TERRA SANTA 3: 3-10 Giugno 2010 Via Crucis – Via Lucis

TERRA SANTA 3: 3-10 GIUGNO 2010

Via Crucis – Via Lucis

3-10 Giugno 2010

 

VIA CRUCIS – VIA LUCIS Terzo Pellegrinaggio di Santina a Gerusalemme3-10 Giugno 2010 

http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/55/J06xSzOQj2A

TU ES SACERDOS IN AETERNUM:

01 Copertina Tu es Sacerdos in aeternum

02 Tu es Sacerdos in aeternum

 PREMESSA Vexílla regis pródeunt,/fulget crucis mystérium,/quo carne carnis cónditor/suspénsus est patíbulo 

L’Antica Città di Gerusalemme per i cristiani ha un cuore pulsante: è la Basilica del Santo Sepolcro. Quel Luogo ha un fascino straordinario, per me è il Luogo più importante della terra, perché lì vi è la Porta dell’Eternità ed è il Sepolcro di Cristo. Nelle mie lunghe meditazioni sul terrazzo di casa provo i brividi a guardare la cupola del Santo Sepolcro e la cupola del Calvario, mi siedo con calma la sera e mi godo la meravigliosa città dove abito. Anche a Roma nei momenti di difficoltà penso con forza a Gerusalemme e la mia mente e il mio cuore si calmano imbevendosi nella santità di questi luogh Il terzo pellegrinaggio di Santina a Gerusalemme (3-10 Giugno 2010) quest’anno ha avuto alcune importanti novità, oltre al Sacramento dell’Unzione dei Malati, che Santina ha ricevuto per la terza volta al Santo Sepolcro, oltre al sostare in preghiera alla pietra della Risurrezione, quest’anno Santina ha compiuto l’irto e difficile cammino della Via Crucis. Mamma, poi ha potuto pregare per la prima volta davanti alla Roccia del Golgota e siamo stati introdotti a questo cammino da una mostra sulla Sindone al Notre Dame Center. Nel mese di Maggio ci eravamo preparati al Cammino della Passione di Gesù visitando a Torino il Sudario di Gesù: la Santa Sindone. Prima di iniziare il nostro racconto alcune righe sull’origine della pratica della  Via Crucis. Alcuni fanno risalire la storia di questa devozione alle visite di Maria, madre di Gesù, presso i luoghi della Passione a Gerusalemme, ma la maggior parte degli storici riconosce l’inizio della specifica devozione a Francesco d’Assisi o alla tradizionefrancescana. Intorno al 1294, Rinaldo di Monte Crucis, frate domenicano, racconta la sua salita al Santo Sepolcroper viam, per quam ascendit Christus, baiulans sibi crucem“, per varie tappe, che chiama stationes: il luogo della condanna a morte di Gesù, l’incontro con le pie donne, la consegna della croce a Simone di Cirene, e gli altri episodi della Passione fino alla morte di Gesù sulla Croce. Originariamente la vera Via Crucis comportava la necessità di recarsi materialmente in visita presso i luoghi dove Gesù aveva sofferto ed era stato messo a morte. Dal momento che un tale pellegrinaggio era impossibile per molti, la rappresentazione delle stazioni nelle chiese rappresentò un modo di portare idealmente a Gerusalemme ciascun credente. Tale pratica popolare venne diffusa dai pellegrini di ritorno dalla Terrasanta e principalmente dai Minori Francescani che, dal 1342, avevano la custodia dei Luoghi Santi di Palestina. Uno dei maggiori ideatori e propagatori della Via Crucis fu San Leonardo da Porto Maurizio, frate minore francescano che ne creò personalmente alcune centinaia.  (Cfr http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/52/YPBf1MNT_Js )

 

L’Unzione dei Malati, 6 Giugno 2010 

I. GERUSALEMME SI RIVELA AL PELLEGRINO NELLA SUA GENUINITÀ E NEL SUO VOLTO PIÙ VERO PROPRIO DURANTE IL CAMMINO DELLA VIA CRUCIS Quo, vulnerátus ínsuper/mucróne diro lánceæ,/ut nos laváret crímine,/manávit unda et sánguine  Chi ha una certa familiarità con la Città Vecchia di Gerusalemme, sa che essa è percorsa da una via importante nella tradizione cristiana, chiamata Via Dolorosa. In quella via migliaia di pellegrini ogni giorno compiono devotamente il cammino percorso da Gesù per giungere al luogo della crocifissione. E’ una tradizione antica che vanta diversi secoli e che percorre le 14 stazioni per vie e suk di Gerusalemme. I pellegrini rimangono in un primo momento scandalizzati perché non è la via crucis che si compie in modo ordinato e silenzioso nelle nostre chiese. E’ un cammino che scandalizza: i devoti pellegrini prendono una grande croce alla chiesa della flagellazione, e poi in fila partono: entrano nelle vie della cittadella, che non sono certo un luogo di concentrazione e preghiera. In primo luogo vi è un nugolo di venditori di oggetti religiosi che tormentano i poveri pellegrini: cartoline, rosari, croci; ogni due metri una proposta, un richiamo a entrare nel negozio, un invito seducente o imperioso ad acquistare… già tutto questo è un grande disturbo per i fedeli che vorrebbero essere lasciati in pace a meditare sulla passione di Cristo. Ma poi vi sono i carretti… carretti guidati da bambini spericolati sui quali vi è di tutto, taniche di acqua, merce per i negozi: i carretti sono stracarichi, pile di mercanzie legate con corde sono sempre nel pericolo di cadere, questi carretti giungono all’improvviso e spariscono all’improvviso nei vicoletti, suscitando nei pellegrini un certo timore. I trattorini si aggiungo ai piccoli carretti spinti a mano, ma questi almeno sono preceduti dal rumore dei loro motori. Infine donne beduine vendono verdura e frutta: sono sedute per terra e si rischia di inciampare nelle loro mercanzie, altre giovani donne passano con una cesta sulla testa contente il pane appena sfornato e il cui profumo segue la donna. Le viuzze di Gerusalemme sono infine sempre piene di gente che si urta nella calca. In altre parole la Città santa è un immenso capogiro di queste cose, e il capogiro è anche negli odori che passano dal profumo dell’incenso o delle spezie, alla puzza di una fogna scoperta: questo è oggi il cammino della croce! Sembrerebbe di più ad un percorso ad ostacoli, che la devota via percorsa da Gesù. Per mantenere l’attenzione il sacerdote che guida la preghiera della via crucis, quando il gruppo è grande, usa un altoparlante con il quale tenta di farsi sentire in mezzo ai rumori del mercato, alle grida della gente e all’immancabile muezzin che propone la preghiera. Le persone che seguono la via crucis hanno nelle mani un rosario e, tra una stazione e l’altra, recitano la corona, una corona che molto assomiglia a quelle colorate dei musulmani che tengono tra le mani seduti ai bordi della strada sorseggiando un te con menta, o un caffè turco e masticando uno di quei dolci pieni di miele cari al gusto arabo. Adoramus te Christe et benedicimus tibi questa è la caratteristica litania che risuona dalle 5 del mattino alle 6 di sera nelle vie di Gerusalemme, e questa è la Via Crucis in cui Santina si è venuta a trovare, immaginate un po. La Via Dolorosa inizia dalla chiesa della Flagellazione, e passando sotto l’antico arco dell’Ecce homo, scende gradatamente verso il suk centrale della Città Santa. All’inizio la strada è abbastanza ampia: le grandi pietre delle case, tagliate dalla bella pietra di Gerusalemme, fanno da cornice al percorso del pellegrino: a destra si trova la casa delle suore di Notre Dame de Sion e poi l’Hospice della Conferenza Episcopale Austriaca. La strada si stringe piano, piano fino ad arrivare ad una piazzola in cui sempre, notte giorno, sono presenti soldati dell’esercito: è una zona calda perché è l’incrocio di due importanti vie: una, la principale, che procede dalla Porta di Damasco e l’altra dalla Porta dei Leoni, da quest’ultima entrano normalmente i fedeli musulmani che si dirigono alla grande moschea di Omar a pregare e, dall’altra invece arrivano gli ebrei diretti al muro occidentale del tempio, sono ebrei devoti, avvolti nel loro caratteristico vestito nero e con un ampio cappello, il loro passo è veloce e vengono dal quartiere Measharim. In questo punto nevralgico, l’incontro tra musulmani ed ebrei può provocare “scintille” basta una parola male interpretata, uno spintone per degenerare in rissa. Da questa strategica piazzola si gira a sinistra, e, dopo aver passato la terza e quarta stazione, la strada del mercato continua più angusta e si riempie di colori e profumi di spezie. Sono i colori degli abiti in vendita sulle bancarelle, oppure della frutta di Gerico: vi è l’arancione delle arance, il giallo dei pompelmi e delle banane, il verde delle mele e delle verdure: un gioco di colori che si confonde nel gioco dei profumi dal caffè tostato, al pane caldo appena sfornato, al forte profumo delle spezie, a quello sacro dell’incenso. Tra una casa e l’altra dal piccolo orticello interno, fa capolino un ramo di profumato gelsomino con i suoi fiori bianchi: è Gerusalemme, è la Città Santa che mostra tutto il suo fascino. Il pellegrino che percorre per la prima volta la via Crucis, lascia la paura e finisce per essere catturato da questo mondo orientale in cui si è trovato girando a sinistra della piazzola. Alla quinta stazione, quella dedicata al Cireneo, i fedeli girano a destra e iniziano questo percorso in salita, proprio all’inizio di una stradina ancor più angusta che alterna piccole salite di 4-5 lunghi gradini, al ripido salire della viuzza. La stretta strada amplifica ancor di più gli inviti dei venditori, e il fiatone inizia a farsi sentire per le persone più anziane. Tra un’Ave Maria e l’altra, snocciolando il rosario e pregando con un libricino di preghiera, la comitiva dei pellegrini sale e giunge in un’altra animata via di mercato: il suk ora diviene coperto, le luci delle vetrine e il sole che filtra da alcune vie laterali creano un’atmosfera di incanto… ancor di più Gerusalemme si fa conoscere al fedele. E’ molto strano, ma Gerusalemme si rivela al pellegrino nella sua genuinità e nel suo volto più vero proprio durante il cammino della Via Crucis. In questa via diviene quasi impossibile la preghiera comune, a meno che il gruppo non sia molto nutrito, e le 50-60 persone possano imporsi proprio con il loro numero! L’altoparlante continua: Adoramus te Christe et benedicimus tibi! Il muezzin grida: Allah ahkbar! La gente contratta le vendite, tutto questo vortice dura una manciata di minuti, finché la processione lascia il suk per voltare a destra: la strada a gomito con le case giunge ad una piazzola ampia e soleggiata, a sinistra si vede la bella chiesa luterana ed a destra le proprietà dei greci-ortodossi. Una teoria di negozietti conduce ad una piccola porta, un venditore di spremute invita i pellegrini a ristorarsi dal caldo, qualcuno cede. La piccola porta è ormai vicina: vi è scritto sopra Holy Sepulcre, si attraversa quella porticina e come per magia ci si trova davanti alla piazzetta d’ingresso del Santo Sepolcro. La bellissima costruzione costantiniana è storpiata dai secoli, dalle invasioni islamiche dalla riconquista crociata. Qui miracolosamente finisce il chiasso dei venditori e il silenzio torna a regnare prima dell’ingresso al luogo dove è custodita la porta dell’Eternità, la pietra di un sepolcro che è vuoto, perché Lui, Gesù è risorto!” 

 

Padre Federico Mans amministra il Sacramento dell’Unzione dei Malati a Santina 

II. LA PREPARAZIONE Arbor decóra et fúlgida,/ornáta regis púrpura,/elécta digno stípite/tam sancta membra tángere!   (cfr http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/7/TB10CKE_d9w ) Tre volte a Gerusalemme con Santina disabile, dopo la terribile prova dell’anno 2005 ed ogni anno è una ricchezza e una nuova scoperta! Quest’anno 2010 si tratta del cammino della croce a Gerusalemme. Nell’anno 2008, a Pasqua con Mamma e Olinda avevamo salito la collina della Via Crucis a Lourdes: era il 21 Marzo 2008, ed era il Venerdì Santo: non avrei mai immaginato di percorrere a Gerusalemme quel cammino; troppo difficile! Quella Via Crucis mi aveva molto colpito e così avevo ripercorso la difficile salita in alcune pagine del libro  La Speranza non delude. Negli anni seguenti, penso allo scorso anno 2009, avevo rifatto da solo il cammino della Via Crucis a Gerusalemme rileggendo le meditazioni del Card. Zen e immaginando la presenza di Mamma, ma escludevo la possibilità di fare quel cammino con Lei.Giungiamo a Gerusalemme il giovedì 3 Giugno per la terza volta… già in aereo l’idea mi si era presentata nel cuore e nel cervello: “Ma, io ci provo!” “No è impossibile!!” …” e io ci provo comunque, al massimo mi fermo!” Questi erano i pensieri che si affollavano nella mia mente. La sera di giovedì 4 giungo in terrazza a Gerusalemme guardo la Via Dolorosa, guardo poi la Basilica della Risurrezione e così gradatamente prende forma il progetto.Domani scendo nel suk e compero una bella croce, un crocifisso di legno di ulivo e poi lo regalo a Santina: questo sarà il nostro unico ricordo del pellegrinaggio, poi nel pomeriggio andremo alla flagellazione e inizieremo il nostro cammino della Via Crucis, se ci riusciamo, bene: altrimenti torneremo indietro. La mattina ne parlo a Olinda che condivide con entusiasmo l’idea:“Ma certo don Luigi, dobbiamo fare questo cammino con tanta fede, e il Signore ci aiuterà nelle nostre tribolazioni!” La mattina di venerdì 4 giugno, la passiamo preparandoci a questo evento importante. Nel nostro albergo è allestita una bella mostra della Sindone, noi abbiamo già avuto la fortuna di ammirare l’originale a Torino, ma vogliamo rivedere una copia e tutte le belle spiegazioni che sono allestite. Spendiamo quasi due ore nel padiglione: gli strumenti dei flagelli, i chiodi della crocifissione, la corona di spine, la riproduzione del martoriato corpo di Gesù entrano attraverso i nostri occhi nel cuore, Santina guarda con ammirazione quei diversi oggetti: i suoi occhi buoni sono concentrati sulla corona di spine, sui chiodi, sul volto di Gesù, sulla sindone, l’anziana donna sembra già pregustare il cammino della croce che faremo il pomeriggio. Terminata la visita mostro a Santina il mio regalo. “Mamma guarda cosa ti regalo quest’anno! E’ un bel crocifisso fatto in legno di ulivo, oggi pomeriggio terrai in mano questo bel crocifisso e con quello faremo la Via Crucis, ti piace l’idea?!” I suoi occhi castani brillano di luce e nell’ingresso dell’hotel Santina mi risponde un forte “Sì!! Che bello!” Riesce ad essere entusiasta sempre, anche in quella condizione di sofferenza… Un muezzin inizia il richiamo alla preghiera e noi andiamo a pranzo, ci aspetta un pomeriggio importante e denso di preghiera e riflessione. 

 

Santina e don gigi all’interno del Santo Sepolcro 

 

Olinda all’interno del Santo Sepolcro 

 III. VIA CRUCIS –VIA LUCIS Beáta, cuius brácchiis/sæcli pepéndit prétium;/statéra facta est córporis/prædam tulítque tártari.  (cfr http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/55/J06xSzOQj2A) La nostra macchina guidata da Rami lascia il Notre Dame e – percorrendo la strada del Municipio – si reca verso la Porta dei Leoni; molti musulmani stanno entrando, la macchina rallenta e ci lascia alla chiesa della Flagellazione. “Grazie Rami, ci vediamo alle ore 19.00 al Patriarcato greco!” Mentre chiudo la porta della nostra auto e Rami ci lascia, il forte rumore del chiudere la portiera della macchina spalanca nella mia mente il ricordo dell’anno 2005. Sia nel libro “Roccia del mio cuore è Dio”, che in quello di La Speranza non delude tutta l’avventura di Santina ha inizio simbolicamente il 25 Marzo 2005, il Venerdì Santo. E’ stata l’ultima volta che Santina ha percorso quelle strade con le sue gambe. Ricordo l’immensa folla venuta a Gerusalemme per la Pasqua, i frati francescani che guidavano la processione, il respiro ansimante di mamma… Guardo Santina con il suo faccino piccolo, piccolo che tiene salda nelle sue mani la croce di legno. “Mamma ti ricordi che eravamo qui il 25 Marzo 2005, era il Venerdì Santo. Non avrei mai creduto che tu avessi potuto ripetere il cammino di quell’anno, vero?!” Santina mi risponde con il suo silenzio di luce, veramente se quell’anno 2005 per noi la salita al Calvario è stata una Via Crucis, questo nuovo cammino sarà per noi una Via Lucis: il sorriso di Santina, la sua sofferenza, le cicatrici indelebili sparse sul suo corpo danno luce a quelle strade, come avvenne il giorno in cui una formidabile luce invase quelle strade, quando un uomo martoriato e sofferente saliva il Calvario. La luce di quell’antica sofferenza sembra rivivere oggi proprio nella sofferenza e nelle cicatrici di Santina. Il suo silenzio fatto di semplicità e di accoglienza del volere di Dio si è trasformato in questi cinque anni in un inno di speranza. Do un forte bacio a mamma e mi concentro per quelle due ore di preghiera e di riflessione attorno al vangelo della passione. E così iniziamo anche noi, dalla chiesa della flagellazione. Adoramus te Christe ed benedicimus tibi! Leggo il Vangelo e Olinda recita il commento, comincia il nostro cammino di Via Crucis. E’ molto caldo, Santina è protetta dal cappellino. Inizio a spingere la carrozzina mentre recitiamo la corona del Rosario. Improvvisamente Olinda ci lascia, mi guardo attorno, dove è finita quella donna? E’ davanti a un negoziante, contratta il prezzo di un crocifisso, lo compera e ritorna da noi. “Don Gigi, anche io voglio avere una croce con la quale salire al Calvario, questa croce la voglio portare in Italia, come ricordo di questa santa via, voglio pregare per i miei figli, in modo particolare per mio figlio Josmell, che si trova a Cuba!” Olinda è visibilmente commossa, ha gli occhi pieni di lacrime e io posso intuire perché… La nostra piccola comitiva ora è compatta. Per Santina inizia un tempo di sofferenza nel salire quella strada, la carrozzina traballa tra le pietre della Città Santa, ci sono poi i viandanti da schivare, i bambini che corrono, i carretti che passano. La fatica si comincia a sentire: la carrozzina è pesante e spingerla non è facile, il sudore mi accompagna come era già avvenuto a Lourdes… Ma la commozione è formidabile, guarda questa donna!! ( cfr. http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/14/WiLejeZrXc8 ) E’ qui, sulla strada percorsa da Gesù e porta la sua croce. Mamma è molto concentrata e al posto di guardare la strada, continua a guardare il suo Gesù che tiene forte tra le sue braccia. Sembra non essere interessata alla strada santa, è concentrata su quella croce, assorta in preghiera, perde un po’ di saliva. Alza la testa dal crocifisso solo quando ci fermiamo alle diverse stazioni, e poi nuovamente bacia il suo Gesù con una grande tenerezza. Tante volte ho percorso con pellegrini quella strada, la conosco palmo per palmo, ma mai mi sarei aspettato di percorrere quella strada così sudato e in pianto. La commozione è forte e le gocce di sudore si mischiano alle lacrime. Forse facciamo un po’ compassione alla gente: una povera vecchia disabile che perde saliva, un uomo sudato che spinge ostinatamente una carrozzina per le vie della città, una donna peruviana con un vasetto di acqua per dare da bere, forse per alcuni siamo ridicoli, per altri facciamo compassione, non importa noi siamo convinti di quello che facciamo e continuiamo il nostro cammino. Le stazioni della via crucis, lentamente si susseguono… guardo Olinda dietro a me a pochi passi e scorgo sul suo volto commozione. “Olinda non ti preoccupare vedrai che Gesù proteggerà i tuoi figli e la tua famiglia lontana!” E ancora: “Non ti preoccupare per Josmell, questa croce lo proteggerà a Cuba…” Mentre parlo con Olinda mi viene in mente il Cireneo. «Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio» (Marco 15,21-22). Che singolare vicinanza tra queste due persone. La Cirenaica era una regione molto lontana da Gerusalemme, come la regione di Puno è lontana da Bergamo. Una donna che viene dal Perù è per Santina quel Cireneo che ogni giorno aiuta mamma a portare la croce. Anche Olinda come Simone di Cirene è costretta a portare la croce: il Cireneo dall’autorità dei romani, Olinda dai bisogni della famiglia lontana che abita non in un grande città, ma in un piccolo paese di nome Juliaca. Provo nascosta ammirazione per quella donna che viene dalla campagna e per la sua vita umile e onesta, ma una vita spesa tutta per i propri figli. Ma in quel momento mi sento anche io un po’ come il Cireneo, sto aiutando Mamma a portare la sua croce, spingo la carrozzina, e mentre riprendiamo il nostro cammino verso il Golgota nella mia mente riappaiono le parole del poeta indiano Khalil Gibran su Simone di Cirene: Mi stavo incamminando verso i campi, quando lo vidi portare la Sua croce; e lo seguiva una gran folla. Allora anch’io camminai al suo fianco. Quel pesante fardello lo costrinse a fermarsi più di una volta, perché il suo corpo era stremato. Allora mi si avvicinò un soldato romano, e disse: “Tu, che sei saldo e robusto, porta la croce di quest’uomo”. A quelle parole il cuore mi si gonfiò nel petto e provai gratitudine. E portai la Sua croce. Era pesante, fatta di pioppo impregnato di piogge invernali. E Gesù mi guardò. E il sudore della fronte gli scorreva sulla barba. Ancora mi guardò, e disse: “Bevi anche tu questo calice? Vi accosterai le labbra insieme a me fino alla fine dei tempi”. Così dicendo pose la mano sulla mia spalla libera. E procedemmo insieme verso la Collina del Cranio. Ma io non sentivo più il peso della croce. Sentivo solo la sua mano. Come ala di uccello sulla mia spalla. E arrivammo in cima alla collina, e là dovevano crocifiggerlo. Fu allora che avvertii il peso della croce. Non disse parola mentre gli conficcavano i chiodi nelle mani e nei piedi, e dalle sue labbra non uscì lamento. E non tremarono le Sue membra sotto il martello. Sembrava quasi che le Sue mani e i Suoi piedi fossero morti, per rivivere solo nel bagno di sangue. E Lui sembrava desiderare quei chiodi, come un principe desidera lo scettro, e sembrava implorare che lo innalzassero alle vette. E il mio cuore non lo compiangeva: ero troppo preso da meraviglia. Ora, l’uomo al quale ho portato la croce è divenuto la mia croce. Se mi dicessero ancora: “Porta la croce di quest’uomo”, io la porterei fino a quando la mia strada si chiudesse nel sepolcro. Ma gli chiederei di tenermi la mano sulla spalla. Accadde molti anni fa; e ancora oggi, seguendo i solchi del campo, e in quel sopore che precede il sonno, rivolgo spesso il pensiero a quell’uomo che amo. E sento la sua mano alata, qui, sulla spalla sinistra.  Chiedo a Gesù di tenermi sempre la Sua mano sulla mia spalla, ma mentre penso a questo penso che Santina è per me quella mano di Dio sulla mia vita in questi cinque anni! Non sono io a portare la sua croce, ma è Lei che mi aiuta a portare ogni giorno cristianamente la mia croce. Mamma, con il suo esempio è per me il buon Cireneo che Dio mi ha posto a fianco. Il suo esempio mi cura profondamente, cura la mia sete di potere, di successo, di carriera e la rende semplicemente ridicola. Quella donna mi indica il senso autentico della vita, il suo sorriso apre la vita a una nuova opportunità, a una nuova luce, quella che viene dal vangelo. Impugno con forza la pesante carrozzina e continuo tra la calca della gente, guardo Santina e la sua grande croce, guardo Olinda e la sua croce e mentre guardo le due donne sul mio petto sento il peso della croce d’oro regalata l’anno scorso da un amico nei pressi del Santo Sepolcro a Gerusalemme, quella croce che porto al collo è anche una piccola teca nella quale ho racchiuso la garza intrisa di sangue di Santina, un piccolo frammento del Santo Sepolcro e la profumata mirra che ha costretto la garza nella piccola teca d’oro. Penso al valore simbolico di quella croce d’oro che parla di risurrezione e che nasconde mirra, sangue e una pietruzza d’immortalità! Santina, Olinda e don gigi salgono uniti al Calvario portando ciascuno la propria croce, è una piccola parabola della vita: ognuno di noi ha una croce, forse non la vediamo, solo noi la conosciamo: è solo la fede di Gesù a dare senso alla vita  Troppe persone animano il suk, una persona dal passo svelto urta la croce di Santina che cade per la strada. Mamma è mortificata, le dispiace che sia caduta… La raccolgo, guardo mia madre e le dico: “Non ti preoccupare, doveva accadere perché Gesù su questa strada è caduto ben tre volte, questa volta salendo tra le braccia della sua Santina… è caduto una sola volta: il tuo dolore si è affiancato al dolore di Gesù! Non ti preoccupare, riconsegno la croce a mamma, l’accarezzo teneramente e le do un grande bacio in fronte, sono commosso, la buona donna riceve il crocifisso e lo bacia affettuosamente. Usciamo dal frenetico suk e ci troviamo vicino alla chiesa luterana. Mamma è stanca ed Olinda mi dice: “Don Gigi, mamma è stanca devo darle da bere”. Ci fermiamo alcuni minuti e poi percorriamo gli ultimi metri della Via Crucis: Dopo alcuni istanti la nostra piccola comitiva varca devotamente la grande entrata della Basilica del Santo Sepolcro: stanchi e sudati ma con il cuore pieno di gioia; un’altra giornata di intenso valore si è scritta nella vicenda di Santina ed essa ci preparerà a Domenica, quando Santina, all’altare della Maddalena, riceverà per la terza volta il conforto dell’unzione dei malati. Cala la sera su Gerusalemme, iniziamo la celebrazione della Messa di Risurrezione all’altare della Maddalena: la pace delle antiche mura entra nel nostro cuore e ringraziamo Dio per questo momento di forza concesso alla nostra vita. Alle ore 19,00, come stabilito, Rami dal Patriarcato Greco-Ortodosso ci riporterà al nostro albergo per una calda doccia ristoratrice ed una cena di festa: ce lo siamo proprio meritato! 

 

Foto di Gruppo dopo l’amministrazione del Sacramento delll’Unzione dei Malati a Santina 

 

Uscita dall’edicola del Santo Sepolcro 

IV. LA VISITA AL CALVARIO Salve, ara, salve, víctima,/de passiónis glória,/qua Vita mortem pértulit/et morte vitam réddidit. Un’altra novità di questo terzo viaggio a Gerusalemme di Santina, che va ad arricchire gli altri due pellegrinaggi è stata la possibilità di venerare la roccia del Golgota. All’interno della complessa Basilica del Santo Sepolcro il luogo più arduo da visitare è quello del Calvario. Una persona disabile, o con problemi di deambulazione non può giungere a quella roccia. Ricordiamo tutti le difficoltà per Giovanni Paolo II di giungere alla cima del Calvario nel suo pellegrinaggio anni fà. Negli altri due viaggi ci avevamo rinunciato. Mercoledì 9 Giugno 2010 abbiamo invece realizzato questo nostro sogno. La sera di Domenica 6 Giugno, durante la festa in terrazzo di casa per l’Unzione dei Malati di Santina, avevo invitato Jamal, un vecchio amico dalla prodigiosa forza, capace di alzare Santina e la carrozzella come un fuscello. Nel dopo cena confido a Lui il mio sogno, quello di portare Mamma sulla cima del Calvario. Il Gigante buono non ha alcun dubbio:“Dimmi don gigi quando vuoi e io sarò presente; ci riesco da solo e tu lo sai bene, la prenderò dolcemente tra le braccia e senza farle male la porterò su in cima: sono molto orgoglioso della tua richiesta!” “Grazie Jamal!” L’appuntamento è per mercoledì 9 giugno, alle ore 9.00, il significativo gesto costituisce in un certo senso la conclusione del nostro bellissimo viaggio. Saliremo al Calvario e poi celebreremo la Messa all’altare della Maddalena. La giornata è molto calda e piena di luce, arriviamo alla piazza antistante la Basilica, e Jamal è già lì ad attenderci. Non parla italiano, ma la bontà è una lingua universale, gli occhi scuri di Jamal penetrano profondamente l’animo, vede Santina e il suo sguardo si incrocia con quello di Mamma, nasce un sorriso reciproco fatto di dolcezza, di forza e di fragilità: da una parte un uomo forte, alto pieno di muscoli e nel fiore dell’età, dall’altra parte un corpo debole e fragile pieno di cicatrici: entrambi un gran sorriso pieno di cielo. Il Gigante con le sue grosse mani da una carezza tenera al volto di mamma, la sua grande mano copre da sola il visino di Santina. Si avvicina e le dà un bacio: “Don Gigi io porto Santina fino in cima, ma Lei poi deve pregare per me sulla cima del Calvario!” “Ti prometto di sì, Jamal”. L’uomo palestinese prende tra le sue braccia il corpo gracile di mamma come fosse una piuma e con una infinita dolcezza sale i ripidi gradini senza il minimo sforzo. Santina si sente sicura e sorride commossa. Siamo sul Calvario! Rimettiamo Mamma seduta sulla carrozzella e la spingiamo fino alla roccia del Golgota, infila la sua manina e tocca la pietra. Mi inginocchio vicino alla carrozzina e sussurro all’orecchio di mia madre la preghiera del  Padre Nostro. Poi le dico: “Mamma , il Signore ci ha voluti bene, siamo tornati qui, chi immaginava che ciò fosse possibile? Chi avrebbe immaginato questa sosta di preghiera? Mamma, dimmi, sarò sempre un bravo sacerdote?” Mi risponde convinta “Sempre, ma devi pregare sempre!” Bene allora preghiamo proprio per questo mamma, va bene?” Recitiamo insieme alcune orazioni tradizionali, poi lascio Mamma raccogliersi in silenzio. L’anziana donna chiude le mani in preghiera, intreccia le delicate dita e fissa il crocifisso… Mamma recitiamo, come promesso, una preghiera per Jamal. Dopo aver pregato con lui e con Olinda, ci raccogliamo ancora un momento in preghiera quasi per prolungare la nostra sosta di preghiera nel luogo suggestivo in cui Gesù è morto per noi. Santina guarda la croce ed accortasi che stiamo preparando tutto per la sua discesa, manda un grande bacio al crocifisso e tende le braccia a Jamal che di nuovo con grande dolcezza prende in braccio mamma, ed il Gigante scende piano, piano il Calvario. Anche in questa occasione mi sono profondamente commosso, e queste pagine servo a me, a fissare nel mio cuore questi attimi di eternità. 

 

Padre Federico e Santina 

 

verso casa a Gerusalemme 

V. PER LA TERZA VOLTA RICEVIAMO FORZA DAL SANTO OLIO O crux, ave, spes única!/in hac triúmphi glória/piis adáuge grátiam/reísque dele crímina  Centro di ciascuno dei tre pellegrinaggi a Gerusalemme, ed il motivo ispiratore, è sempre stato il Sacramento dell’Unzione degli Infermi per Santina nella Basilica del Santo Sepolcro. Nel primo viaggio nell’anno 2007 Mamma aveva ricevuto per la prima volta questo sacramento dalle mie mani: era il 9 Ottobre 2007, poi lo scorso anno Santina ha ricevuto l’Unzione dei Malati il 17 Maggio 2009, la data di nascita di suo marito Egidio; era Mons. Minassian a celebrare il rito e quest’anno Padre Mans conferisce il sacramento il 6 Giugno 2010. Nelle ultime due occasione il sacramento è avvenuto di Domenica, il giorno della Risurrezione! Da Gerusalemme ripartiamo sempre una riserva di Olio santo da portare a parenti ed amici e per aiuto davanti alla paura ed alle difficoltà. Tutte tre le volte, lo schema è identico: a Santina viene impartito il Sacramento della Confessione e poi con gli eleganti vestiti della festa andiamo al Santo Sepolcro, attorno alle 17,30 dopo la benedizione eucaristica. Mia Madre riceve poi il Sacramento dell’Olio degli Infermi durante la celebrazione eucaristica, ed infine il solenne ingresso nel Santo Sepolcro conclude i sacri riti. La giornata termina con una festa sul terrazzo di Casa con la partecipazione di alcuni amici. Quest’anno è l’amico Padre Federico Mans, francescano a presiedere il rito. Ho comperato circa un litro di Olio e poi dell’essenza di profumato gelsomino, l’olio consacrato sarà poi destinato alle suore Missionarie della carità che lo porteranno a Gaza, a Nablus nei luoghi dove la sofferenza regna. E’ molto bello questo ricco significato di non chiudere mai la prospettiva sulla sofferenza di Santina ed assolutizzarla: l’infermità di Santina deve essere un trampolino di lancio verso la sofferenza degli altri, come sempre è stato in questi cinque difficili anni. E’ proprio la sua sofferenza a spingere tutti noi verso gli altri: come è stato quest’anno nei confronti di Haiti o di Cuba… Santina è vestita con un semplice ma elegante abito verde. Attorno a noi giungono gli amici: Suor Cecilia animerà la celebrazione ed ha preparato dei foglietti per seguire la liturgia, suor Anna Erika, responsabile della sacrestia del Santo Sepolcro ha predisposto tutti i paramenti della messa, arrivano le suore di Madre Teresa di Calcutta, ed il rito inizia, siamo circa una ventina di persone. Santina è visibilmente commossa, è la terza volta che Dio ungerà la sua sofferenza con un forte unguento e consacrerà la vita di Mamma! Siamo all’altare di santa Maria Maddalena, mia Madre ha subito l’arresto cardiaco proprio il 22 luglio, festa liturgica di Maria Maddalena, e così per tre volte abbiamo ringraziato la Santa celebrando devotamente il nostro Te Deum davanti all’altare in cui si ricorda che Cristo Risorto è apparso a questa Santa Donna. Credo profondante e lo ripeto da sempre che mia Madre nella notte dell’arresto cardiaco ha incontrato il volto del Risorto ed è tornata a raccontarci con il suo sorriso quanto sia meraviglioso il Paradiso da Lei pregustato in quel momento di morte. Santina è molto concentrata Padre Federico impone le mani sul capo di Mamma e poi unge la fronte, le mani e i piedi di Santina. Siamo tutti molto commossi: chi avrebbe mai pensato, nuovamente Santina qui? Nel mio cuore ringrazio Dio per la grande grazia ricevuta e lo invoco perché protegga sempre mamma. La celebrazione si svolge con molta partecipazione, altri pellegrini incuriositi si fermano, assistono alla Messa ed alla fine ricevono anche loro l’unzione sulla loro fronte. Padre Mans finalmente consegna l’ampolla di ottone decorato a cesello alla Superiora della Comunità delle suore Missionarie della Carità. La suggestiva celebrazione si conclude con l’ingresso di Santina al Santo Sepolcro. In tutte le tre volte ho avuto l’onore di reggere tra le braccia mia madre e di distenderla su quella pietra santa che costituisce la porta dell’eternità. I miei pensieri e la nostra preghiera in quei momenti è particolarmente profonda. Con mia Madre tra le braccia, adagiata sulla pietra del Santo Sepolcro, recitiamo devotamente il Padre Nostro ed il Credo, preghiamo per la mia vocazione, per Carolina per i nostri parenti ed amici, Olinda è vicina e nel raccoglimento prega tanto per la sua famiglia, in particolare per Josmell a Cuba. Uscendo dal Santo Sepolcro incontriamo Renata Polverini, Governatore del Lazio, che saluta mamma con gentilezza; ci attende ora una lieta serata sul balcone di casa,  ( cfr http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/56/aQMj3Z5s4Rs ) una cena con una decina di amici, il pensiero lieto è per il bel ricordo della giornata, mentre la sera scende su Gerusalemme e nel suk risuona lo schiamazzo allegro dei ragazzi. Santina è contenta guarda compiaciuta alle candeline della torta che con la loro scintillante luce, fanno festa alla anziana donna che possiede due occhi pieni di pace e di luce, quella luce che viene dall’aver consacrato tutta la propria vita, ogni gesto, ogni respiro, ogni cosa, a Dio e da Lui ricevere una infinita pace.  (cfr http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/9/ig90jvUPIvk e http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/8/TTaNne9us20 )

  

 festa per Santina sul terrazzo di cas 

CONCLUSIONE. L’ANNO PROSSIMO A GERUSALEMME 

Te, fons salútis, Trínitas,/colláudet omnis spíritus;/quos per crucis mystérium/salvas, fove per sæcula. Amen.   Alcuni giorni dopo, il 10 Giugno, lasceremo la Città Santa con una grande pace e pronti ad affrontare le prove che la vita. La casa di Gerusalemme rimane là, carica di libri ad attendermi presto, come luogo di rifugio, di riposo e di riflessione. Tornerò presto! Ma nel cuore si forma già un progetto: “L’anno prossimo a Gerusalemme con Mamma!” Vi sarà un grande motivo da celebrare: 21 Giugno 1986 – 21 Giugno 2011, sono venticinque anni di sacerdozio! Nessuna festa a Bergamo, nessuna festa a Roma, un’unica semplice festa a Gerusalemme: con Santina ed Olinda e pochi amici, l’invito ai parenti ed agli amici… nulla di più. Se il Signore mi darà la grazia il prossimo 21 Giugno 2011 vorrò cantare il Te Deum della mia vita con la regista della mia Vita che è Santina, con Lei mano nella mano, al cenacolo, al Santo Sepolcro diremo il nostro grazie per il meraviglioso e tremendo dono di vivere da venticinque anni In persona Christi, di vivere con la gioia indescrivibile e sempre nuova di essere sacerdote, un dono così grande che è inscindibile dalla vita e nella speranza che ogni giorno sempre più per me vivere sia Cristo e  la gioia del Signore sia la mia forza. Santina c’è riuscita, e mi da l’esempio: ci riuscirò anche io! Gerusalemme è la città della mia vita, non Bergamo, non Roma ma solo Gerusalemme, il luogo dove Gesù è risorto e dove chiedo e spero di concludere la mia vita e lì essere sepolto… magari vicino a Santina Do un bacio a Mamma, siamo appena atterrati a Bergamo: i suoi occhi riflettono Dio e regalano vita, pace e gioia alla mia esistenza. 

 

Al Calvario 

 

suor Cecilia conclude la serata del 6 giugno con un canto 

 

Santina nei pressi del Cenacolo 

IL PROGRAMMA DELLE NOSTRE GIORNATE

DATA  MATTINO  POMERIGGIO 
3 GIUGNO GIOVEDI  Partenza da Bergamo Orio al Serio  e arrivo a Tel Aviv per ore 12,30  Trasferimento al Notre Dame Center. Arrivo previsto ore 14.30 Pranzo e riposo nel pomeriggio ore 18.00 Santa Messa di inizio del pellegrinaggio al Notre Dame Center 
4  GIUGNO VENERDI’GERUSALEMME  Visita della mostra sulla santa Sindone al Notre Dame Center  e preghiera  Ore 15.30 Cammino della Via Crucis con Santina. Ore 17,30 S. Messa all’altare della Maddalena nella Basilica del  Santo Sepolcro 
5 GIUGNO SABATO NAZARETH  Ore 9.00 Partenza per Nazareth e visita Chiesa San Giuseppe  Ore 13.30 Pranzo in ristorane e riposo convento di suore: Ore 15.30 Santa Messa Basilica inferiore e poi partenza per Gerusalemme prima fine dello Shabbat ebraico 
6 GIUGNO DOMENICAGERUSALEMME   Visita di cortesia al Convento delle Suore Brigidine Monte degli Ulivi  Ore 17.30 Solenne conferimento sacramento dell’Unzione degli Infermi a Santina nella Basilica del Santo Sepolcro P. Mans. Trasferimento a casa e cena di festa con invitati ed amici sulla terrazza. Santina Pernotta in appartamento 
7  GIUGNO  LUNEDI’GERUSALEMME   Colazione in Terrazza,  Santa Messa sul terrazzo  Ore 13.00 Pranzo e dopo riposo alle ore 16.00 Visita Muro del Pianto e Rosario al Getzemani 
8 GIUGNO MARTEDI’BETLEMME  Ore 9.30. Partenza per Betlemme ore 12.30 Messa nella Basilica dell’Annunciazione  Ore 12.30 Pranzo all’Oriental Palace  riposo. Ore 16.00 Visita al Campo dei Pastori e rosario. Ore 17.00 Ritorno a Gerusalemme per la cena 
9  GIUGNO MERCOLEDI’GERUSALEMME  Salita al Calvario e preghiera, Santa Messa altare della Maddalena, a piedi verso il Sion Cristiano, visita alla Basilica della Dormizione. Visita al Cenacolo   Ore 13.00 Pranzo al Notre Dame e Riposo. Ain Karim 
10 GIUGNO  GIOVEDI’  Ore 8.00 Santa Messa di chiusura del Pellegrinaggio e partenza per Tel Aviv  Arrivo a Bergamo Orio al Serio ore 16. 45 . 

   

 

Incontro con le Suore Brigidine al Monte degli Ulivi 

 

Santa Messa a Nazareth 

  

 

All’uscita incontriamo Renata Polverini, Governatore del Lazio in visita a Gerusalemme 

 

per le strade della Città Santa 

 

Al Muro Occidentale del Tempio  e Cfr http://www.youtube.com/user/21686gigi#p/u/6/h6gmJMe08qo

 

Santina ed il Re Davide 

 

 Santina nella sua casa di Gerusalemme


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