dove ho visto la piazza del Comune, il Duomo ed il Battistero, verso le ore 16.30 siamo partiti per Vienna. La pioggia battente e la stanchezza ci costringono a fermarci a Bad Waltersdorf, ad un centinaio di chilometri prima della Capitale austriaca. Dopo uno spuntino in autostrada stanchi morti ci riposiamo in un bel albergo termale. Alla sera al nostro hotel a Bad Waltersdorf ecco la pagina del diario di quel giorno: Sono troppo stanco per connettere ed anche provato dalla miseria della mia fragilità, ma Gesù consacro a te nuovamente tutto il mio cuore infranto dalla debolezza: te lo ridono e nessuno, neppure mia mamma, me lo potrà rubare. Lei è ancora qui con me. Dopo il funerale dello zio Giacomo mi chiedo per quanto tempo lascerai a me l’adorazione della sua fragilità. Gesù io ho ancora bisogno di Lei ed è per questo che mi sono messo in viaggio per il Santuario della Madonna Nera. La porto a Częstochowa, e vorrei riportarLa a Bergamo con i suoi occhi di luce, dopo aver visitato il Monte della Luce. Non voglio fare carriera! Voglio imitare la sua meravigliosa bontà. E’ un percorso interiore che sviluppo dentro di me e cerco in Lei luce e forza nella mia fragilità. Piove ed è umido, sono sfinito come ogni giorno che passo con Lei. Ma porto nel cuore pace e gioia immensa quando vado a dormire. Domani è il secondo giorno e giungerò in Polonia: sono felice che il suo sorriso sia ancora con me e lo custodisco come un diamante molto prezioso con il quale illuminare la vita e le dure e difficili scelte quotidiane alla tua sequela scelte che gridano tutte meraviglie ed incanto di essere prete tutto tuo!

 

Lunedì 2 Giugno 2008

Ci svegliamo un po’ più tardi, non sappiamo ancora che ci aspetta una giornata massacrante. Dopo aver caricato la macchia partiamo alla volta di Vienna, la incantevole Capitale austriaca ci accoglie, parcheggiamo l’ auto in un centralissimo parcheggio e poi con una buona dose di fatica solleviamo la carrozzina per tre rampe di scale perché non riusciamo ad individuare l’uscita per i disabili, mamma è felice. Percorriamo trecento metri di una elegante via e giungiamo così alla piazza della cattedrale dedicata a Santo Stefano manca un quarto d’ora a mezzogiorno.

Scattiamo alcune fotografie, la Piazza è molto affollata ed è avvolta da un bellissimo sole estivo. Alcune carrozze con cavalli sostano nel centro storico. Guardo gli antichi palazzi e la bellissima chiesa, ma è tutto vero? La Santina si trova a Vienna? Quante volte mi sono trovato in questi ormai due anni a ringraziare il Signore, dopo la lunghissima e sofferta malattia: seppure in condizioni di totale dipendenza, la Santina ha percorso circa 23.100 chilometri ed oggi si trova a Vienna. Lei è felice, si sente amata e protetta, ed anche io sono pieno di gioia per questa incantevole giornata di sole! Entriamo in chiesa che è arredata in modo tale da ospitare molti turisti che durante le notti bianche estive vogliono assaporare un momento di meditazione e di pace.

La Chiesa è molto bella, diciamo una preghiera e ci inoltriamo tra i banchi. Un sacerdote sta andando con passo veloce in sacrestia, mi ricordo che devo dire messa! Forse ci sarà una messa a mezzogiorno, lo seguo… dico ad Olinda che celebrerò l’Eucaristia,  di stare vicino a Mamma. Arrivo in sacrestia e salutati i sacerdoti chiedo di concelebrare. Il Parroco mi dà il benvenuto e all’inizio della messa mi saluta con l’assemblea. Una liturgia severa e sobria con antichi canti in tedesco creano una appropriata dimensione di preghiera nella quale celebriamo la Liturgia eucaristica. La cosa sorprendente è che la Santina, pur menomata, incapace di parlare in italiano di camminare e di muoversi in autonomia, mamma abituata da sempre a seguire la Messa, al momento del Vangelo pronunciato in tedesco compie il triplice segno di croce sulla fronte sulla bocca e sul cuore. Incredibile! Mi chiedo se un altro italiano, senza la conoscenza della lingua tedesca e meno devoto di lei in quel momento si sarebbe reso conto di essere giunti al Vangelo! Mamma è un autentico prodigio sempre e ha in se una forza incredibile con la quale abbatte la propria debolezza. Che incredibile insegnamento mi mostra. Sono felice… La Messa finisce, siamo in vacanza e così entriamo in un locale italiano e chiediamo di pranzare all’aperto. Trascorriamo un’altra ora di tranquilla serenità ed il pomeriggio, dopo aver cambiato mamma in un locale della parrocchia della Cattedrale gentilmente offerto dal parroco iniziamo il nostro viaggio verso la Polonia.

E’ tardi, ma mi dicono che in cinque ore potrei essere a Cracovia, sono le 3,30 del pomeriggio e penso di stare così per cena in Polonia. Le cose saranno invece molto diverse. Lasciamo l’Austria ed entriamo nella Repubblica Ceca, direzione Brno. L’autostrada finisce ed entriamo in una superstrada, anche la superstrada finisce ed iniziano i campi… il panorama è incantevole, ricco di verde, lunghe distese di campi di grano, ma abbiamo perso la strada! Oltretutto il serbatoio del carburante entra in riserva. Ho bisogno di gasolio. Pompe di benzina non esistono. Dopo alcuni chilometri trovo un piccolo villaggio di Hulin. Meno male che vi è la pompa di benzina. Nessuno capisce l’italiano o l’inglese, chiamo l’Italia e mi danno alcune indicazioni. Riprendiamo una faticosa strada statale. La sera scende e siamo ancora lontani dalla Polonia. Faccio mangiare a mamma qualche dolcetto preso ad un’altra stazione di rifornimento. Giungiamo al confine e mancano ancora 180 chilometri di strada statale!! Guardo il faccino di mamma, stanco, ma sempre pieno di fiducia. La povera donna è visibilmente provata, Olinda la cura con la solita acqua da bere. Coraggio Mamma ci siamo porta pazienza. Sono le dieci di sera, sento forte la stanchezza della giornata, vi è buio; i fari delle macchine disturbano la stanca vista. Mi rimprovero di non aver sufficientemente pensato l’itinerario. Di aver sottovalutato l’importanza di una cartina e della strada. Spero che la stanchezza del viaggio non incida troppo sulla fragilità di mamma. Chiedo ad Olinda di provare la pressione. La pressione è buona! Meno male. Ad un certo punto sento la voce di mamma. Sono le prime parole della giornata e sono quasi le dieci e mezzo. Cosa dirà Santina, si lamenta per il viaggio, vuole tornare a casa, mi vuole rimproverare, è arrabbiata con Olinda? Sono queste tutte le domande che mi pongo. Invece no! Sapete cosa dice mia Madre. “Luigi diciamo le preghiere delle sera! Ti adoro mio Dio…” E’ un fulmine nel mio cuore, guardo la strada, è buio nessuno può vedere le lacrime che mi scendono abbondanti dagli occhi!!! Sono commosso, questo istante è un istante di paradiso. Questa donna è totalmente presa da Dio e la preghiera è la sua priorità.

 

 

 

Completamente sfinita, piena di sonno e di stanchezza il suo pensiero è preghiera. Proprio questo è incredibile. In quel momento nella scura notte polacca un enorme bagliore illumina le mie miserie. Se riesco ad intuire quello che prova nel suo animo, se lo Spirito Santo mi dona di leggere il suo cuore buono io penso che Santina con la disciplina della vita e con la dura e spietata prova della sofferenza abbia trasformato il suo pensiero in preghiera. Io penso che mia madre non pensi più, penso che mia madre preghi sempre. Trasformare ogni pensiero in preghiera penso sia la vetta della santità ed un grande dono di Dio. E’ un dono molto caro e mamma lo ha pagato con la sua salute e la sua completa dipendenza. Ma quello che mi sorprende è il grande valore profetico di quella sera… Mamma non dice a me di dire le preghiere in una sera tranquilla, nella propria casa in una situazione ideale per la preghiera. Lei invoca preghiera e chiede di pregare nel momento più difficile della giornata, quello pieno di stanchezza, pieno di buio, con la testa piena di preoccupazione!Che grande serata! Mamma profeticamente dice a me: “ Caro Don gigi, quando le cose non vanno bene, quando il buio tormenta la tua giornata e false luci ti stancano gli occhi, quando sei in preda al dubbio di aver fatto una buona scelta, quanto ti senti fragile, quando ti senti senza forze, deluso o nell’amarezza il tuo rifugio sia la preghiera! Quelle ore piene di affanno e di stanchezza mi hanno regalato il più importante insegnamento della giornata, quel momento difficile si è trasformato in un momento di profonda riflessione, quelle lacrime che hanno bagnato i miei stanchi occhi mi hanno regalato una pulizia più profonda, in quel momento con gli occhi lavati dalle lacrime ho visto il volto di un Dio buono nel meraviglioso viso di mia madre. Dio mi si è presentato all’ingresso in Polonia così, in una notte scura, nel grido di mia madre: “Luigi, diciamo le preghiere della sera!” In quella notte nella mia camera di albergo mi sono tornate alla mente le parole di Benedetto XVI intervenuto recentemente al Convegno della Chiesa di Roma, ecco le parole del suo intervento: La persona che prega non è mai totalmente sola perché Dio è l’unico che, in ogni situazione e in qualunque prova, è sempre in grado di ascoltarla e di aiutarla. Attraverso la perseveranza nella preghiera il Signore allarga il nostro desiderio e dilata il nostro animo, rendendoci più capaci di accoglierlo in noi. Il giusto modo di pregare è pertanto un processo di purificazione interiore, che ci libera dalle menzogne segrete con cui inganniamo noi stessi e così, mentre ci apre a Dio, ci apre anche ai fratelli: è dunque l’opposto di una fuga dalle nostre responsabilità verso il prossimo.

 

Martedì 3 Giugno 2008

E’ sera quando scrivo, e la stanchezza del giorno si fa sentire: “Sono sfinito, ma pieno di gioia per la possibilità di avere portato mamma fino a Cracovia. Oggi mamma ha nuovamente vomitato ed io ho provato infinita paura. Questa mattina mia madre si è svegliata molto tardi, alle ore 10.30. Abbiamo fatto colazione. Io sono tornato dalla Chiesa abbastanza presto verso le 9.00. Dopo una splendido giro nel verde parco siamo tornati al nostro albergo l’ Holiday Hinn. Alle ore 16.00 abbiamo iniziato la nostra visita della Città. Alla Basilica della Madonna Assunta in cielo abbiamo celebrato la messa e l’altare che ci hanno dato era quello del Sacro Cuore. Una severa statua dallo sguardo penetrante mi ha fissato per tutta la messa e mi riproponeva come esempio la dolcezza di mia madre. Lei è qui, è ancora qui ed ha superato anche la morte del fratello Giacomo. Io guardo a Lei con ammirazione e paura. La paura del momento in cui Lei morirà. Morirò anche io? Cosa farò? Devo decidere come Lei con lucidità solitudine e forza, devo decidere sorriso e silenzio. Devo decidere di vivere con Lei un fantastico oggi per bene affrontare il domani”. Ma perché mamma ha passato tutta questa durissima sofferenza? La risposta alle mie paure la trovo in un recente discorso di Papa Benedetto XVI. Le parole del Santo Padre calmano la mia mente ed il mio cuore: Cari fratelli e sorelle, educhiamoci ogni giorno alla speranza che matura nella sofferenza. Siamo chiamati a farlo in primo luogo quando siamo personalmente colpiti da una grave malattia o da qualche altra dura prova. Ma cresceremo ugualmente nella speranza attraverso l’aiuto concreto e la vicinanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni persona che è il nostro prossimo, perché ci accostiamo a lei con atteggiamento di amore. E ancora, impariamo ad offrire al Dio ricco di misericordia le piccole fatiche dell’esistenza quotidiana, inserendole umilmente nel grande “com-patire” di Gesù, in quel tesoro di compassione di cui ha bisogno il genere umano. La speranza dei credenti in Cristo non può, comunque, fermarsi a questo mondo, ma è intrinsecamente orientata verso la comunione piena ed eterna con il Signore. Perciò verso la fine della mia Enciclica mi sono soffermato sul Giudizio di Dio come luogo di apprendimento e di esercizio della speranza. Ho cercato così di rendere di nuovo in qualche modo familiare e comprensibile all’umanità e alla cultura del nostro tempo la salvezza che ci è promessa nel mondo al di là della morte, sebbene di quel mondo non possiamo avere quaggiù una vera e propria esperienza. Per restituire all’educazione alla speranza le sue vere dimensioni e la sua motivazione decisiva, noi tutti, a cominciare dai sacerdoti e dai catechisti, dobbiamo rimettere al centro della proposta della fede questa grande verità, che ha la sua “primizia” in Gesù Cristo risorto dai morti (cfr 1 Cor 15,20-23).

 

 

 

III. L’INCONTRO CON LA VICENDA UMANA DI GIOVANNI PAOLO II

 

Mercoledì 4 Giugno 2008

Una seconda linea di comprensione del nostro faticoso viaggio in Polonia è quella del ringraziamento al Servo di Dio Giovanni Paolo II. Nella dura vicenda di sofferenza di Mamma Santina un momento di particolare sofferenza è stato l’arresto cardiaco e la grave minaccia di morte per mamma nella notte del 22 luglio. Tale situazione dura e difficile produce la necessità di un secondo intervento chirurgico sul cuore di mamma. La celebrazione eucaristica alla Tomba di Giovanni Paolo II, il 2 Agosto 2005, ha in se qualche cosa di misterioso perché ad essa segue una telefonata del Primario di cardiochirurgia Paolo Ferrazzi con la quale mi comunica che proprio in quella mattina, ed in quelle ore, il cuore di Mamma aveva ripreso a battere regolarmente. Non lo definiamo un miracolo, ma siamo contenti della coincidenza!!! Ed allora ci siamo messi in cammino per ringraziare Giovanni Paolo II e conoscere meglio i luoghi della sua giovinezza. Il secondo dono del viaggio, quasi una sorta di preparazione per giungere alla Montagna della Luce, è stato il comprendere meglio la vicenda umana del pontefice polacco.

Il Segretario di Giovanni Paolo II, il Cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz, ci attende oggi per la messa mattutina alle ore 6.30. Costringiamo mamma ad una levataccia alle ore 5.30. Le strade di Cracovia sono già piene di gente, le chiese si aprono alle ore 6 e le prime messe del mattino sono frequentatissime come pure i confessionali. Pioviggina ancora un po’ siamo tutti vestiti bene come per le grandi occasioni. Il Cardinale si trova in chiesa e sta recitando il breviario, anche il gruppo di otto suore è in preghiera. Andiamo in sagrestia e ci prepariamo per la messa. Proclamo il Vangelo in italiano, il canone è in latino e il resto della messa in polacco. Che bellissimo incontro! Guardo mamma nel suo bel vestito scuro, è emozionata e segue con attenzione la messa e dignitosamente riceve la Comunione. Ancora una volta provo una forte commozione, l’ultima messa che ho celebrato con don Stanislao era a Roma ed era il 2 Agosto 2005, in condizioni disperate. Che bello celebrare una messa di ringraziamento, alla presenza di mamma. Mentre celebriamo la messa con il Cardinale l’ammiro e prego per Lei, Lei che diverse volte aveva incontrato Giovanni Paolo II. Dopo la messa il Porporato ci riceve con grande amicizia in una sala dove si trova una statua di Giovanni Paolo II di impressionante somiglianza naturale. “Don Stanislao, ma sembra vivo!” Mi risponde il Cardinale “Ma Lui è vivo!” E’ vero molte volte pensiamo che i nostri morti siano morti, non ci siano più, ed invece ci sono e sono presenti in un modo diverso ma non meno significativo ed efficace. Io proprio di Giovanni Paolo II posso dire questo con la sua presenza tanto delicata quanto efficace nella malattia di mamma il 2 agosto 2005. Mentre mamma ed Olinda parlano con suor Tobiana, io parlo con don Stanislao: “Come va’ l’ufficio, come ti trovi, come sta tua mamma?” Sono le domande del Cardinale, alle quali rispondo con una domanda importante, è la domanda del mio pellegrinaggio. “Don Stanislao, sono stato in Segreteria di Stato per più di dieci anni, non è ora di cambiare, anche per meglio servire e seguire mamma?” La sua risposta è molto essenziale e non ammette repliche, mi prende la mano e stringendola forte mi dice: “Tu devi continuare a rimanere lì, portando nel tuo lavoro la tua sensibilità e preparazione!” Trovo pace in quella risposta e mi ricordo del detto di Papa Giovanni XXIII  Oboedientia et pax. Ecco dunque il primo frutto del riuscito viaggio, l’indicazione precisa della volontà di Dio sul mio vivere il sacerdozio in Segreteria di Stato, perché questo è il volere del mio Vescovo Amadei, avvalorata dall’importante indicazione del Cardinale di Cracovia che ben conosce la mia vita. Il Viaggio per me sarebbe già pieno di significato, ed ancora una volta Giovanni Paolo II interviene nella mia vicenda personale indicando luce, quella luce che vedremo a Jasna Gora in Maria.

 

         Il resto della bellissima giornata lo passiamo in pellegrinaggio: partiamo alla volta di Wadowice, e sulla strada ci fermiamo al popolare santuario mariano di Kalvaria. Non conoscevo per nulla il nome di questo popolare santuario mariano, esso è pieno di bambini venuti vestiti di bianco a ricordo della recente Prima Comunione. Visitiamo il Santuario, diciamo una preghiera alla Madonna e ripartiamo alla volta di Wadowice, in questa cittadina è nato e cresciuto Giovanni Paolo II.

 

 

 

Il convento dei monaci carmelitani ci offre ospitalità e per salire le scale del convento quattro vigili del fuoco alzano prontamente la carrozzina e come ricompensa vogliono una benedizione. Il popolo polacco è proprio ricco di fede, quella fede che riempie le chiese, che mostra la città come un luogo tutto sacro e santo. Dopo un po’ di riposo visitiamo la chiesa parrocchiale dove si trova il battistero nel quale è stato battezzato Karol Wojtyla. Davanti al battistero mamma mi fa il tradizionale triplice segno di croce sulla fronte, sulla bocca e sul cuore ricordando a me che dal giorno che sono divenuto cristiano appartengo tutto al Signore. Dalla chiesa passiamo a vedere la casa natale del Papa e ci incamminiamo sulla strada del ritorno. Arriveremo a Cracovia la sera per cena, stanchi ma felici per aver visitato i luoghi cari al Pontefice ed anche a noi.

 

 

 

IV. PELLEGRINI ALLA MONTAGNA DELLA LUCE JASNA GORA

 

Giovedì 5 Giugno 2008

Al centro del nostro viaggio vi è la Montagna della Luce sulla quale è costruito il Santuario alla Madonna Nera. Częstochowa dista da Cracovia 120 chilometri, in questa giornata partiamo per il popolare santuario, fatto conoscere al mondo da Papa Giovanni Paolo II.

         Il Santuario di Częstochowa è uno dei più importanti centri di culto cattolico. Ogni anno vi giungono oltre quattro milioni di pellegrini. A Jasna Góra (Monte chiaro) è conservata l’icona della Madonna di Częstochowa, così cara al popolo polacco da meritare a Czestochowa il titolo di Capitale della Corona di Polonia. Come detto, oggetto di culto è l’icona della Madonna Nera col Bambino, di tradizione medioevale bizantina. La leggenda vuole che sia stata dipinta da san Luca che, essendo contemporaneo alla Madonna ne abbia dipinto il vero volto. L’icona venne portata a Jasna Góra, nel 1382, dal principe Ladislao di Opole che fece costruire la città sulla cima della collina sovrastante e vi chiamò i Monaci paolini per curare il santuario. Nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, l’icona venne profanata a colpi d’ascia, tanto ancora oggi sono visibili gli sfregi. Nei primi decenni del Seicento, per proteggere il monastero, furono costruite fortificazioni, all’interno delle quali vegliava costantemente una guarnigione militare. In tutti i momenti di difficoltà della Polonia il popolo polacco si è stretto attorno alla Madonna Nera del Santuario di Jasna Gora a Częstochowa incrementando così il numero di pellegrini. Ancora oggi questo pellegrinaggio vede la partecipazione di decine di migliaia di persone che in estate si mettono in marcia a piedi verso il santuario. Questo tipo di Pellegrinaggio si svolge da Giugno a Settembre, normalmente il periodo scelto è quello attorno a ferragosto. Il Pellegrinaggio a piedi dura diversi giorni ed i pellegrini percorrono anche centinaia di chilometri lungo oltre 50 percorsi da tutta la Polonia, il più lungo dei quali è di 600 km.

         Dopo aver visitato Loreto e Lourdes, importati santuari mariani, giungiamo a questo Santuario al quale era molto devoto Giovanni Paolo II che, il 4 Giugno 1979, si era recato in Pellegrinaggio dopo la Sue elezione alla Cattedra di Pietro. In quell’occasione Giovanni Paolo II pronunciò durante la Messa un’omelia in cui diceva. “Più volte si recò qui Papa Pio XI, naturalmente non come Papa, ma come Achille Ratti, primo Nunzio in Polonia, dopo la riconquista dell’indipendenza. Quando, dopo la morte di Pio XII, è stato eletto alla Cattedra di Pietro Papa Giovanni XXIII, le prime parole che il nuovo Pontefice rivolse al Primate di Polonia, dopo il Conclave, si riferirono a Jasna Gora. Egli ricordò le sue visite qui, durante gli anni della sua Delegazione apostolica in Bulgaria, e chiese soprattutto una preghiera incessante alla Madre di Dio, secondo le intenzioni inerenti alla sua nuova missione. La sua richiesta è stata soddisfatta ogni giorno a Jasna Gora e non soltanto durante il suo pontificato, ma anche durante quello dei suoi Successori. Tutti sappiamo quanto desiderasse venire qui in pellegrinaggio Papa Paolo VI, così legato alla Polonia fin dal tempo del suo primo incarico diplomatico presso la Nunziatura di Varsavia. Il Papa che tanto si adoperò per normalizzare la vita della Chiesa in Polonia particolarmente per quanto attiene all’attuale assetto delle Terre dell’Ovest e del Nord. Il Papa del nostro millennio! Proprio per il millennio, egli voleva trovarsi qui come pellegrino, accanto ai figli e alle figlie della Nazione polacca. Dopo che il Signore chiamò a sé Papa Paolo VI nella solennità della Trasfigurazione dell’anno scorso, i Cardinali ne scelsero il Successore il 26 agosto, giorno in cui in Polonia, e soprattutto a Jasna Gora, si celebra la solennità della Madonna di Czestochowa. La notizia dell’elezione del nuovo Pontefice Giovanni Paolo I fu comunicata ai fedeli dal Vescovo di Czestochowa, durante la stessa celebrazione serale. Che cosa debbo dire di me, a cui dopo il pontificato di appena 33 giorni di Giovanni Paolo I, è toccato, per imperscrutabile decreto della Provvidenza, di accettarne l’eredità e la successione apostolica alla Cattedra di San Pietro, il 16 ottobre 1978? Che cosa debbo dire, io, primo Papa non italiano dopo 455 anni? Che cosa debbo dire io, Giovanni Paolo II, primo Papa Polacco nella storia della Chiesa? Vi dirò: in quel 16 ottobre, in cui il calendario liturgico della Chiesa in Polonia ricorda Santa Edvige, riandavo col pensiero al 26 agosto, al precedente Conclave e a quella elezione avvenuta nella solennità della Madonna di Jasna Gora. Non avevo nemmeno bisogno di dire, come già i miei Predecessori, che avrei contato sulle preghiere ai piedi dell’Immagine di Jasna Gora. La chiamata di un figlio della nazione polacca alla Cattedra di Pietro contiene un evidente e forte legame con questo luogo santo, con questo Santuario di grande speranza: “Totus tuus”, avevo sussurrato, nella preghiera, tante volte, dinanzi a questa Immagine”.

         Totus tuus era la regola di vita del Pontefice polacco, ma  Totus Tuus  è stata anche la regola di vita di Santina. Forse il loro spirituale legame è dovuto proprio alla singolare devozione per la Madonna. Santina prima dell’infarto era solita quotidianamente recitare le intere tre corone del rosario, conosce le litanie che ripete a memoria in latino ed in italiano; anche oggi il mio legame con mamma è la catena del rosario, che ogni giorno recitiamo da Roma a Bergamo. Mamma si è spostata al Santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, mi ha consacrato alla Madonna del Carmine nella omonima chiesa di città alta, ed oggi mamma partecipa alla messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore, quando era piccola andava sovente a piedi al santuario della Madonna dei Campi: Lei mi ha inviato da piccolo a servire messa alla Chiesa di Nostra Signora e Lei mi ha sempre raccomandato la preghiera del rosario… La mia immaginetta dell’ordinazione sacerdotale è la Madonna delle Grazie, un’antica icona che si trova a in una Basilica romana.  Totus Tuus  è la regola di vita che mamma ha preso dal giorno in cui è rimasta vedova e non si è più voluta sposare. Giovanni Paolo II e Mamma Santina si erano dati da sempre appuntamento a questo meraviglioso santuario… e allora entriamo nella bellissima basilica posta sulla Montagna della Luce.

Suor Teresita ci fa da guida e lentamente giriamo attorno all’antica effige. Gli occhi della Vergine nera ci seguono. Mamma con grande attenzione guarda la Madonna e si raccoglie in preghiera: che meraviglia vederLa pregare! Dopo aver sostato in preghiera davanti all’antica icona, ci spostiamo ad una cappella dove è pronta per noi la celebrazione della messa. Sono ormai le cinque del pomeriggio. Iniziamo così la Messa nel santuario mariano. Quanti pensieri per la testa, pensieri ed emozioni si mischiano in una miscela dal sapore forte. Mamma è qui, sono a Cestokowa, siamo venuti qui dopo la sua malattia…per quanti anni abbiamo desiderato questo viaggio, Carolina purtroppo non c’è, il ricordo della persone che hanno chiesto un memento nella preghiera, degli ammalati, delle nostre iniziative di beneficenza. La celebrazione eucaristica unisce tutti questi motivi di preghiera. Mamma è molto concentrata e riceve con devozione la comunione. La celebrazione eucaristica è semplice, ma di grande significato. Dopo la Messa, chiedo a Santina se voglia ricevere il Sacramento della Confessione per acquistare l’indulgenza plenaria. Mamma dice di sì… e nuovamente la estrema provocazione per me: dare l’assoluzione ai peccati di mamma! Mi sento impari, la mia vita e la mia miseria paragonata con la sua esistenza e con la sua santità crea forte contrasto. Eppure dalle mie mani di peccatore, il sacramento dell’Ordine regala a Santina ancora il perdono del Padre!!! Madre e figlio legati da un fortissimo legame sacramentale. Da quanto Mamma ha subito la travagliata e dolorosa vicenda della malattia, chi ha amministrato a Lei sempre il sacramento della Riconciliazione è stato don gigi: nelle occasioni importanti di Natale, Pasqua, compleanno, ma anche nei pellegrinaggi.

Santina riceve la grazia del perdono di Dio dal suo figlio sacerdote. Non è importante se all’esterno della Santa Casa di Loreto, nella Basilica di San Pietro a Roma o nella Basilica di San Marco a Venezia, al Santo Sepolcro di Gerusalemme o alla Grotta di Lourdes, per giungere in Polonia,ma nei luoghi e nei tempi significativi Mamma riceve dalle mani del figlio il dono della Divina Misericordia. Mamma riceve dalle mie mani il dono del sacramento dell’Unzione degli Infermi e riceve l’Eucaristia. Penso che sia splendido per una mamma sentire vicino il proprio figlio sacerdote che offre il dono più grande che può offrire, ovvero la grazia sacramentale. Se questa è una gioia per mamma per me è vissuto sempre come una grande inadeguatezza, la inadeguatezza di una vita sempre da riformare che propone gesti salvifici sacramentali nell’agire in Persona Christi. Al santuario mariano della Polonia ricevo ancora una formidabile catechesi sul perdono di Dio e sul sacramento dell’Ordine che 22 anni fa ho ricevuto. La Madonna Nera mi chiede di riformare la mia vita e di renderLa sempre più simile a quella di Gesù che rappresento indegnamente nei sacramenti. Il momento della Confessione di Mamma è sigillato dal silenzio su questo sacramento e va così ad occupare il posto più segreto ed intimo del mio cuore che nessuna penna e nessun pezzo di carta può violare. Dopo questa confessione ci raccogliamo io, mamma ed Olinda in ginocchio davanti alla sacra icona. E’ giunto il momento di recitare il Credo per avere l’indulgenza plenaria. Prendo per mano Olinda e metto una mano sulla spalla a mamma in un tenero abbraccio e lentamente tutti e tre ai piedi della Madonna nera recitiamo il Credo, la regola della nostra fede, quella regola che accompagna ed illumina il cammino che tutti e tre insieme viviamo verso la santità. E’ un momento di grande commozione. Come a Lourdes lasciamo la città mariana di Częstochowa ascoltando il canto della Madonna Nera al posto dell’Ave Maria di Lourdes ed in macchina verso Cracovia nella pace della sera recitiamo la preghiera del rosario. Tre rose d’oro ci accompagnano, sono il ricordo che Mamma, Carolina ed Olinda avranno da parte mia di questo bellissimo luogo che si chiama a ragione Jasna Gora, la Montagna della Luce. In macchina al ritorno da Częstochowa ho provato ad interiorizzare il suo incantevole sorriso e prego Maria: aiutami a diventare come mia madre: santi non importanti! Piccoli scherzi tra me e mamma si susseguono, ecco i brani dei nostri discorsi:“Mamma ti voglio tanto bene, non morire mai! Sei così buona che ti mangerei tutta… Ma se mi mangi non ci sono più! Per essere un bravo sacerdote devi pregare, hai capito?” Santina non ha mai perso la sua proverbiale simpatia.

 

 

V. L’AMORE MISERICORDIOSO

 

Venerdì 6 Giugno 2008

Ed a questo punto trovo l’autentica sorpresa del Viaggio. Partiti per rendere omaggio alla Madonna Nera di Jasna Gora ed incontrare i luoghi cari di Giovanni Paolo II, non avrei immaginato che il Pellegrinaggio in Polonia mi avrebbe regalato l’incontro con il Santuario dell’Amore Misericordioso. Io non conoscevo bene la vicenda di Santa Faustina Kowalska, ma qui si mischiano tratti che riguardano la vicenda personale di Mamma Santina e la mia vicenda personale. Ci rechiamo a visitare questo Santuario dell’Amore Misericordioso di venerdì e qui incontriamo la figura di questa santa polacca.

Ecco i tratti sintetici della sua biografia. S. Faustina Kowalska nacque il 25 Agosto 1905 in Polonia, a Glogowiec, terza di dieci figli, in una povera e devota famiglia di contadini. Fin dall’infanzia si distinse per la devozione, l’amore per la preghiera, la laboriosità, l’obbedienza e una grande sensibilità per le miserie umane. A sedici anni dovette lasciare la casa paterna per guadagnarsi da vivere ed aiutare i genitori lavorando come domestica. Quando manifestò il desiderio di entrare nella vita religiosa, i suoi genitori non le diedero il permesso. Ma S. Faustina non si arrese e, dopo aver bussato a numerose porte, il 1 Agosto 1925 entrò nella “Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia” a Varsavia. Trascorse il tempo del noviziato a Cracovia e lì, alla presenza del vescovo, pronunziò i primi voti e, dopo cinque anni, i voti perpetui: castità, povertà, obbedienza. Nulla all’esterno tradiva la sua vita mistica così eccezionalmente ricca. Svolgeva i suoi compiti con ardore, osservava con fedeltà tutte le regole della vita religiosa, viveva in raccoglimento e in silenzio e, nello stesso tempo, era spontanea, serena, piena di cordiale e disinteressata carità verso gli altri. Tutta la sua vita tendeva ad una unione sempre più piena con Dio e  collaborava attivamente con Gesù per la salvezza delle anime. Dio le concedette grandi doni ed ella si sforzò e lottò continuamente sulla via della perfezione cristiana. Lo stile di vita severo e i duri digiuni, che si impose ancor prima di entrare nella Congregazione, indebolirono il suo organismo fino al punto che, già come postulante, dovette essere mandata a Skolimow, località vicino Varsavia, per migliorare le sue condizioni di salute.

Santa Faustina offrì la propria vita per i peccatori e per tale motivo patì anche numerose sofferenze per la salvezza delle anime. Negli ultimi anni della sua vita aumentarono inoltre le sofferenze interiori e i disturbi fisici: si manifestò la tubercolosi che invase i polmoni e il tubo digerente. Per questo motivo venne ricoverata due volte, per alcuni mesi, nel sanatorio di Pradnik, presso Cracovia.

Del tutto distrutta nel fisico, ma pienamente matura nello spirito, unita misticamente a Dio, morì in fama di santità il 5 Ottobre 1938, all’età di 33 anni, di cui 13 di vita religiosa. Venne sepolta nel cimitero della Congregazione a Cracovia ma, durante il processo informativo della causa di beatificazione, le sue spoglie vennero traslate nella cappella del convento. Gesù ha affidato a questa religiosa semplice, senza istruzione, ma forte e infinitamente fiduciosa in Dio, una grande missione: il messaggio della Divina Misericordia rivolto al mondo intero.

         Se questo è il profilo di Santa Faustina, trovo in questa santa sorprendenti vicinanze al profilo interiore di Mamma. Anche Mamma Santina nasce in una famiglia di dieci fratelli ed è la seconda di dieci fratelli in una povera e devota famiglia di contadini. A circa sedici anni dovette lasciare la casa paterna per guadagnarsi da vivere ed aiutare i genitori lavorando come domestica dal Dottor Mario Gualteroni a Bergamo. In seguito vive una vita di consacrazione al Signore nella Vedovanza, piena di difficoltà e povertà pulisce pavimenti e lava panni sporchi per guadagnarsi da vivere e mantenere i due figli. La sua vita è interamente dedicata alla preghiera e si prodiga nell’aiuto agli altri ed alla parrocchia. Vive in raccoglimento e in silenzio. Sempre spontanea, serena, piena di cordiale e disinteressata carità verso gli altri .E dal 2005 come santa Faustina Kovalska viene provata dal Signore con una terribile sofferenza che la ferisce profondamente e la pone su di una sedia a rotelle. Nella notte dell’arresto cardiaco incontra il Signore che dona a Lei un incredibile sorriso di paradiso custodito in un silenzio profondo di meditazione. Anche Santina come Santa Faustina Kovalska viene provata nell’apparato digerente (e ancora oggi seppur meno frequentemente viene presa da conati di vomito sopportati con fierezza, dignità e tanta serenita). E’ così per me sorprendente la vicinanza di Mamma a santa Faustina Kovalska. Se la santa ha ricevuto rivelazioni sulla divina misericordia, il tratto di bontà che caratterizza gli occhi ed il sorriso di Santina, ne sono invece la sua manifestazione: tante volte davanti al suo splendido sorriso mi sono trovato a dire” Ma che bel sorriso, mamma! Ma se tu hai un sorriso così bello, e sei così buona, chissà quanto è buono Dio che ti ha creta! Santina è un autentico esempio della divina bontà di Dio, e come santa Faustina Kowalska è un’apostola della divina bontà-misericordia di Gesù. E’ proprio davanti a questa divina misericordia di Dio che nel Santuario ho confessato le mie miserie e la mia difficoltà, perché mia madre mi mostra il volto di un Dio buono e che perdona, quel Dio buono e che perdona e che ho insegnato nei mie corsi all’università sul sacramento della Riconciliazione e che santa Fuastina aveva ben descritto. Ecco una significativa rivelazione scritta dalla Kowalska: “Oggi mando te – le disse – a tutta l’umanità con la Mia Misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, ma desidero guarirla e stringerla al Mio Cuore misericordioso”. (Diario, p. 827)

La missione di Santa Faustina consiste nel ricordare una verità di fede: l’amore misericordioso di Dio per l’uomo. E’duro raccogliere e ricomporre la propria miseria impastata di peccato, impulsività ed offrirla con ostinatezza a te Signore nel cammino di riconciliazione della vita che mia madre con tutta la sua forza ed integrità mi propone. Stanco e sfinito non mi spavento davanti all’abisso dei miei peccati, ma torno a Dio sulla strada che insegna mia madre. Grazie Gesù per la sua folgorante forza!. Miserere mei Il culto della Divina Misericordia consiste nella fiducia nella infinita bontà di Dio e nelle opere di misericordia verso il prossimo. Al Santuario dell’Amore Misericordioso di Santa Faustina Kowalska ho confrontato il buio della mia vita e l’accecante luce dei gesti e della bontà di Santina. Il Santuario della Divina Misericordia diviene per me invito ad un impegno di fedeltà, all’essere per sempre sacerdote convinto e gioioso anche nella cattiveria da domare Ecco a tale proposito un suggestivo passaggio del Diario di Suor Faustina:“Fai conoscere alle anime la grande Misericordia che ho per loro ed esortale alla fiducia nell’abisso della Mia Misericordia”. (S. Faustina, Diario, p. 818).

 

 

 

VI. BRATISLAVA ED IL VIAGGIO DI RITORNO

 

Sabato 7 Giugno 2008

Questa volta non voglio ripetere i miei errori del viaggio di andata e così prima di partire mi studio bene l’itinerario. Non ritorneremo più attraverso la Repubblica Ceca, ma attraverso la Slovacchia, toccando la Capitale Bratislava. Sabato mattina partiamo alle ore 8.30. Ci attende la parte più difficile e pesante di tutto il viaggio, dobbiamo infatti percorrere circa 240 chilometri di strada statale entrando in Slovacchia per arrivare al casello dell’autostrada. Il panorama è molto bello e la strada sale sulle montagne di Zakopane, e là Karol Woityla andava per lunghe escursioni. Vediamo grandi prati, boschi, bellissima e verde vegetazione ci saziano gli occhi. Troviamo in Slovacchia ancora contadini che zappano e coltivano a mano la terra, sembra di tornare indietro di un secolo, la strada però ha il suo peso e non vedo l’ora di giungere all’autostrada, finalmente, dopo una sosta al confine tra Polonia e Slovacchia verso le ore 12.30 siamo al casello dell’autostrada e dopo cinquanta chilometri ci fermiamo per un buon pranzetto ad un autogrill slovacco molto povero ed essenziale. Dopo la sosta ristoratrice ripartiamo alla volta di Bratislava e poi verso l’Austria, e da Vienna verso l’Italia. Piove molto forte e troviamo rifugio in un grazioso albergo austriaco sulle montagne del confine. Dalla mia camera posso vedere la montagna e la natura. Scaricata la macchina mi concedo una cena e come al ritorno dal viaggio di Lourdes porto in camera di Mamma e di Olinda una bottiglia di spumante. Brindiamo alla buona riuscita del faticoso viaggio.

 

Domenica 8 Giugno 2008

Lasciamo l’albergo attorno alle ore 9, la strada ora è molto bella. Mi aspetta oggi una lunga giornata di viaggio. Santina tiene la sua asciutta mano attaccata alla maniglia della portiera e con i suoi occhiali da sole muove il suo faccino per vedere il panorama è piena di felicità, quella felicità si legge dai suoi occhi quando viaggiamo. Il pellegrinaggio è riuscito perfettamente, ad 82 anni abbiamo potuto realizzare un sogno nato nel lontano 1981. Il sole riempie la macchina ed il gioco di colori della giornata che annuncia un’estate ormai vicina ci riempie di gioia, con Olinda e Mamma iniziamo a cantare, qualche battuta, il clima è davvero sereno e disteso. Udine, Venezia, Padova, Verona, Brescia… la macchina corre e per le 14.15 siamo a pranzo a Bergamo al Ristorante Il Pianone. Festeggiamo. Nel pomeriggio celebriamo la messa e poi dopo una pesante dormita di tre ore, risvegliato da Olinda e dopo una cena leggera alle ore 23.00 parto e – trascorsa la nottata nel viaggio – alle ore 5.00 giungo a Roma stanco morto per i 4200 chilometri, ma pieno di gioia con nel cuore l’incredibile e meraviglioso sorriso di Santina.

 

 

 

 

 

Siamo in grado ora di darvi il servizio fotografico che potete qui scaricare in formato power point, sono circa cento foto, buon divertimento:

 

poloniagiugno2008

 

 

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