Dalla sofferenza di Santina alla solidarietà

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La croce gloriosa di Gerusalemme

 – Squisita fattura artistica di un orafo armeno di Gerusalemme, la croce pettorale detta di san Bernardo si compone di quattro grossi rubini montati su fine cesello in argento e coronati da una teoria di sedici brillanti ciascuno, in un totale complessivo di 64 brillanti. Due fiori in argento adornano ciascuno dei quattro lati della croce gloriosa fermata al suo centro da altri quattro più piccoli rubini. Ai piedi della croce gloriosa sta un altro grosso rubino segno del sangue versato da Cristo.

– La croce appartiene alla categoria del Vessillo glorioso e per indicare la regalità della croce – che è Cristo stesso – essa è sormonta da una corona. La corona contiene il primo mistero fondamentale della fede che dice : Unità e Trinità di Dio: il rubino più grande dice l’unità di Dio, mentre la Trinità delle Tre persone viene significata dai tre rubini più piccoli.

– La totalità di 13 rubini e 64 brillanti crea attorno alla croce un forte alone di luce bianca e rossa a significare il sangue (rosso) e l’acqua (bianco) sgorgata dal costato di Cristo, e dunque la nascita della Chiesa. La luce avvolge il secondo mistero principale della fede che è Incarnazione, Passione e Morte e RISURREZIONE di nostro Signore Gesù Cristo. Al centro risplende così la croce gloriosa di Cristo finemente decorata su bella porcellana.

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Ascolta una pagina del libro LA SPERANZA NON DELUDE sul canale you tube di Santina:

http://www.youtube.com/watch?v=XOs7n7Lt7yo&feature=channel_page

INIZIATIVE DI BENEFICENZA DI SANTINA ZUCCHINELLI

  Rapporto dell’12 Maggio 2010

 Iniziamo quest’anno il Rapporto sulla Beneficenza di Santina 2009 con una novella dal significato molto bello. Ascoltiamo. Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio.Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti. Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri. “E per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?”. Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: “Quanti soldi hai?”. Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina. “Bastano?”, disse con orgoglio. “Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c’è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi”. L’uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l’astuccio. “Prendilo” disse alla bambina. “Portalo con attenzione”. La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo. Un’ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurri. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò: “Questa collana è stata comprata qui?”. “Sì, signorina”. “E quanto è costata?”. “I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me”. “Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo”. Il gioielliere prese l’astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza. “Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva”.

TABELLA RIASSUNTIVA EROGAZIONI IN BENEFICENZA DALLA SOFFERENZA DI SANTINA ANNO 2009

 

  Destinatari beneficenza  
1 Ricerca scientifica cardiovascolare  
2 Borse di studio Armellini-Mazza più pacco natalizio aa Cuba  
3 Sesta edizione in italiano del libro  La Speranza non delude e DVD  
4 Haiti per terremoto  
5 Borsa di Studio suore al Cairo  
6 Bambini di strada Paraguay  
7 Cucina Esarcato Armeno Cattolico di Gerusalemme  
8 Candelieri Santo Sepolcro  
9 Statua Sacra Famiglia Via Bravetta 560  
10 Biglietto aereo Suor Clara a Roma  
11 Videocamera missionari saveriani  

 02 La Pietra azzurra, Rapporto-beneficenza-2009

 INIZIATIVE DI BENEFICENZA DI SANTINA ZUCCHINELLI

Rapporto dell’12 Marzo 2009

 

PREMESSA. UN BUON CAFFE’ OFFERTO AL BARBONE

         Anni fa, prima della malattia di Mamma, una mattina mi sveglio e vedo con curiosità che Santina guarda dalla piccola finestra della cucina sull’antica Piazza di santa Maria Maggiore. Sul fornello il caffè gorgoglia e il suo buon profumo mi convince che una buona tazza calda mi sta aspettando nel freddo del mattino. “Buongiorno don Gigi!” “Buongiorno Mamma, grazie che mi hai preparato il caffè, ne avevo proprio voglia… è bello giungere a casa ed essere coccolati”. Nelle mie poche giornate a casa il mio risveglio è sempre accompagnato da un buon caffè con la grappa. “Vieni don Gigi, guarda in piazza”, e Mamma, scostando la piccola tenda che copre il vetro della finestra, mi invita a guardare: “Non vedi niente?!” “No Mamma, non vedo nessuno… è mattino presto e tutti dormono, non c’è proprio nessuno”. “Sbagli, prova a guardare meglio sotto il portico della chiesa…” Stropiccio gli occhi ancora assonnati e guardo con più attenzione. Scopro un cumulo di stracci sporchi sotto i quali un povero barbone si sta risvegliando, piccoli movimenti dicono che nel freddo del mattino si sta preparando per uscire allo scoperto dai suoi panni lordi. “Hai visto don Gigi? Quella persona ha trascorso tutta la notte lì, avrà freddo! E allora quel buon caffè che vedi pronto, mi dispiace non è per te, ma è per Lui.” Guardo meglio, sul tavolino bianco della cucina vedo che oltre alla bottiglia della grappa è pronto un piccolo bicchierino di carta ed un tovagliolino. Santina con il suo grembiule da lavoro blu toglie il caffè bollente e con cura lo versa nel bicchierino, ci aggiunge un goccio di grappa e due cucchiaini di zucchero, gira bene e poi preso il tovagliolino apre la porta. Mi affaccio alla finestra, dopo alcuni istanti l’anziana donna è per la fredda strada, senza paura si avvicina al barbone e con voce dolce lo chiama. E’un vecchio che sembra riconoscerla… “Tieni è caldo e ti fa bene, buona giornata” Il rugoso e sporco volto di quel povero barbone per un istante si illumina raggiante, i suoi occhi divengono pieni di luce. “Grazie ti ricordi sempre di me quando dormo qui sotto questo portico della chiesa” “Certo, appena mi sveglio e ti vedo dalla mia finestra ti preparo il caffè e te lo porto… è proprio poco, ma è un piccolo segno che comunque qualcuno ti vuole bene, non ti scoraggiare mai, capito?” Santina lo saluta e risale contenta. La sua conversazione è durata non più di tre minuti, ma sono tre minuti che accecano la vista, come un flash negli occhi. “ Sento la porta aprirsi… corro incontro a Mamma, le prendo una mano e gliela bacio, lei la ritrae e contenta mi dice, ora ci possiamo concedere anche noi un buon caffè sedente, bollente e che non costi niente… Buona giornata don Gigi”. Quel fatto avvenuto alcuni anni fa mi spinge oggi ad interpretare la sua nuova situazione alla luce della carità che mia madre nella sua vita ha saputo con arte praticare.

Scarica tutto il Rapporto in doc. cliccando qui sotto:

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II. TABELLA RIASSUNTIVA EROGAZIONI IN BENEFICENZA DALLA SOFFERENZA DI SANTINA ANNO 2008

 

 

Destinatari beneficenza

 

1

Dipartimento cardiovascolare Ospedali Riuniti di Bergamo

 

2

Borse di studio Armellini-Mazza

 

3

Appartamento Gerusalemme

 

4

Ricerca scientifica cardiovascolare

 

5

Aiuto a dieci Monasteri Clausura

 

6

Pellegrinaggio Suor Alfonsa in Terra Santa

 

7

Contributo stampa libro Paoline

 

8

Contributo stampa libro in Arabo

 

9

Realizzazione DVD Quattro scintille di Luce

 

10

Malattia Luz Delia Calderon de Centellas

  

 

 

 

 

01 Rapporto Borse di studio Armellinii 2008-2009

LA SOLIDARIETA’  SPINGE AL VOLONTARIATO

 In questi ultimi decenni sta prendendo sempre più piede la figura del volontario. Il volontariato si occupa di aiutare chi ne ha bisogno,senza distinzioni tra “razza”, eta’, sesso, provenienza… Ma chi sono i volontari? Sono ragazzi che nel tempo libero, dopo la scuola, si preoccupano del benessere altrui, sono casalinghe che,quando non sono alle prese con i propri figli, si preoccupano di badare a quei bambini che fanno parte di famiglie troppo povere per poter stare a casa con i figli, per pagare loro la retta della scuola materna o la baby sitter, sono anziani che aiutano i bambini ad attraversare  la strada in prossimità della scuola, improvvisandosi vigili, sono preti che alla sera si recano nei quartieri più poveri e più malfamati a distribuire un pasto caldo a chi non può permetterselo, a offrire una doccia e un letto a chi vive per le strade, sono missionari, religiosi e non, che partono per terre lontane e devastate dalla guerra e dalla povertà per portare aiuto e conforto a chi e’ abbandonato dalla società. Tutti questi esempi donano speranza,  fanno sperare che ci sarà sempre  qualcuno disposto a tendere una mano al più bisognoso, sono una mirabile dimostrazione di solidarietà verso il prossimo; Va però notato che tutte queste persone si donano gratuitamente ai più  poveri e alla societa’, rinunciando a del tempo libero che potrebbero impiegare in attività forse più piacevoli e rilassanti, inoltre c’e’ da considerare un fattore molto curioso: quasi sempre i volontari sono donne e ragazzi, preti e anziani.. sono tutte persone “deboli”, non si trova quasi mai un uomo nel fiore degli anni che si dona agli altri; in più tra i volontari non c’e’ quasi nessuno con un reddito elevato e che quindi non abbia problemi economici tali da impedirgli l’aiuto dei più poveri e  bisognosi: quasi tutti i volontari sono infatti persone che vivono di piccole pensioni o con una famiglia da  mantenere e ai quali farebbe comodo ricevere un aiuto in più. Questo fatto fa riflettere: come mai le persone più ricche,  potenti e influenti, non si preoccupano di aiutare il loro prossimo pur avendone i mezzi? La risposta e’  semplice: da sempre infatti chi più ha, meno da e chi meno ha più dona. Ma perché il volontariato sta lentamente coinvolgendo sempre più persone solo a partire dagli ultimi anni? Anche questa risposta non e’ difficile da dare: lo stato si sta sempre più disinteressando della povera gente, di chi non paga le tasse semplicemente perché non ha nulla per farlo, e lo stato si sta disinteressando di queste persone con la scusa che”costa troppo” costruire, per esempio, centri in cui gli anziani, soli e “abbandonati” dai figli, possano recarsi giornalmente per  trovare un pò di compagnia e di aiuto senza dover pagare cifre esorbitanti. Invece sembra che non ci siano    problemi finanziari a costruire edifici inutili come urban-center  che dovrebbero soppiantare i centri di informazione e   alcune  funzioni che solitamente sono svolte da impiegati del comune, ma che non sono mai stati visti aperti al pubblicose non in rare occasioni (e comunque senza nessun visitatore), o come discussi parcheggi sotterranei, iniziati a costruire sradicando un intero bosco, spostando tonnellate di terra e gettando malamente alcune colate di cemento, spendendo quindi milioni di euro per poi lasciare il già pericolante progetto a metà. Per tutte queste  cose i soldi ci sono, abbondano, sembrano quasi  in eccesso, tanta e’ la facilità con cui sono buttati via… Ma non appena si chiedono dei fondi per aiutare qualcuno, questi misteriosamente non ci sono o sono già destinati ad altro. E’ questo forse l’unico aspetto “negativo” del volontariato. solleva lo stato dalla responsabilità di aiutare il suo popolo:   spesso infatti se si chiede a coloro che governano di concedere un finanziamento a un’opera di bene (tra l’altro si richie-de denaro pubblico) , nel 90% dei casi questo denaro sarà negato con varie scuse. Ripensando alle organizzazioni che coordinano l’azione dei volontari c’e’ però sempre il rischio che queste, ingrandendosi grazie a cospicue donazioni di privati che, spesso per farsi vedere come persone di buon cuore, versano ingenti somme di denaro, si trasformino in associazioni volte a guadagnare sempre più denaro, perdendo il loro scopo primario. Concludendo, il volontariato e’ visto come una cosa ovvia, necessaria, indispensabile, ma da far passare sotto silenzio:  quante volte infatti si sente parlare in televisione o sui giornali di queste ammirevoli persone che passano del tempo ad  aiutare i bisognosi? Quasi mai. Il motivo e’ molto “banale”: fanno più notizia i pettegolezzi su qualche star, i fatti di cronaca nera, la storia di qualche gattino famoso di essere il più longevo di uno stato o perché e’ stato eletto come il più bel gatto del mondo… così, notizie quasi sempre frivole e sciocche prendono il sopravvento sui fatti veramente importanti, fatti di piccole cose, che passano in secondo piano. Questa situazione dovrebbe far riflettere, anche se a mio parere noi   italiani, “schiavi” dei reality show e di insulsi programmi in cui tutti litigano per futili  motivi, non vi badiamo affatto. Ilv olontariato dovrebbe dunque continuare ad esistere, ma evitando di sostituire completamente lo stato, come invece sembra stia per accadere in questo periodo storico; Quest’idea a tutt’oggi sembra quasi utopistica, poiché al governo  pare non importare nulla di loro del reale stato della popolazione, basta che questo non trapeli oltre  i confini dell’Italia grazie ai giornali satirici e programmi televisivi irriverenti, troppo spesso sottoposti alla censura, di modo che perfino    agli italiani sia nascosta la vera realtà del paese e si cerca, ma non sempre si riesce, di fare in modo che tutti credano di vivere felice e contenti, anche se, purtroppo, questa idea e’ ben lontana dall’essere realta’. Mi sovviene una citazione: “Humanum nihil a me alienum puto”. Marti

INIZIATIVE DI BENEFICENZA
DELLA SOFFERENZA DI SANTINA ZUCCHINELLI
Rapporto del 19 Febbraio 28 anni 2005-2007
– La dura sofferenza produce gesti di solidarietà
– Dieci opere caritative
1. Ospedali Riuniti di Bergamo, Dipartimento Cardiovascolare
2 La Clinica riabilitatitiva di Zingonia: Habilita
3. La realtà dell’AUSER, Filo d’argento
4. La logopedia
5. La Komen lotta tumore al seno
6. Due borse di studio in Cuba e in Bolivia
7. Contributo adozione bambino neonato con gravi malformazioni
8. Contributo Associazione Genitori Costruire integrazione
9. Stampa del libro a Los Angeles
10. Appartamento a Gerusalemme
 

I FONDAMENTI BIBLICI DELLA ELEMOSINA
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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A colloquio con padre Jean-Louis Ska, ordinario di esegesi dell’Antico Testamento al Pontificio istituto biblico

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 

Una novella musulmana ci insegna: “Un bravo sarto camminava serenamente per le strade del suo villaggio. Improvvisamente nota un’aquila che, con una preda nel becco, entra nel minareto della moschea. Dopo qualche tempo avvista la stessa aquila mentre di nuovo entra nel minareto, sempre con una preda nel becco. Incuriosito, entra nella moschea, sale nel minareto e scopre, in un angolo oscuro, una civetta. L’animale si nutre delle prede portatele dall’aquila. Si avvicina e si accorge che la civetta è cieca. Allora, benedice Dio e dice tra sé: «Vedi com’è buono il nostro Dio: manda un’aquila a nutrire questa povera civetta cieca! E perché allora io dovrei continuare a faticare tanto come sarto se Dio si prende tanta cura delle sue creature!». L’indomani si siede davanti alla moschea e comincia a chiedere l’elemosina. Un suo vicino di casa lo vede, gli si avvicina e gli chiede stupito: «Che fai? Sei malato? Hai troppi debiti? Perché non lavori più?». Il sarto gli racconta la sua storia. Il vicino lo ascolta; riflette un po’ poi gli dice: «Caro mio, la tua storia è molto bella, però non hai capito affatto il messaggio. Non dovevi imitare la civetta. Dovevi imitare l’aquila!».

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C’è un intreccio indissolubile tra la pietà e l’elemosina come forma di assistenza ai bisognosi. Benedetto XVI lo mette in rilievo in modo esplicito nel messaggio per la Quaresima 2008. Il Papa fa riferimento a diversi racconti del vangelo e, ponendo dono e donatore nella luce della rivelazione, allarga l’orizzonte oltre la scala dei valori del mondo. L’intento è quello di far trasparire, al di là degli aspetti materiali legati all’assistenza dei bisognosi, le implicazioni per la spiritualità di chi dona.

Per il cristiano dovrebbe essere abbastanza familiare l’intenzione dell’elemosina, e Benedetto XVI la ribadisce: non mirare alla glorificazione di sé ma alla glorificazione del Padre che sta nei cieli. Ma quanti oggi sono mossi da questa intenzione quando fanno l’elemosina? o non è forse vero quanto sostengono i soliti i maligni, per i quali si tratta solo della necessità di liberarsi dal peso di quel senso di colpa, avvertita da molti possidenti, davanti all’estrema povertà degli altri? Ne abbiamo parlato con padre Jean-Louis Ska, professore ordinario di esegesi dell’Antico Testamento al Pontificio istituto biblico. Abbiamo cercato di scoprire, per esempio, se è possibile capire se il successo di quelle periodiche campagne di solidarietà mediatica sia solo, come mette in guardia il Papa, filantropia o se alla base ci sia qualcosa di diverso.Cosa spinge tanta gente ad aderire a qualsiasi campagna di solidarietà?
Difficile dire esattamente per quale motivo molti aderiscono alle campagne di solidarietà. Un certo senso di colpevolezza fa probabilmente parte di una scala dei possibili motivi, ma non penso che sia l’unico. Un sentimento forte alla base di questa straordinaria partecipazione è certamente quello della «compassione», nel senso etimologico della parola, però, che significa capacità di com-patire, di soffrire con coloro che soffrono. Per il cristiano però esiste un ulteriore motivo, penso: il senso di appartenenza all’umanità rigenerata da Cristo. Il cristiano fa parte del mondo nuovo, della nuova creazione dove i «mali» della vecchia creazione non dovrebbero più esistere. Perciò negli Atti degli Apostoli, non compaiono «bisognosi» nelle prime comunità cristiane.

Sta di fatto però che nella nostra società popoli interi sono «bisognosi». Fortunatamente sembra che l’elemosina sia una pratica diffusa ancora oggi. C’è da chiedersi chi è che fa oggi elemosina o se sia cambiato il modo di fare elemosina.
È una domanda difficile da porci. Vi sono tanti modi di fare l’elemosina oggi, da quello più tradizionale a quello molto moderno di chi usa la carta di credito e internet. Io però prima di chiedermi chi o come si fa elemosina porrei l’accento su quanto si legge nel testo del Deuteronomio a proposito del fatto che non ci dovrebbero essere poveri nella «terra promessa». E neanche nel «regno dei cieli». Secondo gli Atti degli Apostoli (4, 34), nella prima comunità cristiana «non c’era infatti tra loro alcun bisognoso: poiché quanti possedevano campi o case, li vendevano e portavano il ricavato delle vendite». Il testo non parla esplicitamente di «elemosina». Tuttavia, possiamo ricavare da questi passi una convinzione forte che attraversa tutta la Bibbia: la povertà è uno scandalo. Non ci dovrebbero essere poveri nella terra promessa o nella comunità cristiana e, potremmo aggiungere, nel nostro mondo. Come fare affinché cessi questo scandalo è proprio la domanda da fare. Ma che vi sia qualche cosa da fare è abbastanza evidente.

Il Papa nel messaggio quaresimale si sofferma sul concetto di elemosina anche come capacità di staccarsi dai beni materiali per riscoprire il senso vero della propria umanità.
Si tratta di due dimensioni presenti nella Bibbia. La prima è un dovere di solidarietà nei confronti delle persone meno favorite dalla sorte. Tutti sono «fratelli» o «sorelle» nelle terra promessa per l’antico testamento. Il secondo motivo è presente soprattutto nel vangelo di Luca e negli Atti degli apostoli. Per Luca, infatti, la ricerca del regno implica la rinuncia ai beni materiali. Vi sono diversi modi di spiegare l’insistenza di Luca su tale aspetto. Primo, c’era l’esempio di Cristo. Secondo, sembra che Luca abbia voluto mostrare che i cristiani non erano meno liberi di alcuni filosofi greci o scuole filosofiche greche — ad esempio Diogene e i suoi discepoli, i «cinici» — che volevano essere liberi nel pensiero così come nell’agire. Per questo motivo rinunciavano alle ricchezze o alla generosità di un benefattore che poteva in cambio, impedire al saggio di criticarlo. Il discepolo di Cristo, secondo Luca, è libero quanto i saggi greci, e non è attaccato ai beni di questo mondo.

Quali sono i fondamenti biblici dell’elemosina?
La Bibbia parla di elemosina nei libri tardivi, vale a dire di epoca ellenistica, ad esempio in Tobia e nel Siracide. I grandi profeti, ad esempio, non accennano mai alla pratica di fare l’elemosina. Nei libri più antichi, si parla di solidarietà, di aiuto, anche in certi casi di giustizia, ma non di elemosina. Fare l’elemosina è quindi una pratica piuttosto tardiva che diventa però importante nella comunità ebraica del post-esilio. È una delle «buone opere» importanti in un mondo dove gli ebrei si ritrovano dispersi in grandi imperi governati da stranieri. L’aiuto mutuo e la solidarietà sono essenziali alla sopravvivenza delle minoranze e l’elemosina è uno dei mezzi utilizzati a questo scopo.

Ma quanto era diffusa la pratica dell’elemosina? e quanto essa era legata al concetto di giustizia?
Il Nuovo Testamento parla dell’elemosina proprio perché la pratica era diffusa nel mondo ebraico contemporaneo. Se ne trovano le prove nei testi di Matteo (6, 2-4). Tuttavia la pratica di fare l’elemosina era anche diffusa fra i «pagani». Ad esempio, il centurione Cornelio, il primo pagano che si converte al cristianesimo, soleva fare molte elemosine al popolo ebraico (Atti 10,2). Un fondamento più profondo lo possiamo trovare in un testo del Deuteronomio che recita: «Del resto non ci sarà presso di te alcun povero, poiché il Signore certo ti benedirà nella terra che il Signore tuo Dio ti dona in eredità…»; e aggiunge: «Se vi sarà presso di te un povero, uno dei tuoi fratelli in una delle tue città, nella terra che il Signore tuo Dio ti dona, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la tua mano al tuo fratello povero, ma gli aprirai la mano, gli presterai generosamente quanto gli manca, per il bisogno in cui si trova» (15,7-8). Non si parla di elemosina, ma di prestito. In ogni modo, per il Deuteronomio, la terra promessa produce abbastanza per permettere a tutti di sopravvivere. Potremmo dire che la terra produce abbastanza per tutti. La solidarietà (o l’elemosina) è quindi un modo di distribuire o ridistribuire fra tutti gli abitanti della terra quei beni dati da Dio in abbondanza. E questo implica anche il concetto di giustizia.

Quale dovrebbe essere dunque l’atteggiamento di chi fa elemosina?
Le rispondo con una «storiella» presa in prestito dalla tradizione orale del mondo musulmano. E’ molto significativa. Un bravo sarto camminava serenamente per le strade del suo villaggio. Improvvisamente nota un’aquila che, con una preda nel becco, entra nel minareto della moschea. Dopo qualche tempo avvista la stessa aquila mentre di nuovo entra nel minareto, sempre con una preda nel becco. Incuriosito, entra nella moschea, sale nel minareto e scopre, in un angolo oscuro, una civetta. L’animale si nutre delle prede portatele dall’aquila. Si avvicina e si accorge che la civetta è cieca. Allora, benedice Dio e dice tra sé: «Vedi com’è buono il nostro Dio: manda un’aquila a nutrire questa povera civetta cieca! E perché allora io dovrei continuare a faticare tanto come sarto se Dio si prende tanta cura delle sue creature!». L’indomani si siede davanti alla moschea e comincia a chiedere l’elemosina. Un suo vicino di casa lo vede, gli si avvicina e gli chiede stupito: «Che fai? Sei malato? Hai troppi debiti? Perché non lavori più?». Il sarto gli racconta la sua storia. Il vicino lo ascolta; riflette un po’ poi gli dice: «Caro mio, la tua storia è molto bella, però non hai capito affatto il messaggio. Non dovevi imitare la civetta. Dovevi imitare l’aquila!».
di Mario Ponzi

 


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