RAPPRESENTAZIONE COMPAGNIA TEATRALE CARLO TEDESCHI

atto-di-consacrazione-di-mamma-2

 

Vedi introduzione alla Rappresentazione:

 

http://www.youtube.com/watch?v=X3FxjC77LCk

 

vedi articolo del quotidiano il Tempo 3-2-2009:

rappresentazione-31-1-2009

 

vedi le prove generali:

http://www.youtube.com/watch?v=udKzEq5cCr8

 Vedi le foto dell’evento in power-point:

quattro-scintille-di-luce

 

Il Sindaco di Assisi Claudio Ricci

ha l’onore di invitare

la S.V. alla presentazione di Brani Scelti

 

del libro

 

LA SPERANZA NON DELUDE

 

di Luigi Ginami

 

 

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interpretati

 

 dalla  Compagnia Teatrale

 

di Carlo Tedeschi

 

 

 

 

 

 

Interverranno:

– Dottor Luca Ferdinando Lorini

– Dottor Maurizio Zancanaro

 

Conduce la serata la Dott.sa Paola Gualfetti

 

Sabato, 31 Gennaio 2009 ore 16

Assisi, Teatro Metastasio

 

Info: 075.8138644-646

 

www.comune.assisi.pg.it

 

 

www.chiaradidio.it

 

 

 

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Stampa invito da esibire all’ingresso:

 

 invito-assisi-31-gennaio-2009

 

 

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Ecco invece qui la locandina:

speranza-assisi

 

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 giornale-dellumbria

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cultura%20e%20Spettacoli/97649__la_speranza_non_delude_libro_e_dvd_di_mons._ginami/

Quattro scintille di luce

 

Interpretazione da parte della

Compagnia teatrale di Carlo Tedeschi

di brani scelti dal libro:

La speranza non delude

di Luigi Ginami

 

Teatro Metastasio ore 16.00

sabato 31 gennaio 2009

Assisi

 

puoi approfondire i tre Musical di Carlo Tedeschi dai quali sono presi i testi delle canzoni e la danza della croce che appaiono in questa Reppresentazione cliccando:

 I tre musical di Carlo Tedeschi

 

Il DVD è stato presentato a Rimini il 5 Ottobre 2009 nella sede della Fondazione di Leo amici:

Programma 5-7 Ottobre 2009 

 

I Brani musicali sono tratti dai musicals dell’autore – regista Carlo Tedeschi

 

Goccia di fragilità

Una volta, Maria Carolina ha fatto un sogno: il libro dedicato a nostra Madre Santina era diventato il soggetto di un film. Mia sorella non avrebbe immaginato che questa sera, nella incantevole Città di Francesco e Chiara, il suo sogno sarebbe diventato in qualche modo realtà. Il libro che questa sera presentiamo e vendiamo per beneficenza si intitola La Speranza non delude ed ha come sottotitolo Santina, una scintilla di luce sull’esperienza drammatica del’esistenza. Annamaria Bianchini ha scelto per noi quatto brani dall’opera e li ha trasformati in quattro autentiche scintille di luce. I brani del libro ricevono infatti luce dalla recitazione e da appropriati canti scelti dal vasto repertorio dei musical di Carlo Tedeschi. Siamo convinti che queste quattro scintille illumineranno la vostra vita. Esse fotografano quattro momenti pieni di significato dell’esperienza di dolore di mia madre Santina.

La prima scena  dal titolo Stoffa imbevuta di sangue si colloca nella prima parte del libro chiamata Cuore trafitto. Essa ci presenta uno dei 109 giorni trascorsi da mamma in Terapia intensiva e rappresenta tutta la sua sofferenza di quei giorni.

La seconda scena – che molto ha colpito Annamaria – s’intitola Volontà buona. E’ ambientata nella bella città di Venezia e ci proporrà una pagina della terza parte del libro La Speranza non delude chiamata  La Testimonianza. E’ la vigilia di ferragosto, e nella meravigliosa Piazza San Marco invito Gesù a “bere” qualcosa con me seduto ad un tavolino nella Piazza. Con Gesù parlo delle grandi scelte di vita di Santina.

La terza scena è il testamento spirituale mio e di Mamma in occasione del nostro pellegrinaggio a Gerusalemme e s’intitola: al Sepolcro di Cristo. Questa pagina dà l’occasione alla Compagnia Teatrale di mettere in scena la danza della croce, una delle parti più suggestive ed emozionanti della Rappresentazione alla quale state per assistere.

La quarta scena dal titolo Beviamo il tempo con calma e gustandolo tutto è magica, e ripropone un quieto e silenzioso tramonto al mare che con Santina ho ammirato da un balcone dalla suggestiva vista. In questa scena, che come la precedente si colloca nella terza parte chiamata Testimonianza, potrete ascoltare e rivivere un intenso dialogo avvenuto tra me e mia madre, troverete preghiera, troverete una sorta di semplice teologia, che tutte insieme esploderanno nel canto finale della rappresentazione dal titolo  La Luce del tramonto.

 

***

 

Non mi sembra vero, è un incanto o forse mi trovo nel sogno di mia sorella Carolina, ma tra poco le luci si spegneranno ed andrà in scena la vicenda di Santina. Ma il mistero è che questa sera la forza di questo spettacolo sarà la debolezza di mia Madre, sarà la sua vita di completa disabile, sarà la sua esistenza devastata, ma che nel suo implacabile silenzio regala a ciascuno di noi un meraviglioso sorriso con il quale interpretare la Vita. Questa goccia di fragilità che oggi è l’esistenza di Santina è capace di frantumare la pietra dell’orgoglio dei nostri cuori e di far sbocciare fiori dalla roccia. Il miracolo si ripete questa sera, ed in questo teatro il suo libro diventerà vita nella vita di questi giovani artisti che tutti ringrazio. Questo evento mi ha superato, una volta ancora mi ha mostrato come la Provvidenza è capace di trasformare lo schifoso dolore, quello di Santina, quello che tutti fuggiamo, in una splendida catechesi, in uno grande annuncio che la Speranza autentica, quella cristiana, non delude. Sarà proprio tale Speranza che questa sera aprirà a noi le porte di un’altra vicenda. Una vicenda vissuta qui ad Assisi ormai centinaia di anni fa, una storia magistralmente interpretata da questa Compagnia teatrale: la vicenda di Chiara, Chiara di Dio! Una sola raccomandazione per questa sera e anche per questo momento: Aprite il vostro cuore, concentratevi, non abbiate paura a lasciarvi rigare il volto dalle lacrime ascoltando la vicenda di Chiara e nel piccolo anche quella di Santina”. Le lacrime sono piccole gocce di fragilità, purificano la nostra vita e la pongono al loro posto, al posto vicino a Dio. Grazie e buon ascolto!

 

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Prima scena: la stoffa imbevuta di sangue

 

Mani bagnate di lacrime e di sangue (cfr. La Speranza non delude pp.81-86)

Domenica sera 21 Agosto 2005, verso le sette, entro in terapia intensiva della cardiochirurgia dell’Ospedale Maggiore di Bergamo, la gentilezza delle infermiere e dei medici mi accoglie. Mamma è ancora in uno stato di semicoscienza, non so se riesca a capire chi sono, sembra che una terribile stanchezza vinca ogni suo sforzo di rimanere vigile e si accascia sulla poltrona. Le macchine la circondano e la proteggono: l’elettrocardiogramma appare continuo sul monitor, l’ossigeno viene somministrato da un’altra apparecchiatura complessa, alcune flebo la curano. Appare trafitta da aghi e cosparsa di macchie per ematomi dovuti a precedenti iniezioni, sul tallone sinistro una piaga da decubito è coperta da una fascia, i piedi sono gonfi per le diverse ore che deve trascorrere in poltrona. «Mamma come stai?». «Sono venuto a trovarti!». Ripeto a voce più alta la stessa frase, e poi ancora una volta: «Mamma apri gli occhi! Rispondi!». So che la povera donna non può parlare perché ha il tubo della tracheotomia in gola. Sono costretto ad ascoltare un assordante silenzio che mi entra nel cuore e che provoca in me commozione fortissima. Apre con fatica gli occhi, mi riconosce… spalanca forte gli occhi dolci! E… con enorme fatica accenna a uno straziato sorriso. Cerca di parlare ma invece tossisce… e il tubo della tracheo si imporpora di sangue. Uno sbuffo di sangue esce dalla cannula e scende sulla garza, piccoli rivoli rossi scorrono sulla pelle. Mi guardo attorno e trovo delle garze sterili, ne prendo una e comincio ad asciugare quel sangue. Giunge una brava infermiera e mi dà una mano. Guardo quel sangue e guardo Mamma… «Don Gigi, non si preoccupi, non è nulla! Ora cambiamo la medicazione e puliamo… Va tutto bene, sia sereno! Mamma si sta riprendendo…». Quelle parole riportano la pace nel mio cuore in tempesta. Mentre parlo con loro meccanicamente metto la garza intrisa di sangue in tasca con gli occhi lucidi di lacrime… Giunto a casa prendo quel pezzo di garza e lo metto in una minuscola teca di metallo, con un piccolo laccio me la metto al collo… ora ogni mattina bevendo il sangue di Gesù nell’Eucaristia mi sento meno indegno ad avvicinarmi a quel calice a motivo del sangue di Mamma che è vicino al mio cuore. Sento che a quel sangue eucaristico molto si avvicina al sangue versato da Santina in terapia intensiva perché esso testimonia un’intera vita di una anziana donna vissuta per il Signore. Esso è per me un invito formidabile a fare altrettanto, è una testimonianza radicale di generosità e di disponibilità. Quella piccola teca è esigente con me: mi chiede di donarmi agli altri fino a dare la mia vita. Mi costringe a impegnarmi vicino a chi soffre, a chi piange, a chi… versa sangue.… Come trovo oggi profetica la frase inserita nel mio vecchio articolo e che dice così: «Il prete non può “lavarsi le mani dalla sofferenza degli altri”, il prete non può fuggire dal dolore dei fratelli, ma per questo occorre prepararsi». Non potevo allora capire che quella esperienza fatta da giovane seminarista sarebbe divenuta un sostegno durante la malattia di Mamma! L’esperienza dell’incontro con il dolore anche allora, giovane seminarista di ventiquattro anni, mi turbava ed esigeva spiegazioni, ma oggi ben diverso è aver visto la sofferenza sul volto della persona più cara che ho al mondo e che è mia madre!…  Ho paura e mi sento tante volte in pianto come quella mattina che il volto sfigurato di mia madre in camera di rianimazione mi ha regalato un deforme sorriso»…  Il dolore infatti lacera la ragione, costringe a interrogare te stesso: perché a me? Cosa ho fatto per meritare questo? Ma ancor più interpella sul senso del mondo. Le cose si inabissano e l’enigma del male irrompe in tutta la sua atrocità. Eppure mai come nella sofferenza si cercano parole per dare senso all’insensato. E, bene o male, le si trova. Iniziamo a soffrire nel momento stesso in cui cominciamo a vivere. … Tuttavia nessuno è mai sostituibile nel suo dolore. Ognuno è chiamato a giocare la sua parte: riuscire, nonostante il dolore, a portare a compimento una vita…

 

Brano “dire di si”: tratto dal musical “un fremito d’ali – la vita di p. pio vista dagli angeli”

Si, devi dire di si /alla vita che /è dentro di te/ Si, arrenditi così, /a mani nude che /chiedono di te/ A quella voce che /non si stanca mai/ A quella forza che/ti porta via con sé

Si, devo dire di si /alla vita che/ è dentro di me/ Si mi arrendo così, /a mani nude che /chiedono di me/ A quella voce che /non si stanca mai/ A quella forza che /ti porta via con sé

Sei solo Tu o Padre Nostro sei Tu/ Sei sempre Tu che ardi di noi sei Tu/ Sei solo Tu non Ti stanchi mai/ Sei sempre Tu ci porti via con Te

Devi dire di Si, devi dire di si.

Padre Nostro…

Devi dire di Si, devi dire di si.

Sciogli l’angoscia di amare

Sciogliere quel dubbio che mi frena / A quella voce che /non si stanca mai

A quella forza che,/ ti porta via con sé

Sei solo tu o Padre Nostro sei tu/ Sei sempre tu che ardi di noi sei Tu/ Sei solo Tu non Ti stanchi mai/ Sei sempre Tu ci porti via con Te/Sei solo tu o Padre Nostro sei tu/ Sei sempre tu che ardi di noi sei Tu/ Sei solo Tu non Ti stanchi mai/ Sei sempre Tu ci porti via con Te

Padre nostro…

Devo dire di sì

Devi dire di sì

Devo dire di sì

Devi dire di sì

Io ti dico di sì

 

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Seconda Scena: Volonta’ Buona

 

Il fascino di Venezia (cfr. La Speranza non delude pp. 240-249)

Partiamo alla volta di Venezia…La giornata è molto bella, guardo Mamma che è piena di gioia e un po’ incredula… Mamma è presa dallo spettacolo: gondole, piccole piazzole, vicoli chiamati calli, ponticelli, turisti, piccioni, colori e palazzi dalla strabiliante architettura ci accolgono e ci inebriano; è un’emozione bellissima e molto forte che rimane nel cuore. Dopo quindici minuti di navigazione giungiamo al nostro albergo che penso abbia un nome appropriato a quell’angelo di mia madre: l’hotel All’Angelo ci accoglie… Entro nella camera di Mamma e il suo splendido e meraviglioso sorriso mi accoglie e mi riempie di gioia: «Mamma, cosa devo fare per diventare buono come sei tu?». «Buona volontà!», mi risponde forte con la voce. Anche la sera, durante il giro panoramico in motoscafo, Mamma ripeterà questa risposta alla mia ripetuta domanda. Buona volontà! La sera in un momento di riflessione analizzerò quella risposta con molta cura… La giornata si conclude con le preghiere della sera. Personalmente ho bisogno di riflettere e di interiorizzare il vortice di emozioni e di pensieri presenti nel cuore e nella mente. Esco dall’albergo e mi dirigo alla piazza, mi siedo allo storico caffè Florian e ordino da bere… È una notte estiva e si vedono molte stelle in cielo. Comincio a riflettere… spengo il telefonino e predispongo bene una sedia vicino a me. Me lo ha insegnato il card. Martini a predisporre fisicamente un posto per Gesù. Lo faccio sedere e comincio a parlare con lui: grazie perché Mamma è qui a poche decine di metri e continua a insegnarmi che tu sei l’unico riferimento della mia vita! Quando me la toglierai? Presto? Io ho molto bisogno di lei e, tu lo sai, la sua debolezza mi insegna la tua forza. Sai bene che vorremmo venire a Gerusalemme, ti prego conservamela ancora per una manciata di ann… Ho capito Signore! Non sono io il padrone della vita, ti sto chiedendo di far vivere Mamma per alcuni anni ancora ma non sono neppure sicuro se domani mattina mi sveglierò! Aiutami a orientarmi in maniera più decisa verso di te. Come ha fatto Maria!Faccio tanta fatica e inciampo nelle cose, nelle situazioni di ogni giorno, nel desiderio di fare carriera che più uccido e più rinasce, nel desiderio di essere apprezzato e considerato. È il vomito di mia madre, anche quel semplice conato di oggi pomeriggio, o ancora il doverla pulire che mi riduce all’essenziale e mostra il mio ridicolo. Sono quegli occhi rossi dopo il vomito, sono quegli occhi luminosi di gioia con cui incontra il mondo che mi permettono questa sera di vederti qui, in questa incantevole piazza, di fare posto alla tua presenza in questa bella poltrona. È lei che mi ha insegnato ad accoglierti nella vita… Ma oggi ti devo dire grazie, perché lei è qui e dorme profondamente in un bell’albergo in piazza San Marco! Ma ci pensi Gesù? È qui! Dopo nove mesi di terapia intensiva… faccio fatica a crederlo. Hai fatto un miracolo, lo hai fatto a modo tuo, me l’hai restituita diversa, me l’hai restituita non secondo i canoni del mondo ma secondo quelli del paradiso… Mi hai dato una singolare grazia: un angelo custode che posso vedere e sentire, ma chi è fortunato come me? Chi ha la possibilità di vedere e di domandare consiglio al proprio angelo custode? Grazie Gesù…ti vorrei parlare di questo consiglio che Mamma oggi mi ha regalato: «Nella vita», mi ha detto, «devo mettere la buona volontà!»…Prima che mi accorgessi della tua presenza in questa piazza e a questo tavolo rigiravo nella testa queste due parole e mi chiedevo: cosa vuole dire buona volontà? Ho capovolto la successione… volontà buona, e ho cominciato a capire! Nella vita si deve avere volontà, si deve volere fortemente qualcosa, questo mi rende uomo… ma non è sufficiente volere qualcosa, tanti uomini vogliono soldi, piacere, macchine, case, comodità, successo, potere, divertimento… Mi sono chiesto: ma mia madre ha desiderato tutto questo? La mia risposta, Gesù, è stata sicura: no!… Santina ha vissuto ignorando tutto quanto il mondo desidera, non ha mai voluto tutto questo! Santina invece ha fortemente chiesto a te un figlio sacerdote e una buona famiglia per mia sorella, ha sempre scelto per sé una vita semplice e funzionale in cui al primo posto vi fosse la fede. E ci è riuscita con la sua testardaggine! Grazie, Gesù, perché in questo viaggio lei mi ha insegnato quale sia la verità più profonda della festa che domani celebreremo: vivere qui, seduti a Venezia in una splendida piazza…rivolgendo invece il nostro sguardo in cielo, in mezzo a tutte quelle stelle! Forse è stata Mamma con la sua vita a scrivere l’orazione che domani… (festa della Solennità dell’ASSUNTA) … nella messa pregheremo.Gesù, mi rivolgo ora a tuo padre con le parole della liturgia scritte anche dall’esempio di Mamma Santina: «O Dio onnipotente ed eterno, che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima l’immacolata Vergine Maria, madre di Cristo tuo Figlio, fa’ che don Gigi possa vivere in questo mondo costantemente rivolto ai beni eterni, per condividere la tua stessa gloria». Grazie di avermi fatto compagnia, Gesù! Buonanotte, e veglia su mia madre.

 

Brano “ Gesu’ vento di pace”: tratto dal musical “un Fremito d’ali – la vita di p. Pio vista dagli angeli

Nuovi orizzonti che spaziano/ Terre senza più confini/ Dove l’aria è colorata/ E parla di Te, di Te. / Mille desideri si accendono/ Verso quella luce raggiante che/ Sembra dire, vieni sono qui/ Sembra quasi di volare/da Te.. da Te.

Con le mie ali, Con le mie mani/ Arriverò lì da Te,/ Senza timore, solo per amare/ Perché sei tu, Gesù, Vento di pace

Tanti grandi cuori che battono/ Per un solo fine all’unisono/ la Tua voce che ci guida/ Verso il Padre Tuo.// Non si può dimenticare l’amore/ Non si può scartare la vita che hai dato a noi.

Con le mie ali, Con le mie mani/ Arriverò lì da te,/ Senza timore, solo per amare/ Perché sei tu, Gesù, Vento di pace / Gesù, vento di pace

 

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Terza Scena: Al Sepolcro Di Cristo

 

Il Testamento spirituale di don Gigi e Santina in occasione del Pellegrinaggio al Sepolcro di Cristo (cfr. La Speranza non delude pp. 272-277)

 

Cari amici, c’è una bellissima tradizione dei rabbini che dice così: «Quando Dio creò il mondo di dieci misure di bellezza, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo; di dieci misure di saggezza nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo; di dieci misure di dolore, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo». Con Mamma Santina – che negli ultimi due anni sembra aver anch’essa ricevuto le nove misure di dolore date da Dio a Gerusalemme – parto per la Città santa. Andare a Gerusalemme con mia madre, dopo questa avventura e in queste condizioni, lo posso definire il viaggio della mia vita. ..Quanti santi e quanti pellegrini per giungere lì hanno sofferto… privazioni, lunghi viaggi, disagi! Prima di partire per la paura di perdere la vita facevano testamento…Anche io e Santina facciamo simbolicamente il nostro testamento…Facciamo testamento dichiarando che la vita è meravigliosa e grande, che la vita spaventa e toglie il respiro, che la vita è lacrime e sangue, quel sangue che porto al collo, raccolto quasi come una reliquia dalla terapia intensiva di Bergamo. Quel suo sangue… Santina lo offrirà lì, sulla pietra del santo Sepolcro… le farò toccare, accarezzare, palpare quella splendida roccia del sepolcro di Cristo. Il nostro voto allora sarà sciolto: la promessa al Signore, maturata due anni fa, di portare Santina lì, sarà adempiuta… Facciamo testamento e lasciamo a tutti voi l’eredità di un silenzio e di un sorriso con il quale interrogare la vita e scoprire che dietro la paura, lo spavento, le lacrime e il sangue vi è il volto del Risorto, vi è il sorriso di Dio. Santina nella notte dell’arresto cardiaco ha messo un piede in paradiso ed è tornata a dirci che di là vi è sorriso mentre qui vi è pianto, che le nove misure di dolore destinate da Dio a Gerusalemme, in verità, sono nove misure di gioia, la gioia che pretende prima la croce. Il Risorto non ha cancellato i segni della croce; la nuova esistenza di Santina non ha tolto a lei i segni della sua passione, ma l’autentica bellezza del suo vecchio volto pieno di luce ci dice che chi riceve nove misure di dolore riceve anche – secondo il detto rabbinico – nove misure di saggezza e quindi nove misure di bellezza, perché la bellezza vera, quella di Dio, porta con sé saggezza e dolore e apre la porta alla gioia. … Andiamo al sepolcro di Cristo per sciogliere un voto e pur facendo testamento, come i pellegrini medievali, la nostra speranza è quella di ritornare per raccontare e per continuare a vivere ringraziando Dio… Venire con Santina a Gerusalemme per l’ultima volta significa ricevere due regali: Santina riceverà la forza di un’unzione divina e io il dono di avere casa a Gerusalemme. … Se Mamma riceverà il regalo dell’unzione, io riceverò il regalo di avere casa a Gerusalemme. Mamma è stata per me casa per ben quarantasette anni, ora con questo viaggio mi dice che la nostra casa è Gerusalemme. Non è un caso che il nuovo e incantevole appartamento sia ultimato nei giorni in cui ci troveremo nella Città santa…e non è un caso che l’appartamento sorga tra la terza e quarta stazione, nei pressi della chiesa di Santa Maria dello Spasimo. Quanti efficaci segni dietro tutto questo! Avere casa laddove Maria incontra suo figlio che porta la croce al Calvario, laddove Gesù cade sotto il peso della croce…

 

Brano “verso Gerusalemme”: tratto dal musical “L’uomo dal turbante rosso – nel nome di gesù

Nel lungo viaggio verso Gerusalemme una lenta processione scandisce, in un corale a bocca chiusa, la danza allegorica di due figure che esprimono il dolore del calvario.

 

La drammatizzazione della croce si conclude con l’ultimo brano tolto dal Testamento spirituale presente nel libro La Speranza non delude :

La Madonna ci accompagni in questo pellegrinaggio al luogo della Risurrezione ed al luogo sulla Via Dolorosa del suo incontro con il Figlio nelle strade di Gerusalemme! …Sono quelle stesse antiche strade che oggi si aprono per accogliere una Madre ed un figlio che nella loro debolezza con gli occhi pieni di gioia e velati dalla stanchezza per il lungo ed aspro cammino svolto giungono mano nella mano a Gerusalemme per urlare nella loro miseria che  Roccia del cuore è solo Dio!

 

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Quarta scena: beviamo il tempo con calma e gustandolo tutto

 

Al balcone verso un tramonto sul mare (cfr. la speranza non delude pp. 283-289)

27 Dicembre 2007 – La sera di giovedì 27 Dicembre a Marina di Massa, dalla finestra delle nostre stanze si gode un incredibile panorama. Le finestre danno sul mare e sulla piccola spiaggia. La settimana è stata tiepida e un luminoso sole ha rischiarato la giornata invernale. Mi reco nella camera di Mamma, la sua carrozzella è vicino alla terrazza e Santina sta guardando intensamente il mare, la spiaggia e la verde palma vicino al balcone. Una grande nave è ancorata al largo, alcuni gabbiani passano vicino. Nella stanza vi è un profondo silenzio che incontra il silenzio del suo sguardo. Gli ultimi raggi di sole danno al suo sorriso una luce che si colora del rosa del tramonto. Il cielo comincia a tingersi di magia, colori bellissimi fanno da sfondo al nostro panorama… Il panorama e la scena di grande pace mi entrano nel cuore, e ammiro Mamma, il sole che tramonta, i colori della sera e la grande quiete che regna… Di cosa discutevamo io e Santina in quel nostro piccolo momento di estasi? Dal mio diario di quella sera: «Mamma, qual è il consiglio evangelico più importante tra castità, povertà e ubbidienza?». Mi risponde anche questa volta: «Ubbidienza!». «Mamma, dammi un consiglio per essere un bravo prete». «Devi volere bene a Gesù!». Tinte di magia, simili al discorso tra Agostino e la madre Monica, sul balcone affacciato al tramonto sul mare. Colori pieni di fascino – rosso, blu, rosa – inondano la stanza nella quale recito il rosario, stringo la mia testa contro la testa canuta e stanca di Mamma… Non sappiamo quando sarà la fine per me o per lei, ma gustiamo centellinando ogni millesimo di secondo che trascorriamo insieme, beviamo il tempo con calma e gustandolo tutto, come aveva fatto secoli prima sant’Agostino con la madre santa Monica … Con Mamma guardavamo il sole tramontare e dicevo: «Guarda che bello, Santina. Ma se Dio ha fatto così bello il sole, chissà quanto è bello lui!». Questa frase non è mia, ma era un discorso che mia madre era solita farmi quando ero piccolo e mi insegnava ad amare Dio. Allora il discorso più o meno continuava così: «Mamma ma dove è Dio?». Lei rispondeva con un grande sorriso… «Forse nel sole, prova a guardarlo per un momento e dovrai togliere la vista, così è Dio, la sua vista ti acceca… non lo puoi vedere, è troppo grande per noi!». Questo era il secondo passaggio dei nostri discorsi teologici, quando avevo tre o quattro anni … «Ti ricordi, Mamma, la storia di quel santo che mi raccontavi quando ero piccolo?» … Mamma rideva e guardava intensamente il mare. …Mamma, quel santo si chiamava Agostino… Che serata ricca di pace, di serenità, di gioia, ma altresì di teologia e di preghiera. Una serata nella quale io e Mamma sintetizzammo un profondo insegnamento di vita semplice che circa quarant’anni fa Mamma mi aveva donato. La semplice storia raccontata a un bambino sulla grandezza di Dio era all’inizio della mia vita di fede e ora, al tramonto della vita, quella sera avevamo davvero trovato l’alba nell’imbrunire. Ma mentre la dolce preghiera del rosario scorreva nelle nostre mani mi domandavo: ma il tramonto della vita terrena non è forse l’alba della vita eterna? Il sole tramontava ormai sul mare e nell’ombra della sera sempre più forte Mamma mi prese la testa tra le sue mani e dopo avermi accarezzato con infinita dolcezza le guance mi diede un grande bacio sulla fronte… Ogni giorno che vivo con Mamma – e mi auguro che siano ancora tanti – cerchiamo ostinatamente l’alba nell’imbrunire!

 

Brano “La luce del tramonto”: tratto dal musical “L’uomo dal turbante rosso – nel nome di gesù

La luce del tramonto/ di un giorno senza pace/ portò l’ultimo respiro/ chiuse gli occhi alla Sua immagine  e Gesù Tu te ne vai/ tutto è silenzio già/ il Tuo nome dentro me/ affogando la disperazione//nella certezza che Tu sei/ che non è tutto finito mai/ che da lontano ascolti il mio silenzio/ che non trova la sua pace// ed io continuerò, a vivere perché/ col Tuo calore splendido/ col Tuo calore il freddo dell’inverno/ io riscalderò per Te! in ogni angolo del mondo/seguiranno la Tua strada/la voce Tua che è vera!/nel mondo sarà amore!/Tutte le menti aperte/ la croce sopra il mondo/ il cielo che sorride/ il Tuo amore vive lì…

nella certezza che Tu sei/ … che non è tutto finito mai…/ che da lontano ascolti il mio silenzio/ che non trova la sua pace…

Ed io continuerò a vivere perché/ col Tuo calore splendido/ col Tuo calore il freddo dell’inverno/ io riscalderò per te

nella certezza che Tu sei/ che non è tutto finito mai/ che da lontano ascolti il mio silenzio/ che non trova la sua pace

ed io continuerò… a vivere perché/ col tuo calore splendido/ col tuo calore il freddo dell’inverno/ io riscalderò per te…/col tuo calore splendido/ col tuo calore il freddo dell’inverno/ io riscalderò per lui!

“Nel segno della croce,/nel nome del padre,/ del figlio e dello spirito /… nel nome di Gesù!” nella certezza che Tu sei/ che non è tutto finito mai/ che da lontano ascolti il mio silenzio/ che non trova la sua pace// ed io continuerò a vivere perché/ col Tuo calore splendido/ col Tuo calore il freddo dell’inverno/ io riscalderò per Te… sì.

 

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Conclusione della serata “Sconfinando lontano”(Musical Chiara di Dio)

http://www.youtube.com/watch?v=_GUP6C6LlZ0

Tutti insieme

IL TUO SILENZIO SENSIBILE/ FITTO DI SEMPLICITA’/TU LA REGINA DEI POVERI/ PER IL TUO RE SENZA ETA’/ TENERA FIGLIA INSTANCABILE/ SEMPRE DA ESEMPIO SARAI/ DELLA SUA CHIARA INCREDIBILE/SEMPRE SI PARLERA’/QUELL’ IMPAZIENZA DI GIUNGERE/ PUNTUALE… AL POSTO TUO/ GIORNO PER GIORNO A DIFENDERE /IL TUTTO DI LUI CHE E’ PER TE/ALL’ULTIMO APPUNTAMENTO CHE/SARA’ IL SUO REGALO PER TE//VIA LONTANO, SCONFINANDO LONTANO … / E ANCOR PIU’ LONTANO CHE C’E’/ SCONFINANDO COL RE/ VIA LONTANO/ SCONFINANDO LONTANO/L’ INFINITO NON SIA CHE UN PUNTINO PER TE/ E ARRIVARE DAL NOSTRO SIGNORE CON TE/ CANTO PER TE/TUTTO IL MIO AMORE/VOLA NEL CIELO/E ANCORA PIU’ SU/VICINO A TE/L’ANIMA AL POSTO SUO/IL POSTO MIO/ CHIARA E FRANCESCO INSTANCABILI/SEMPRE AL SERVIZIO DI DIO/COSTANTI E PAZIENTI PER GIUNGERE/PUNTUALI LI’ ACCANTO A LUI/MILLE MINUTI DA ATTENDERE/ORA C’E’ L’ETERNITA’! /VIA LONTANO, SCONFINANDO LONTANO/ ANCOR PIU’ LONTANO CHE C’E’/SCONFINANDO COL RE//VIA… LONTANO/SCONFINANDO LONTANO/L’ INFINITO NON SIA CHE UN PUNTINO PER TE/E ARRIVARE DAL NOSTRO SIGNORE CON TE//CANTO PER TE/TUTTO IL MIO AMORE/VOLA NEL CIELO/E ANCORA PIU’ SU/VICINO A TE/L’ANIMA AL POSTO SUO/IL POSTO MIO… ARRIVARE DAL NOSTRO SIGNORE CON TE

 

Compagnia Teatrale di Carlo Tedeschi

 

www.carlotedeschi.it

 

Carlo Tedeschi è scrittore, pittore autore e regista di opere teatrali. Ha proseguito l’opera di Leo Amici ed è guida del Piccolo Paese del Lago di Montecolombo di Rimini, le cui strutture sono dedicate alla solidarietà e all’accoglienza. Promuovendo i valori della pace, dell’amore e della fratellanza educa alla BELLEZZA centinaia di giovani. Collabora inoltre con numerose parrocchie italiane per la formazione e l’animazione dei giovani, è operatore pastorale, animatore di Centri di Ascolto del Vangelo e di catechesi.I suoi musicals sono in programmazione in tutt’Italia ed in pianta stabile al teatro Leo Amici del Lago di Montecolombo e al teatro Metastasio di Assisi.Nel 1986 arriva al successo con “Sicuramente Amici” che scrive, dirige ed interpreta. Da allora dirige altri quindici musical originali che lo portano a calcare le scene dei maggiori teatri italiani e al successo della sua Compagnia Teatrale. Gli spettacoli, così come tutta la sua produzione artistica (tra le sue personali più apprezzate “La Tela oltre il Tempo”), diventano uno strumento di evangelizzazione, per diffondere Nel 2002 costituisce la Fondazione Leo Amici, ente riconosciuto. Nel 2004 scrive e dirige il musical “Chiara di Dio”, sulla figura di Santa Chiara accanto a San Francesco d’Assisi. Nel 2006 debutta a San Giovanni Rotondo con “Un fremito d’ali – la vita di Padre Pio vista dagli angeli”.  Nel 2008 debutta al Santuario di San Gabriele – TE – con “Gabriele dell’Addolorata – un silenzioso sospiro d’amore”. Infine mette in scena il musical “La meravigliosa leggenda” sul tema dei diritti umani.

 

Annamaria Bianchini

Dopo una brillante carriera nel teatro, cinema e televisione, la Royal Academy of Dance di Londra le conferisce il titolo di Registered Teacher Royal Academy of Dancing e tiene corsi annuali e stages per danzatori principianti e professionisti all’Accademia del Lago di Montecolombo di Rimini. Diretta dall’autore e regista Carlo Tedeschi, è la protagonista femminile di tutti i suoi lavori teatrali e, dopo essere stata Santa Chiara nella versione originale del famoso musical Forza Venite Gente è anche la Santa di Assisi in Chiara di Dio. E’ inoltre aiuto regista e responsabile delle compagnie teatrali di Carlo Tedeschi.

 

L’uomo dal turbante rosso – Nel Nome Di Gesù –

E’ la storia di due giovani, Ari e Amalia che nell’anno zero, incrociano le loro vite con quella del Cristo: al momento della Sua Nascita, adolescente ed infine uomo fino alla morte di Croce,  divenendo così testimoni e protagonisti delle contraddizioni dell’epoca.

L’ incontro con Gesù, muterà il corso delle loro vite. Tutto si concluderà con Maria e i discepoli nel giorno della Pentecoste quando, nella casa in cui si sono rifugiati, nascerà il primo segno della croce.

 

Un Fremito d’ali

La Vita di P. Pio vista dagli Angeliwww.unfremitodali.it

La vita del Santo da Pietrelcina si visualizza nello spettacolo  attraverso uno straordinario strumento: gli occhi degli Angeli” sempre presenti e nel particolare rapporto che il Santo ha con il mondo dell’Invisibile.

E’ un giovane che si innamora dell’amore di Dio, al quale da spazio in sé.

 

Piccolo Paese del Lago di Monte Colombo (Rimini)

Il Piccolo Paese, costruito con l’amore e il sudore di migliaia di volontari, è un luogo aperto a tutti. La pace, l’amore e la fratellanza che qui si respirano fanno di questo luogo un punto di riferimento per tutti coloro che lo visitano. Ciò è accaduto e continua ad accadere in particolare per i volontari che lo hanno realizzato, per i quali la pace, l’amore e la fratellanza che essi vivono sono dono e presenza del Signore.

La loro opera di volontariato continua rinnovata da forze giovanili, non solo nel mantenimento del Piccolo Paese ma anche per le nuove realizzazioni.Escluso chi vi abita o vive nelle zone limitrofe, che sono coloro che condividono in stretta comunione i valori che animano il Piccolo Paese, gli altri, quelli via via più lontani, fino all’Australia, sono comunque legati a questo luogo. Ogni volta che lo desiderino, e istituzionalmente in due momenti di viva e producente spiritualità, ogni anno, il 7 ottobre ed 16 aprile, essi vi attingono la forza per vivere cristianamente nel loro ambiente e diffondere intorno a loro il bene rendendosi responsabili nell’annuncio del Vangelo in famiglia, nelle parrocchie, nei centri culturali, nel lavoro.

 

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SIG. RA SANTINA ZUCCHINELLI VED. GINAMI

Via Arena, 6

24129 BERGAMO

 

Tel. 3471802575

 

Sito internet www.rocciadelmiocuore.wordpress.com.

Canale YuoTube La speranza non delude http://www.youtube.com/user/21686gigi

 

Email gigi21686@gmail.com

 

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Intervista in preparazione dell’evento

 

 Vengono riportate in questa pagina immagini prese dal noto musical “Chiara di Dio”

La storia di Santina e la sua malattia

 

Cosa cambia di fronte alla malattia, al dolore e alla sofferenza? Lo abbiamo chiesto a mons Luigi Ginami, sacerdote della diocesi di Bergamo, che in un libro, La speranza non delude,(Edizioni Paoline), ha raccontato la storia della malattia di sua madre Santina, a sua sorella Maria Carolina, alla peruviana Olinda Calderon Vega, che assiste la donna, e alla fisioterapista Laura Blini. La malattia di Santina è diventata così un’occasione per incontrare la grandezza di Dio. La donna nel luglio del 2005 in seguito ad un infarto affronta un lungo e delicato intervento al cuore eseguito dal cardiochirurgo Paolo Terrazzi. Dopo l’intervento, nella notte dal 22 al 23 luglio, rischia di morire, ma il dottor Moreno Favarato le salva la vita. Seguono 109 giorni in Terapia intensiva. Anche sul sito www.rocciadelmiocuore.wordpress.com si trovano foto e testimonianze sulla storia di Santina.

 

Mons. Ginami cosa è successo tra il 22 e 23 luglio?

In quella data mia madre ha un drammatico arresto cardiaco e quella notte muore. Il suo corpo prova la morte e poi per una singolare grazia… riprende a vivere! Ma il suo fisico seppur straziato da piaghe di decubito, cicatrici, flebo è trasformato in uno splendido e silenzioso sorriso che interroga la vita con la sua dolcezza. Sembra che a Lei sia concessa la singolare grazia di vivere la beatitudine del paradiso in un corpo fragile e debole. è davvero misterioso come Dio si manifesti non in un corpo bello, pieno di forza e giovinezza, ma in un corpo straziato dalla malattia e dalla mancanza di autosufficienza. Questa meravigliosa donna non cessa di stupire perché in tale condizione, da tutti forse considerata come una disgrazia, ha il coraggio di disegnare con forza e fantasia una esistenza ricca di significato.

 

Quali sono le caratteristiche che compongono questa nuova esistenza e che la rendono radicalmente diversa da prima?

La preghiera, la sofferenza e la carità. Santina vive una vita qualitativamente più ricca di significato, ora, in questa condizione, di quella che era prima! Una vita fragile e debole nel suo mistero acquista una forza, un significato di altissimo valore

 

Quali parole è opportuno non usare?

Non si deve avere rassegnazione umana e dare per scontato che le cose non si possano cambiare. Davanti ad una grave malattia molte volte ci deresponsabilizziamo relegando totalmente ai medici ogni nostra scelta: «Sono loro i dottori sapranno quello che devono fare!» Invece no, la malattia va studiata, va capita, si deve leggere, si deve riflettere, si deve studiare ci si deve confrontare con i medici, ma la patologia deve divenire nostra, dobbiamo conoscere tutto di tale malattia, per il gusto sacro di assaporare ogni sviluppo, senza fuggire, senza nascondere la testa sotto la sabbia, ma si deve trasformare la malattia in orto degli ulivi.

 

Quali parole vanno usate?

La Speranza non delude! Papa Benedetto XVI alla Speranza che non delude ha dedicato una Enciclica, Spe Salvi, nella quale parla del dolore, in cui si legge: “La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana.”

 

Come il dolore trasforma la vita?

La vita di mia Madre è radicalmente mutata, non è più autosufficiente, non riesce a parlare, è in tutto fragile e debole: deve essere imboccata, cambiata e lavata, si muove sulla carrozzella, non ha più la possibilità, dunque, di vivere una vita come quella di prima, dinamica e piena di interessi.

 

Maria Carolina, per lei cosa significa accudire sua madre?

Amarla. Ho riscoperto il piacere di stare insieme, di agire subito senza rimandare. Ma quello che ho avvertito con maggior forza è stata la necessità di non farla sentire mai sola. Stare con lei è un piacere perché alimenta le mie giornate e mi dà coraggio nell’affrontare i problemi quotidiani.

 

 

Olinda Calderon Vega, lei assiste Santina, cosa le sta dando quest’esperienza?

Mi ha insegnato che l’affetto è la chiave di tutto. Nonostante sia una persona malata e anziana, in lei c’è una fiamma sempre accesa e questo grazie soprattutto all’amore che riceve dai suoi figli che sono costantemente in contatto con la madre. Ho già avuto altre esperienze come badante, ma spesso i figli si limitavano ad una frettolosa visita settimanale per portare la spesa.

 

Dottoressa Laura Blini, come ha cercato di aiutare Santina?

Rispettando i suoi tempi fisici ed emotivi facendo leva sulla motivazione senza accanimento. Con Santina ho instaurato un rapporto basato sull’educazione, il rispetto e la fiducia reciproca. Ho visto una serena accettazione del dolore e delle cure con un abbandono fiducioso alla preghiera che non avevo visto prima, e una risposta determinata, ma serena agli esercizi terapeutici, pur con tempi lunghissimi. Questa esperienza mi ha fatto riflettere sul senso di essere “famiglia”.

Antonella Gaetani

 

 

 

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