TERRA SANTA 1: 4-11 Ottobre 2007 Pellegrini alle tre pietre

Pellegrini alle Tre Pietre

 

L’Unione dei malati,  6 Ottobre 2007, Basilica del Santo Sepolcro, Altare della Maddalena

 Qui di seguito nel power point sono raccolte le fotografie del viaggio, basta cliccare qui di seguito: Gerusalemme

I. UN VIAGGIO CHE, CON IL PRETESTO DI VISITARE LA CITTÀ SANTA DI GERUSALEMME, GIUNGE AL PROFONDO DEL CUORE E LO SCAVA CON AL PAROLA DI DIO E’ difficile prendere in mano la penna dopo quanto ho vissuto dal 4 all’11 Ottobre, e anche dopo un altro viaggio in Terra Santa dal 17 al 24 Ottobre 2007. E lo è ancora di più decidendo di prendere in mano la penna durante un lungo viaggio negli Stati Uniti che mi ha portato a Chicago, Los Angeles, Denver e Dallas. Mentre scrivo sono in aereo da Dallas a New York per la promozione del libro Roccia del mio cuore è Dio, nella versione inglese. E’ difficile ritornare a quei giorni: troppe immagini ed emozioni si sono succedute dopo quelle irripetibili giornate. Molta stanchezza per il viaggio appanna la capacità di uno sguardo lucido nel pellegrinaggio con mia madre a Gerusalemme. Con grande sforzo apro un difficile varco nella memoria stanca ed assonnata, mentre scrivo sul tavolino dell’aereo in un posto centrale nelle prime file. E’ una semplice e breve introduzione, lascerò il resto del lavoro al mio ritorno in Italia. Sono tre Pietre luminose a risvegliare il mio sonno ed illuminare la mia mente. Saranno i tre capitoli di questo Diario. Roccia del mio cuore è Dio è ora la certezza che ha guidato Santina e me in un Viaggio che, con il pretesto di visitare la Città santa di Gerusalemme, giunge al profondo del cuore e lo scava con al Parola di Dio.  Dopo aver scritto e consegnato ad amici, protagonisti ed interpreti della nostra vicenda negli ultimi due anni, una sorta di Testamento spirituale, siamo partiti paurosi e pieni di debolezza per la Terra Santa. Ci siamo liberati di tutto ed abbiamo iniziato il nostro pellegrinaggio alla ricerca di risposte alla acuta e tagliente sofferenza degli anni passati. E’ stata per noi due una sorta di redenzione della sofferenza. Il varcare la soglia della Basilica della Natività e toccare la Pietra della Grotta di Betlemme, ci ha ricordato che la nascita di Gesù è motivo di gioia per chi ha il cuore puro, come Mamma Santina. Il toccare la Pietra dell’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi ci ha detto che lì a quella pietra di dolore dobbiamo tornare per misurare e comprendere i nostri grandi e piccoli dolori. Infine, dopo il solenne rito della santa unzione con l’olio della sofferenza, il poter toccare la Pietra del Sepolcro di Cristo ci ha detto che la nostra vita è costruita solo per la gloria della Risurrezione. Mamma Santina ha sofferto molto e mi ha cambiato la Vita dicendomi che idealmente il cristiano pone le fondamenta della propria casa e della propria esistenza su queste tre rocce. Queste tre pietre hanno saputo impregnare di senso non solo la martoriata e fragile vita di Santina negli ultimi due anni, ma anche lo sforzo di tutte quelle persone che hanno curato mia Madre. Proprio questi fatti sono venuto a raccontare qui in America, e proprio questi fatti voglio documentare nelle prossime pagine.

 II. UNA PICCOLA COMUNITÀ SOLIDALE E MOTIVATA Attorno a Santina abbiamo costruito una task force di ben nove persone: oltre a me vi era una fisioterapista Laura, un’infermiera Paola, la badante Caterina, due uomini Marco e Michele per il trasporto in carrozzella, due signore Rosi ed Anita e Suor Terry. Senza di loro il miracolo non avrebbe potuto avvenire. Ho imparato molto da loro, la loro disponibilità, la loro gentilezza, la loro finezza d’animo era a completo servizio della riuscita di un Viaggio che si può compiere solo se vi è una comunità autentica alle spalle. Tutte le difficoltà logistiche dall’alimentazione, agli spostamenti, alla lavanderia sono stati scrupolosamente studiati e ognuno di noi con grande competenza ha dato il suo servizio in modo generoso e intelligente. Avevamo studiato bene ogni dettaglio logistico, anche la collocazione dell’albergo un po’ lontano dalla Città vecchia, ma molto vicino all’Hadassa Hospital di Gerusalemme: il più attrezzato e competente ospedale del Paese. Per Mamma l’aspetto assicurativo è stato pensato con una polizza in Italia sulla salute, costosa, ma sicura su ogni aspetto. Ed infine abbiamo fatto tradurre la scheda medica in inglese dal dottor Attilio Iacovoni a Bergamo per essere pronti ad ogni evenienza di ricovero. Ogni sera vi era un autentico consulto medico da Gerusalemme a Bergamo con il Dottor Iacovoni e talvolta con i professori Ferrazzi e Lorini: pressione arteriosa, alimentazione, terapia ogni giorno venivano scrupolosamente seguite dall’Italia! Anche il viaggio aereo in charter da Bergamo con Brevivet ha ridotto al minimo le difficoltà di un altrimenti lungo e faticoso viaggio verso il Medio Oriente, si pensi che il giorno della partenza, Santina è uscita di casa alle ore 7,15 ed il nostro aereo è decollato da Orio al Serio alle ore 8,40. Il programma a Gerusalemme prevedeva per ogni giorno una sola visita ai Luoghi Santi per Santina e poi abbondante tempo di riposo… Con tutte queste accortezze, una autentica comunità animata da un profondo spirito cristiano è stato il fondamento sicuro ed ineludibile per la perfetta riuscita del pellegrinaggio. Ogni paura comprensibile è stata sventata con il massimo dell’organizzazione e professionalità; anche se tutti sono stati con il fiato sospeso fino all’atterraggio a Bergamo. Ma più tenevamo il fiato sospeso, e più nel cuore aumentava la gioia di vedere giorno per giorno realizzare gli obiettivi che c’eravamo prefissati! Ho capito una cosa molto importante, visitare la Terra Santa con una persona sofferente è la via più sicura per cogliere fino in fondo il valore dei Luoghi Santi. Un esempio per tutti? Cosa significa visitare il Getzemani e la Pietra dell’agonia con una persona che è stata in agonia per tre mesi? Il ricordo mi mette ancora i brividi…

III. LA PIETRA DELLA GIOIA  [1]In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. [2]Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. [3]Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. [4]Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, [5]per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. [6]Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. [7]Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. [8]C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. [9]Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, [10]ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: [11]oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. [12]Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». [13]E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: [14] «Gloria a Dio nel più alto dei cielie pace in terra agli uomini che egli ama» (Luca 2, 1-14) Betlemme custodisce una Pietra, è la Pietra della Grotta in cui la tradizione dice che Gesù è nato. E’ una Pietra difficile da raggiungere, irti gradini conducono alla Grotta del Natale, è un roccia coperta da decorazioni e illuminata da tante candele, è una roccia piena di luce: sono le candele che i pellegrini accendono dove Gesù è nato. Incastonata in quella Pietra vi è una stella d’argento nella quale in latino è scritto Hic Verbum Caro factum est. E’ il luogo nel quale è nato l’Emmanuele, il Dio con noi. In questi due anni 2005-2007, molte volte abbiamo avuto paura che Dio non fosse con noi, si fosse dimenticato della Santina e dei suoi due figli Luigi e Carolina. La grande fede di Mamma ci ha però aperto gli occhi e ci ha invece mostrato come Dio – proprio attraverso la grande sofferenza di mia Madre – ci aveva visitato rendendoci più sensibili alle sofferenze degli altri, alla preghiera alla generosità. Giungendo nella Basilica di Betlemme non pensavo minimamente di portare Mamma giù nella Grotta, era già tanto l’averla condotta fino a lì. Inizio le spiegazioni, faccio leggere ai pellegrini la parte delle guida da me preparata e dedicata a Betlemme e poi scendiamo a visitare la Grotta. Guardo la stella, mi volto verso la mangiatoia e con commozione dico a Dio grazie, Lei è qui sopra con me!! Mi viene in mente una frase scritta nella Bibbia da Mamma tanti anni fa e che dice così: Nella terra di Gesù dove Lui è nato ed ha guarito tante persone, Ha portato la sua croce, ci ha donato tutto se stesso, pregalo anche per tutti noi. La tua mamma. p.589 Ma chi lo pensava…sono molto commosso, prego per Lei, per me, per Carolina, per tanti bisogni… e poi dopo aver baciato la stella mi accingo ad uscire. Salgo con fatica gli irti gradini, guardo in alto e il suo visino piccolo con un grande sorriso mi raggiunge. Santina mi guarda con un incantevole sorriso! Guardo Lei, guardo la Grotta… e mentre salgo dico a me stesso: mas sono cretino? Abbiamo superato tanti pericoli e perplessità per giungere qui ed ora La lascio sulla porta? Ma cosa sto facendo: Lei deve scendere! Ad ogni costo La devo portare giù… Non lascio spazio ad altre riflessioni, con l’impeto della passione per questa impresa chiedo al monaco armeno se posso condurre un’ammalata alla Grotta usando le scale di uscita, mi risponde di sì e mi offre l’aiuto di regolare il flusso dei pellegrini mentre scenderò con Lei. Sento il parere decisivo di Laura, la meravigliosa fisioterapista, che mi fa capire: “Certo portala giù, cosa aspetti. Vi dico come muoverLa!” Michele e Marco non aspettano altro: Michele prende la carrozzina, io e Marco prendiamo Santina in braccio e con molta calma iniziamo a scendere i diciassette gradini, tutti contati prima e ben calcolati nell’altezza e nell’ampiezza. Con una certa fatica arriviamo a metà percorso, piano, piano scendiamo gli ultimi gradini ed adagiamo dolcemente Mamma sulla Pietra, vicino alla stella! Ce l’abbiamo fatta. Mamma è radiosa, l’abbraccio forte ed il viso si bagna di lacrime, l’aria si riempie di silenziosa commozione, un gruppo di pellegrini americani smette di cantare il canto natalizio e rimane a guardare l’anziana donna pregare con grande devozione raccolta nel suo silenzio e nel suo misterioso profondo sorriso di Dio. Sono momenti così forti e pieni di significato che non dimenticherò mai, ho una gioia grandissima nel cuore: Signore davvero tu non ci hai dimenticato mai, davvero tu sei l’Emmanuele, il Dio con noi! E’ un momento misterioso della mia Vita, al termine della Sua Vita Mamma torna al luogo dove la Vita del mondo è nata, torna alla fonte della gioia. Tutto questo trasforma la mia esistenza e interroga profondamente la mia Vita. Il monaco armeno ed il frate francescano ci dicono che dobbiamo risalire. La gente ci guarda uscire con grande rispetto e profonda venerazione per mia madre. Qualcuno ha parole di ammirazione. Io sono fiero di Lei. Tutti gli amici fuori sono commossi e con grande gioia ci disponiamo a celebrare la Messa del Natale nella vicina Cappella, perché a Betlemme ogni giorno è Natale.

 La gioia di Gesù può essere individuale. Può appartenere ad una sola persona, ed essa è salva. È nella pace…, per ora e per sempre, ma lei sola. Questa solitudine nella gioia non la turba. Al contrario: lei è, appunto, l’eletta! Nella sua beatitudine attraversa le battaglie con una rosa in mano » (Enciclica Spe Salvi, n.13) 

 IV. LA PIETRA DEL DOLORE  [39]Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. [40]Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». [41]Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: [42]«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». [43]Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. [44]In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. [45]Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. [46]E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione» (Luca 22,, 39-46). Il Monte degli Ulivi, diviso da Gerusalemme dalla valletta del Cedron, custodisce ancora oggi molti Luoghi Santi come l’edicola dell’Ascensione di Gesù al cielo, la chiesa del Pater noster e del Dominus Flevit, ma tra di essi il Luogo Santo per eccellenza è il Giardino del Getzemani. E’ il primo santuario che visitiamo giungendo a Gerusalemme. Vi arriviamo un tardo pomeriggio e fra’ Raffaele ci accoglie con grande disponibilità, ben conosce la vicenda di Santina. Mentre termina la Messa all’interno della Basilica apre a noi l’accesso all’orto degli ulivi protetto da una grande ed alta ringhiera. Ci raccogliamo in preghiera leggendo un appropriato testo scritto dal Card. Martini sulla sofferenza di Giobbe, in occasione della presentazione del mio libro Roccia del mio cuore è Dio a Bergamo. Mamma ascolta con grande raccoglimento avvolta in una grande sciarpa di caldo Kasmir. Siamo pieni di emozione: è il primo luogo che visitiamo a Gerusalemme ed è un luogo molto appropriato alla vicenda di mamma. Mentre il profondo testo del Cardinale viene letto, guardo con attenzione Santina nella cornice dei millenari ulivi della stessa epoca di Gesù. La scena è la stessa: stesso monte, forse stessi ulivi, stesso giardino, ma la sofferenza che mi si presenta davanti questa volta è nel corpo martoriato di mamma. Sulla sua gola ancora la cicatrice della tracheotomia, la lunga cicatrice dell’intervento chirurgico, la cicatrice della sonda per l’alimentazione, nei piedi il profondo solco della piaga di decubito. Non può più camminare, non può più parlare, è completamente dipendente in tutto… questo è quanto rimane dopo il lungo Calvario di nove mesi di ospedale: un corpo devastato e menomato, ma un corpo nel quale vi è il segno della risurrezione: la luce degli occhi, il suo sorriso ed il suo eloquente silenzio… Ammiro Mamma e ascolto le parole contenute nell’antico libro di Giobbe. E quell’ambiente, quel luogo, grazie alla presenza di mia Madre mi fa divenire partecipe e testimone di quanto avvenuto a Gesù e che Santina impersonifica. Quante volte sono giunto al Getzemani, e quante severe riflessioni ho posto ai miei uditori, ai miei pellegrini, ai miei studenti. Ma oggi la riflessione oltrepassa ogni parola, oggi qui in questi luoghi vi è mia madre e porta con sè la sua terribile e lancinante sofferenza. E’ lei a parlare, è lei a descrivere con la sua sola presenza la notte dell’Orto degli ulivi è Lei a descrivere il terrore, la paura, il sudare sangue… di Gesù. Ammutolisco davanti a questa riproposizione teatrale dove il personaggio rappresentato e l’attore fondono la loro esistenza a motivo della sofferenza vissuta. E’ la stessa sofferenza vissuta da Gesù e da Santina, da ogni uomo, che confonde la mia mente e mi spinge a pensare alla bontà di un Dio che per amore si dispone ad accogliere sofferenza e dolori. Adoramus e Christe ed benedicimus tibi, quia per sanctam crucem tuam redimisti mundum!  E’ giunto il momento della Messa, entriamo nell’austera Basilica dell’agonia al cui centro vi è una roccia, è chiamata la pietra dell’agonia e la tradizione ritiene che su quella pietra Gesù abbia sudato sangue, vedendo quella pietra protetta da una recinzione in bronzo raffigurante la corona di spine tocco inconsciamente la teca di metallo che porto sul cuore e che dall’agosto 2005 contiene una garza impregnata dal sangue di mamma, vedendo quella roccia, mi si gela il cuore al pensiero delle sofferenze di Gesù su quella pietra, ed al ricordo del sangue versato da mamma in Terapia Intensiva. Iniziamo la Messa che viene seguita con silenzioso raccoglimento, non è possibile non essere raccolti in quel luogo tanto caro alla pietà cristiana! Al termine della celebrazione eucaristica giungo in sagrestia e sento forte il desiderio di poter deporre mamma su quella santa pietra. E’ strano partendo da Bergamo avevo un unico desiderio, che era contenuto nel mio voto fatto al Signore, quello di poter adagiare mia Madre sulla pietra della Risurrezione, ma giunto qui in Terra Santa una profonda attrazione interiore esercitano la pietra della gioia e la pietra della sofferenza! Chiedo a Fra Raffaele: “So di domandare una cosa eccezionale e che normalmente non concedi, ma ti prego, lascia che possa adagiare Santina su quella pietra santa!” Fra’ Raffaele mi guarda con due occhi molto buoni e pieno di commozione mi risponde: “Don Gigi come posso dire di no a quel meraviglioso sorriso?” Nuovamente guidato da Laura, la fisioterapista togliamo le scarpe: Laura, io e Paola ci disponiamo a portare Santina dalla sedia a rotelle all’interno del sacro recinto di bronzo. Questa volta non è difficile ed arduo come a Betlemme, anche se la commozione è fortissima perché su questa pietra Mamma si commuove e con la mano destra tocca la pietra e si fa il segno di croce. Non è importante quanto alta sia la sua pressione cardiaca per l’emozione, ma il momento che viviamo è una cura contro ogni scoraggiamento ed ogni paura. Nel luogo in cui Gesù ha vissuto la Sua paura, Santina ci fa respirare la Sua fede e la sua fiducia in Dio… E’commovente guardare l’anziana donna sdraiata su quella antica pietra e sovrapporre il suo dolore con quello provato da Gesù duemila anni fa. Non so quanto tempo Dio mi concederà di vivere, ma quella sera al Getzemani, pellegrini alla pietra del dolore, non la dimenticherò mai, mi ha scavato l’animo, mi ha bruciato gli occhi, mi ha stregato il cuore. Sono quei momenti tanto particolari della vita ai quali tornare quando nella vita quotidiana non è facile vivere cristianamente. Quella piccola e fragile donna di 82 anni quella sera mi è apparsa come un gigante. Non voglio fare carriera ecclesiastica, non voglio avanzare nel grado gerarchico, voglio imitare quella donna la sua pace nel cuore, la sua bontà la sua disarmante semplicità! Ce la farò? Usciamo dal Giardino degli ulivi con un’altra grande concessione, quella di raccogliere dal più antico albero di ulivo, un rametto a ricordo di quella sera piena di luce e di commozione. Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore. (Enciclica Spe Salvi, n.34)

 V. LA PIETRA DELLA GLORIA E L’UNZIONE CON IL SANTO OLIO Il centro dell’intero Viaggio, è stato l’incontro con l’edicola dell’Anastasis. Quel Luogo, visitato diverse volte con Mamma è da sempre stato il centro dei nostri viaggi in Terra Santa, soprattutto in occasione delle due Pasque celebrate con Mamma a Gerusalemme nell’anno 1996 e nell’anno 2005. A tale proposito Santina scriveva nella mia Bibbia nell’anno 1996: Caro d. Gigi grazie di cuore per avermi fatto trascorrere una S. Pasqua nei luoghi di Gesù e goduto la tua compagnia, Gesù accetti le nostre promesse che abbiamo deposto al Calvario. (Gerusalemme, 7 Aprile 1996 S. Pasqua) e più recentemente, prima della grande prova di dolore, nella Pasqua 2005, ancora scriveva nel mio Nuovo Testamento Questa S. Pasqua resti nel tuo cuore ricordando i propositi e le belle giornate trascorse con la tua mamma che ti ringrazia con tanto amore. Mamma Santina (Volo Tel Aviv – Roma 28.3.2005 ore 16.30). Quelle magnifiche frasi scritte nella mia consunta Bibbia quale luce ricevono dall’esperienza vissuta insieme!!

 Il voto vicino al letto di Mamma in Terapia IntensivaProprio al Santo Sepolcro ho pensato nei momenti di terrore ed angoscia!Due anni fa, vicino al letto della Terapia Intensiva con mia madre in coma ed in pessime condizioni tra la morte e le vita ho chiuso forte gli occhi e mentre sentivo il rumore delle macchine di rianimazione ho gridato nel profondo del mio cuore: Gesù salvala ti prego, se perdo Lei perdo la luce dei miei occhi! Ti prometto con un voto solenne che se uscirà viva di qui la porterò a Gerusalemme. Ho poi riaperto gli occhi e ho fissato lo sguardo perso di mia madre, gli ho stretto forte la gonfia mano per la cattiva circolazione e con gli occhi bagnati di lacrime le ho dato un bacio sulla fronte… Le mie lacrime sono rimaste sulla sua fronte: due piccole gocce che riflettevano la luce di una lampada al neon accesa sopra il suo capo. In quella luce ho intravisto una speranza, la speranza che quella vicenda si riempisse di senso e mi rendesse più buono, non ho mai avuto la forza di commentare a me stesso quella situazione di angoscia e di preghiera, ma ho sempre ricordato alla mia memoria che in quella situazione avevo formulato un voto, una promessa al Dio della Vita e che l’avrei dovuta mantenere ad ogni costo, perché proprio mantenendo quella promessa avrei trovato il significato di quell’oceano di dolore. Nei giorni e nei mesi che seguirono non ho mai dimenticato per un momento quella scena: quelle lacrime, quelle mani gonfie, il brusio delle macchine di rianimazione e l’odore tipico delle terapia intensiva erano la cornice di un impegno ideale di ricollegare la sofferenza di Santina alla Risurrezione di Gesù nel voto preso di portare mamma a Gerusalemme!

 Pellegrini nella Città Vecchia di Gerusalemme Il cuore del nostro Viaggio è stato proprio questo: l’incontro con il Santo Sepolcro di Cristo ed il Sacramento dell’Unzione dei Malati a Mamma proprio in quel luogo! Martedì 9 Ottobre 2007 alle ore 17.00 arriviamo alla Basilica. Logisticamente il giungere fino a questa antica chiesa è costato un po’ di fatica. Abbiamo cariato Mamma su di una macchina ed attraverso la Porta di Giaffa siamo entrati nel cuore della Città Vecchia alle ore 16.30. Avevo previsto di arrivare fino al Patriarcato ortodosso greco. E così è stato. Avevo poi calcolato il percorso per giungere fino al suq. Attraverso le strette vie che seguono i piccoli carretti sono sceso piano, piano con mamma nella sedia a rotelle. Avevo il timore di rovinare le ruote, con cautela giungiamo nell’affollata via del mercato, mamma è inebriata dai colori, dall’odore del pane caldo, dagli aromi delle spezie. Avevo pensato migliaia di volte quel percorso e ora passo, passo gusto il sogno divenuto realtà. Un’altra piccola fatica, e, aggirate le scale che conducono alla Basilica, giungiamo alla piazza antistante l’antichissima Chiesa costantiniana. Sul piazzale caratteristico io e Mamma ci raccogliamo in una prolungata pausa di preghiera e silenzio nella quale amministro il Sacramento della Riconciliazione a Santina; poi il Padre francescano Federico Manns ci accoglie e dopo la tradizionale processione dei frati all’interno della Chiesa, ci disponiamo alla celebrazione eucaristica all’altare della Maddalena.

 La celebrazione della Messa e il rito del Santo Olio all’altare della Maddalena Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. 15Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. 16Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! 17Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. 18Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto. (Vangelo di Giovanni 20,11-18) E’ una meravigliosa coincidenza quella di poter celebrare la Messa e di amministrare il Sacramento dell’Unzione dei malati al luogo in cui Gesù è apparso alla Maddalena. Sono molto emozionato, doveva essere il Cardinale Martini ad amministrare quel Sacramento, ma essendo ammalato sono io il celebrante e con me concelebra Padre Manns e assiste S.E. Mons. Raphael Minassian, Esarca armeno cattolico di Gerusalemme. Nella nostra guida al Pellegrinaggio vi è il formulario della celebrazione. Il rito inizia e – dopo l’omelia tenuta da Padre Federico – arriva il momento della Liturgia del Sacramento dell’Unzione dei Malati. Ho preparato in una ampolla di ottone una mistura di olio d’oliva e di nardo puro molto prezioso, il profumo dell’olio è inconfondibile per la sua fragranza. Su quell’olio pronunzio la formula di consacrazione voluta dalla Chiesa: O Dio, Padre di ogni consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi, ascolta la preghiera della nostra fede: manda dal cielo il tuo Santo Spirito Paraclito su questo olio che ci viene dal frutto dell’olivo per nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la tua santa X benedizione, perché quanti riceveranno l’unzione di questo olio ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberi da ogni dolore, da ogni debolezza, da ogni sofferenza. Sia un olio santo da te benedetto per noi, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli. Sono molto commosso, Padre Federico mi assiste. E’ il momento dell’imposizione delle mani sul capo di Mamma. In silenzio impongo le mani sulla sua testa canuta e dopo di me fa la stessa cosa anche il Padre francescano. Mamma segue tutto con grande partecipazione, si è preparata con molta attenzione e, con grande devozione, partecipa ad ogni parte del rito. Proprio in quel luogo che grida risurrezione, lo Spirito Santo scende nuovamente sul capo di mia Madre per lenire le sue sofferenze, per portare significato e senso di vita al dolore, alla sofferenza, alla morte. Il clima è di grande gioia e di grande serenità. Non ha nulla a che vedere con i sacramenti tristemente conosciuti come l’anticamera della morte, e quindi angosciosamente noti come l’Estrema Unzione. No quel sacramento è per la vita, è preludio alla risurrezione è consacrazione del dolore, è sollievo, conforto, pace, quel sacramento ha il potere in quel pomeriggio di costruire comunità e comunione. Tutti sono commossi, i pellegrini numerosi che giungono al Sepolcro di Cristo non possono non esser attirati da quella donna anziana con la luce in volto di chi ha visto il Risorto. Ho pensato che mia Madre in quel pomeriggio avesse il sorriso della Maddalena nell’incontro con Lui, con Gesù risorto, e penso che il segreto del sorriso di Mamma sia proprio nel fatto che Lei lo abbia visto, forse nel momento dell’arresto cardiaco, forse ogni giorno nella sua sofferenza, sicuramente nei sacramenti della Confessione e della Comunione così spesso e ben ricevuti nella sua vita! Siamo al momento centrale, con un gesto studiatamente lento e solenne verso la mistura di olio e nardo in un piatto d’argento, il profumo si spande nella chiesa, tra gli amici e i fedeli… mi avvicino a Santina – che contenta mi sorride – ed inizio il rito dell’unzione, con la formula richiesta dal sacramento: Santina per questa santa Unzione e per la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo.  R/. Amen.  E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi. Scendo dall’altare e comincio letteralmente a versare abbondante olio sul volto, e vedo ancora la cicatrice sul lato destro della bocca lasciato dal tubo dell’ossigeno; sul collo ungo il foro richiusosi della tracheotomia e l’inizio della lunga cicatrice del duplice intervento chirurgico; giungo alle palme delle mani ora ben asciutte e ricordo gli aghi per le flebo; ungo le braccia e mi ricordo gli ematomi; ungo i piedi e la terribile cicatrice della piaga di decubito sul tallone sinistro. Tutti i segni della sua passione vengono unti dall’olio di Dio, vengono santificati dal Sacramento. Quel corpo luccica per l’olio abbondante che cade negli occhi, che gocciola per terra… esplode un applauso mentre con un bianco lino asciugo l’olio dopo il rito. Ho nel cuore la sensazione dei momenti grandi, un richiamo all’imposizione delle mani ed all’unzione delle mie mani, il 21 giugno 1986, si sovrappone con questo segno sacramentale. Dio in questi momenti entra nella nostra vita e la rende santa. Sono pieno di gioia per aver vissuto bene questo sacramento, come la Chiesa insegna! Non un momento di paura e di tristezza per una vita che finisce, ma come forza e confidenza in un Dio che assume le nostre prove e le trasforma in Risurrezione. Siamo ormai al termine della Messa, Santina riceve la Comunione sotto le due specie. Dopo aver distribuito a tutti l’Eucaristia, come ringraziamento al grande dono ricevuto, leggo il Testamento spirituale mio e di mia Madre, nel quale cerchiamo di rivelare il senso del nostro pellegrinaggio e di come Dio abbia riempito di significato il nostro dolore.

 La Pietra della Gloria: il voto è sciolto Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. 3Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, 7e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. 10(Vangelo di Giovanni 20,1-10)  Dopo la distribuzione della Comunione utilizzando il testo della dispensa predisposta per il Viaggio svolgiamo un piccolo rito che suggella l’adempimento del voto: ecco il testo da me pronunciato:  Dalla sala di terapia intensiva dell’Ospedale Maggiore di Bergamo, con molti sforzi e fatiche siamo giunti qui a Gerusalemme con Santina per sciogliere oggi il voto al Santo Sepolcro, la Chiesa nella quale è custodita la Roccia del cuore di ogni Cristiano, la pietra della Risurrezione. Con il cuore colmo di gioia oggi diciamo con forza che solo Dio è la Roccia del nostro cuore e come gli antichi pellegrini, che qui giungevano, vogliamo innalzare l’inno del Te Deum mentre chiediamo al Risorto di farci tornare incolumi a casa per benedirlo tutti i giorni della nostra vita.TE DEUM Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur. Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur. Tibi omnes ángeli, * tibi cæli et univérsæ potestátes: tibi chérubim et séraphim * incessábili voce proclamant: Sanctus, * Sanctus, * Sanctus * Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae. Te gloriósus * Apostolórum chorus, te prophetárum * laudábilis númerus, te mártyrum candidátus * laudat exércitus. Te per orbem terrárum * sancta confitétur Ecclésia, Patrem * imménsæ maiestátis; venerándum tuum verum * et únicum Fílium; Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum. Tu rex glóriæ, * Christe. Tu Patris * sempitérnus es Filius. Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, * non horruísti Virginis úterum. Tu, devícto mortis acúleo, * aperuísti credéntibus regna cælórum. Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris. Iudex créderis * esse ventúrus. Te      ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, * quos pretióso sánguine redemísti. ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári. Salvum fac pópulum tuum, Dómine, * et bénedic hereditáti tuæ. Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum. Per síngulos dies * benedícimus te; et laudámus nomen tuum in sæculum, * et in sæculum sæculi. Dignáre, Dómine, die isto * sine peccáto nos custodíre. Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri. Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, * quemádmodum sperávimus in te. In te, Dómine, sperávi: * non confúndar in ætérnum.  Terminata la celebrazione eucaristica solenne all’altare della Maddalena, centinaia di pellegrini sono in coda all’edicola del Santo Sepolcro per entrare a venerare la pietra della risurrezione. Nei giorni precedenti avevo preso uno speciale accordo con i padri francescani per portare mamma all’interno. Siamo pronti: io e Michele porteremo Santina all’interno, Laura guiderà i nostri spostamenti e Marco farà le fotografie. La folla ci lascia naturalmente il passo, il monaco ortodosso ed il padre francescano – in un gesto dal sapore ecumenico – si danno da fare uniti dal voler portare mia madre all’interno del Santo Sepolcro, fermano la gente, chiedono silenzio, aiutano a muovere la carrozzina. Siamo dentro, l’ambiente è molto piccolo e le candele accese sembrano togliere la poca aria presente. Togliamo Mamma dalla carrozzina e lentamente la facciamo passare per la piccola porticina che conduce nella piccola stanza del Sepolcro: siamo proprio giunti al luogo che l’antica tradizione ci mostra come il Sepolcro del Risorto. Il tempo è brevissimo per molti motivi, fuori vi è una grande folla di centinaia di persone che attendo di entrare, il posto è davvero piccolo, vi è molto caldo e manca l’aria. Faccio sedere Santina sulla pietra della Risurrezione e depongo il nostro Testamento spirituale. Sono molto sudato, ho la fronte madida di sudore e mentre adagio mamma sull’antica pietra alcune gocce cadono sulle guance di mamma… per un istante riflettono la luce di tre lampade ad olio accese dagli ortodossi nel luogo della Risurrezione. Quel luccichio è un fulmine che mi riporta alla Terapia Intensiva ed a quelle due lacrime illuminate dal freddo neon sulla fronte di mia madre la sera del mio voto al Risorto due anni prima. Chiudo forte gli occhi e nuovamente grido nel profondo del cuore: Grazie Gesù, non è un sogno, siamo qui! Lei è viva e su questa pietra regala a te la sua sofferenza, insegna ad altri il Mistero della Vita, del dolore, ma anche della gioia di un confidenza in te! Che vita diversa vive ora Santina, molto fragile, ma di una terribile forza di senso… Mi riprendo da queste considerazioni interiori durate qualche secondo. Giunge il breve momento per recitare un Padre nostro: mamma si concentra prega intensamente per piccoli istanti di magia, ma poi inizia a tossire, Laura ci dice che manca ossigeno e bisogna uscire subito, riprendiamo Santina in braccio e con un ultimo sforzo usciamo, nella stanzetta dove la adagiamo sulla sedia a rotelle, sono letteralmente fradicio di sudore, mamma è rossa in viso, piano piano la tosse si calma con il ritorno di una maggiore ossigenazione…siamo fuori! La gente ancora un volta ci guarda con ammirazione, sul volto di Mamma è tornato un sorriso radioso, tutti la baciano e la salutano, è una scena di grande commozione e di grande intensità, una meravigliosa giornata! Mi viene in mente la frase scritta da mamma molti anni fa sulla Bibbia: Che gioia! E’ Pasqua e siamo a Gerusalemme grazie! Mamma (Gerusalemme 7. Aprile 1996 p. 273). Torniamo in albergo, ci cambiamo il vestito e partiamo per il Monte degli Ulivi, dove uno splendido panorama sull’antica Gerusalemme ci accoglie. Abbiamo prenotato una cena di festa con dell’ottima carne cotta su pietre roventi e del buon vino: è un grande giorno e dobbiamo festeggiare! Concludiamo questa solenne e meravigliosa giornata con tanta pace nel cuore. Ecco, la tua croce è calpestata dai piedi dei pagani! Dov’è la tua gloria? Vedendo tutto questo preferisco, nell’ardore della tua carità, aver tagliate le membra e morire in testimonianza del tuo amore. Mostrami, Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami, perché nella mia debolezza sia manifestata e glorificata la tua forza davanti alle genti (Enciclica Spe salvi, n.37)

 VI. ABITARE A GERUSALEMME Avere casa a Gerusalemme è sempre stato un desiderio grande, ma sepolto nel mio cuore come una realtà impossibile! L’anno 2007 si conclude invece con un nuovo appartamento di mia proprietà lungo la Via Dolorosa. Non è qui il luogo appropriato di parlare a lungo della bellezza di questa idea e di quante difficoltà superate per giungere alla conclusione. Ma se avere un appartamento a Gerusalemme era un sogno, poter vedere mamma al terzo piano di una casa, posare per alcune foto nel mio appartamento, assistere al rito della benedizione della casa e alla posa di una lapide a ricordo suo è stato un sogno nel sogno! L’incantevole appartamento costruito in bella pietra ha una meravigliosa vista sulla Città vecchia e sul Santo Sepolcro. Il termine di questo pellegrinaggio non poteva essere migliore. Una fotografia con mamma alla finestra che guarda sulla Basilica del Santo Sepolcro non l’avrei mai immaginata! Ancora una volta mi viene in mente una frase scritta da Mamma sulla mia Bibbia: Caro don Gigi grazie della meravigliosa settimana trascorsa insieme nella Terra di Gesù. Lui ti sia sempre vicino nella guida delle anime Ti voglio tanto bene mamma. (Viaggio a Gerusalemme 6 Agosto 1998 p.865) Il giorno 10 ottobre, S.E. Mons. Raphael Minassian, Esarca armeno cattolico di Gerusalemme, alla presenza di una ventina di persone tra le quali vi erano le suore di Madre Teresa di Calcutta, alcuni padri francescani ed amici, con un suggestivo rito ha benedetto ed inaugurato il mio appartamentino. Questo appartamento è stato realizzato come luogo personale per lo studio, la preghiera e la riflessione, ma è destinato anche a sacerdoti ed amici che a Gerusalemme hanno desiderio di soggiornare con calma e pace. Scrivevo nel Testamento spirituale: «Abitare a Gerusalemme è il programma di vita di ogni cristiano, tornare a Gerusalemme per studiare e per pregare, per riflettere e porsi interrogativi, questo è un privilegio che Dio mi regala a Gerusalemme. Un talento di cui mi chiederà conto!» ( Cfr. Testamento di Don Gigi e Santina in occasione del Pellegrinaggio al Sepolcro di Cristo p. 7) Nel rito di benedizione S.E. Mons. Minassian ha benedetto altresì una lapide che rimarrà nell’appartamento per i secoli futuri e che può essere considerata anche la più bella sintesi ed il più grande impegno del meraviglioso viaggio: «Ubbidisci, prega, stai con il Signore affinché Dio sia la roccia del tuo cuore. Mamma Santina. In onore di Santina Zucchinelli da Mons. Luigi Ginami, Gerusalemme, 9 Ottobre 2007».

 Elenco dei Viaggi in Terra Santa di Santina

NUMERO GRUPPO DATA
1 Terza Liceo Mamma e Carolina Settembre 1980
2 Mamma e Carolina con P. Luigi ***
3 Gruppo di Civita Castellana Mamma e Carolina 6 Agosto 1987Messa nel Cenacolo
4 Natale gruppo ORP con famiglia Alù 1987-88
5 Capodanno con 12 preti Capodanno 1991
6 Scuola Teologia Bergamo 22-29 Agosto 1993
7 Personale con mammaSanta Pasqua 1996 dieci anni di sacerdozio 3-8 aprile 1996
8 Gruppo ORP 30 luglio-6 Agosto 1998
9 Personale con Mamma Santa Pasqua 2005 24-28 Marzo 2005
10 Pellegrinaggio alle tre Pietre, Olio Santo e benedizione appartamento 4-11 Ottobre 2007

 

Testamento di Don Gigi e Santina in occasione del Pellegrinaggio al Sepolcro di Cristo  Cari Amici, c’è una bellissima tradizione dei rabbini che dice così: “Quando Dio creò il mondo di dieci misure di bellezza, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo; di dieci misure di saggezza nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo; di dieci misure di dolore, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo”. Con Mamma Santina – che negli ultimi due anni sembra aver anch’essa ricevuto le nove misure di dolore date da Dio a Gerusalemme – parto per la Città Santa. Andare a Gerusalemme con mia madre dopo questa avventura ed in queste condizioni lo posso definire  il Viaggio della mia Vita. Cosa provo? Sono pieno di paure e di entusiasmi. E’ un pellegrinaggio complesso e delicato… non ho mai portato a Gerusalemme una persona disabile. Porto a Gerusalemme una persona che non può più camminare! Non è questo già un paradosso: una persona che non può più percorrere da sola un metro, si accinge a superare migliaia di chilometri? Sono stato in Terra Santa moltissime volte, ma mai in questo modo ed in questa compagnia. Ho tanto desiderato ed aspettato questo momento quasi fosse una potente forma di riscatto di un dolore troppo forte da capire e da accettare senza l’ausilio della fede. Ma perché ci vado? Per un bisogno mio o un bisogno suo? Io lo sento dentro in modo prepotente: Lei deve tornare per l’ultima volta alla Roccia del suo cuore, alla pietra della Risurrezione per gridare con il suo silenzio e con il suo implacabile sorriso che dopo il terribile venerdì santo della sofferenza, il cristiano crede ancora nella pietra della Risurrezione. Sorriso, silenzio, una pietra, tante lacrime sono gli ingredienti di questo viaggio-testimonianza. E’ una donna anziana di 82 anni, è una donna che porta nel suo costato i segni della passione, che toccherà quella pietra che grida vita e risurrezione: il Sepolcro di Cristo! Quanti santi e quanti pellegrini per giungere lì hanno sofferto… privazioni, lunghi viaggi, disagi! Prima di partire per la paura di perdere la vita facevano testamento, avveniva infatti che qualche brigante li uccidesse per rapina. Anche io e Santina facciamo simbolicamente il nostro testamento, anche per noi oggi il Viaggio è pieno di imprevisti ed il suo alto valore simbolico ci impone di scrivere. Facciamo testamento dichiarando che la Vita è meravigliosa e grande, che la Vita spaventa e toglie il respiro, che la Vita è lacrime e sangue, quel sangue che porto al collo, raccolto quasi come una reliquia dalla Terapia intensiva di Bergamo. Quel suo sangue – custodito in una piccola teca metallica – Santina lo offrirà lì sulla pietra del Santo Sepolcro. Sì perché vi dico che senza sedia a rotelle sostenuta dalle mia braccia io butterò mia madre su quella pietra, le farò toccare, accarezzare, palpare quella splendida roccia del Sepolcro di Cristo. Il nostro voto allora sarà sciolto: la promessa al Signore, maturata due anni fa, di portare Santina lì sarà adempiuta. Questo stesso foglio che avete nelle vostre mani è una copia dell’originale firmato da me e da Mamma Santina che deporremo sul Santo Sepolcro. Facciamo testamento e lasciamo a tutti voi l’eredità di un silenzio e di un sorriso con il quale interrogare la Vita e scoprire che dietro la paura, lo spavento, le lacrime ed il sangue vi è il volto del Risorto, vi è il sorriso di Dio. Santina nella notte dell’arresto cardiaco ha messo un piede in Paradiso ed è tornata a dirci che di là vi è sorriso, mentre qui vi è pianto, che le nove misure di dolore destinate da Dio a Gerusalemme, in verità sono nove misure di gioia, la gioia che pretende prima la croce. Il Risorto non ha cancellati segni della croce; la nuova esistenza di Santina non ha tolto a Lei i segni della sua passione, ma l’autentica bellezza del suo vecchio volto pieno di luce ci dice che chi riceve nove misure di dolore riceve anche – secondo il detto rabbinico – nove misure di saggezza e quindi nove misure di bellezza, perché la bellezza vera, quella di Dio porta con se saggezza e dolore, ed apre la porta alla gioia. Facciamo testamento e vi diciamo grazie, un grazie grandissimo e pieno di riconoscenza, e qui dobbiamo citare e privilegiare qualcuno: diciamo grazie alle undici comunità monastiche che con un enorme sforzo ed impegno di preghiera hanno permesso il miracolo del nostro pellegrinaggio a Gerusalemme, diciamo grazie a Carolina ed alla sua splendida famiglia: Carolina, mi mancherai tanto quando scaraventerò mamma sulla pietra santa del Sepolcro di Cristo, mi mancherai tanto quando offriremo alla sete di quella pietra il sangue raggrumato di mamma, mi mancherai quando lasceremo questo foglio sulla roccia dell’Anastasis e mi mancherai quando con commozione verseremo nascoste lacrime in quel momento. Diciamo grazie al Olinda che ogni giorno per un anno ha avuto la grande umiltà di seguire con amore ed impegno Mamma Santina. Diciamo grazie a Suor Alfonsa che ogni giorno ha offerto a mamma la Santa Comunione. Diciamo grazie a Roberto che ben conosce questa pietra e che molto, molto mi manca in questo viaggio. Diciamo grazie a Paolo ed a Luca, loro ed il loro reparto erano tutti sul Calvario della croce di Santina, senza di loro non ci sarebbe stata risurrezione. Preghiamo in questo luogo San Longino che protegga sempre il cardiochirurgo Paolo ed il cardioanestesista Luca affinché come hanno curato il cuore di mamma continuino a curare il cuore di altri malati. Diciamo grazie ad Attilio che con grande attenzione continua insieme al Dottor Carnicelli a curare mamma, diciamo grazie a Don Carlo che ci ha aiutato ad interpretare il dolore e che è tanto vicino al mio cuore, offrendomi spesso il codice per decifrare la Vita autentica. Diciamo infine grazie al Card. Martini che celebrerà con noi il sacramento dei Unzione dei malati per Santina.… Eh sì facciamo testamento. In questo Viaggio portiamo con noi tutte queste persone e per loro pregheremo. Andiamo al Sepolcro di Cristo per sciogliere un voto e pur facendo testamento, come i pellegrini medievali, la nostra speranza è quella di ritornare per raccontare e per continuare a vivere ringraziando Dio. Raccontare che cosa? Ciò che non si può raccontare… Raccontare i due regali che il Risorto vuole fare a noi. Venire con Santina a Gerusalemme per l’ultima volta significa ricevere due regali: Santina riceverà la forza di un’unzione divina ed io il dono di avere casa a Gerusalemme. Questo buttare mamma sulla pietra santa del sepolcro di Cristo, il sangue di mia Madre ed i nostri propositi non ha nulla di emotivo od intimistico. Quell’incontro con la roccia del Risorto produrrà un grande regalo: domenica 7 Ottobre, festa della Madonna del Rosario, nella Basilica del Santo Sepolcro Santina riceverà l’Unzione dei malati per le mani del Card. Martini. Oltre la pietra, il sangue, le lacrime, il sorriso ed il silenzio, anche l’olio descriverà il senso dell’Unico Viaggio della Vita mia e di mia Madre. L’unzione dei malati voluta dall’Apostolo Giacomo, condisce l’amara sofferenza del sapore di Dio! Saremo pellegrini nella Città santa perché la fronte e le mani di Santina siano unte da Dio, affinché il suo dolore riceva sigillo e consacrazione. Mamma Santina è consapevole di tutto questo, si sta preparando con scrupolo e cura… e voi cari amici stateci tanto vicini in quel giorno di Paradiso. Se mamma riceverà il regalo dell’unzione, io riceverò il regalo di avere casa a Gerusalemme. Mamma è stata per me Casa per ben 47 anni, ora con questo viaggio mi dice che la nostra casa è Gerusalemme. Non è un caso che il nuovo ed incantevole appartamento sia ultimato nei giorni in cui ci troveremo nella Città Santa. Un appartamento mi dice che ora ho un indirizzo, nelle strade di Gerusalemme… e non è un caso che l’appartamento sorga tra la terza e quarta stazione, nei pressi della Chiesa di Santa Maria dello Spasimo. Quanti efficaci segni dietro tutto questo! Avere casa laddove Maria incontra suo figlio che porta la croce al calvario, laddove Gesù cade sotto il peso della croce. E’ un programma ardito per il pellegrino che giunge a Gerusalemme, il Signore mi chiede di abitare laddove lui è caduto con la sua croce ed ha avuto il conforto della madre. Mia madre sarà con me: quante volte mi ha confortato nella mia vita sacerdotale? Ricordo perfettamente ogni momento ed ogni istante, come i primi cristiani hanno saputo ricordare l’incontro della Madonna con suo figlio sulla strada del Calvario. Abitare a Gerusalemme è il programma di vita di ogni cristiano, tornare a Gerusalemme per studiare e per pregare, per riflettere e porsi interrogativi, questo è un privilegio che Dio mi regala a Gerusalemme. Un talento di cui mi chiederà conto! Ed in questo nostro foglio Testamento-Programma, io e Mamma vogliamo ringraziare Mons. Raphael Minassian, per averci permesso di abitare a Gerusalemme! E quella casa, che doveva esser costruita in mattoni invece come è costruita? Con le pietre… E’ proprio vero che non è un mondo di simboli che abita in noi, ma noi abitiamo in un mondo di simboli! Raccontare quelle giornate sarà davvero difficile… sarà impossibile: noi ci proveremo io con i miei inutili discorsi, i mie scritti e le mie parole, Santina in modo molto più eloquente ed efficace con il suo sorriso ed il suo silenzio che grida Vita. Siamo pieni di gioia e siamo pieni di paure e per questo ci affidiamo a voi, cari amici che chiamo per nome: ci affidiamo a voi suore di clausura, a te Carolina, a te Olinda, a te Suor Alfonsa, a te Roberto, a te Paolo, Luca ed Attilio, a te don Carlo, a te Carlo Maria ed a te Raphael… pregate per noi e stateci vicini, ed ogni tanto in quei giorni leggete queste pagine perché vi abbiamo raccontato il cuore. Ora dopo aver consegnato a ciascuno di voi il foglio, ci raccoglieremo in preghiera e silenzio, come prima delle grandi gare, per misurare le forze ed aprire il cuore allo Spirito Santo. La Madonna ci accompagni in questo pellegrinaggio al luogo della Risurrezione ed al luogo sulla Via Dolorosa del suo incontro con il Figlio nelle strade di Gerusalemme! …Sono quelle stesse antiche strade che oggi si aprono per accogliere una Madre ed un figlio che nella loro debolezza con gli occhi pieni di gioia e velati dalla stanchezza per il lungo ed aspro cammino svolto giungono mano nella mano a Gerusalemme per urlare nella loro miseria che  Roccia del cuore è solo Dio!  Un abbraccio grande Don gigi e Santina


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