Paolo ci parla di Santina

Ascolta un brano della presentazione del Libro La Speranza non delude, avvenuta a Chiari il 15 marzo 2009 e che è presente nel canale you tube di Santina; http://www.youtube.com/watch?v=sQeVBdNNDyY&feature=channel_page

Questa pagina del Sito ospita il commento di un caro nipote di Mamma, Paolo, che si è offerto mensilmente di curare questa rubrica in cui si commentano le lettere di Santina contenute nel libro Roccia del mio cuore è Dio. Con Carolina ringraziamo cordialmente Paolo per il suo impegno e per le belle riflessioni che ci offre. L’autore è disponibile ad accogliere tutte le riflessioni che il sito può provocare. Chi volesse lasciare un commento può scriverlo nello spazio riservato in fondo alla pagina. Chi volesse può raggiungere direttamente il Dottor Pizzolo al suo indirizzo Mail:

pabagima@alice.it.

A tutti coloro che se la sentiranno di inviare il loro commento diciamo grazie!

Santina, don gigi e carolina

COMMENTO MAGGIO 2009 LETTERE 21-22-23-24-25-26

 

21. Carissimo Luigi,spero che questo giaccone ti vada bene è il nostro regalo per il tuo compleanno. Auguri di cuore, un grosso bacione, mamma.Bergamo, 13 gennaio 1987

 22. Carissimo don Luigi,due righe soltanto per dirti quanto ti voglio bene! L’altra sera sono rimasta molto male quando mi hai detto che non me ne importava niente di quello che è avvenuto in ospedale e che a te ha fatto tanto piacere! Credimi carissimo Luigi, io ogni giorno invoco su di te lo Spirito Santo perché tu sappia donare la Sua parola in ogni momento della tua vita sacerdotale, in particolare nei casi più difficili. E questo caso è un caso difficile! Tu ci sei riuscito a risolverlo, bravo! Sono tanto, tanto contenta e mi incoraggia sempre di più a pregare. Coraggio Luigi comportati sempre come Lui vuole. Un abbraccio e un grosso bacione dalla tua mamma.Bergamo, 3 febbraio 1987

23. Carissimo Luigi,ti mando i tre nomi per farci fare la pergamena, con la benedizione del Santo Padre per la Prima Comunione. Se c’è qualcosa che non va me lo chiedi per telefono. Qui va tutto bene, ti ricordiamo con tanto affetto e con un grosso bacione ti salutiamo. Mamma, ciao Bergamo, 2 marzo 1987

24. Carissimo don Luigi,ti mandiamo la conferma del viaggio in terra Santa, abbiamo depositato sul tuo conto 1.000.000 per la prenotazione, il resto quando ce lo darai. Stiamo bene e attendiamo con gioia il 20 giugno, qui ci sono 10.000 per il cappuccino. Ciao e tanti bacioni , mamma.Bergamo, 14 maggio 1987

 25. Affidiamoci sempre alla Madonna. Ciao, un bacione, mamma.(cartolina dal Santuario della Madonna della Castagna in Fontana, Bergamo) Bergamo, 14 maggio 1987

 26. Carissimo don Luigi,ti mando i nomi e l’indirizzo per la pergamena di Suor Armida spero tu possa trovare chi te la fa. Come stai? Dopo il nostro incontro di questi giorni spero che penserai un po’ di più alla salute. Ricordati che è una sola e se la trascuri è difficile ricuperare, ti raccomando anche di non trascurare la preghiera anche quella è molto importante. Io ti ricordo sempre con tanto affetto. Ti mando un grosso bacione. Ciao, mamma.

Bergamo 23 giungo 1987

 

Cari amici, ben ritrovati!Le lettere che commentiamo questo mese sono dell’anno 1987.In considerazione del loro contenuto, soffermo la mia attenzione su quella del 3 febbraio e del 23 giugno. Nella prima, mamma Santina fa riferimento ad una conversazione telefonica avvenuta qualche giorno addietro e nel corso della quale don Luigi le aveva detto che, durante il suo servizio all’Ospedale San Giovanni, aveva avuto un colloquio spirituale con una ragazza a seguito del quale la stessa aveva rinunciato ai suoi propositi di abortire. Questo episodio era però passato, secondo il figlio, un po’ in secondo piano rispetto ai numerosi argomenti della telefonata, ragione per la quale se ne era un attimo adombrato e aveva “accusato” la madre di disinteresse per quella vicenda. Nella sua lettera mamma Santina affronta subito la questione, chiarendo l’equivoco e ricordando al figlio come lei invocasse su di lui lo Spirito Santo in ogni momento. Questo piccolo episodio ci insegna che è bene non lasciare mai in sospeso le incomprensioni o i malintesi con le persone, perché da una piccola cosa possono poi nascere, se non ci si chiarisce, problemi più grandi. Non è certo questo il caso, però è uno spunto che ritengo importante sviluppare in questo senso.Penso che l’esortazione più bella e l’augurio migliore che ciascuno possa ricevere è l’esortazione finale: “Comportati sempre come Lui vuole”.Nella lettera di giugno, invece, Santina esprime una preoccupazione circa lo stato di salute di don Luigi; in quel periodo egli frequentava due università insieme (il mattino Lettere, il pomeriggio Liturgia) e la notte la trascorreva all’Ospedale San Giovanni. Era quindi molto dimagrito e la mamma lo aveva trovato ‘sciupato’…E qui mamma Santina ci da una bella lezione: per lei la vita fisica e quella spirituale sono sullo stesso piano. Dice infatti al figlio: “riguardati perché la salute è una sola ma non dimenticare di pregare”. Ha un sapore particolare questo invito di mamma Santina, è la qualità di un insegnamento e di un modello di vita che l’ha sempre contraddistinta. E’ un atteggiamento prezioso, da conservare e coltivare nel proprio cuore come un dono. Penso che in un’epoca nella quale sono rimosse dai dibattiti culturali le grandi questioni di fondo sulla vita a favore di tante inutili parole su argomenti futili e senza alcuna prospettiva e profondità, la semplice vita di mamma Santina possa rappresentare un richiamo forte ai veri valori e fondamenti della vita cristiana. Mi piace pensare a Santina come a una persona che ha messo al centro della sua esistenza la riflessione prima sul senso e sul valore della vita e che ha impostato la stessa in modo coerente con le risposte che si è data. E’ la semplicità e la grandezza di questa donna, ancora oggi esemplare riferimento per ciascuno di noi. 

 

 COMMENTO APRILE 2009 LETTERE 17-18-19-20

 

 

17 .Carissimo Luigi, come d’accordo ti mando i moduli da compilare, ti ho messo anche la fotocopia di quelli dell’anno scorso così fai in fretta, ti ho messo anche le 50.000 lire che ti ha dato il nonno. Ti raccomando prega tanto e bene, ti devi preparare alla tua Ordinazione sacerdotale. Anch’io faccio la mia parte ogni giorno. Con tanto affetto e un grosso bacione, mamma.Bergamo, 15 gennaio 1986

 18. Carissimo Luigi, tornando da Roma dopo aver trascorso una stupenda giornata con tutti, ho trovato nella cassetta della posta un invito del comune a ritirare il tuo Congedo militare, io m’affretto a spedirtelo.Come stai? Io sono un po’ preoccupata per te perché ti vedo sempre più magro. Ti prego Luigi cerca di mangiare un po’ di più, ho visto nel tuo armadietto ancora tutto il caffè,.il tè, la camomilla, perché non ti prendi due minuti di tempo da prepararti una bevanda ogni tanto? Anche solo una zolletta di zucchero dentro in quella bevanda ti sostiene. Ora ne hai bisogno più di prima per affrontare con più forza e serenità tutti i tuoi impegni. Ti prego Luigi, vinci un po’ la pigrizia anche in questo, la salute è importante!Con un grosso abbraccio ti mando i saluti anche di Carolina e da me un affettuoso bacione. Ciao, mamma. P.S. Dammi ascolto Bergamo, 3 marzo 1986

 19. Carissimo don Luigi, penso di farti cosa gradita inviandoti L. 100.000 per le continue spese che devi fare. Appena sai cosa ti devo mandare per la Terra Santa e per il computer fammelo sapere che ti manderò l’assegno circolare. Come stai? Ti penso bene e molto impegnato con gli esami. Coraggio che poi ti aspetta una grande gioia la tua Ordinazione: credimi ti sono tanto tanto vicina con la preghiera e con l’affetto e ringrazio sempre il Signore di questa grande grazia che mi ha donato. I lavori qui in casa sono abbastanza se non fosse per l’abbassamento della sala a quest’ora servono solo i pittori. Oggi ho visto Monsignor Nicoli e mi ha dato una bella notizia e cioè la parte del nostro ingresso non la fanno più e perciò ci rimane ancora l’anticamera, una volta abbassata la sala i muratori in casa nostra non dovrebbero più venire e siamo molto contente perché la nostra casa è diventata una bella mansardina. Ora vado al mese di maggio a Nostra Signora e poi ci vado ancora questa sera perché voglio pregare molto di più la Madonna in questo mese. Con un grosso bacione ti saluto affettuosamente, mamma. Fammi sapere se hai ricevuto Ciao. Bergamo, 15 maggio 1986

 20. Carissimo Luigi, penso vada tutto bene quello che ti ho spedito. Ti mando un grosso bacione e cari saluti. Mamma Bergamo, 18 settembre 1986

Cari amici, eccomi di nuovo a voi con il nostro appuntamento mensile.Le lettere di cui ci occupiamo oggi sono le quattro dell’anno 1986. In esse troviamo molti temi di vita quotidiana e spicciola: l’invio di denaro per alcune necessità, la documentazione da compilare o da conservare, i lavori di ristrutturazione nella casa nonchè le immancabili preoccupazioni materne sullo stato di salute del figlio (mangia che sei magro…). Ma tra questi argomenti mi piace evidenziare la presenza di due passaggi che mi hanno colpito e che di seguito vi riporto e commento.“Ti raccomando prega tanto e bene… Anch’io faccio la mia parte ogni giorno”Qui mamma Santina mette in evidenza un atteggiamento di condivisione e di cooperazione al destino del figlio, che deve farci riflettere.Questa affermazione, semplice e apparentemente poco importante, rivela invece una piena convinzione circa la necessità di sostenere la persona amata nella realizzazione del disegno divino presente sul suo cammino. Con queste parole la mamma dice al figlio “Coraggio! Io sono con te, al tuo fianco; ti sto accompagnando e sostenendo con la mia preghiera; sappi che non sei solo”. Penso sia meraviglioso sapere di non essere soli nel percorso della vita; quanto sono fortunati i ragazzi i cui genitori si mettono in questa dimensione di sostegno e di accompagnamento, spesso magari anche silenzioso e nascosto. Quanta forza, quanta fiducia possiamo infondere in chi ci sta vicino se sappiamo comprendere e sostenere il cammino del fratello; questo spirito di convinta compartecipazione consegna dei frutti inimmaginabili, perché rende gli altri più saldi e più pronti ad affrontare i sacrifici richiesti o imposti dalle circostanze.Mamma Santina ci insegna a scaldare il cuore dell’altro, ad essergli vicino e a farsi carico del suo percorso. Ancora:“Voglio pregare molto di più la Madonna in questo mese di maggio”Qui mi dico, e dico a voi, prendiamo esempio dalla semplicità della fede di questa donna; imitiamola nell’essere solleciti nella preghiera, anche attraverso le devozioni popolari che tanto bene hanno prodotto nel tempo. Uso le parole di un parroco che soleva dire “possiamo vivere tutta la vita senza accorgercene, convinti che la vita sia respirare, nutrirsi, guadagnare, comperare, generare, morire, oppure aprirci a qualcosa d’immenso che ci sovrasta e ci appartiene. Solo la Parola ci aiuta a cogliere quest’immenso, a ribaltare le nostre prospettive, a capire, infine, qual è il senso nascosto allo sguardo superficiale” (Paolo Curtaz, Convertirsi alla gioia – San Paolo). Ecco allora la necessità di tornare alla Parola e alla preghiera quale fonti prime del nostro vivere quotidiano. Concludo con un invito: teniamo sul nostro comodino il Vangelo e ogni sera leggiamo il Vangelo del giorno perché illumini le nostre scelte settimanali.

 

 

COMMENTO MARZO 2009 Lettere 14-15-16

 14. Carissimo Luigi, ogni giorno invoco lo Spirito Santo su di te, perché ti possa preparare bene al tuo Diaconato. Sii sereno, tranquillo, coraggioso e pieno di gioia di diventare un santo ministro dell’Altare. Io sono piena, piena di tanta gioia che mi dà il Signore per la tua vocazione, coraggio caro Luigi non temere c’è Lui che ti aiuterà sempre. Ti sono tanto vicina e di cuore ti benedico con un grosso bacione.Tua Mamma. Ricordami Bergamo, 11 aprile 1985

 15. Carissimo Luigi,la nota di tutti i partecipanti è accompagnata dal mio augurio perché tu possa prepararti bene al diaconato. Ti penso sempre e prego moltissimo il Signore. Ringraziandolo del grandissimo dono che ci fa. Coraggio mancano pochissimi giorni sii calmo e sereno lo Spirito Santo fa il resto. Ciao caro Luigi, ci vediamo presto presto. Con un grosso bacione, tua Mamma. L. 10.000 per il cappuccino. Bergamo, 11 ottobre 1985

 16. Carissimo don Luigi,dopo i tre giorni trascorsi nella gioia, commozione e tanto entusiasmo per il tuo diaconato continuiamo insieme il nostro ringraziamento, le nostre preghiere al Signore che ci ha voluto tanto, tanto bene, e che continui a guidarti nell’amore ai fratelli, alle persone anziane e che soffrono, che tu possa dare testimonianza del tuo sacerdozio nel Cristo Signore. Io ti ricordo sempre di più a Lui. Ti sono sempre vicina con tutto il mio amore. Un grosso bacione. Tu benedicimi sempre, Mamma. Ciao un abbraccio. Tua Mamma. Bergamo, 1 novembre 1985

Cari amici ben ritrovati, questo mese affrontiamo la trilogia di lettere del 1985, anno importante nel cammino di Luigi perché affronta la prima fondamentale tappa, quella del Diaconato.Le parole di Mamma Santina con le quali, nella prima lettera, comunica al figlio la sua gioia e infine lo benedice, spingono ad una riflessione.Il pensiero va alle tante situazioni di incomprensione e di mancanza di dialogo tra genitori e figli; quante volte basterebbe aprire il proprio cuore con semplicità e sincerità, comunicando il proprio stato d’animo, per consentire una maggior vicinanza e comprensione reciproca. Sono convinto che i genitori dovrebbero ogni giorno qualificare la propria presenza con una parola di benedizione ai figli, dichiarando il loro bene-dire, che è “atteggiamento indispensabile e fondamentale per la formazione di una personalità sana… Una benedizione per ogni essere umano è la garanzia di una certa sicurezza nella difficoltà, un punto di appoggio per la speranza quando si devono affrontare certe prove” (La speranza non delude – Edizioni Paoline – pag. 377). Quando si cresce in un clima di positiva accoglienza, di serena gestione delle difficoltà, di affidamento al prossimo, la persona si forma con alcuni anticorpi che le serviranno per mantenere equilibrio e fiducia anche nelle condizioni più critiche. Mamma Santina non ha studiato, ma questo insegnamento era scritto nel suo cuore e dal suo cuore lo ha riversato nei figli e nelle persone che le erano vicine.E ancora oggi, nella sua condizione di grave invalidità, pratica questo atteggiamento, regalando sorrisi e serenità, ringraziando il Signore con la sua silenziosa preghiera, con la sua volontà interamente sottomessa ai disegni della Providenza.Passare qualche ora vicino alle persone in stato di disagio (malati, anziani soli, persone con handicap), consente di staccare la spina dalle convulsioni della vita quotidiana e di fermare lo sguardo sulla qualità dell’essere, sulle domande essenziali dell’esistenza, sul perché e sul come vivere. Non possiamo sottacere le contraddizioni dell’uomo di oggi su alcuni grandi temi: da una parte chi opera per nascondere e rimuovere la sofferenza (il caso di Eluana alla ribalta delle ultime cronache è esemplificativo), dall’altra chi – come Santina – si aggrappa alla vita, comunque essa si svolga, perché dono immenso di Dio Padre; e così ci insegna che nulla è inutile nell’economia divina, nulla avviene per caso: anche le vite apparentemente più difficili da comprendere in quanto immerse nel dolore e avvolte dalla sofferenza, hanno un loro preciso significato perchè ci stanno ad indicare un percorso di purificazione e di abbandono delle cose e dei sentimenti superflui, per farci concentrare sull’essenzialità della vita. A proposito degli eventi sincronici, citati dall’intervento dello psicologo a commento della vicenda di Santina (La speranza non delude – Edizioni Paoline – pag. 374), vorrei sottolineare quanto riportato nell’ultima lettera del novembre 1985, quando Santina prega che il Signore “continui a guidarti nell’amore ai fratelli, alle persone anziane e che soffrono”; in questo passo infatti rintraccio una coincidenza significativa, nel senso che a distanza di 24 anni queste parole si fanno per don Luigi vita vissuta, storia concreta, proprio nei confronti della sofferenza di sua mamma.

 

COMMENTO FEBBRAIO 2009 LETTERE 11-12-13

11. Carissimo Luigi, eccoti finalmente il pacchetto contenente i calzoni, un maglioncino nuovo, un pacchetto di dolcetti e un pacchetto di naftalina. Ti metto anche L. 10.000 per un blocchetto di cappuccini che prenderai al mattino. Penso vada tutto bene. Tu come stai? Spero bene, come lo siamo noi. Ti prego caro Luigi di non perdere tempo, studia, che sono vicini gli esami, è un grande sforzo che ti chiedo, ma ricordati che poi si va in vacanza. Ti penso sempre e prego perché il Signore ti mantenga buono e fedele alla tua Santa Vocazione. Coraggio caro Luigi, con serenità e pazienza ti assicuro che andrà tutto benissimo. Ciao, un grosso bacione da mamma. Bergamo, 14 maggio 1984

12. Carissimo Luigi,mandandoti il cartoncino per Don Enzo ne approfitto per mandarti i nostri cari saluti, e tanti auguri per gli ultimi esami coraggio hai quasi finito, noi ti siamo tanto vicine, ti vogliamo tanto bene, aspettiamo con gioia di stare un po’ di tempo con te, ormai le vacanze sono vicine. Un grosso bacione da mamma. Ti accludo L. 100.000 che ti servono sia per il regalo che per i tuoi viaggi. Un bacione, mamma.Bergamo, 10 giugno 1984 

 13. Carissimo Luigi,ti scrivo i numeri dei libretti che devi comperare perché per telefono non so se puoi capire bene (…). Se non capisci bene ci sentiamo per telefono. Come stai? Ti penso bene come lo siamo tutti noi. Ti penso sempre e ti ricordo sempre nelle mie preghiere. Ora che ricordo, procurati il certificato universitario da portare alla Previdenza sociale per gli assegni familiari e portalo a Natale. Ti saluto con tanto affetto, ti voglio tanto bene. Sii sempre buono e ubbidiente. Sii prudente con il motorino. Hai capito? Ciao, un grosso bacione mamma. L. 10.000 per un blocchetto di cappucci, scusa del mal scritto, ò fretta. Bergamo, 7 dicembre 1984

Cari amici ben ritrovati, questo mese ci troviamo a commentare le lettere di mamma Santina scritte nel 1984; sono 3, in forma breve, e pertanto ho deciso di raggrupparle in un unico blocco anche perché gli argomenti affrontati sono per lo più omogenei.Rintracciamo innanzitutto, in tutte e 3, la sollecita preoccupazione della mamma per le necessità quotidiane del figlio. A distanza di più di due decenni il riferimento agli importi inviati per il blocchetto di cappucci desta un moto di tenerezza e forse di sorriso, ma se lo contestualizziamo in quegli anni possiamo ben capire quale sacrificio questa donna affrontasse per mantenere con la sua umile occupazione i due figli; circostanza che la porta a non trascurare le opportunità offerte dalla Previdenza sociale per gli assegni familiari. E’ uno spaccato molto vero ed intenso di una famiglia che si dibatte giornalmente nella gestione degli impegni con molta avvedutezza e concretezza e senza privarsi di piccoli e salutari momenti di gioia.    C’è poi l’usuale espressione di vicinanza e di amore che le parole della mamma non mancano mai di rimarcare unitamente all’incoraggiamento a studiare (questo è il dovere di Luigi e va compiuto al meglio) e, soprattutto, ad essere buono e ubbidiente per restare fedele alla Santa Vocazione. Mentre scrivo queste parole ad Assisi si sta tenendo un suggestivo spettacolo con il quale vengono messi in scena con una rappresentazione teatrale alcuni brani scelti dal libro “La speranza non delude”. Chi avrebbe mai potuto immaginare che la vita di mamma Santina sarebbe stata oggetto di libri, di incontri di testimonianza in varie parti d’Italia (e non solo) e, anche, di uno spettacolo con una compagnia teatrale famosa? Questo disegno della Provvidenza che si serve di una anziana e umile donna, sempre vissuta nel nascondimento di una vita semplice ma spiritualmente intensa, ha la finalità di rendere manifesta a tutti la forza della vita nella sofferenza.Mi aggancio qui alle parole di questi giorni dei Vescovi italiani quando affermano che “nessuna sofferenza, per quanto grave, può prevalere sulla forza dell’amore e della vita”; e allora a fronte di una società che sta vieppiù dirigendosi verso l’emarginazione degli anziani, dei malati, dei deboli – rimuovendo ogni immagine che possa rinviare alla sofferenza e al dolore – per rottamarli dal punto di vista della considerazione e dell’attenzione, noi abbiamo l’esempio di una signora ultraottantenne, in stato di grave disabilità, che con il suo sorriso e la sua grande fede ci indica che è possibile vivere, non sopravvivere, anche nelle sue condizioni.Cogliendo quindi anche l’occasione che ci viene oggi offerta dalla ricorrenza della XXXI Giornata Nazionale per la Vita, possiamo testimoniare direttamente con l’esempio di Santina quanto è vero che “la vita umana è un bene inviolabile e indisponibile, e non può mai essere legittimato e favorito l’abbandono delle cure, come pure ovviamente l’accanimento terapeutico…” e che “la via della sofferenza si fa meno impervia se diventiamo consapevoli che è Cristo, il solo giusto, a portare la sofferenza con noi” (dal messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per XXXI giornata nazionale per la vita).Mamma Santina, all’imbrunire della vita e in condizioni di disabilità, sta vivendo un periodo di eccezionale ed intensa ricchezza, come neanche molti giovani riescono a realizzare mentre sono nel pieno delle forze. Questo ci dice che è la qualità del vivere che conta e che tale qualità può ben essere vissuta anche quando la sofferenza travolge il nostro fisico rendendoci totalmente dipendenti da altri. E’ quindi un forte insegnamento a non abbandonare mai la speranza, quand’anche sembra rimanerne poca, perché nulla è impossibile; certo è essenziale un contesto sociale e familiare che sappia accompagnarti dandoti coraggio e fortezza e in questo senso don Gigi rappresenta un imprescindibile riferimento insieme alla sorella e agli amici. Ma è anche vero che Santina oggi riceve l’amore che prima ha donato: è lei l’artefice del bene che oggi l’avvolge più di ieri ed è sempre lei che lo alimenta continuamente e pervicacemente con il suo comportamento di fede e ineffabile affidamento al Signore.L’esempio di Santina ci rende occhi capaci di guardare e cuore capace di amare; la semplicità del suo sorriso e la fortezza del suo carattere invitano ad andare oltre le apparenze e a comprendere i segreti degli eventi che ci accadono.

 

COMMENTO GENNAIO 2009 LETTERA 10

Carissimo Luigi,eccomi a spedirti le due ricevute della pizzeria. Innanzitutto per dirti grazie di averci fatto trascorrere una stupenda giornata insieme. Il gruppo di catechisti venuto a Roma sono tornati entusiasti e contentissimi, anche se alle 7.30 sono arrivati stanchi. Il gruppo dello zio è arrivato ad Alzano alle ore 10.30 di sera. Lo zio ha detto che nemmeno a lui è venuto in mente questa detrazione speriamo di non avere noie. L’Angelina è stata chiamata oggi 21 in ospedale per togliere quei ferri maledetti: prega e speriamo bene. Ora ti lascio con tanta gioia e affetto, continua sempre così, io ti sono tanto vicina. Grazie ancora e un grosso bacione, tua mamma. Ti saluta anche la Carolina tutti i giorni ne scaliamo uno per ritrovarci insieme a Natale ciao. Ti raccomando una cosa, scrivi a tutte quelle persone che con scritti o regali ti hanno ricordato. La Virginia ha fatto per te la preghiera dei fedeli durante la Santa Messa, Ringrazia anche lei, gli farai tanto piacere. Di nuovo un grosso bacione, mamma.Bergamo, 21 novembre 1983

 

 

 

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Cari amici ben ritrovati,

dopo la pausa natalizia e di fine anno riprendiamo il nostro appuntamento mensile di commento alle lettere di mamma Santina.Quella odierna si colloca subito dopo il conferimento del ministero del lettorato al figlio per il quale alcune persone avevano pregato e si erano poi recate in visita a Roma. Mamma Santina, dopo aver fornito alcune indicazioni a proposito del viaggio di ritorno da Roma degli amici, ringrazia il figlio per la giornata trascorsa insieme e lo invita a ringraziare tutte quelle persone che gli sono state vicino con scritti, regali e preghiere. Emerge quindi in questo testo il tema del ringraziamento sul quale vorrei fare alcune riflessioni.Abbiamo visto come la preghiera sia il fondamento della vita di mamma Santina, base sulla quale si regge tutta la sua esistenza; la preghiera di ringraziamento è una modalità particolare di preghiera che Santina insegna con il suo comportamento, soprattutto in questi ultimi anni di sofferenza fisica, di sereno affidamento agli altri.Vorrei qui usare le parole di padre Andrea Gasparino, un maestro della preghiera, per sottolineare quanto è importante imparare a ringraziare: “Se regalate qualcosa a un povero vi aspettate di sicuro che vi dica grazie, così pure se fate un piacere ad una persona è logico attenderne riconoscenza. Ma mentre tra noi è una prassi accettata da tutti, tra noi e Dio la logica non funziona più e avviene esattamente l’opposto. Ringraziamo Dio così poco per quello che ci dona ogni giorno da sembrare che non ci abbia mai dato nulla, riceviamo e godiamo dei suoi doni senza pensarci mai… Ma non sentiamo vergogna della nostra superficialità nel non ringraziare? Non abbiamo ancora ricevuto un dono che già allunghiamo la mano per afferrarne un altro: non sentiamo il bisogno di posare un momento il dono ai suoi piedi e alzare il cuore a Lui per dirgli grazie? Siamo talmente indaffarati a godere i beni della vita che non ci rimane più il tempo per essere riconoscenti a Dio di quello che abbiamo. Dio non ci chiede di contraccambiare, come potremmo farlo? Dio ci chiede soltanto di accorgerci che abbiamo le braccia ricolme e di fermare un momento il vortice del nostro egoismo per riconoscere la sua bontà.  L’uomo stima i doni di Dio solo quando li perde. Si stima la salute quando non si ha più. Si valorizzano le persone care quando si sono perdute. Oggi abbiamo iniziato una giornata nuova ma è difficile che ci siamo ricordati di ringraziare del dono della vita! E così pure per il dono della parola, dell’udito, della vista, delle gambe per camminare tutti i giorni e poter compiere i doveri che ci attendono. Il motivo di fondo è spesso la nostra ignoranza e superficialità, che sono di grande intoppo al cammino verso Dio: non siamo abituati a riflettere!”.  Un sacerdote un giorno mi ha detto che il modo più bello per iniziare la confessione è quello di ringraziare innanzitutto il Signore perché Lui ci è sempre vicino, anche quando non lo meritiamo o addirittura quando siamo noi a tenerLo a distanza; ho fatto tesoro di questo suggerimento e devo dirvi che metterlo in pratica fa sentire davvero meglio, perché si prende sempre più consapevolezza dell’atto di lode e di riconoscimento che noi dipendiamo da Lui. Penso inoltre che ringraziare sia davvero molto semplice: non c’è necessità di strutture o di formule particolari, di conoscere a fondo i testi sacri o le liturgie… basta dire grazie Signore. E così facendo si imparerà ad entrare in una dimensione di ringraziamento in fede, cioè a saper dire grazie anche nel dolore e nelle contrarietà della vita.E’ quanto testimonia ogni giorno mamma Santina, con la sua semplicità di vita che anche nella sofferenza è capace di dire grazie con il sorriso e con l’atteggiamento di serenità sempre più forte e solido.

 COMMMENTO NOVEMBRE E DICEMBRE 2008 LETTERA 9Carissimo Luigi,ti mando i soldi per il motorino L. 300.000 ti prego fà in modo di usarlo con molta prudenza perché non ti succeda qualche disgrazia e mettiti un giornale sotto la camicia che ti ripara lo stomaco, perché tu esci appena mangiato la colazione potrebbe fermarti la digestione. Ogni tanto rileggi questo biglietto e ti prego di ubbidire. Ti mando un grosso bacione  e tantissimi saluti. Tua mamma, ciao. Ti saluta che Carolina. Ti telefono domenica sera alle 20.45. Ciao, bacioniBergamo, 22 aprile 1983

Carissimo Luigi, ti scrivo due righe soltanto per ricordarti che ti siamo vicine, ti vogliamo tanto tanto bene. Io ti ricordo al Signore quando lo ricevo nel mio cuore e prego per te perché ti doni sempre la gioia e il coraggio di portare avanti con serenità questa tua preparazione al sacerdozio. Ti raccomando anche tu prega molto e non lasciarti prendere dalla pigrizia. Qui dopo le nostre telefonate non so dirti nulla di nuovo aspettiamo con gioia la fine del mese per poterti riabbracciare e in questa dolce attesa ti mandiamo i nostri migliori auguri per i tuoi esami e per i tuoi viaggi. A proposito di viaggi ti accludo L. 10.000 per spese, dai L. 20.000 a don Adriano per una Santa Messa. Con tantissimo affetto e un grosso bacione, mamma.Bergamo, 8 giugno 1983

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 Cari amici anche il commento di questo mese è su un breve scritto, sotto forma di biglietto, che mamma Santina invia al figlio a giugno del 1983.Si colloca in un periodo di esami per don Gigi al termine del quale avrebbe compiuto alcuni viaggi per partecipare alle ordinazioni sacerdotali di alcuni amici. Continua l’accompagnamento ed il sostegno della mamma al cammino del figlio, caratterizzato da molti riferimenti ad aspetti pratici e quotidiani, ma soprattutto dal richiamo all’essenziale della vita del cristiano: il Signore. Lui è fonte di ogni cosa, a Lui Santina affida il figlio e Lo prega affinché non gli manchi mai la gioia e il coraggio di portare avanti con serenità la preparazione al sacerdozio. In questo scritto mi ha colpito in modo particolare l’esortazione di Santina a non farsi prendere dalla pigrizia; nella sua spontaneità e semplicità, questa donna ricorda a tutti noi quanto grande sia il valore della fatica, senza la quale non si raggiunge alcuna meta. Mi piace qui riportare in proposito questa breve storia:Un santo anacoreta viveva in uno spaventoso deserto ed era noto soltanto a Dio e agli angeli. Per attingere l’acqua era costretto ad andare molto lontano; un giorno, stanco di fare un così lungo tratto, si disse:”Che bisogno c’è di faticare tanto? Mi farò una cella vicino alla sorgente”. Fece ritorno, ma mentre camminava, si avvide che dietro a lui c’era qualcuno che contava i suoi passi. Gli chiese chi fosse e gli fu risposto che era l’angelo del Signore, incaricato di contare i suoi passi e dargliene ricompensa. Allora l’anacoreta comprese e pose la sua cella ancora più lontano, affinché il suo merito fosse accresciuto. (Da Il Libro degli esempi, a cura di Pier D’Aubrigy – Giribaudi editore).Il richiamo al sacrificio, alla conquista quotidiana, al saper ‘soffrire’ per giungere ad una meta mi sembra sia un messaggio fondamentale nel pensiero di mamma Santina. C’è poi un altro passaggio che mi piace sottolineare in questo scritto, quando dice “aspettiamo con gioia la fine del mese per poterti riabbracciare”: è il significato dell’attesa, che mamma Santina qualifica non come tempo di ansia e di urgenza ma di gioia e dolcezza.  In un contesto nel quale l’attesa ha un’accezione negativa in quanto ritenuta sinonimo di perdita di tempo perché si vuole tutto e subito, perché non c’è tempo di aspettare nulla ma è necessario arrivare all’immediatezza del voluto, mi sembra preziosa la riflessioni che ci offre indirettamente mamma Santina su questo punto. E’ un richiamo all’attesa cristiana, momento fecondo e positivo che non è quindi tempo inutile, perso, da passare in qualche modo. E’ il porsi in un atteggiamento di serena attesa della maturazione naturale dei tempi che rende più significativo e gustoso l’avvenimento atteso.Concludo questo breve commento, oggi giorno dei Santi, con un augurio di ogni bene a mamma Santina ed un grazie di cuore per gli insegnamenti che la sua vita offre a chi la sa leggere in profondità.

 

COMMENTO OTTOBRE 2008 LETTERE 7-8

Carissimo Luigi, ti mando l’indirizzo della mamma di Lucia, colgo lì occasione di mandarti i miei più cari saluti. Ti sono sempre vicina in particolare nelle mie preghiere e nella Santa Comunione. Ti prego caro Luigi, prega molto anche tu, per la tua vocazione, per Carolina e un pensiero anche per me. Qui procede tutto normalmente, con il nostro lavoro, casa, chiesa e tu carissimo Luigi pensa a pregare, e studiare tantissimo. Salutami i tuoi amici che sono anche i nostri. Ti stringo al mio cuore con un grosso bacione. Mamma, ciao.Bergamo, 7 maggio 1983 

 

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 Cari amici, il commento di questo mese è su due brevi scritti, sotto forma di biglietti, che mamma Santina invia al figlio nelle due settimane intercorrenti tra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 1983.Il primo scritto inizia con una delle raccomandazioni più classiche di una madre al figlio (“stai attento ad usare il motorino”) ma con in più un suggerimento molto pragmatico ed efficace per ripararsi dal freddo (“metti un giornale sotto la camicia”). E’ un piccolo spaccato delle preoccupazioni temporali che attraversano il cuore della mamma che precedono però quello che a me pare essere il messaggio fondamentale del biglietto: ti prego di ubbidire. In questo verbo, ubbidire, come sappiamo elemento ricorrente nella prosa di mamma Santina, è racchiusa la regola centrale dello stato religioso.Questa madre sa per esperienza diretta (ricordiamo che non ha alcuna preparazione teologica), vissuta nel suo quotidiano, che l’ubbidienza è un aspetto importante della vita del cristiano ma decisivoper quella consacrata. Ricordo le parole pronunciate tempo addietro da un religioso, mi pare fosse un monaco, che definiva l’ubbidienza come volontaria sottomissione, come volontà di non avere volontà, come rinuncia alla volontà propria; se queste sono le colorazioni principali che qualificano l’ubbidienza, si può ben comprendere perchè possa considerarsi, come qualcuno l’ha definita, la madre di tutte le virtù.Voglio qui richiamare le parole di S. Alfonso che penso siano illuminanti per introdurci nell’esatta percezione della valenza di questo comando: “la cosa a noi più cara è l’indipendenza della volontà, così non possiamo far dono più caro a Dio che consacrargli la nostra volontà. Chi sacrifica a Dio le sue cose dispensandole in elemosine, il suo onore abbracciando i disprezzati, il suo corpo mortificandolo con digiuni e penitenze, gli dona parte di sé; ma chi gli sacrifica la sua volontà, sottomettendola all’ubbidienza, gli dona tutto quel che ha, e allora può dire a Dio: Signore, avendoti data la mia volontà, non ho più che darti!”.  Ecco quindi che il continuo richiamo all’obbedienza da parte di mamma Santina risponde ad una logica di preparazione ad una virtù che qualifica l’essere del sacerdote.Anche dal secondo biglietto vorrei estrapolare un verbo da una frase centrale: prega molto anche tu.Intorno al verbo pregare penso che Santina possa dirci veramente molto: tutta la sua stessa vita è scandita dalla preghiera e in tutte le sue forme. La sua vita è stata, e lo è ancor più oggi, un scuola di preghiera.Ieri sera, nell’ambito di un ciclo di incontri sulla pastorale familiare, ho sentito la testimonianza di un esponente di una comunità familiare che, insieme ad altre due famiglie, ha aperto la sua casa a ragazzi in stato di bisogno. La bella esperienza che ha raccontato, molto pragmatica e orientata al “fare” quale antidoto alla passività cui molti ragazzi del nostro tempo sono condannati quando sono abbandonati dalla famiglia, ha come fulcro irrinunciabile tre momenti di preghiera comunitaria: al mattino, a mezzogiorno ed alla sera. Mi ha colpito come questo papà sottolineava con grande forza e convinzione la necessità della preghiera, ritenendola tappa irrinunciabile nell’economia tumultuosa della quotidianità della comunità.“Il pregare è la madre di tutte le battaglie”: con questa frase ha quindi concluso il suo appassionato intervento, affermando che tutti i più significativi risultati raggiunti dalla comunità sono stati possibile grazie alla preghiera. Questa testimonianza da conto dei frutti concreti che discendono dalla preghiera e aiutano a comprendere come è decisivo metterla al centro della nostra vita, così come ha fatto Santina.La preghiera continua e convinta di mamma Santina, che si è fatta ancor più intensa e viva in questi ultimi anni di sofferenza, è un grande insegnamento che non dobbiamo disperdere.

 

COMMENTO SETTEMBRE 2008 LETTERA N.6

Carissimo Luigi,dopo la splendida giornata trascorsa con te, eccomi oggi a ringraziare il Signore con te per il meraviglioso dono della tua vocazione sacerdotale, preghiamolo insieme perché tu possa esserGli sempre fedele.Coraggio caro Luigi io ti sono sempre vicina e ti benedico con tutto il cuore, un abbraccio e un grosso bacione.Bergamo, giovedì 22 novembre 1982                                  

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Le fotografie che vedete sono state scattate sabato 23 agosto presso la Clinica Habilitas di Zingonia, dove da qualche giorno si trova mamma Santina per affrontare un breve periodo di riabilitazione in occasione della temporanea assenza di Olinda. Vorrei cogliere l’opportunità offertami dal commento di questo mese per proporre alcune riflessioni aventi ad oggetto il suo rapporto con il figlio.Ho trascorso un paio d’ore con loro, proprio nel pomeriggio di sabato scorso, e ho portato a casa – come si dice – alcuni pensieri in proposito.Sappiamo quanto sia stata importante mamma Santina per il cammino verso il sacerdozio di don Gigi a motivo del clima di profonda sensibilità cristiana che gli ha fatto respirare fin da piccolo; ritengo che il vero centro di attrazione per la sua via vocazionale sia stato l’esempio di sua madre. Anche adesso, anzi ora in misura ancor più elevata ed intensa, i gesti di questa donna richiamano con immediatezza una spiritualità semplice ma profonda: il sorriso infinito che regala generosamente a chi la avvicina, lo sguardo sereno e pieno di luce, il silenzio colmo di significati.  Ho osservato per lunghi tratti il volto di Santina durante l’Eucaristia celebrata nella cappella della clinica: ho visto una persona totalmente assorta nella parola del Signore, completamente partecipe alla liturgia e quasi avvolta nel mistero che si stava celebrando. Mi sono allora chiesto: ma io, che sono in salute e non sono in condizione di dipendenza da altri, riesco a vivere con la medesima gioiosa intensità la celebrazione eucaristica? Io, che mi ritengo più avvantaggiato di lei per età e condizione fisica, sono davvero più fortunato di lei? Io so veramente apprezzare il bene nel quale sono immerso: la salute, la famiglia, il lavoro, l’amicizia? Quante cose si possono meditare ed imparare grazie al suo esempio. Si comprende così che la vocazione sacerdotale di don Gigi viene da molto lontano; non si diventa sacerdoti per caso, dietro c’è una figura solida nei valori e negli affetti, nella fedeltà e nella speranza. C’è sempre una mamma o un papà dal cuore grande che benedice il figlio continuamente e che lo offre alla volontà del Signore. Così, specularmente, si comprende lo smisurato bene che don Gigi prova per la mamma ed il coinvolgente, straripante entusiasmo con il quale la travolge ogni volta che la vede; don Gigi è un mare in costante tempesta di amore e di riconoscenza verso Santina.A proposito del loro rapporto mi viene alla mente un passo dello splendido romanzo ‘Il cavallo rosso’, che riguarda uno dei protagonisti, soldato in Russia durante il secondo conflitto mondiale, che sta passando la notte in un’isba: “Dopo essersi sdraiato si era fatto, come ogni sera prima di dormire, il segno della croce (nonostante la difficoltà, in quella ressa, di muovere il braccio), poi, essendo molto stanco, aveva detto le preghiere ‘corte’, ossia un requiem per i morti di quei giorni, e un angele Dei per sé. Il fatto di pregare gli aveva automaticamente riportato alla mente la soave figura di sua madre, quasi che tra la preghiera e sua madre ci fosse un nesso inscindibile: e infatti c’era, in un certo senso era proprio così” (Cap. Sesto, Parte Quarta,Vol.1 de ‘Il cavallo rosso’ di Eugenio Corti – Ed. San Paolo).Ecco, penso che ciò sia vero anche nel caso di mamma Santina: c’è in effetti un fortissimo suo legame con la preghiera e, anche tramite essa, con don Gigi. E’ il collante di una vita di fede che si snoda nella vocazione materna e in quella  sacerdotale

 

COMMENTO AGOSTO 2008 LETTERA N.5

Carissimo Luigi, dopo la telefonata di ieri sera sono rimasta malissimo, per quanto hai detto. Solo un anno fa mi facesti gioire per l’entusiasmo e la fede che provavi per gli incontri con il Santo Padre, la gioia che sentivi tu, la trasmettevi anche a me a distanza di 680 chilometri, ora con una piccola telefonata mi hai delusa. Carissimo Luigi tu sai più di noi quanto soffra questa santa persona per i guai di tutto il mondo. Chiede ai Suoi Sacerdoti Seminaristi un grande sacrificio, dico grande perché so che per voi è un grande sacrificio quello di mettervi una divisa che vi distingue dagli altri, e quasi tutti siete contro (compreso il mioLuigi che spero da lui tanta gioia). Ma la vita del Sacerdote non è piena di sacrifici, ubbidienze e di mansuetudine?Pensa Luigi se lo sapesse il Santo Padre che dispiacere gli dareste!E se qualche giornalista scopre una cosa simile che brutta figura ci fareste.Devi sapere Luigi che non tutti amano i sacerdoti, ma ce ne sono moltissimi che vi vogliono bene. Non avere vergogna, o paura a indossare abiti che vi saranno proposti, offri a Gesù questo grande sacrificio per la Chiesa, per il Papa, per il mondo così cattivo. Dateci buone esempio! In fondo, in fondo non è poi così tragica la cosa…vero Luigi? Ricrediti con il tuo gruppo e insieme fate buoni propositi di ubbidire, rispettare e amare sempre di più il Santo Padre. Se domenica prossima ci incontriamo, ti prego non dire nulla di questa faccenda con gli zii. Da parte mia ti assicuro che offro molti piccoli e grandi sacrifici sempre per il bene della tua vocazione.Ti sono sempre vicina e dal profondo del mio cuore ti benedico e ti bacio con affetto, tua mamma. Arrivederci a presto, ciao. Bergamo, giovedì 21 ottobre 1982  

 

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Cari amici buongiorno e ben ritrovati. Prima di addentrarmi nel commento vorrei confidarvi come questo appuntamento mensile sia per me prezioso in quanto mi costringe ad una pausa di riflessione, interrompendo il turbinio degli impegni quotidiani che spesso soffocano anche le migliori intenzioni. Il nostro appuntamento rappresenta quindi un’occasione privilegiata per poter fermarsi un po’ con noi stessi, nel silenzio, lasciandoci accompagnare dalle parole di  mamma Santina che ci aiuta a rifocalizzare le vere priorità del nostro vivere.Eccoci dunque giunti alla sua quinta lettera; e che lettera! Il destinatario non ha esitato a definirla, in più di una occasione, la ‘lettera del fuoco’, utilizzando un’immagine – come vedremo più avanti – evocativa del suo significato più vero.La lettera nasce a seguito di una telefonata del giorno precedente nell’ambito della quale il giovane seminarista manifesta alla mamma (un po’ improvvidamente viste le conseguenze…) una sorta di scontentezza per l’imposizione ricevuta di indossare l’abito ecclesiastico (il clergyman dei sacerdoti).Probabilmente durante la notte mamma Santina ha riflettuto sulle parole del figlio mettendone in evidenza il profilo di forte contraddizione rispetto a quelle manifestate solo un anno addietro, quando gli incontri con il Santo Padre generavano in lui vivo entusiasmo; non perde quindi tempo e il giorno seguente prende in mano la penna e scrive per comunicargli la sua delusione ed amarezza. Una delle cose che mi ha più colpito nelle parole qui utilizzate è l’amore di mamma Santina per il Papa, della cui sofferenza per i guai del mondo ella partecipa con forte coinvolgimento e direi quasi preoccupazione; come possono quindi aggiungere motivi di sofferenza anche i ‘suoi Seminaristi’ (da notare la maiuscola)? Ma non vi rendete conto di quello che state facendo? sembra dire mamma Santina. La quale va poi pragmaticamente al nocciolo degli atteggiamenti richiesti a chi è chiamato alla vocazione sacerdotale: “Ma la vita del Sacerdote non è piena di sacrifici, ubbidienze e di mansuetudine?” E’ un forte richiamo alla realtà del sacerdozio ed alla sequela del Pastore; parole nette, chiare, che ritornano senza tanti fronzoli all’essenzialità dell’essere prete. Quanta saggezza sulla bocca di questa donna che però non dimentica di essere madre e così accompagna il non negoziabile richiamo con un tono di amorevole incoraggiamento basato sulla consapevolezza delle difficoltà (“so che per voi è un grande sacrificio quello di mettervi una divisa che vi distingue dagli altri”) e con una benedizione finale che addolcisce ed avvolge di profondo amore il proprio figliolo. Dicevo all’inizio che don Gigi ha chiamato questa lettera la ‘lettera del fuoco’: è il fuoco del rimprovero e del richiamo ma anche il fuoco della passione di mamma Santina per Gesù. Ho meditato sulle sue parole “non avere vergogna” perché mi hanno immediatamente richiamato alla memoria quelle del Vangelo: “Perciò, se uno mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli. Se invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Matteo 10,  32-33).Vorrei chiudere il commento di questo mese raccontandovi che nei giorni scorsi sono andato a trovare mamma Santina che mi ha accolto con un grandissimo sorriso e un ‘movimento mani-piedi’ che diceva della sua felicità; ho passato con lei una mezz’ora, in compagnia anche di un buon caffè che lei ha bevuto dopo che la premurosa Olinda lo aveva ‘trattato’ con l’apposito medicinale. Quando sono uscito da casa sua, dopo aver ricevuto da lei un forte ‘CIAO’, camminando tra le splendide vie di Bergamo Alta ho riflettuto sull’accoglienza che questa donna riserva a chi la va a trovare, segno di apertura e di capacità di ricavare gioia dai piccoli momenti della vita quotidiana. Ecco, ho pensato, Signore aiutami ad essere un poco come mamma Santina che è capace di donare gioia, che vive la sua condizione con serenità e fiducia perché si affida a Te totalmente.Vorrei allora donarvi – alla vigilia delle vacanze – l’augurio di un sereno riposo non disgiunto dall’impegno a meditare l’invito di Cristo a coltivare sogni ambiziosi di santità personale.

 

LUGLIO 2008 COMMENTO ALLA LETTERA N.4  

Carissimo Luigi,

uniamo a questo certificato i nostri più cari saluti con un abbraccio affettuoso. Sei molto lontano da noi, ma  credici, ti sentiamo tanto vicino a noi in ogni istante del giorno, ma soprattutto nelle nostre preghiere e in questo ci sappiamo corrisposte, e ricordiamoci a vicenda che la preghiera è l’unica arma per noi credenti, coraggio dunque carissimo Luigi sii sempre forte nella tua scelta, sii sempre sereno, ubbidiente e veloce nelle tue cose (intendo dire non perdere tempo prezioso) e poi stai tranquillo, io so che il Signore non mancherà di aiutarci. Preghiamo uniti e pronti ad accettare la volontà di Dio. Qui è ancora tutto normale. E’ morta la Bagattini, ricordala. Lo zio Ceco è ancora in ospedale, ricordati anche di lui. Chiudo questo biglietto con un grosso bacione, mamma che non ti dimentica, ciao, ciao. Carolina ti saluta. Ti metto L. 10.000 per il primo cappuccino a scuola. Ciao. Baci.

Bergamo, 27 settembre 1982

 

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Cari amici, siamo alla quarta lettera di mamma Santina; proseguiamo questo insolito ma affascinante ‘viaggio’ attraverso i suoi scritti con la sensazione di aggiungere – ad ogni commento – un tratto di conoscenza in più a questo bel ritratto di madre.

 

In questo testo Santina utilizza il plurale poiché scrive anche per conto della figlia Carolina, figura che nel quadro familiare rimane spesso sullo sfondo ma che ha un grande ruolo, anche se non appariscente, nel sostenere il cammino del fratello.

Vediamo che parte rilevante della lettera è costituita dal richiamo alla preghiera; ritorna quindi il motivo che grande parte ha avuto nella prima lettera, ricordate? Quella del dicembre 1974, nella quale Santina diceva al figlio tredicenne “Prega, prega il più possibile”; sono passati 8 anni, il figlio non è più ‘Luigino’ ma è un ragazzo di 21 anni che ha percorso ora un tratto importante sulla via del sacerdozio: eppure, nonostante ciò, la mamma continua a richiamarlo alla centralità della preghiera; la preghiera è l’unica arma dei cristiani, dice.

Vorrei soffermarmi un attimo su questo passaggio: mi sembra che nel pensare corrente la preghiera sia da molti considerata una componente ormai scontata e superata nel bagaglio del cristiano; Santina ci aiuta a recuperare il reale valore della preghiera con un ritorno all’essenzialità. L’orazione è la principale modalità per entrare in relazione con Dio, per instaurare con lui il costante dialogo che alimenta la nostra fede. Penso che dobbiamo imparare molto dalle persone che, come Santina, hanno una fede semplice, basata non su studi di teologia ma su un tessuto spirituale che viene da lontano e che è quotidianamente ravvivato e coltivato con la pratica appunto dell’orazione, dell’Eucaristia, della Riconciliazione.

E certamente questa straordinaria presenza materna non è estranea alle modalità con le quali il figlio esercita il suo ministero; i suoi collegamenti quotidiani con la mamma per recitare insieme le lodi e il rosario sono i momenti più intensi e vitali della giornata. Mi hanno riferito che il volto di Santina quando prega insieme al figlio assume un’espressione ancora più marcata di serenità e aumenta la vivacità dell’espressione quasi traesse forza fisica dai momenti dedicati alla preghiera.

Se si pregasse anche solo con una parte del fervore e della costanza di questa donna gravemente malata…… mi sembra opportuno qui richiamare il passo della Lettera Apostolica Salvifici Doloris, di Papa Giovanni Paolo II, presente nel capitolo intitolato ‘Il Vangelo della sofferenza’ là dove si afferma che “nella sofferenza si diventa un uomo completamente nuovo…Allorchè questo corpo è profondamente malato, totalmente inabile e l’uomo è quasi incapace di vivere e di agire, tanto più si mettono in evidenza l’interiore maturità e grandezza spirituale, costituendo una commovente lezione per gli uomini sani e normali”. 

La preghiera non è solo quella tradizionale che ci hanno insegnato al catechismo; è preghiera anche ringraziare il Signore al mattino quando ci alziamo, è preghiera lodarlo per le persone che ci ha messo vicino, è preghiera confidare al Signore le nostre debolezze, difficoltà, angosce; è preghiera incontrare un bambino per strada e dire un Angelo di Dio per lui, è  preghiera dire un’Ave Maria quando sentiamo passare un’ambulanza…sono piccole occasioni che fanno grande la giornata e allenano alla confidenza con il Creatore e a non perdere di vista quanto piccoli siamo dinanzi a Dio!

 

Proseguendo nella nostra lettura incontriamo un altro argomento caro a Santina: l’invito a essere sempre “sereno, ubbidiente”; qui certo trova spazio l’esperienza di una donna che ha vissuto momenti duri, ha sperimentato il dolore della morte del marito in una fase della vita nella quale solitamente in famiglia si progetta il futuro. Mamma Santina ha affrontato con serenità e obbedienza al Signore la pesante croce che ha dovuto portare, fortificandosi nella fede e nella fiducia verso la Provvidenza: “io so che il Signore non mancherà di aiutarci”. Sono sicuro che su questa convinzione Santina ha fondato tanta parte della sua vita e fortificata da questa realtà vissuta in prima persona ne è divenuta testimone credibile ed efficace.

 

 

Carissimo Luigi,dopo la lunga telefonata di ieri sera non mi resta nulla di nuovo da dirti. Solo che ti voglio tanto, tanto bene mi sei sempre vicino, coraggio caro Luigi. Un po’ di sacrificio ci porta alla salvezza. Noi offriamo a Gesù la distanza che ci separa con tanta gioia. Ti sento sereno e tranquillo per telefono, e poi, ti ho anche visto, e per questo sono anch’io tanto soddisfatta di saperti in un luogo tanto riservato, ti saluta anche Carolina e da me un grosso bacione. Tua mamma. Ti accludo L. 50.000 spero ti bastino anche per il viaggio di ritorno a Natale. Bergamo, 12 novembre 1981

 GIUGNO 2008 COMMENTO ALLA LETTERA N.3

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Cari amici, siamo alla terza lettera – in ordine cronologico – che mamma Santina scrive al figlio; questa può essere considerata un prosieguo della precedente, collocandosi a solo un mese di distanza dalla stessa.

Tra le due si colloca il viaggio a Roma che mamma Santina compie, durante la festività dei Santi, per far visita al figlio: è il loro primo incontro da quando don Gigi è partito ed ecco spiegato perché mamma Santina è contenta di saperlo in un luogo “tanto riservato”, come lei stessa ha potuto constatare di persona.

 

Ho scelto di commentare questo breve scritto concentrandomi sulle due frasi che mi paiono costituiscano il centro del messaggio e partendo da queste proverò a sviluppare una riflessione di carattere generale.

 

“Un po’ di sacrificio ci porta alla salvezza”

Se con l’affermazione di vedere il figlio in un luogo riservato Santina dimostra che le preoccupazioni materne non vengono mai meno, ecco che con la frase che voglio commentare marca subito un sensibile distacco dal sentire comune perché per lei il contraltare del sacrificio non è il raggiungimento degli obiettivi prefissati, e quindi la realizzazione delle legittime aspirazioni, bensì la “salvezza”!

La cifra interpretativa del senso della vita per questa donna, che ha plasmato e continua a plasmare anche quella del (giovane) figlio, è il traguardo ultraterreno, è la consapevolezza di vivere un cammino quotidiano orientato al profitto spirituale.

Ma che cosa è la salvezza? Mi piace qui ricordare le parole del Beato Giovanni Paolo II pronunciate nell’omelia del 12 maggio 1985, mentre si trovava a Utrecht nel corso della sua visita pastorale nei Paesi Bassi: “Che cosa è la salvezza…? Troviamo la risposta nella parola di Dio… ed essa viene, in un certo senso, dal cuore stesso del Vangelo. La salvezza è Dio che si comunica all’uomo, che gli si dona, perché è amore, in cui Dio si dà all’uomo, riempie la sua vita dall’interno e insieme la apre verso gli altri, verso il prossimo, verso gli uomini: vicini e lontani”.

Santina svolge con pienezza la sua missione di donna che santifica la famiglia, così gravemente colpita dalla perdita dello sposo e del padre, difendendone i valori e impegnando tutta se stessa nell’educazione cristiana dei figli; e in proposito mi sovvengono le parole di Papa Giovanni XXIII: “La voce della madre quando incoraggia, invita, scongiura, rimane scolpita a fondo nel cuore dei suoi e non si dimentica più. Oh, soltanto Dio conosce il bene suscitato da questa voce e l’utilità che essa procura alla Chiesa e all’umana società” (Discorsi Messaggi Colloqui di SS Giovanni XXIII, 5 voll. + volume di indici, Città del Vaticano 1960-1967).

Non vi sembra di riconoscere mamma Santina in questa descrizione?

 

“Noi offriamo a Gesù la distanza che ci separa con tanta gioia”

Anche questa frase è imbevuta della spiritualità di Santina nel senso che essa legge ogni avvenimento quotidiano, anche quello che appare il più banale o scontato, alla luce della presenza di Gesù, viva e costante.

Un grande predicatore, San Bernardino da Siena, diffondeva ovunque targhe e quadri da appendere alle porte di casa o faceva incidere, sull’architrave all’ingresso, un sole radioso in cui erano scritte le tre lettere JHS (Jesus Hominum Salvator); ecco mamma Santina ha stampato nel proprio cuore questo acronimo e informa la propria vita al messaggio di Gesù Salvatore.

Esorta quindi il figlio ad offrire a Gesù, insieme a lei, le occasioni di sacrificio con tanta gioia: questa modalità di offrire con gioia mi sembra molto interessante e mi colpisce; la dimensione spirituale di Santina è improntata alla serenità, all’umile felicità, nello sforzo di conquistare la perfezione cristiana nel quadro della vita coniugale e familiare. Il carattere gioioso della spiritualità di Santina (quando penso a lei la prima immagine che mi compare è quella del suo sorriso) è un tesoro coltivato nel tempo, figlio di un cuore colmo di amore per il prossimo; in Santina si compie quella che è l’autentica esperienza di fede che non è solo conoscenza ma è soprattutto passione e festa, letizia e gioia incontaminata.

Direi che con queste due frasi Santina ci comunica che la fede genuina è lievità, freschezza, gioia che incanta.

MAGGIO 2008 COMMENTOALLA LETTERA N. 2

Carissimo Luigi,

mi affretto a spedirti le foto che hai chiesto, e ne approfitto per mandarti due righe, per dirti che ti voglio tanto, tanto bene mi sei vicino in ogni istante della giornata, in particolare nel momento in cui ricevo Gesù nel mio cuore, gli parlo di te, gli chiedo di darti il sostegno morale perché tu possa affrontare con gioia, con coraggio, tutte le avversità che puoi incontrare in un ambiente nuovo, gli chiedo anche che rafforzi sempre più in te la vocazione al sacerdozio, che ti aiuti e ti doni la voglia di pregare e di studiare. Se manterrai queste due cose vai tranquillo che Gesù è dentro di te. Pregalo anche per Carolina perché si mantenga buona e sappia fare anche Lei la sua scelta, ricordati anche di me e di tutte le persone che ti vogliono bene. Ieri sera – come ci hai sentiti al telefono – ci siamo trovati con gli amici Volonterio, Marchesi, Bregoli, e con loro i seminaristi G.B., Renzo, Mario Carminati e Silvano che sono i due seminaristi che svolgono la loro attività in Duomo e al Seminarino.Tutti buoni e simpatici, ma credimi il mio dispiacere era quello di non avere con noi il mio Luigi, è un dispiacere che offro spesso al Signore  per il bene della tua vocazione. Penso caro Luigi che sia stato così anche per te, quando avrai sentito tutti in casa tua, ebbene invito anche te a offrire i tuoi dispiaceri perché tu sia forte. E poi caro Luigi, penso che sei a Roma, sei stato scelto, allora ti confesso che una punta di orgoglio c’è dentro di me e gioisco con te che sei nella Città Santa. Città Santa, vicino al Santo Padre. Stai sereno Luigi, gioisci e fai sempre il tuo dovere, ama i tuoi superiori,quando si è sereni nell’animo anche il cuore e la mente sono tranquilli. Ti accludo L. 10.000 per qualche gettone del telefono e tanti, tanti bacioni dalla tua mamma che ti è sempre vicina e ti vuole tanto bene. Ciao, arrivederci a presto.

 

Bergamo, 11 ottobre 1981

 

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Prima di fare un breve commento a questa seconda lettera di mamma Santina, è opportuno fornire qualche informazione sul contesto nel quale la stessa si colloca.

Nell’ottobre del 1981 Luigi è a Roccantica, cittadina a circa 40 chilometri a nord est di Roma, in  Sabina, dove si trova in una casa ecclesiastica per svolgere il corso di preparazione all’ingresso nel Seminario Romano; è un periodo assimilabile, tanto per intenderci, al CAR che una volta affrontavano i giovani prima di essere inviati ai reparti di destinazione durante il servizio militare. Luigi è stato infatti mandato a frequentare il Pontificio Seminario Romano Maggiore a Roma – scelto quell’anno tra i più meritevoli degli studenti del Seminario di Bergamo – quale assegnatario di una borsa di studio, lascito di un canonico romano di origini bergamasche vissuto nei dintorni del 1500 (pensate che anche Papa Giovanni XXIII ha beneficiato della medesima borsa di studio).

 

Come nel precedente scritto del 1974, Santina ripercorre nuovamente lo schema di apertura e chiusura della lettera con la dichiarazione esplicita del sentimento che nutre per il figlio (“ti voglio tanto, tanto bene” …. “tanti bacioni dalla tua mamma che ti è sempre vicina e ti vuole tanto bene”) e che sente il bisogno di comunicare più volte; questa affermazione reiterata, caratteristica abbastanza comune degli scritti di Santina, ci ricorda come non siano mai abbastanza le parole di amore e di affetto destinate a chi ci sta vicino e, soprattutto, quanta positività esse generano in chi le riceve, non perdendo mai di efficacia anzi arricchendosi di significato e di sapore con il trascorrere del tempo (con quanta rinnovata riconoscenza ci accostiamo al ricordo dei nostri cari quando leggiamo le loro parole di amore e di benevolenza!).

La nostra riflessione su questo punto può essere sviluppata nel senso di affermare la necessità di tornare a riscoprire nelle relazioni con le persone l’ambito nel quale emergono i sentimenti, il cuore, la non razionalità; dobbiamo essere cioè più capaci di vivere intensamente ed esprimere la dimensione dell’affettività, ricordando che Dio stesso è la prima espressione di affettività (“Ad Efraim io insegnavo a camminare, tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli di amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia” (Osea, 11, 3-4).

 

La lettera prosegue poi con Santina che dice di sentire vicino Luigi soprattutto “nel momento in cui ricevo Gesù nel mio cuore”: ecco svelarsi come l’oggetto primo dell’amore della mamma è Dio, origine di ogni energia umana, perchè l’amore di Dio è la sorgente di ogni altro amore, anzi è principio e termine ultimo dell’amore. Santina riconosce l’opera del Signore nelle circostanze quotidiane della sua vita e così da Lui passa (e fa passare) tutto, anche l’amore per il figlio per il quale chiede venga rafforzata sempre più la vocazione al sacerdozio. Comprendiamo così l’invocazione al Padre affinché doni a Luigi “la voglia di pregare e di studiare”; Santina sa bene che la condizione dell’uomo non dipende solo da lui e che la volontà che lo anima è frutto innanzitutto dell’amore di Dio e anche di chi prega e invoca per lui la benedizione del Padre. Con tale animo, devoto e sincero, si mette in umile preghiera dinanzi al Signore per invocare il Suo aiuto e anche per offrire i suoi dispiaceri “per il bene della tua vocazione”.

Mi colpisce questo dialogo semplice e diretto che Santina intrattiene con Dio; è un rapporto che si dispiega con naturalezza nell’andamento della sua vita quotidiana e al quale ricorre come costante riferimento nell’affrontare le situazioni: è una preghiera che si snoda con una comunicazione semplice e cordiale con Dio per ringraziare, per lodare, per chiedere, per condividere con Lui ogni affanno e difficoltà. E’ in sostanza un discorrere continuo con Dio delle proprie cose, vivendoLo come una presenza permanente e così ogni momento – in qualunque occupazione, in qualunque situazione – può diventare preghiera. Mi sovvengono a questo proposito le parole usate da San Paolo per avviare i primi cristiani alla preghiera: “Non angustiatevi in nulla, ma in ogni necessità, con la supplica e con la preghiera di ringraziamento, manifestate le vostre richieste a Dio. Allora la pace di Dio, che sorpassa ogni preoccupazione umana, veglierà, in Cristo Gesù, sui vostri cuori e sui vostri pensieri” (Filippesi 4,6-7).

 

Nella parte centrale della lettera c’è il richiamo ad una piccola festa fatta a casa di Santina, alla presenza di alcuni seminaristi compagni di Luigi, nel corso della quale lo hanno raggiunto telefonicamente. In questo passo vorrei leggere l’attenzione di mamma Santina alla comunità: il figlio è partito da poco per una destinazione lontana, che non permette un collegamento agevole e rapido, per cui la separazione è un momento molto forte (non dimentichiamo che fino a quell’anno Luigi non aveva mai vissuto lontano da Bergamo) e sarebbe quindi comprensibile la tentazione di reagire al distacco chiudendosi in sè per coltivare il ricordo della presenza del figlio. Santina invece promuove subito un incontro a casa con gli amici e con loro condivide il suo stato d’animo; qui traspare un’ “educazione” alla comunità, la capacità di aderire alla vita con gli altri e di aprirsi all’accoglienza; questa dimensione comunitaria è parte integrante non solo della preghiera di Santina ma anche del suo costante impegno nelle iniziative di carità della Parrocchia.

 

Mi avvio al termine di queste brevi riflessioni richiamando per intero la frase con la quale Santina conclude la lettera: “Stai sereno Luigi, gioisci e fai sempre il tuo dovere, ama i tuoi superiori, quando si è sereni nell’animo anche il cuore e la mente sono tranquilli”. Queste parole, che nascono dal cuore di una semplice e umile donna, contengono una verità che svela la via della felicità: la serenità dell’animo è data dal dedicarsi con coscienza al proprio dovere, qualunque esso sia, ponendosi in una prospettiva di amore e di pazienza nel coltivare la relazione con gli altri. E a commento di queste ultime parole di mamma Santina mi piace prendere in prestito un pensiero di San Josemaria Escrivà: “Vuoi davvero essere santo? Compi il piccolo dover d’ogni momento: fa quello che devi e sta in quello che fai “(Cammino – nr. 814).

  

 

APRILE 2008 COMMENTO ALLA LETTERA N.1 

 

Roccia del mio cuore è Dio, p. 64, Ed Portalupi III edizione 2007

 

Carissimo Luigino,

eccoti il regalo che tanto desideravi! Io te lo dono perché ti voglio tanto bene e perché ti aiuti nello studio, tu promettimi di essere sempre più buono, di impegnarti seriamente nello studio. Qualunque sia la strada che percorrerai nella vita sii sempre buono, paziente, ubbidiente e prega, prega il più possibile. Con la preghiera nel cuore sopporterai tutti i disagi con più serenità. Sii generoso e buono con chi ti circonda per ora i tuoi compagni. Sii obbediente e rispettoso con i tuoi superiori, non solo ora che hai solo tredici anni, ma anche quando sarai già adulto. Ricordati che i superiori vanno sempre rispettati, hanno bisogno anche loro del nostro affetto, della nostra stima, stima e simpatia anche per andare sempre di comune accordo. Hai capito Luigino? Ascolta tanto la tua mamma, e ricordati che ti offro questo regalo con il cuore perché ti voglio tanto bene.

La tua mamma

 

Santa Lucia, 13 dicembre 1974

 

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Mamma Santina scrive questa lettera il 13 dicembre, giorno in cui a Bergamo si festeggia Santa Lucia, che tradizionalmente porta i doni ai bambini.

E’ un testo molto semplice, come possono essere le parole che una madre rivolge al proprio figliolo tredicenne in un’occasione di festa, ma ad un’attenta lettura lo si scopre intenso, ricco di contenuti e di significati.

Innanzitutto notiamo come la lettera si apra e si chiuda con la medesima frase: “ti dono questo regalo perché ti voglio tanto bene”; quante volte ci è capitato di donare qualcosa ai nostri figli, svalutandone il significato! Ecco, Santina ci insegna ad accompagnare questo gesto, troppo spesso banalizzato e impoverito, esplicitando il sentimento che lo guida e quindi ci dice di non aver paura di dichiarare ai nostri figli il nostro amore per trasmetterlo loro. Parlare di amore ai figli è il primo cibo che dobbiamo dare loro perchè le parole hanno il potere di modellare i comportamenti; gli esperti direbbero che si tratta di un linguaggio trasformazionale: cioè le parole che applichiamo alla nostra esperienza “diventano” la nostra esperienza.

 

Il sentimento di amore della mamma avvolge in questa lettera il figlio, è la cornice all’interno della quale si collocano i suoi consigli e da cui traggono vigore: “sii sempre buono, paziente e generoso con  i tuoi compagni”; mamma Santina, che è una donna buona e semplice, chiede al figlio di impostare il suo rapporto con i compagni – ragazzini come lui – usando bontà, pazienza e generosità. Anche qui penso che i genitori abbiano molto da riflettere e da interrogarsi: siamo capaci di insegnare ai nostri ragazzi a costruire la relazione con i coetanei sulla generosità, la pazienza e la bontà? O Piuttosto non chiediamo loro di essere più ‘furbi’ degli altri, pronti ad imporsi e a prevalere piuttosto che a fare, qualche volta, un passo indietro?

 

La lettera prosegue poi a considerare il rapporto di Luigi con i suoi superiori: “sii obbediente e rispettoso con i tuoi superiori…”, “ricordati che i superiori vanno sempre rispettati, hanno bisogno anche loro del nostro affetto”; qui mamma Santina prosegue con il suo insegnamento: dopo l’amore ‘orizzontale’ per i coetanei ecco che chiama Luigi all’amore ‘verticale’ per i suoi superiori; e qui certo è già più difficile mettere in pratica quanto richiesto. Se con chi ci sta a fianco, condividendo il nostro cammino e la nostra sorte, può essere infatti forse più agevole stabilire un rapporto di  vicinanza ed essere paziente, come posso immaginare di farlo con chi sta sopra di me e da cui io dipendo? Questa donna mette in luce una sensibilità emozionale particolare nel capire che “anche loro hanno bisogno del nostro affetto” ed il suo cuore, aperto ad amare tutti coloro che incontra, incoraggia il figliolo a fare altrettanto.

 

Ma tutte le indicazioni che vengono date al piccolo Luigi in queste brevi righe non si comprendono pienamente se non si fa riferimento al fil rouge che caratterizza la lettera: la preghiera. “Prega, prega il più possibile” dice mamma Santina: quanto è importante la preghiera nella vita di Santina, è la sua via maestra tramite la quale riesce a superare le difficoltà che la vita le ha messo dinanzi; la costante pratica di una preghiera autentica è anche la medicina istantanea per la sua vita di gioia e serenità. L’esperienza diretta della dimensione orante la porta a dire che “con la preghiera nel cuore sopporterai tutti i disagi con più serenità”. E il suo esempio dice di una preghiera che non è solo di parole ma di azioni; l’umile vita di Santina sottolinea come ogni azione, ogni gesto può divenire preghiera se sei presente a quello che fai, quanto tutta la tua attenzione è concentrata con amore e dedizione su quello che fai.

 

Mi sembra di poter concludere questo breve commento evidenziando come il verbo maggiormente coniugato da mamma Santina sia amare:

Ø  amare tutti: non escludere nessuno in nessun momento, né vicini né lontani, né fratelli né estranei;

Ø  amare gratuitamente: non aspettarsi nulla

Ø  amare per primi: non cercare gratificazioni, ritorni, gratitudine;

Ø  amare sempre: vigilare sul nostro cuore perchè non cessi di battere per Dio e per i fratelli.

 

 


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APPENDICE UN BREVE TESTO DI SANTINA RIVOLTO AL FIGLIO SACERDOTE

Carissimo Luigi, il sacerdozio è un dono totale a Dio. Vivilo con la preghiera che è l’arma segreta del Sacerdote. Ama Lui nelle persone ammalate e sole, aiuta la gioventù a conoscerLo e ricordati di studiare e non perdere tempo (Non dire sono stanco. Se stanco sarai, non ti turberà il sonno). La tua mamma che ti vuole tanto bene. (Santo Natale 1986)

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IL COMMENTO

La frase risale al Natale 1986, sei mesi dopo l’ordinazione sacerdotale di Don Gigi; ed è ricca d’insegnamenti pratici. Mamma Santina sembra preoccupata per il figlio che ha appena iniziato la sua vita sacerdotale, e sembra voler sottolineare alcune realtà fondamentali per la sua vita, come: chi è il sacerdote e come deve vivere il sacerdote.

1. Chi è il sacerdote: per mamma Santina il sacerdote è “essere dono tale a Dio”. Vengono qui sottolineate due dimensioni del vivere. Prima di tutto “essere dono”, il che significa sottolineare il concetto di una vita che non “prende” ma che “si dona”. Il prendere crea divisine, mentre il donare crea comunione. In secondo luogo il donarsi a Dio richiede “totalità”. A Dio se non si da tutto, facilmente si da niente.

2. Come deve vivere il sacerdote: mamma Santina sottolinea quattro aspetti della vita sacerdotale: la preghiera, l’attività apostolica, i destinatari dell’attività e la formazione permanente.

2.1. La preghiera è il sostegno (arma segreta) della vita del sacerdote, ne viene sottolineata l’intensità, quasi a ricordo delle prime comunità apostoliche che erano “assidue nella preghiera”. Mi pare di poter leggere nella parola “intensità” l’idea che se un sacerdote non prega, non può fare apostolato, cioè portare Dio agli altri attraverso la sua attività.

 

2.2. L’attività apostolica: “Ama Lui nelle persone” racchiude due verità che sono alla base di ogni apostolato vero. Il sacerdote è chiamato ad amare Gesù presente nelle persone ed amando Lui presente non può non amare le persone, anzi per esse deve saper donare la sua vita come Cristo ha fatto.

  

2.3. I destinatari dell’attività apostolica “le persone ammalate e sole, …i giovani” Sono le persone che Gesù ha prediletto nella sua attività e che la Chiesa ripropone all’attenzione di ogni operatore pastorale. Mamma Santina deve aver ricordato le parole di Isaia che Gesù lesse nella sinagoga di Nazareth (cfr. Lc 4,18) “per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato ad annunziare ai poveri il lieto messaggio…”

2.4. Formazione permanente. Ricordati di studiare e di non perdere tempo. E’ la preoccupazione di una mamma che vuole che il figlio sia all’altezza del suo compito. Non si tratta semplicemente di studiare per sapere ma di continuare una formazione che tocca sia la dimensione spirituale che intellettuale della vita del sacerdote. Un sacerdote che non continua a crescere nella vita dello Spirito difficilmente riuscirà a comunicare Cristo agli altri. Di questo, mamma Santina ne è convinta; e , come figlia di una famiglia laboriosa ed impegnata, raccomanda a Don Gigi, di non perdere tempo. P. Luigi Zucchinelli, Missionario Saveriano, fratello di Santina

 

 

 

 


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